COPING FOCALIZZATO SUL PROBLEMA
Include tutti quei processi che sono diretti a controllare la situazione stressante.
In genere, le persone tendono a usare il coping incentrato sul problema quando valutano di avere risorse sufficienti per
cambiare la situazione stressante.
• Lasciare un lavoro stressante.
• Chiedere una proroga per alcuni pagamenti.
• Organizzarsi un piano di lavoro o un piano di studio.
• Cercare un aiuto per portare a termine il lavoro.
COPING FOCALIZZATO SULLA RISPOSTA (EMOZIONI)
Include tutti quei processi che sono diretti a controllare la risposta emozionale alla situazione stressante.
Le persone regolano le loro emozioni modulando i loro comportamenti o i loro processi cognitivi (pensieri, aspettative,
obiettivi, ecc.).
Le persone tendono a usarlo quando valutano di avere poche risorse per cambiare la situazione stressante.
ESEMPI DI MODULAZIONE (COPING) DEL COMPORTAMENTO
• Uso di alcol o di droghe.
• Ricerca di supporto sociale tra i familiari o gli amici.
• Iniziare nuove attività (per es. uno sport, o un corso di pittura, ecc.).
• Dedicarsi ad altre attività per distrarsi dal problema.
ESEMPI DI MODULAZIONE (COPING) DEI PROCESSI COGNITIVI
Quando le persone affrontano situazioni stressanti possono valutarle cercando di ridefinire la situazione, confrontandola
con altre circostanze Potrebbe andare anche peggio…
Oppure cercando di focalizzarsi sugli aspetti positivi della situazione
Tante persone mi sono vicine e mi aiutano.
Altre strategie possono essere la negazione del problema, infatti persone con una diagnosi terminale tendono a negare
la malattia. LO STUDIO DI BILLINGS E MOOS (1981)
Lo studio aveva l’obiettivo di valutare le ragioni o gli eventi che portano una persona ad usare strategie di COPING
INCENTRATO SUL PROBLEMA o sulle EMOZIONI.
Hanno studiato un campione di 194 coppie sposate (età media donne: 43.5, uomini: 45), sottoponendoli a una batteria
di questionari, con domande su come affrontano situazioni di crisi nella vita.
I risultati hanno mostrato CHE:
• Sia donne, sia uomini, usano PIÙ spesso strategie di COPING INCENTRATO SUL PROBLEMA
• Le donne usano più spesso rispetto agli uomini le strategie di COPING INCENTRATO SULLE EMOZIONI
• Le persone con istruzione più elevata e/o situazione economica più sicura usano più spesso strategie COPING
INCENTRATO SUL PROBLEMA.
• Le persone riportano di usare meno strategie di COPING INCENTRATO SUL PROBLEMA in risposta alla
morte di un familiare rispetto ad altre situazioni di crisi, come malattie o difficoltà economiche.
L’uso dei due tipi di strategia varia a seconda delle caratteristiche delle persone (p.es. il sesso) e dell’evento.
Spesso le diverse strategie di coping vengono usate insieme.
Si può cercare di cambiare la situazione e allo stesso tempo modulare la risposta emozionale
CONCLUSIONI
Il modo in cui affrontiamo le situazioni stressanti determina la risposta psicofisiologica.
Le diverse risposte sono influenzate dalle nostre caratteristiche di personalità e dalle strategie di COPING che
selezioniamo.
Tratti di personalità quali il NEVROTICISMO, la COSCIENZIOSITÀ, l’ESTROVERSIONE, la personalità
DISTRESSED, l’OSTILITÀ sono stati studiati in relazione alla salute.
Di particolare importanza rispetto alla conservazione della salute sono alcune risorse personali quali il senso di
controllo personale, l’autoefficacia, l’orientamento ottimista e l’hardiness.
Per COPING si intende quel processo con cui l’individuo affronta la situazione stressante cercando di aggiustare
con ripetuti tentativi le proprie risorse biologiche, psicologiche e sociali alle richieste ambientali.
Il COPING può essere diretto a cambiare la situazione stressante o a modulare la risposta emozionale.
MODULO 2.6: L’AUTO-REGOLAZIONE
L’AUTO-REGOLAZIONE include tutti quei processi autocorrettivi che l’individuo mette in atto per restare o rimettersi
nella direzione del raggiungimento di un obiettivo o allontanarsi da una minaccia.
L’ AUTO-REGOLAZIONE non va confusa con l’AUTO-CONTROLLO, ovvero i processi mentali attuati per alterare i
pensieri, le emozioni e i comportamenti ostacolanti il raggiungimento di uno specifico obiettivo.
L’ AUTO-REGOLAZIONE si riferisce a una serie di processi autocorrettivi, e comprende l’AUTO-CONTROLLO.
Infatti, include anche la selezione degli obiettivi, l’implementazione di piani per raggiungere i propri scopi e la decisione
di continuare o interrompere il perseguimento dell’obiettivo.
Le teorie sull’AUTO-REGOLAZIONE partono da alcuni assunti di base:
1. Il comportamento umano è finalizzato al raggiungimento degli obiettivi.
Un OBIETTIVO indica qualsiasi scopo, a breve o lungo termine.
Il comportamento è un processo continuo verso uno o più OBIETTIVI.
2. Il comportamento è modulato da un sistema di retroazione (feedback)
L’individuo fa sempre un confronto tra la situazione presente e la situazione desiderata (OBIETTIVO).
Il sistema di feedback per il comportamento interviene per modificare il comportamento e orientarlo di nuovo verso
gli obiettivi quando c’è troppa discrepanza tra situazione presente e desiderata.
Il sistema di feedback funziona in particolare attraverso gli AFFETTI.
Gli AFFETTI riflettono i nostri desideri e quanto sentiamo di averli soddisfatti o meno.
Secondo le teorie dell’AUTO-REGOLAZIONE, anche gli affetti sono modulati da un sistema di feedback, che stimola
determinate emozioni, e lavora automaticamente e in parallelo con il sistema di feedback del comportamento.
Il sistema di feedback per gli affetti stima il livello di discrepanza tra comportamento presente e obbiettivi da
raggiungere.
Il feedback sul comportamento registra la discrepanza e tramite il feedback affettivo si attivano le emozioni
necessarie a allertare l’individuo e orientare il suo comportamento verso l’ OBIETTIVO.
LE EMOZIONI
Le EMOZIONI sono processi adattivi e multicomponenziali attivati da eventi-stimolo rilevanti per l’individuo.
• ADATTIVI
Ci permettono di selezionare le modalità più appropriate di risposta all’evento-stimolo.
Il sistema emozionale funzionerebbe come sistema di emergenza, capace di interrompere l’azione in corso per
selezionare rapidamente una risposta adeguata ad uno stimolo nuovo e rilevante (emozione negativa).
Questa emozione ci permette di interrompere l’azione e riportare il nostro comportamento nella direzione degli
obiettivi che vogliamo raggiungere.
L’emozione allerta, e viene attivata perché possediamo degli schemi appresi nella nostra esperienza e che
fungono da modello o norma per fronteggiare le situazioni nuove.
• MULTI-COMPONENZIALI
Le emozioni si esprimono su diversi livelli: soggettivo-esperienziale (come mi sento), comportamentale (per
es. le espressioni facciali), fisiologico (per es. aumento del battito cardiaco).
LA VALENZA DEGLI AFFETTI
Il modello teorico della regolazione del comportamento e dell’affetto implica che gli affetti si muovano su una
dimensione che va da una valenza positiva ad una valenza negativa.
• Se il nostro comportamento è diretto verso gli OBIETTIVI che ci siamo predisposti, faremo esperienza di
EMOZIONI POSITIVE.
• Se le nostre azioni sono discrepanti con i nostri OBIETTIVI, faremo esperienza di EMOZIONI NEGATIVE.
IL COMPORTAMENTO
CLASSIFICAZIONE DEL COMPORTAMENTO
Un’altra importante definizione del comportamento si basa sulla sua classificazione.
In genere tendiamo ad a gire per raggiungere uno o più OBIETTIVI.
In alcune situazioni tendiamo a sfuggire, per cui l’ OBIETTIVI sarà quello di allontanarsi dalla situazione.
QUINDI
Il comportamento può essere diretto a uno o più obiettivi da raggiungere
OPPURE
essere orientato a evitare o allontanarsi da un possibile pericolo.
Sulla base di questi due sistemi di comportamento vengono individuate due categorie di affetti:
1. COMPORTAMENTI DIRETTI AGLI OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE
• Affetti positivi: gioia, entusiasmo, ecc.
• Affetti negativi: frustrazione, rabbia, tristezza, ecc.
2. COMPORTAMENTI DI EVITAMENTO O ALLONTANAMENTO DAI PERICOLI
• Affetti positivi: sollievo, conforto, ecc.
• Affetti negativi: paura, colpa, ansia, ecc.
RELAZIONE TRA AFFETTI E COMPORTAMENTO
Abbiamo visto come la regolazione degli affetti dipenda dalla regolazione del comportamento e viceversa.
I due sistemi sono influenzati anche da differenze individuali:
• persone con alta reattività emotiva tenderanno ad agire più impulsivamente.
• persone con bassa reattività emotiva tenderanno a non reagire.
Le differenze individuali su come reagiamo allo stressor determinano delle differenze di comportamento.
Se attivo velocemente emozioni negative, il minimo stressor mi attiverà una emozione negativa, facendomi reagire di
impulso e per esempio abbandonare la situazione.
Allo stesso modo, persone con bassa reattività emotiva, potrebbero non reagire in situazione in cui una reazione di
allarme potrebbe essere più adattiva.
Il sistema di feedback degli affetti è in gran parte automatico e agisce senza alcun controllo volontario.
Tuttavia, possiamo modulare le nostre emozioni anche volontariamente.
GESTIONE DELLE PRIORITÀ
Le persone in genere seguono più OBIETTIVI, ma solo uno può avere la priorità in un momento specifico.
Ecco che gli OBIETTIVI sono gestiti variando le priorità a seconda del momento.
Secondo Simon (1967), le emozioni funzionano come segnali di allarme andando a decidere quale OBIETTIVO deve
avere in quel momento specifico della priorità.
Simon creò un modello delle EMOZIONI NEGATIVE che si attivano per ricentrare la priorità.
Se avviene qualcosa che può ostacolare uno dei nostri OBIETTIVI su cui siamo concentrati al momento, viene stimolata
una risposta emotiva che ci segnala la priorità dell’OBIETTIVO a rischio.
…E le emozioni positive?
Carver (2003) amplia il modello proposto da Simon aggiungendo le emozioni positive.
Secondo lui, le EMOZIONI POSITIVE servono come indicatori che un determinato OBIETTIVO non ha più bisogno di
essere una priorità.
Quando evitiamo una possibile minaccia, le emozioni di sollievo e conforto ci indicano che non siamo più in pericolo.
Quando agiamo per raggiungere un OBIETTIVO, le emozioni di gioia e felicità ci indicano che abbiamo fatto dei passi
avanti nella direzione desiderata.
In uno studio condotto da Trope e Neter nel 1994, i ricercatori hanno indotto uno stato emotivo positivo in alcune
persone, ma non in altre.
Tutti i partecipanti hanno poi svolto un test, ricevendo come feedback di aver condotto bene le prime due parti del test,
ma non la terza.
Le persone a c
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