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SEGNI ORALI
simboli
AFFEZIONI DELL'ANIMA (medesime per tutti)
immagini
COSE (medesime per tutti)
Ci sono due tipi di relazione: essere simbolo di, essere immagine di. Inoltre c'è un rapporto di significazione
(dal pensiero al nome). I segni scritti e i segni orali non erano gli stessi per tutti nell'Atene del tempo, dove
confluiva gente da tutte le parti. Prima Aristotele dice “simbolo”, poi “segno”.
1)Segno = simbolo?
2)”Queste” = sia lettere scritte che voci?
3)In primo luogo?
“Affezioni dell'anima” = concetti: sono i medesimi per tutti, infatti posso tradurre da una lingua all'altra. Le
affezioni dell'anima sono “immagini di cose che sono già esse stesse le medesime”. Per Aristotele ciò che è
primo sono le cose: non è il soggetto che fa esistere il mondo, esso è a priori. “Farsi un'immagine”:
corrispondenza di forme, non è un'immagine sensibile.
Domande:
1)In che modo le espressioni linguistiche sono simboli delle affezioni dell'anima?
2)In che modo le affezioni dell'anima sono immagini delle cose?
3)In che senso i segni scritti sono simboli dei suoni vocali? Viene prima l'oralità o la scrittura (intesa come segni
scritti)? Cosa è successo a livello ontogenetico (tutta l'umanità)? Cfr uomini primitivi; cosa significa “scrittura”?
La scrittura nasce per far di conto, ma anche con il racconto (cfr Teogonia di Esiodo). Non possiamo immaginare
una società senza segni che raccontano una storia (cfr Wilde).
4)I termini “sumbolon e semeion” sono usati come sinonimi?
5)Di cosa parliamo quando l'oggetto dei nostri discorsi non esiste?
Racconti che parlano di cose inventate--> oggetto inventato: incompleto--> conoscenza dell'oggetto
incompleta; a livello epistemologico e ontologico la cosa è non completa; se la cosa è reale a livello ontologico
è completa così a livello epistemologico (cfr Madame Bovary). La conoscenza del passato è incompleta, per
nostri limiti conoscitivi, ma a livello ontologico le cose sono complete (in questo caso). Se ci dicono una bugia
(cfr teoria del flogisto)? “Cratilo” di Platone: tesi di Cratilo--> le parole sono giuste per natura (“giustezza di
nomi a seconda degli enti per natura”) e tesi convenzionalista di Ermogene: le parole sono giuste per
convenzione. Convenzione--> “voci, significanti per convenzione”: presupporre un patto (ciò che dice Socrate)
però prevede ciò che vuole spiegare (petizione di principio), non si spiega niente. “Per convenzione” sono i
nomi per Aristotele; le cose infatti possono avere diversi nomi (cfr diversi linguaggi). Dialogo “Cratilo”: Platone
introduce il “legislatore”, colui che attribuisce i nomi alle cose attento ad esprimere l'essenza. Nella lingua è
sedimentata l'esperienza del popolo. Nel “Cratilo” ci sono analisi etimologiche: quella parola esprime qualcosa
di più della semplice affezione dell'anima. Ci sono dei primi nomi il cui significato viene attribuito per natura
(cfr “mamma” dai versi “ma, ma”). Aristotele applica “simbolo” alla linguistica, termine giuridico per i contratti:
i due contraenti spezzavano un bastone o un osso>le due parti dovevano combaciare>simbolo: corrispettivo di
qualcos'altro: ma quale delle due cose viene prima? Ognuna è la stessa parte di qualcosa (notazioni scritte,
lettere; e ciò che sta nella voce). Per Aristotele i suoni degli animali sono inarticolati. Simbolo = segno
linguistico articolato, non significante per natura. Un simbolo è tale se gli viene attribuito un significato per
convenzione = “katà suntheken” (“composizione” di lettere e sillabe). Il linguaggio articolato è composto di
lettere e sillabe. Segni naturali sono diversi dai segni articolati, i quali sono convenzionali = simboli. L'animale
abbaia delle cose nella loro immediatezza diversamente da noi uomini che possiamo parlare delle cose anche
quando non ci sono (i segni sostituiscono le cose). Alle cose arriviamo attraverso le affezioni dell'anima. Uso dei
segni: mi permette di parlare delle cose anche quando non ci sono. Il simbolo è un segno linguistico articolato
che rimanda a un'affezione dell'anima diverso dai segni che rimandano alle cose. Il simbolo è il corrispettivo di
un contratto per Aristotele. Cfr “Teoria del simbolo” di Tedorov. Simbolo e segno non sono sinonimi, ma sono
parzialmente intercambiabili: posso utilizzare “segno” al posto di “simbolo” con perdita di significato, ma non
posso usare “simbolo” al posto di “segno” (i simboli costituiscono un sottoinsieme dei segni). Le parole
diventano simboli grazie all'intervento del pensiero che conferisce un significato a un segno. In cosa consiste la
“convenzione”? Nella tradizione significa “patto, accordo”. Rapporto di significazione. La parola “telecomando”
potevo costruirla anche mille anni fa, ma solo oggi ha un significato perchè ho l'affezione dell'anima.
“Convenzione” da un punto di vista teorico significa rapporto semantico di significazione che va dal significato
(affezione dell'anima) al segno linguistico (voce o notazione scritta); da un punto di vista pratico significa atto
intenzionale di stipulazione (vomos VS phusis: vince il nomos) e risultato di un rapporto comunicativo. I segni
scritti simbolizzano, possono simbolizzare le voci e le affezioni dell'anima, in quanto i graphomena
presuppongono le corrispondenti phonai. Un nome scritto presuppone che esso sia stato precedentemente
pronunciato (infatti è anche possibile che il medesimo suono della voce sia trascritto con notazioni diverse, es.
Aristoteles e Aristoteles in caratteri greci). Il simbolo è diverso dall'oggetto dell'accordo; es. “telecomando”:
simbolo, sancisce l'accordo, è il sigillo dell'accordo tra pensiero e mondo. Dipende in ultima analisi
dall'interpretazione di Aristotele se l'oralità ha prevalenza sulla scrittura o meno. Teoria del segno di Aristotele:
segni, significati, cose (pragmata). Teoria delle categorie: periodo dell'Accademia, sotto la “Logica”. Si occupano
dei termini, infatti, presi senza connessione. Analitici: sillogismi, proposizioni. Platone distingue tra episteme
(vero) e opinione (opinabile). “Geometria”: insieme di proposizioni vere che riguardano le figure geometriche
(definizione di Aristotele). Aristotele questo lo sa: dall'accoppiamento nascono uomini o donne, ma possono
nascere anche mostri (eccezione). Però fondamentalmente quando argomentiamo in maniera scientifica
partiamo da proposizioni vere e arriviamo a conclusioni vere. Proposizioni concesse: opinioni notevoli degli
scienziati per i sillogismo dialettici (“Topici”), ad esempio sulla costituzione della materia (Demostene,
Aristotele,...). Il sillogismo (domanda/confutazione; dimostrazione per assurdo) assume queste opinioni e se la
conclusione può essere plausibile/contraddittoria, in questo caso è vera la tesi opposta. Nei “Topici” troviamo il
primo elenco delle Categorie = “generi dei predicati”, ha a che fare con la predicazione, proposizione (S e P
connessi attraverso la copula). Teoria delle categorie all'interno della pratica dialettica del tempo di Platone:
Aristotele conosce i suoi testi (cfr “Cratilo”: riflessione sul linguaggio: termini rispecchiano l'eidos, natura delle
cose). Il rapporto linguaggio-mondo si ha attraverso i significati (affezioni dell'anima). Ma è possibile il discorso
falso: linguaggio non è ancoramento all'Essere: per le menzogne il rapporto linguaggio-mondo è “come se”; in
quanto il linguaggio non è garante della propria verità, non si riferisce direttamente alle cose (lo si verifica
empiricamente,...). Platone anche nel “Sofista” parla del vero/falso. Individua i termini elementari della
proposizione. Dialogo tra Teeto e lo straniero (un eleate): “noi diciamo certo uomo riferendoci ad esso con
molte definizioni...” così con la “cosa--> unica ma per noi molteplice” (ci riferiamo ad essa in molti modi; 250 a-
b)---> legame con le categorie (osservazione di un uomo). Nel “Sofista” colore>qualità; figure;
grandezze>quantità; vizi, virtù>possesso o agire; invece per Kant la moralità risiede nell'intenzione: “diciamo
cattivo non un uomo che commette azioni cattive, perchè l'essere umano è fragile, ma se assume a guida del
proprio agire una massima contraria all'agire morale”. L'intenzione ha a che fare con la possibilità; possibilità
reiterata all'infinito. “Essere cattivo”--”virtù”: può essere possesso o azione (il legislatore di Platone pensa che
sia possesso). “Ma noi affermiamo anche che è buono” (il come è): “buono” è germe del problema poi discusso
da Aristotele (261c-264b “Sofista”). Nomi e verbi: microstrutture della “proposizione”: congiunzione di nomi
significanti (non qualsiasi), è importante anche la posizione dei nomi. Il verbo indica le azioni; il soggetto di chi
compie l'azione lo chiamiamo “nome”--> cfr “De interpretatione”: nome = “voce”, segno linguistico orale che
ha significato per convenzione, essere significante per convenzione--> ”essere simbolo di”, solo le parole
articolate (molti segni: no simboli). Simbolo = segno linguistico articolato (verbale o scritto) costituito di lettere
e sillabe.
S (segno)--->A (affezione dell'animo): simbolizzazione
S<---A: significazione>convenzione
Il “simbolo” non è l'oggetto dell'accordo (sentimenti, pensieri, se pensiamo pensiamo a qualcosa, cose =
pragmata, anche fatti), ma sancisce un accordo. Il simbolo è il risultato dell'accordo tra mente e mondo. Le
parole sono il “risultato dell'esigenza di comunicare o archiviare affezioni dell'anima derivate dalle cose”. Il
simbolo non è l'oggetto dell'accordo, ma il corrispettivo di, richiamo reciproco, però il mondo si dà
indipendentemente dal pensiero. Cfr Legislatore di Platone: “risultato di un accordo riguardante la nostra
esperienza del mondo (il nostro modo di percepirlo) e il mondo stesso”, ma la convenzione “non elimina il
rapporto di significazione tra affezione dell'anima e simbolo”. L'affezione consiste nella corrispondenza di
forme tra le cose e le cose nella nostra mente, essa significa essere immagine di, azione riflessiva, di
rappresentanza. Nome-ve