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CLOSTRIDIOSI
Clostrium perfringens (CP) lo si può trovare sul suolo, nell’aria e nell’intestino dell’uomo e degli animali,
appartiene al loro microbiota/microbioma.
Tossine
Tossina α (gene cpa o plc): ha due attività enzimatiche quella da fosfolipasi C o sfingomielinasi; determina
la contrazione dell’ileo e dell’aorta; c’è una riduzione flusso sanguigno, i muscoli scheletrici possono andare
incontro a trombosi; c’è la distruzione membrana cellulare (citolisi); inibisce la differenziazione dei
neutrofili e determina emolisi.
Tossina netB: Struttura polimerica, costituita da sette unità polipeptidiche disposte in modo da formare un
poro sulla membrana citoplasmatica di cellule target, è causa dell’enterite necrotica.
B-pore-forming toxins, che a sua volta si divide in:
• Cholesterol-dependent cytolysins che determina mionecrosi, gangrena nell’uomo e negli animali
• Heptameric b-pore-forming toxins: ha Diverse cellule target, responsabili di specifiche malattie,
principalmente intestinali
TpeL Toxin dei Cl. perfringens tipo A, B, C, G, contribuisce alla patogenesi dell’enterite necrotica, ma
determina delle lesioni macroscopiche più severe, ha un’azione citotossica su monostrati di cellule.
Perfrina determina una riduzione numerica dei ceppi non virulenti.
Enterite necrotica nelle specie avicole
Si hanno dei casi in tutte le Nazioni aventi un settore zootecnico avicolo industriale
In Italia il 27% dei broiler e il 93% delle ovaiole presenta le lesioni). C’è stato un focolaio di malattia
verificatosi nel 2013 in due allevamenti di galline ovaiole. Possono ammalarsi anche i tacchini da carne.
Sembrano essere presenti due forme patologiche distinte:
• Enterite necrotica: la più diffusa, meglio descritta e generalmente subclinica; probabile associazione
con ceppi NetB positivi (tipo G)
• Enterite necrotico-emorragica: forme cliniche più gravi, comparsa improvvisa; spesso associate a
ceppi non produttori di NetB (tipo A), ma non definitivamente confermata
Trattamento e controllo
I vaccini sono ancora in fase sperimentale, sono stati elaborati diversi tossoidi:
• tossoide alpha con efficacia limitata
• tossoidi di altre molecole minori ottenuti dal surnatante di colture pure, più promettenti
• tossoide NetB: riduzione forme cliniche e lesioni
• NetB ricombinante: più efficace se combinata con altri tossoidi
La via di inoculazione sarebbe intramuscolare, che però risulta poco praticabile in azienda con tanti
animali.
Vengono impiegati dei probiotici come: bacillus, batteri lattici, Bifidobacteria, Enterococcus, lieviti.
LARINGOTRACHEITE INFETTIVA
Si tratta di una malattia respiratoria, molto incidente negli allevamenti (particolarmente impattante negli
allevamenti di ovaiole), ma viene comunque ben gestita, anche perchè è una patologia circolante. È una
malattia denunciabile.
Le malattie respiratorie possono essere distinte in:
• Superficiali: corizza, laringotracheite.
• Profonde (polmoni e sacchi aerei): micoplasmosi, colibacillosi, bronchite infettiva, pseudopeste.
La laringotracheite è una malattia infettiva contagiosa del pollo (tipica di questa categoria) caratterizzata da
sintomi a carico delle vie aeree superiori in grado di provocare gravi perdite dovute non troppo alla mortalità
e/o diminuzione della produzione delle uova, per le forme croniche.
Storia
Descritta per la prima volta nel 1925 in USA, successivamente in Australia, UK, Europa. Nel 1930 è stato
adottato ufficialmente il termine di laringotracheite (American Veterinary Medical Association). Si tratta
della prima malattia aviare per la quale è stato sviluppato un vaccino efficace (attenuato), utilizzato come
strumento di controllo.
Distribuzione
Laringotracheite ha una diffusione cosmopolita, è presente soprattutto nelle zone in cui si pratica
l’allevamento intensivo. Indispensabile la vaccinazione soprattutto nelle ovaiole. Nei Paesi non
industrializzati, non si presta particolare attenzione alla profilassi igienico sanitaria, la malattia è presente in
forma endemica.
Eziologia
L’agente eziologico è denominato Gallid herpesvirus type 1 (GaHV-1), è classificato:
• famiglia delle Herpesviridae,
• sottofamiglia delle Alphaherpesvirinae,
• genere Iltovirus.
Possiede tutte le caratteristiche tipiche della famiglia di appartenenza, come il fenomeno
della latenza, che rappresenta un problema dal punto di vista epidemiologico per stabilire la
diffusione della malattia. Sono virus a DNA lineare a doppio filamento, a simmetria
icosaedrica (100 nm), diametro virioni 200-350 nm (abbastanza grande), provvisto di envelope, con delle
proiezioni esterne glicopreteiche.
Proteine virali:
• Glicoproteine dell’envelope: gB, gC, gD, gE, gG, gH, gI, gJ, gK, gL e gM. Sono quelle più studiate e
coinvolte nell’aggancio alla cellula e quindi che danno inizio all’infezione, sono le proteine
immunogene, stimolano la produzione di anticorpi.
• Importanti per la replicazione e la risposta immunitaria
• gC per legame ai recettori
• gG facilita l’ingresso nelle cellule e la diffusione cellula-cellula. Lega chemiochine mascherandone i
recettori. A livello cellulare c’è la formazione di sincizi: fusione di cellule infettate, che facilita la
trasmissione dell’herpesvirus da una cellula all’altra.
Il sierotipo è unico. C’è la possibilità di osservare differenze nella patogenicità in vivo e in vitro, ci sono: ceppi
ad alta virulenza (responsabili di forme iperacute e gravi) con morbilità e mortalità elevate e ceppi a bassa
virulenza (raggiungono un equilibrio con l’ospite, quindi non determinano una grande patologia) con
infezioni blande o inapparenti.
C’è la necessità di distinguere i ceppi vaccinali attenuati (possono essere eliminati all’esterno) da quelli
selvaggi, perché si presenta il problema nel distinguere l’animale che produce anticorpi ed elimina il virus
per la vaccinazione o perché si è infettato con il virus di campo. Di fatto talvolta il ceppo vaccinale può
sostenere delle forme cliniche, per risolvere il problema si effettuano delle analisi della virulenza nelle uova
embrionate e si analizzano le sequenze genetiche.
Resistenza
Ha una resistenza blanda, nell’ambiente resiste diversi mesi a +4°C, ma è inattivato a 55°C x 15 minuti o 38°C
x 48 h, distrutto in 44h a 37° C in tessuto tracheale. Tuttavia può resistere da 10 a 100 gg in carcasse di polli
ed essudati tracheali a 13- 23°C. È sensibile a etere e cloroformio, cresolo 3% X 1 minuto, iodofori e perossido
di idrogeno. I virus aumentano la propria resistenza a basse temperature, infatti si conservano a -70°.
Coltivazione
Le cellule da infettare sono fondamentali per la coltivazione dei virus e possono essere: uova embrionate di
pollo e le colture cellulari. In patologia aviare vengono ancora molto usate le uova embrionate di pollo, le
colture cellulari, quando utilizzate, hanno la peculiarità di essere linee cellulari appartenenti alla specie di
riferimento, o pollo o tacchino in genere.
Su uova embrionate di pollo l’effetto citopatico che si osserva è: la formazione di placche opache con area
di necrosi centrale sulla membrana corion-allantoidea dopo 2 gg (post-infezione) e morte dell’embrione a 2-
12 gg.
Colture cellulari o su chicken Embryo Liver (CEL), polmone, rene (CEK, CK); l’effetto citopatico si vede dopo
4-6 h (crescono abbastanza velocemente) e si osserva: arrotondamento cellulare, sincizi, distacco cellule e
diventano transulucide, è come se riflettessero la luce del microscopio, c’è anche la formazione dei corpi
inclusi intranucleari (12h post infezione).
Replicazione virale
Il virus penetra per via respiratoria e per via oculare, è necessario il contatto del virus con l’epitelio nasale e
la replicazione si osserva soltanto a livello delle prime vie aeree (non da viremia) in modo particolare sulla
muscosa nasale e arriva sostanzialmente fino alla trachea. La laringotracheite non determina viremia, ma
comunque il virus è stato trovato anche nel cervello, lingua, timo, polmone, cuore, proventricolo, pancreas,
duodeno, ciechi, tonsille ciecali, fegato, milza, rene e borsa, sono tutti riscontri di laboratorio, si è supposto
che si associa ai leucociti e viene veicolato.
Il legame ai recettori cellulari delle cavità nasali, congiuntiva, ghiandola di Harder, laringe e trachea, avviene
per mezzo delle gC; c’è il trasporto nella membrana nucleare; la trascrizione e la replicazione del DNA virale
all’interno del nucleo cellulare. Successivamente c’è la produzione di circa 70 proteine con funzioni:
enzimatiche, strutturali, modulatrici della replicazione virale. Ci sono poi dei geni a rapida trascrizione: gene
α; un po’ più tardivi: gene β e tardivi: gene γ. Ci sarà poi l’acquisizione dell’envelope dalla membrana nucleare
e la migrazione citoplasmatica, il secondo envelope si ottiene dal reticolo endoplasmatico e infine c’è il
rilascio in seguito a lisi cellulare o per esocitosi, con la formazione di vescicole (8-12h, massimo a 24-30h).
L’infezione latente è a carico del ganglio del trigemino, la riattivazione avviene in seguito a stress, come ad
esempio l’inizio del periodo riproduttivo. L’infezione latente è possibile anche in seguito a vaccinazione con
ceppi attenuati con eliminazione virale anche dopo 15 mesi dalla somministrazione; il virus della
laringotracheite viene eliminato tramite i colpi di tosse.
Epidemiologia
Recettività naturale: pollo (ospite principale), fagiano, tacchino (resistenza età-dipendente), da 8 gg di età in
poi, la maggiore suscettibilità si ha a 3 settimane.
Recettività sperimentale: anatra (forma sub-clinica, carrier di infezione).
Trasmissione
La laringotracheite si trasmette per contagio diretto. Nel tessuto tracheale e nelle secrezioni il virus è
infettivo per 6-8 gg e a bassi livelli per oltre 10 gg. Importanti nella diffusione sono i portatori silenti con
l’infezione della trachea per oltre 16 mesi. L’eliminazione è intermittente e spontanea.
La trasmissione meccanica avviene mediante le attrezzature e la lettiera contaminati.
La trasmissione verticale non dimostrata.
Patogenesi
Iniziale replicazione mucosa nasale e congiuntivale, il picco virale c’è dopo 4-6 giorni. C’è la fase citolitica con
danno alla mucosa congiuntivale e tracheale. Si verifica poi la disseminazione nella lamina propria e
diffusione al fegato, tonsille ciecali e cloaca.
Le cellule infette producono citochine e altri mediatori dell’inf