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L'INVASO È IL FATTORE CHE DIFFERENZIA LE PROTESI TEMPORANEE DA QUELLE DEFINITIVE
Definitive: una volta che il moncone è stabile si passa alla protesi definitiva.
Cuffia: interfaccia tra il moncone e l'invasatura, serve per proteggere e si applica direttamente al moncone. Si applica direttamente sopra il moncone formando uno spessore tra il moncone stesso e l'invasatura, limita il movimento e la conseguente frizione tra invasatura e moncone che potrebbe danneggiare la cute. Silicone o poliuretani.
Invasatura: parte in cui alloggia il moncone, viene personalizzata tramite un calco in gesso. Duplice funzione: trasferire i carichi tra struttura portante della protesi e struttura anatomica ottimizzandone la distribuzione e proteggere e contenere il moncone.
L'invaso deve rispettare determinati elementi:
- Esatto rilevamento del volume del moncone
- Perfetta aderenza della protesi al moncone
- Buona capacità di sopportare peso e sollecitazioni
sgonfiarsi si posiziona la calza elastocompressiva
Misurazione del moncone ogni giorno
Trattamento della cicatrice
Mobilizzazione e rinforzo muscolare: la protesi è pesante, all'inizio il paziente è esausto solo dopo pochi passi.
Esercizi respiratori
Educare il paziente sulle posture da evitare
Addestramento all'uso della protesi temporanea e poi definitiva
TRATTAMENTO: una volta che i drenaggi sono stati rimossi e la ferita è stata stabilizzata, si passa alla fase pre-protesica che termina nel momento in cui al paziente viene consegnata la prima protesi provvisoria
Rinforzo muscolare
Addestramento alla gestione della carrozzina
Addestramento alla variazione dei decubiti e agli spostamenti
Avvio alla stazione eretta
IMPORTANTE LA POSTURA PRONA per evitare retrazioni. Molto spesso il moncone, essendo più leggero, tende a rimanere flesso e si ha un accorciamento della catena anteriore
Trattamento e prevenzione delle complicanze
Riduzione edema
attraverso posizionamento ed utilizzo pompa muscolareo Bendaggio elastico o cappucci elastici compressivi comprimonconeo Massaggio cicatrizialeo Terapia fisica antalgicao Igiene moncone- Fase protesica
- Fase post-protesizzazione:
- Addestramento per indossare autonomamente e correttamente la protesi
- Esercizi di rinforzo muscolare
- Esercizi aerobici progressivi atti a migliorare la resistenza generale
- Esercizi per il controllo dell'equilibrio
- Attività a tappeto
- Esercizi respiratori
- Terapia occupazionale
- Istruzioni per igiene protesi
Obiettivi: adattamento del moncone alla protesi; tolleranza del carico sui punti di appoggio; adattamento muscolare e cardiovascolare allo sforzo; saper mettere e togliere in autonomia la protesi; essere in grado di camminare; controllo dell'equilibrio dinamico. Per i pazienti anziani è sempre preferibile non utilizzare una protesi temporanea in quanto l'adattamento è più difficoltoso quando si passa alla
fase di protesizzazione definitiva il paziente risulta disorientatoI primi esercizi vengono effettuati allo specchio alle parallele, si effettuano i passaggi posturali con laprotesi, si introduce lo schema del passo con esercizi dinamici e specifici.
✓ Deambulazione assistita con deambulatore
✓ Deambulazione autonoma con deambulatore
✓ Deambulazione con 2 punti mobili
✓ Deambulazione con 1 punto mobile
✓ Deambulazione autonoma senza ausili
È importante anche il lavoro a tappeto per insegnare al paziente a rialzarsi in caso di caduta. Se c’è lapossibilità si esce in esterna e si fanno le scale
Terapia occupazionale – reinserimento nella società – reinserimento professionale – follow up
Disturbi del cammino:
➔ Andatura con ginocchio flesso: se ci sono delle retrazioni o se la protesi è troppo lunga
➔ Zoppia di fuga: in caso di dolore
➔ Diversa lunghezza del passo
➔ Varismo o valgismo del ginocchio: tante volte la protesi
Sembra ben messa ma in posizione eretta non è in asse
PROTESI ARTO SUPERIORE
- Protesi estetiche o passive:
- protesi tradizionali
- protesi scheletriche o modulari
- Protesi funzionali o attive:
- Protesi cinematiche: il movimento (apertura dita, flessione di gomito) avviene mettendo in tensione cavi di nylon ancorati ad un bretellaggio che passa sulle spalle e si ancora sul dorso. Esempio apertura della mano azionata dall'abduzione della spalla, la flessione del gomito attraverso elevazione del moncone
- Protesi mioelettriche: a energia intra-extra corporea. Si sfrutta la differenza di potenziale generata dalla contrazione isometrica di un muscolo, che viene rilevata da elettrodi posti a livello dell'epidermide. L'energia sviluppata viene amplificata e trasmessa ad una batteria al nickel
Livelli di amputazione di AASS:
- Parziale di mano (incluse le amputazioni falangee)
- Disarticolazione di polso
- Transradiale
- Disarticolazione di gomito
Transomerale• Disarticolazione di spalla•Struttura protesi:
- Invasatura
- Parti di collegamento ed articolazioni (polso, gomito, spalla)
- Dispositivo distale (mano, manipolatore, gancio)
Costruzione: invaso realizzato con calco in gesso. Nelle protesi mioelettriche, nelle pareti interne dell’invasosi posizionano gli elettrodi, su quelle esterne la batteria
La mano bionica più realistica:
- 14 diversi schemi di presa e posizioni della mano
- Motori individuali di ogni dito consentono di controllare in modo preciso la mano e afferrare glioggetti in modo naturale e coordinato
- La mano è disponibile in due diverse misure e con tre opzioni di polso per adattarsi alle esigenzeindividuali.
FASIPost operatoria – preprotesica: preparazione del moncone, prevenzione retrazioni, prevenzione contratture,mantenimento posture corrette (braccio abdotto 30° gomito flesso e avambraccio pronato). La riabilitazionerespiratoria è sempre
presente anche per contrastare la precoce affaticabilità con la protesi Esercizi specifici per protesi differenti: - Gomito e mano cinematica: si attiva eseguendo movimenti delle spalle e delle scapole che permettono movimenti di apertura e chiusura a livello della mano e a livello del gomito - Gomito e mano mioelettrica: con i muscoli rimasti all'interno del moncone il paziente deve riuscire ad attivare la protesi tramite l'immaginazione o la mirror therapy Acquisizione controllo della protesi: prove di escursione, prove di prensione e prove di destrezza Differenza gestualità naturale e gestualità protesica: l'amputazione coinvolge lo scheletro e i tessuti molli, i muscoli possono essere ipovalidi e si ha lo spostamento della forza e dei centri di massa CARROZZINE E SISTEMI DI POSTURA: Valutazione dei bisogni del paziente, individualizzazione della carrozzina e integrazione delle tecnologie disponibili. Le carrozzine troppo strette possono creare delle ulcere, se troppoLarga il bacino sarà troppo instabile e può dare origine a scogliosi a lungo termine
Prescrizione della carrozzina: fattori da considerare
- Età, caratteristiche antropometriche dell'utente
- Disabilità e prognosio
- Grado di autonomia raggiungibile
- Tipo di uso, domestico o esterno: in caso di uso interno le ruote sono più piccole e piene
- Portabilità - accessibilità
- Caratteristiche estetiche
- Optionals disponibili
- Costi
Valutazione dell'ambiente domestico e lavorativo: larghezza delle porte, superfici dei pavimenti, accessibilità di scale e gradini, accesso ai mezzi di trasporto. È fondamentale calcolare e in caso adattare l'ambiente domestico alle dimensioni della carrozzina
Scelta della carrozzina: obiettivi individualizzati sotto il profilo medico:
- Compensare la perdita o assenza di funzioni
- Mantenere una postura adeguata
- Prevenire le deformità e le ulcere da decubito
- Correggere le
deformità tramite la postura
Se il peso non è ben distribuito la pelle si potrebbe lacerare e si potrebbero presentare ulcere
Sistemi di guida
- Manuali: ad autospinta o monoguida
- Elettriche
- Verticalizzanti: permettono al paziente di mettersi in ortostasi
- Carrozzine da trasporto o da transito: 4 ruote molto piccole, possono anche essere la base di una carrozzina normale in caso di poco spazio nell'ambiente
- Basculanti
Considerazioni di ergonomia - ergometria
Posizione della carrozzina prestazione. È fondamentale mettere il paziente in una posizione comoda ma attiva, sarà quindi pronto per fare l'attività una volta giunto in palestra. Deve essere presente una distribuzione della massa rispetto all'