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Estratto del documento

El premerain esgardement

Fremist et sospire et esprent.

Tressaut et trestremble et tressue.

Taint sa color et si li mue,

Porpense soi qu'ele li die,

De soi meïsme s'entr'oblie;

En tantes guises la destraint 372

Amours, qui toutes choses vaint.

L’occhio scorge la fessura: scorge il viso del suo amico. Vuole parlare ma

non può: Amore le provoca commozione. Già a un primo sguardo freme

sospira trema. E’ scossa, turbata, agitata. Arrossisce e impallidisce, pensa

fra sé cosa dire, ma è dimentica di sé stessa, in tali modi lo stringe Amore,

che vince ogni cosa.

A la parfin s'est pourpensee

Et s'est un poi rasseùree,

Met sa bouche endroit la fraiture, 376

Puis parole en itel mesure:

«Amis (ainsi vos os nomer;

(…)

Tisbé-comence son complaint:

«Amis, moût vos desconfortez.

N'est merveille, que trop m'amez. 504

Bien sai, pour moi estes navrez;

Pour moi,

Et ge por vos, en moie foi.

Alla fine ha meditato e si è un poco rasserenata, mette la bocca nella

fessura, poi parla in questo modo: “Amico, così oso chiamarvi (…) Tisbe

comincia il suo compianto: “Amico, molto vi disperate. Non c’è da

meravigliarsi che mi amate troppo. Lo so bene, siete ferito, per me e io per

voi, in fede mia”.

De ma vie ne sai conroi, 508

Ne sui mie en menor effroi

Que vous.

Mout estes tristes et plorous,

Et mes cuers est moût angoissous. 512

Durment

Vous complaigniez de cest tourment,

Mes je, espoir, plus durement.

Non conosco conforto alla mia vita e sono infelice come voi, siete molto

triste e in lacrime e il mio cuore è stretto dall’angoscia. Vi lamentate con

forza per questo tormento, ma io ancora con maggiore forza.

Amis, 516

Qui si dites qu'estes aquis,

Plus est mes cuers d'amors espris;

Sans faille

Plus est espris que feus en paille. 520

Amors m'ocit et me travaille.

Amico voi dite di essere conquistato, ma il mio cuore più del vostro è arso

da amore, arde come il fuoco nella paglia. Amore mi uccide e mi tormenta.

Diex grans,

Quels ire est ce, quels maltalans

Que as a moi de si lonc tans? 524

Diex père,

Qui me feïs quant je né n'ere,

Veez mon duel et ma misere,

Ma peine; 528

Veez d'Amour con me demeine,

Males erres et male estreine

Reçui,

Amis, quant primes vos conui. 532

O gran Dio, quale ira è questa, qual è questo odio che da così lungo tempo

nutri nei miei confronti? Dio padre che mi creasti prima che io nascessi,

guarda il mio dolore e la mia miseria e la mia pena; vedi Amore come mi

trascina. Ho ricevuto sfortuna e male quando vi ho conosciuto.

Ains plus ne jour ne nuit ne fui

Sanz plaie,

Qui con plus dure plus s'esgaie.

N'est merveille s'ele s'esmaie, 536

La touse

Qui por vos est si angoissouse,

Que riens ne puet faire joyouse.

A tort 540

Ai je perdu joie et déport.

Riens ne me puet doner confort.

Non c’è stato giorno e notte che che non patissi questa piaga che quanto

più dura tanto più si allarga. Non c’è da meravigliarsi se questa fanciulla

provi tanta angoscia per colpa vostra, niente infatti le può dare conforto.

Le jour

Sui en lermes et en freour 544

Et en angoisse et en dolour,

En grant martire et en tristour;

La nuit,

Quant je me gis dedenz mon lit, 548

Dont cuit que somme m'est délit,

Par foi,

Einz sui en peine et en effroi :

Dont m'est a vis que je vos voi, 552

Et que poez touchier a moi.

Tressail,

Tressu d'angoisse et de travail;

Dont tent les mains que je vos bail, 556

Et quant vos doi prendre, si fail.

Trascorro il giorno in lacrim e in agitazione, trepidante e dolente, in grande

martirio e in tristezza. La notte, quando mi son messa a giacere nel mio

letto, , mentre oenso che il sonno debba essermi di sollievo, invece, in fede,

soffro pena e affanno: perché mi sembra di vedervi e che voi non possiate

accostarvi a me, per questo trasalisco, sudo di angoscia e tormento; e allora

tendo le mani per afferrarvi e quando sto per toccarvi non vi riesco.

Amis,

Quant me rendorm, dont m'est a vis

Que vos estes devant mon vis, 560

Toz dehaitiez et toz pensis.

Diex donge

Que bien nos viegne de cest songe!

Dont m'est a vis que me semonge 564

Sovent

Ne sai quel voiz o plaignement

Qui ce me dit apertement

Einsi:

«Tisbé, cognois tu ton ami?

«Esveille toi, s'alons de ci.

«Tisbé,

«Li dieu nous ont amonesté 572

«Que issons fors de la cité

Tant que puissons estre assanblé.»

Amico, quando mi riaddormento, mi sembra che voi mi siate davanti, tutto

triste e pensoso, Dio conceda che questo sogno ci riesca bene! Pertanto mi

sembra che non so se una voce o un pianto mi dica apertamente così:

«Tisbe, riconosci il tuo amico, svegliati Tisbe e andiamo via di qui. Gli dei ci

hanno ordinato di uscire dalla città, per poterci riunire.

Amis,

Dites que vous en est a vis. 576

De moi vueil que soies toz fiz.

Pour voir,

Je m'en emblerai de prin soir;

Par mie nuit irai savoir 580

La fors

Se trouverai le vostre cors.

Amis, ta vie est mes trésors.

Gardez 584

Ne soiez lenz ne l'oubliez:

Del premerain some levez,

A la fontaine me querez,

Sous le morier enmi les prez, 588

La ou Ninus fu enterrez. »

Amico, ditemi che cosa ve ne pare. Voglio che di me siate completamente

sicuro. In effetti io me ne andrò via appena scenderà la sera, a mezzanotte

andrò a cercar fuori di là se vi troverò. Amico la tua vita è il mio tesoro.

State attento a non essere lento e non vi dimenticate; dopo il primo sonno,

alzatemi e cercatemi presso la fontana sotto il gelso in mezzo ai prati là

dove fu sepolto Nino».

590 Ensi ferment lor covenant,

Puis départent li dui amant,

Mais primes baisent la paroi

Al partir, chascuns endroit soi

Et saluèrent le pertus

595 Ou il ne repairerent plus.

Li dui amant sont en grant cure;

Trop lor samble que li jours dure,

Moût se complaignent du soleil,

Souvent l’apelent „non feeil”,

600 Qui tant targë a (s’)esconser

Et fait la nuit tant demorer.

Diënt qu’ a escient le fait

Por destourbance de lor plait.

Così restano d’accordo, poi i due amanti si separano, ma prima al separarsi

baciano la parete, ciascuno dalla parte sua, e salutarono la fessura, dove

essi non sarebbero più tornati. I due innamorati sono in grande agitazione:

sembra loro che il giorno non finisca mai, accusano il sole, sovente lo

chiamano “sleale”, perché tarda a tramontare e trattiene così a lungo la

discesa della notte. Dicono che lo fa volutamente per frapporsi al loro

accordo.

Li jours s’en vait, la nuis repaire

605 Et li termes de lor afaire.

Montent les guetes sur le mur;

Cil se dorment qui sont seür,

Mes nuis des .II. ne se repose,

Aius se pourpensent d’autre chose.

610 Chascuns en soi meïsmes songe

De bien emprendre sa besonge.

Or sont li cuer en esperance,

Et nonpourquant sont en balance

De ce qu’ il le facent ou non,

615 Mes volantez oste raison.

Délitent soi al pourpenser

De ce qu’il doivent assanbler,

Et devisent en lor corage

Lor duel, lor mort et lor damage.

620 II ont andui joie et dolour,

Mes toutes ores vaint Amour;

Sens ne raison nes puet retraire

De ce qu’il ont empris a faire.

Il giorno se ne va, la notte avanza, e così pure il momento della loro

avventura. Le sentinelle fanno la guardia sulle mura: dormono quelli che si

sentono sicuri. Ma nessuno dei due si riposa, essi si preoccupano di

tutt’altro. Ciascuno in sé stesso sogna di realizzare ciò che desidera. Ora i

cuori sono presi dalla speranza e tuttavia sono in dubbio, se devono farlo o

no, ma la passione combatte la ragione. Gioiscono al pensare che devono

incontrarsi, ma intuiscono nel loro cuore il loro dolore, la loro morte, la loro

rovina. Ambedue provano gioia e dolore, ma sempre vince Amore : senno e

1

ragione non li può deviare da ciò che essi hanno intrapreso a fare.

Ja ert la gent toute endormie,

v 625 Quant Tisbé s’est desavancie,

Lieve du lit ou ele gist,

Tout suavet de la chambre ist.

Ne la tint us ne ferineüre:

De la chambre ist toute seüre,

630 Sole par nuit et sans paour:

Tel hardement li done Amour

Quant fu issue de la sale

Et ele devaloit l’eschale,

Si mist avant le pie senestre;

635 Toner oi de desus destre,

Senti tôt le palais frémir

Omnia vincit amor «l'amore vince ogni cosa» et nos cedamus amori , Virgilio, Egloga X verso 69.

1 Et vit la lune empalir,

Vit le huant, vit la fresaie,

Mais nis uns signes ne l’esmaie,

640 A quel fin qu’ele doie traire,

Que ne parface son afaire.

Già era la gente tutta addormentata quando Tisbe si è mossa : si alza dal

letto dove giace, con delicatezza esce dalla stanza, non la trattiene né

uscio, né serratura: esce dalla camera senza paura, tale ardimento le dona

Amore!. Una volta uscita dalla sala e scesa la scala, mise davanti il piede

sinistro e sentì a destra un grande tuonare, e vide la luna impallidire, e vide

il gufo, vide la civetta; ma non è turbata da questi segni perché ha un

obiettivo da raggiungere per portare a termine la sua impresa.

Ja estoit dusqu’ au mur venue,

Quant une gaite l’a veüe,

Mais quant a cele ore la voit

645 Cuide qu’ une deesse soit,

Trait soi arriéré, ne l’apele.

Ensi s’en va la demoisele

Devant les yex de l’escharguaite,

S’en devaloit par une fraite

650 Et vint au lieu sans demorance

Ou ert prise la convenance.

Ja ert assise sus le marbre

A la fontaine dessous l’arbre,

Ou il dévoient assambler,

655 Puis se commence a porpenser

En quel guise ele gaberoit

Le jovenciel, qui ne venoit.

Già era giunta fino alle mura, quando l’ha vista una guardia, ma vedendola

a quell’ora, crede che si tratti di una dea: si tira indietro, non la chiama. Così

procede la fanciulla davanti agli occhi della guardia, scende per un sentiero

nascosto e senza esitazione giunge al luogo dell’appuntamento. Già era

seduta sul marmo, presso la fontana, sotto l’albero, dove dovevano

incontrarsi e cominciava a immaginare in che modo si sa

Dettagli
A.A. 2023-2024
25 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/01 Filosofia teoretica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giovanninosc98 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia dell'interpretazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Punzi Arianna.