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VOLUMETRICO
Esistono diverse tecniche per la compattazione in laboratorio dei conglomerati
bituminosi; tra essi troviamo la PRESSA A TAGLIO
GIRATORIO.
Il metodo basato sulla pressa a taglio giratorio (Gyratory
Shear Compactor) coniuga i vantaggi della semplicità
esecutiva con l’esigenza di riprodurre condizioni di
addensamento rappresentative di quelle reali. Per tali
ragioni essa costituisce attualmente il metodo più
utilizzato nell’ambito degli studi di miscela di tipo
razionale.
Il principio di base consiste nel sottoporre il materiale, contenuto all’interno di
una fustella cilindrica di dimensioni note e inclinata
rispetto alla verticale, all’azione combinata di una
pressione normale applicata per mezzo di un pistone a
comando idraulico e di una sollecitazione di taglio,
generata per effetto della rotazione della fustella stessa
intorno all’asse verticale.
Si realizza in tal modo un meccanismo di compattazione della miscela
analogo a quello prodotto dall’avanzamento del rullo (il cosiddetto effetto “di
impasto”) che porta a una riorganizzazione delle particelle attraverso
movimenti di traslazione e rotazione reciproci grazie all’applicazione di una
azione combinata di sollecitazioni normali e tangenziali, che mutano
continuamente di direzione a causa della rotazione eccentrica della fustella
contenente il materiale, e che simulano quindi più fedelmente le azioni (effetto
di traslazione e rotazione sui granuli) dei rulli utilizzati in situ.
La rotazione della fustella è assicurata da un motore elettrico e un idoneo
sistema di cuscinetti accoppiati, che fungono anche da guida. In condizioni
standard si adotta un valore della pressione di 600 kPa, una velocità di
rotazione di 30 giri/min e un angolo di inclinazione pari a 1,25; sono previste, a
seconda dei casi, fustelle del diametro di 100, 150 e 160 mm (norma UNI EN
12697-31).
La procedura di prova può prevedere due differenti impostazioni:
a. si fissa il termine della prova al raggiungimento di un prestabilito numero
di rotazioni indipendentemente dal grado di compattazione finale
raggiunto dal campione;
b. si opera fissando l’altezza finale del campione indipendentemente dal
numero di giri necessario per raggiungerla.
Una caratteristica essenziale della pressa a taglio giratorio è data dalla
possibilità di registrare la variazione dell’altezza del campione (e
dunque del suo volume) al progredire del numero di rotazioni. Nota la massa
iniziale introdotta in fustella e la massima massa volumica teorica (MMVT) da
valutarsi preventivamente allo stato sciolto, si può ricavare la cosiddetta curva
di addensamento, espressa in funzione del grado di compattazione C:
( )
( )
MV n
( ) ( )=100
=100−ν
C n n ∙ 1− MMVT
L’addensamento dipende da parametri quali la PRESSIONE, l’INCLINAZIONE
della fustella, la VELOCITÀ DI ROTAZIONE, il NUMERO DI ROTAZIONI. Quindi,
agendo su di essi si ha un controllo sull’addensamento.
Con lo studio dell’addensamento tramite
l’osservazione della variazione dell’altezza del
campione si può realizzare la CURVA DI
COMPATTAZIONE. Si costruisce riportando su
un piano semilogaritmico i punti definiti dalla
coppia di coordinate , con il
(log N
N ; C( %))
numero di giri effettuati dal campione (poi posti
in forma logaritmica) e il grado di
C
compattazione. Si individua così una retta.
Però l’addensamento arriverà ad un valore limite, in quanto il materiale arriverà
ad un grado di compattazione altre al quale esso non si addenserà più; si avrà
così un andamento orizzontale.
Allora, per meglio dire scriveremo:
( )=C ( ) +k )
C % % ∙ log(N
1
con: : addensabilità del materiale (autoaddensamento, legata alla
C
o 1
struttura litica, secondo le indicazioni contenute nel sistema SUPERPAVE,
a strutture di buona qualità corrispondono valori sufficientemente bassi
di C0);
: lavorabilità (al crescere o al diminuire di tale parametro è associato
k
o un corrispondente aumento o decremento del gradiente di
addensamento e dunque il raggiungimento più o meno rapido del livello
di compattazione predefinito)
Tutto ciò avviene a temperatura costante. Se cambiano alcuni parametri, tra i
quali la temperatura, cambia anche il risultato della prova.
METODO SUPERPAVE (SUperior PERforming Asphalt PAVEments): elaborato e
messo a punto nell’ambito del programma di ricerca SHRP, che costituisce
attualmente il riferimento più avanzato. L’obbiettivo è il mix design tramite
l’analisi di grandezze volumetriche.
La scelta della curva granulometrica e del contenuto di bitume si basa
sull’analisi delle caratteristiche volumetriche delle miscele studiate attraverso
la pressa giratoria (performance-related analysis)
La peculiarità della procedura SUPERPAVE consiste nel fatto che la miscela di
progetto viene definita sulla base di parametri prestazionali legati alla risposta
del materiale in opera in predefinite condizioni di impiego.
Si distinguono in particolare:
parametri detti performance-based, ottenuti cioè da una stima diretta
o dei principali fenomeni di degrado (fatica, ormaiamento, rottura termica)
parametri detti performance-related, legati essenzialmente alla
o volumetria e che consentono un controllo indiretto delle suddette
prestazioni.
La scelta della categoria di prescrizioni cui far riferimento e
dunque delle tecniche di indagine da adottare è commisurata
all’importanza dell’opera. A tal riguardo il sistema è articolato
su tre differenti livelli, ognuno corrispondente a una soglia di
traffico di progetto: con la precisazione che il livello superiore è
quello che garantisce il massimo grado di affidabilità del mix
design a fronte di un onere sperimentale non trascurabile.
Il controllo della volumetria occupa un ruolo fondamentale in quanto un
corretto dimensionamento della struttura interna del conglomerato bituminoso
è condizione necessaria per assicurare una risposta meccanica e una durabilità
soddisfacenti.
Il cosiddetto mix design volumetrico si fonda essenzialmente sull’utilizzo della
pressa a taglio giratorio. Le prescrizioni (del tipo performance-related) si
riferiscono infatti ai risultati ottenuti dalla curva di addensamento, in cui si
fissano dei prestabiliti valori del grado di compattazione (valutati sulla base
delle osservazioni sperimentali) in corrispondenza di altrettanti punti
caratteristici e in particolare:
<89−91,5 (a seconda del livello di traffico) per ;
C % N=N
o iniziale iniziale
=96 per ;
C % N=N
o design design
<98 per
C % N=N
o max max
Il primo valore è legato alle caratteristiche di autoaddensamento della miscela
e dipende dalla sua struttura litica.
Miscele che si compattano troppo
rapidamente nei primi cicli di prova sono
considerate eccessivamente cedevoli durante
la messa in opera e dunque passibili di
manifestare problemi di instabilità sotto
l’azione del traffico. Imponendo un limite
sufficientemente basso del grado di
compattazione iniziale si mira dunque a
prevenire tale evenienza e fornire una elevata robustezza strutturale.
N rappresenta il numero di rotazioni alla pressa richiesto per produrre
design
una densità del materiale equivalente a quella attesa in situ, conseguente a un
predefinito volume di traffico di progetto.
N è il riferimento per valutare la autoaddensamento delle miscele: se i
iniziale N
vuoti a sono troppo bassi (C troppo elevato) le miscele in opera
iniziale
potrebbero risultare eccessivamente cedevoli durante la costruzione e dunque
instabili in esercizio sotto l’azione del traffico.
N è il numero di rotazioni a cui corrisponde un grado di compattazione che
max N
non dovrebbe mai essere superato. Se i vuoti a sono troppo bassi la
max
miscela potrebbe compattarsi troppo in servizio manifestando problemi di
ormaiamento (fenomeni di post-compattazione).
Nel processo di mix design la composizione del conglomerato deve essere
quindi tale da ottenere in corrispondenza di tale valore un volume dei vuoti
finale pari al 4%, considerato, nelle indicazioni SUPERPAVE, come
corrispondente a un livello ottimale di addensamento per garantire una
risposta prestazionale soddisfacente.
L’ultima prescrizione riguarda il controllo dei fenomeni di post-compattazione,
attraverso una soglia massima imposta al massimo grado di addensamento, in
modo da evitare una eccessiva riduzione dei vuoti che potrebbe generare
problemi di ormaiamento.
N N
I valori , e
iniziale design
N sono stabiliti in funzione
max
del grado di impegno della
sovrastruttura, ovvero del
livello di traffico atteso (in
ESAL).
Il metodo fissa anche dei
requisiti sul VMA, in funzione del diametro massimo dell’aggregato che, a sua
volta, dipende dal futuro uso del materiale. Anche per il VFB si pongono dei
limiti in base alla quantità di traffico a cui è soggetto il bitume. Infine, si
richiede il rapporto filler su bitume.
Possiamo sintetizzare il procedimento nel seguente modo:
1. SELEZIONE DEI MATERIALI (aggregati, bitume, additivi);
2. PROGETTO DELLA GRANULOMETRIA (valutazione di più miscele
granulometriche di tentativo analizzando le curve di compattazione;
misura delle proprietà meccaniche);
3. PROGETTO DEL CONTENUTO DI BITUME (valutazione di più miscele di
tentativo analizzando le curve di compattazione; controllo di campo
durante la produzione e l’esecuzione dei lavori).
Come si può osservare, il livello 1 si attesta in pratica alla fase volumetrica e
costituisce la base propedeutica anche per i successivi livelli di progetto.
Fase 1-1 – SELEZIONE DEGLI AGGREGATI
Si selezionano gli aggregati in accordo con opportuni requisiti fisici e
geometrici; mantenendo valida l’impostazione razionale del metodo,
sicuramente è possibile fare riferimento (nel contesto nazionale) anche ad altre
prescrizioni, per esempio quelle comunemente stabilite nelle norme tecniche di
capitolato.
Fase 1-2 – SCELTA CLASSE DI PRESTAZIONE DEL LEGANTE
Si stabilisce la classe prestazionale del legante sulla base delle temperature
massime e minime di progetto della pavimentazione, secondo i criteri definiti in
ambito SHRP.
Fase 1-3 – PREPARAZIONE DI 3 MISCELE LAPIDEE DI TENTATIVO
Concluse le fasi precedenti, si preparano diverse miscele lapidee di tentativo
(tre o quattro), in conformità ai limiti granulometrici definiti attraverso i punti di
controllo a seconda del diametro nominale massimo (fuso di riferi