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LEZIONE 57: ANALISI DI UN CASO DI FUSIONE AZIENDALE
L'evento critico preso in esame nel testo è la mancata integrazione tra due aziende farmaceutiche
Analizzare un caso di fusione aziendale serve a riflettere sull'importanza di considerare la cultura organizzativa.
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Fusione per incorporazione si tratta di un’espressione tecnico-giuridica che si applica quando un'impresa si fonde
con una già esistente: non è decisione puramente tecnico-giuridica poiché in realtà, veicola una serie di significati che
hanno un peso importante nell’adattamento dell’organizzazione al cambiamento.
Il concetto fusione per incorporazione veicola una serie di significati.
Il cambiamento richiesto alle due aziende, ovvero ad una di incorporare la seconda, all’altra di essere incorporata, mette
a confronto due culture organizzative diverse richiedendo ad esse due sforzi apparentemente inconciliabili:
101 Aprire i propri confini all’esterno, per accogliere una nuova organizzazione.
Rinforzare l’identità interna, esito della fusione.
Adottare un’ottica psicologica:
Consente di leggere i dati di realtà non come variabili oggettive, ma come elementi portatori di significato.
Permette di cogliere l’assetto e gli atti assumono un senso e si costruisce un pensiero introno a ciò che avviene
ai fini di trasformativi e di sviluppo.
Il primo dato è ad esempio quello della natura tecnico-giuridica del cambiamento: il processo di fusione per
incorporazione di un’azienda in quella più grande. Non si tratta esclusivamente di una questione formale, ma di una
richiesta che porta con sé fantasie, attese e dimensioni emozionali peculiari.
1. Da un lato, il processo di fusione prevede che uno dei due soggetti giuridici venga meno, dall’altro si chiede a
due aziende di integrarsi, trascurando la forte asimmetria proposta dal tipo di operazione.
La contraddizione della richiesta di integrazione sta nel trascurare la forte asimmetria proposta dal processo di
fusione per incorporazione.
2. Il secondo dato è quello del contesto organizzativo in questione, ovvero quello di due multinazionali che si
fanno portatrici di una cultura globalizzata. La cultura globalizzata prevede una continua riattribuzione dei
significati, sentimento di appartenenza più vulnerabile e minore rassicurazione.
Per una multinazionale è necessaria una continua riattribuzione dei significati.
3. Un terzo dato in questione, importante per l’analisi della cultura organizzativa, è dato dalla presenza del fattore
“multinazionale” nelle organizzazioni. Ciò ha a che fare con la diversità etnica presente tra le varie sedi. In
questo senso, bisogna ricordare che quando un’azienda internazionale interagisce con una di un’altra nazione
deve necessariamente fare i conti con un modello culturale che è differente ed è legato al contesto.
La presenza di etnie diverse nelle multinazionali deve far tenere presente che il funzionamento organizzativo è
influenzato dalla cultura del contesto.
I vuoti di rappresentazione possono tradursi in situazioni di conflitto e/o incertezza.
Nel caso della fusione aziendale presa, motivo principale del fallimento è stata la mancata corrispondenza tra
l’integrazione giuridica, economica e finanziaria delle due grandi organizzazioni internazionali e la rielaborazione
dell’integrazione sul piano culturale.
Obiettivo dell’integrazione: entrato in contrasto con l’attesa, evidenziata dal significato della fusione per
incorporazione, che un’azienda si adeguasse all’altra.
Quello che è stato fatto è stata una formazione ortopedica cioè stabilita a priori, con trasmissione verticale e
logica applicativa.
La formazione ortopedica segue una logica applicativa.
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Teoria del soggetto sociale di Harrè e Secord (1977) l’attore organizzativo sarebbe caratterizzato da razionalità: è
possibile definire a priori gli esiti delle azioni, quindi sostenere la motivazione e indirizzare verso il perseguimento degli
obiettivi prefissati.
- Ciò che manca a questo modo di intendere l’organizzazione è tutto quello che ha a che fare con la dimensione
emozionale e nello specifico con la simbolizzazione affettiva (Fornari, 1979) condivisa dagli attori che
partecipano a quel contesto.
- Infatti, sebbene le organizzazioni siano costruite “razionalmente” per raggiungere determinati obiettivi, sono
allo stesso tempo luogo di interazioni significative e possono quindi essere considerate entità sociali:
Elementi culturali + elementi simbolici + negoziazione di senso
L'apprendimento ha un carattere dialogico quando avviene all'interno di una relazione sociale.
Ciò vuol dire che per promuovere una trasformazione a livello organizzativo è importante considerare la collusione agita
102 dagli attori dell’organizzazione e renderla una risorsa, costruendo un pensiero su di essa e sulle simbolizzazioni affettive
che veicola.
Lo psicologo del lavoro in un'organizzazione deve conoscere l'organizzazione e il suo modo di funzionare.
LEZIONE 58: LE TEORIE ORGANIZZATIVE (ONTOLOGIA ED EPISTEMOLOGIA)
Le teorie si costruiscono a partire da astrazioni intorno ad un concetto definito fenomeno di interesse, che viene
spiegato attraverso altri concetti. →
Teoria e pratica servono una all’altra 1) la teoria si nutre della pratica per corroborare o confutare i costrutti di cui
è portatrice; 2) la pratica necessita della teoria per far sì che l’agire non sia fondato sul buon senso o sulla casualità, ma
sia guidato da un modello.
Teoria e prassi servono una all'altra.
Si possono individuare tre motivi principali per cui è utile studiare le teorie organizzative:
Comprensione dei meccanismi alla base del loro funzionamento
Visione interdisciplinare
Aumentare le possibilità di successo all’interno di un’organizzazione
La teoria organizzativa, intesa come capacità di comprendere il funzionamento di un’organizzazione, può essere
applicata a molteplici ambiti professionali:
Finanza
Marketing
Risorse umane
Comunicazione
La teoria organizzativa, intesa come la capacità di comprendere un'organizzazione può essere applicata a molteplici
ambiti.
Considerando la complessità e la multifattorialità che contraddistingue le organizzazioni in cui lavorano gli individui, non
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sorprende che esse possano essere studiate utilizzando diverse prospettive teoriche non si può parlare di teoria,
quanto piuttosto di teorie dell’organizzazione.
La teoria delle organizzazioni ha una molteplicità di basi teoriche.
Le prospettive a cui si fa riferimento nell’ambito della teoria delle organizzazioni sono principalmente tre:
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Modernismo ricerca di leggi universali, metodi e tecniche che consentano di controllare un’organizzazione.
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Interpretazionismo simbolico adotta un approccio soggettivista, pone la propria attenzione nel descrivere
il modo in cui i membri di un’organizzazione costruiscono.
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Postmodernismo non si vuole conoscere la realtà delle cose, il linguaggio è ciò che ci consente di conoscere
la realtà
Le prospettive a cui si fa riferimento nell'ambito della teoria delle organizzazioni sono principalmente tre.
Per comprendere meglio come si articolano queste tre prospettive teoriche può essere utile osservarne le differenze
sul piano ontologico ed epistemologico.
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Ontologia si intende quella disciplina filosofica che studia la realtà delle cose nella loro qualità di essere cose che
esistono, si interroga sulla realtà e su ciò che la discrimina, per esempio, dall’irreale, dal metafisico, dal fantastico.
La disciplina filosofica che studia la realtà delle cose in quanto esistenti si chiama ontologia.
Le due posizioni che caratterizzano l'ontologia sono il soggettivismo e l'oggettivismo.
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Soggettivisti considerano la realtà come ciò che viene percepito (se non lo percepisco non esiste)
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Oggettivisti credono che la realtà sia qualcosa di indipendente da chi la vive, che ha un suo andamento a
103 prescindere dalle persone è possibile prevedere il modo in cui le persone reagiscono agli eventi, perché tutto
è già dato
Gli oggettivisti credono che la realtà sia qualcosa di indipendente da chi la vive.
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Epistemologia scienza che si occupa del modo in cui si crea la conoscenza e di come si può valutare quest’ultima. Si
può dire, cioè, che l’epistemologia tratta del conoscere e del modo in cui si può conoscere. Il modo in cui si considera la
conoscenza è legato strettamente al tipo di concezione che si ha della realtà.
Tra le varie posizioni epistemologiche, le più diffuse sono quella positivista e quella antipositivista o interpretativa.
L'epistemologia è la disciplina che studia il modo in cui si crea e si valuta la conoscenza nel mondo.
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Epistemologia positivista celebra il valore della ragione, della verità e della validità e parte dal presupposto che la
verità può essere conosciuta attraverso un’adeguata concettualizzazione e una misurazione affidabile, la conoscenza è
qualcosa che si accumula nel tempo e grazie a cui l’umanità può progredire ed evolversi.
La prospettiva che celebra il valore della ragione, della verità e della validità è l'epistemologia positivista.
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Epistemologia antipositivista considera la conoscenza come qualcosa che dipende dal soggetto conoscente e che
quindi non è misurabile a priori, il comportamento degli individui dipende dalle esperienze, dai ricordi, dalle aspettative.
Non esiste pertanto una verità oggettiva, perché essa è una costruzione sociale, che deriva dal modo in cui gli oggetti
del conoscere vengono interpretati.
Per l'epistemologia antipositivista la conoscenza dipende dal soggetto conoscente.
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Ottica postmoderna la conoscenza è uno strumento del potere, al quale bisogna opporsi per difendere i più deboli.
Ne consegue che è necessario opporsi all’idea che ci sia una forma di conoscenza privilegiata e i postmodernisti rifiutano
di assumere, anche solo temporaneamente, una posizione definita.
LEZIONE 59: IL MODELLO DI MARY JO HATCH PER LO STUDIO DELLE ORGANIZZAZIONI
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Mary Jo Hatch, Teoria dell’organizzazione si pone come un utile strumento per gli psicologi che intendono lavorare
in ambito organizzativo
Mary Jo Hatch propone un modello che considera una pluralità di prospettive.
Considera le organizzazioni come troppo complesse e flessibili per poter essere guardate da un unico punto di v