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Il propionato ha un effetto sulla biosintesi dei lipidi e in
particolare influenza l’enzima HMG CoA-reduttasi e
dunque svolge un effetto ipocolesterolemizzante, è usato
come substrato per la gluconeogenesi e la lipogenesi. Il
butirrato regola il trasporto transepiteliale dei fluidi,
migliorando lo stato ossidativo e infiammatorio della
mucosa (inibizione di NF-kB).
A livello extra-intestinale esercita interessanti benefici
verso patologie metaboliche, come ipercolesterolemia ed
insulino-resistenza. In generale generano un senso di
sazietà, per rilascio di peptidi come il glucagon-like 1
(GLP-1); a livello della barriera intestinale aumenta la
produzione di muco e rafforza la formazione delle tight
junction.Un’altra funzione del microbiota è legata
all’assorbimento di alcuni nutrienti come le vitamine
(vitamina D) e gli elettroliti (calcio) → gli acidi grassi a
corta catena influenzano i trasportatori per il calcio a
livello della barriera intestinale, influenzando di
conseguenza anche l’assorbimento della vitamina D. Un
altro ruolo del microbiota è quello di rompere/idrolizzare i
legami glicosidici a livello dei polifenoli e altri composti di
origine vegetale (liberano l’aglicone dal residuo
glucidico), in concomitanza di una corretta condizione di
eubiosi. A rafforzare l’idea della presenza di un asse
intestino-cervello vi è la presenza e
produzione di mediatori psicoattivi come la serotonina (il
90% viene prodotto a livello intestinale) con un ruolo
importante legato all’insorgenza di patologie
psichiatriche; l’assunzione di alimenti contenenti
precursori della serotonina come il triptofano, può
contribuire a ristabilire una corretta omeostasi.
del microbiota su GALT
Ettetti
Un importante effetto dei prebiotici è la capacità di
facilitare l’attività immunologica del GALT tramite la
modificazione della composizione del microbiota, specie
in termini di incremento della concentrazione fecale di
bifidobatteri. Questo effetto determina un miglioramento
della qualità dell’output fecale in termini di pH,
concentrazione di acidi grassi a catena corta, consistenza
e frequenza, riduce il rischio di infezioni e di
gastroenterite e perfino l’incidenza di disturbi allergici a
livello sistemico, in particolare cutaneo. L’introduzione di
prodotti alimentari con prebiotici è in grado di favorire
l’assorbimento di calcio e la mineralizzazione dell’osso in
giovani adulti e anche in donne in età post-menopausa.
L’assunzione di prebiotici, inoltre, favorisce l’omeostasi
termo-calorica e regola il senso di sazietà e l’incremento
ponderale. Anche questi effetti sono verosimilmente (ma
non unicamente) dovuti all’effetto favorente da parte dei
prebiotici alla crescita di determinati ceppi batterici,
soprattutto bifidobatteri, nel microbiota residente.
lattosio- -polimorfismi e
Polimorfismo
intolleranza a lattosio primaria
è riconducibile ad un polimorfismo nella posizione 13910
della regione regolatrice del gene della lattasi, che
nell’omozigosi porta ad una carenza di lattasi nei
microvilli dell’intestino tenue. La trasmissione ereditaria
è autosomica recessiva, solo i portatori omozigoti sono
dunque affetti dalla PLI. Nell’Europa la frequenza dei
portatori omozigoti ammonta a ca. il 15%. Un ulteriore
45% sono portatori eterozigoti di una mutazione, tuttavia
non colpiti dalla PLI.
e MTHFR( myhfr) nello specifico
Polimorfismi
Il polimorfismo è la coesistenza di differenti variazioni di
un carattere in una popolazione, dovute a differenze nelle
sequenze del DNA; in altre parole, nei polimorfismi, ci
sono due o più alternative ugualmente accettabili e per
essere classificati come un polimorfismo, l'allele meno
comune deve avere una frequenza dell'1% o più nella
popolazione. Se la frequenza è inferiore a questo, l'allele
è considerato una mutazione.
Livelli clinicamente aumentati di omocisteina
rappresentano un fattore indipendente di rischio
cardiovascolare. L’omocisteina può indurre danno
vascolare interferendo con la produzione di acido nitrico
da parte dell’endotelio, determinando iperplasia delle
cellule muscolari lisce e aumentando la produzione di
radicali liberi con danno ossidativo e perossidazione
lipidica (favorendo la formazione della placca
aterosclerotica), nonché interferendo con la funzione
piastrinica incrementando la tendenza alla trombosi.
La metilen-tetraidro-folato reduttasi (MTHFR) è un enzima
coinvolto nella trasformazione del 5,10-metilen-tetraidro-
folato in 5-metil-tetraidro-folato, un composto che serve
come donatore di metili per la rimetilazione
dell’omocisteina a metionina, tramite l’intervento della
vitamina B12. Un polimorfismo genetico comune, C677T,
che causa una sostituzione di una alanina in valina nella
proteina finale, determina riduzione dell'attività
enzimatica della MTHFR.
genetici, cosa sono e cosa FTO
Polimorfismi
il gene FTO (bnat mass and obesity associated) è stato
identificato come il primo gene associato all’obesità
nell’uomo. Il gene FTO è detto “gene della massa grassa”
proprio perché opera come generatore di accumulo di
grasso; in condizioni fisiologiche questo meccanismo
permette un accumulo di grassi che è necessario per il
nostro organismo. Il gene FTO è soggetto a vari
polimorfismi, tra cui quello rs9939606, che è legato ad
un incremento del BMI, ad un maggiore rischio di obesità
e diabete di tipo 2, ad un incremento dell’introito di cibo
(in particolare ricco in grassi) e ad una riduzione del
senso di sazietà. Il gene FTO, infatti, controlla la
produzione dell’ormone grelina, influenzando il
comportamento alimentare, l’assunzione di calorie e la
tendenza allo sviluppo del disordine corporeo. Regola
inoltre il dispendio energetico, con riduzione di questo,
legato anche ad una riduzione della termogenesi.
un polimorfismo e indicare il
-Cos’è
polimorfismo nella galattosemia
La galattosemia è una rara malattia ereditaria che può
avere effetti devastanti a carico di fegato, occhi, cervello
e reni, se non diagnosticata in tempo. È causata da
elevati livelli di galattosio nel sangue, per carenza
dell’enzima GALT (galattosio-1-fosfato uridiltransferasi),
uno dei molti che interviene nel metabolismo del
galattosio. Responsabili della malattia sono le circa 120
mutazioni finora scoperte a carico del ‘gene’ GALT; in
base al numero e alla posizione delle mutazioni si avrà
un prodotto genico più o meno funzionante. Un’altra
conseguenza, anche se sicuramente meno grave, è che
dal galattosio non riusciamo ad ottenere il glucosio, con
minore apporto energetico. Anche in questo caso la
malattia è sintomatica se le mutazioni sono a carico di
entrambi gli alleli. Grazie a un’alimentazione priva e/o a
ridotto contenuto di galattosio è possibile prevenire e/o
ridurre gli effetti negativi sull’individuo.
ipoglicemizzante stevia
Effetto
Quest’attività è tutt’oggi in studio. Lo steviolo, dopo
essere stato assorbito a livello dell’intestino crasso, è in
grado di agire sul pancreas, influenzando l’azione sia
delle cellule α che β. Più nello specifico a livello delle
cellule β pancreatiche è capace di comportarsi da
secretagogo di insulina, la quale si legherà ai suoi
recettori, posizionati sulla membrana degli epatociti.
Ricordiamo che il recettore dell’insulina è tirosin-
chinasico, per cui sul lato intracellulare presenta residui
di tirosina che prima si autofosforilano e poi fosforilano
altri target intracellulari che indirizzano la cellula verso la
trascrizione del trasportatore GLUT4, e il suo
posizionamento sulla membrana plasmatica.
Lo steviolo, oltre a promuovere la secrezione
dell’insulina, è in grado di stimolare anche il
trasportatore GLUT4, favorendo la captazione di glucosio
a livello cellulare. Entrambe queste azioni portano ad un
effetto ipoglicemizzante.
benefici nutraceutici della stevia
Descrivere
La stevia è usata sì come alimento, ma soprattutto come
additivo alimentare, motivo per cui anche in questo caso
è forse più corretto parlare di fitocostituente piuttosto
che di nutraceutico. Le foglie contengono dei principi
attivi che hanno un potere dolcificante molto superiore
rispetto al saccarosio stesso, motivo per cui sono
ampiamente usati come edulcoranti. Oltre al potere
edulorante emergono l’azione anticariogena e il potere
sull’omeostasi glicemica.
AZIONE ANTICARIE. Il problema di molti dolcificanti è che,
se assunti in grandi quantità, possono portare alla
formazione della placca e quindi essere cariogene. Alcuni
studi suggeriscono un’azione antibatterica della stevia,
nello specifico verso batteri tipici della placca. La
maggior parte degli studi in questione sono in vitro, ma
esiste anche uno studio clinico, eseguito su 7 pazienti a
cui è stato chiesto di astenersi dall’igiene orale per 1
settimana ed utilizzare come sostituto un chewing-gum.
Nella prima settimana è stato usato un normale chewing-
gum (istogramma nero), poi c’è stato un periodo di wash-
out, e per la seconda settimana è stato usato un
chewing-gum a base di stevia (istogramma bianco). In
tutti i pazienti si è osservata una formazione della placca
minore con l’utilizzo del chewing-gum alla stevia.
AZIONE POSITIVA SULL’OMEOSTASI GLICEMICA.
Quest’attività è tutt’oggi in studio. Lo steviolo, dopo
essere stato assorbito a livello dell’intestino crasso, è in
grado di agire sul pancreas, influenzando l’azione sia
delle cellule α che β. Più nello specifico a livello delle
cellule β pancreatiche è capace di comportarsi da
secretagogo di insulina, la quale si legherà ai suoi
recettori, posizionati sulla membrana degli epatociti.
Ricordiamo che il recettore dell’insulina è tirosin-
chinasico, per cui sul lato intracellulare presenta residui
di tirosina che prima si autofosforilano e poi fosforilano
altri target intracellulari che indirizzano la cellula verso la
trascrizione del trasportatore GLUT4, e il suo
posizionamento sulla membrana plasmatica.
Lo steviolo, oltre a promuovere la secrezione
dell’insulina, è in grado di stimolare anche il
traspo