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MODELLO GARBAGE CAN
La caoticità che si genera nei processi decisionali, cioè secondo alcuni non c’è una logica ottimizzante nei
processi decisionali, ma le decisioni vengono prese random secondo alcune variabili:
problemi magari percepito prioritario rispetto ad altri (ex: il problema è il green pass all’ingresso o
a monte delle cosiddette classi pollaio estremamente dense? Ovviamente il problema a monte non
è il green pass ma non ci sono sistemi di filtraggio aria ecc)
tipologia dei partecipanti da priorità ad alcune cose rispetto ad altre se il problema lo pone il
dirigente il peso è maggiore rispetto a se lo segnala lo stagista
soluzioni potenziali magari il peso è ponderato alle dinamiche di peso politico interno
nell’organizzazione
opportunità di scelta aspettare a risolvere un problema per vedere se ci sono vari metodi per
risolverlo
Quali sono gli effetti di questa caoticità(anche scarso coordinamento interno)?
Soluzioni proposte senza che esista un problema effettivo
Decisioni prese non risolvono il problema (green pass non risolve il contagio)
Problemi persistono senza essere risolti
Alcuni problemi trovano una soluzione
questo modello serve a spiegare che nelle realtà organizzative esiste una caoticità quindi decisioni
multiple e senza una sequenza logica
MODELLO POLITICO
Non posso non tenere conto del fatto che nelle organizzazioni esistono coalizioni che rappresentano
istanze (nell’università i docenti della stessa materia si “coalizzano tra loro” aziendalisti, accounting,
economisti, matematici, giuristi). Per cui le decisioni sono frutto di una negoziazione. Importanti anche
quindi le strutture di potere (formali e informali):
Capacità dell’unità di fronteggiare l’incertezza con questa logica ci sarà sempre qualcuno
scontento (unanimità molto difficile che si ottenga)
Insostituibilità dell’unità che fronteggia l’incertezzaaumentando il numero dei partecipanti vado
a risolvere alcuni limiti conoscitivi del set di persone (uno solo un solo punto di vista, più persone,
più punti di vista). A volte il decisionismo (logica razionalità limitata) serve, ma si scontra con degli
errori decisionali, perché si rischia di non coinvolgere per niente i propri collaboratori e fare scelte
sbagliate.
Centralità dell’unità (interdipendenza)
DECISIONI DI GRUPPO 14
Aumentando il numero di soggetti al processo decisionale ho molti benefici ma anche risolvo una serie di
limiti nel set informativo esperienziale di quei soggetti stessi. Condivisione ovvero coinvolgere tanti membri
anche esterni toglie tempo e aumenta i costi ma serve a recepire i feedback necessari per prendere la
decisione. Se poi voglio che le decisioni vengano implementate devo tradurle in obiettivi ossia azioni mi
aiutano i collaboratori spiegando cosa voglio e loro saranno i miei “amplificatori” che trasmettono
nell’organizzazione le mie richieste. È necessario avere un numero elevato di alternative grazie a varie
tecniche (sottogruppi, brainstorming, avvocato del diavolo ecc). Infine, importante è che il conflitto se c’è
sia sui fatti e non sulle persone perché magari c’è un problema personale dietro, cercare allora di ovviare a
ciò. Possibilmente cercare di variegare i gruppi di lavoro per variare i punti di vista.
SISTEMA DEL COTTIMO
Consiste nel retribuire con un supplemento quando si venga superato un numero minimo
giornaliero/orario prefissato; questa maniera di retribuire è sempre stato oggetto di conflitto, nei primi
anni 50-60 c’è la volontà da parte degli imprenditori di mettere un freno alle rimostranze dei lavoratori
perché gli operai troveranno nel tempo degli escamotage nel gestire le proprie attività. Infatti, spesso si
genera un’affinità/complicità con i capi reparto e altre figure all’interno dell’organizzazione che vanno
monitorate, così come poi la circolazione di informazioni errate in un contesto autoritario di sfiducia
possono essere dannose per il l’organizzazione stessa e il processo decisionale.
Emerge la trasformazione dell’approccio all’uomo; non è più solo mero esecutore ma ha anche una
sensibilità che fa si che possa modificare le sue performance in base all’ambiente in cui opera (approccio
alle Relazioni Umane= socializzazione).
Bernard e Simon mettono in evidenza che gli individui tenderanno comunque a tutelare i loro interessi ma
ciò che è importante è che i singoli operino secondo le esigenze dell’organizzazione proprio per il fatto che
ci sarà sempre qualcuno scontento della decisione anche coinvolgendo un numero elevato di membri.
Allora attenzione anche ai circoli viziosi comportamenti che nel tempo creano degenerazioni e
disfunzioni nell’operatività delle singole persone (ex: catena di montaggio se qualcuno è insoddisfatto crea
situazioni contrarie alle decisioni aziendali è evidente che bisogna subito intervenire mitigando il contesto e
magari modificando la decisione migliorandola perché comunque i feedback da basso sono importanti). Per
certi versi è un bene che ci siano soggetti che criticano o vedono dei limiti alle decisioni del proprio
manager, per evitare però un eccesso di questi atteggiamenti bisogna controllare i margini di incertezza,
ridurre l’opposizione a ogni innovazione magari spiegandola e facendo formazione. È chiaro che chi vuole
remare contro l’organizzazione può creare delle situazioni di micropotere ossia meccanismi incentivanti
tipo ritardi, sistemi di favore, manomissione di macchinari.
TIPOLOGIA DEI RUOLI
Importante abbiamo detto è coinvolgere le persone nel processo decisionale
Tutti esperti di dominio (tutti laureati in economia)
Contesto multidisplinare (economia, lettere, filosofia ecc.) 15
Lavorare sui ruoli quindi non sulla competenza o professionalità ma creo dei gruppi di supporto alle
decisioni
Facilitatore: colui che convince o fa parlare diversi dirigenti o funzionari tra loro
Comunicatore: raccontare internamente o esternamente le attività svolte
Conservatore:
Realizzatore: sa attuare l’idea che sta emergendo
Creativo:
Innovatore: colui che cerca di trovare o innestare l’innovazione nel processo lavorativo o
decisionale
Negoziatore: ha una capacità intrinseca di far legare le persone mettendole d’accordo
Metodologo: colui che imposta un vero e proprio processo decisionale
Sono tutti ruoli importanti che si collegano anche al concetto di soft skills, proprio perché importanti alla loro
dell’individuo.
bravura in un determinato fattore comportamentale, e fanno parte del kow-how
C’è un elemento esterno di contesto nei gruppi di lavoro legato a:
cultura organizzativa riguarda il contesto ambientale in cui lavoriamo
sistemi di valutazione/ricompensa fanno la differenza
sistema informativo gestisce informazione, documenti in modo molto diffuso è ovvio che il
team lavora meglio per la grande condivisione che c’è
obiettivi del gruppo
task e tecnologia
DIFFERENZIAZIONE DEL TEAM è meglio avere team di un piccolo numero di componenti e di
all’interno lavorano con più continuità rispetto
una durata . Inoltre è possibile che alcune persone
ad un’altra.
INTEGRAZIONE ESTERNA team cono strutture aperte, in cui vi è un continuo rapporto con
soggetti esterni ad esso.
STRUTTURE E PROCESSIvi sono norme da rispettare, linee guida e ruoli (chi esegue, chi
taina, chi aiuta). All’interno è necessaria la presenza di regole proprio per placare gli eventuali
conflitti.
EFFICACIA/RISULTATI mi aspetto dei risultati sia a livello di performance e quindi
raggiungimento dell’obiettivo. Inoltre vi è una soddisfazione personale che magari vogliono fornire
tanti contributi.
Tutto ciò rientra nel comportamento organizzativo, ovvero azioni degli individui in constesti
organizzativi.
Date le variabili è chiaro poi che il team dei decisori deve essere ben organizzato e composto a livello di
qualità delle persone, anche la dimensione è importante perché se troppo numerosi è difficile collaborare e
ci sarà un possibile free riding, la durata è meglio se breve con possibile riconferma del team, continuità e
discontinuità del lavoro. 16
Ricordiamo poi che i team non sono sistemi chiusi ma si devono integrare con l’esterno (con persone
dell’azienda che non sono del team ma anche proprio esterni).
C’è un discorso di regole da rispettare nel gruppo di lavoro ma anche i ruoli, comunicazione interna ed
esterna, conflitti che vanno gestiti all’interno dei gruppi proprio perché ognuno ha la propria opinione,
leadership intesa come capacità di trainare il gruppo, infine sviluppo delle competenze generate.
Chiaramente poi bisogna guardare anche ai risultati a livello di performance (effettivo raggiungimento del
risultato atteso) apprendimento e continuità delle attività, soddisfazione personale in quanto se i membri si
vedono importanti e valorizzati.
GRIGLIA DI GORRY E SCOTT-MORTON
Nelle decisioni prese dal team esistono diversi gradi di decisioni:
1. decisioni strutturate = sono ripetitive già gestite in passato anche a livello di produzione (es.
decidiamo di produrre più prodotti). Non sono decisioni difficili da prendere perché abbiamo già
l’esperienza passata
2. decisioni semistrutturate = non ho tutte le informazioni disponibili, c’è un maggiore rischio nell
presa di decisioni, aleatorietà del risultato
3. decisioni non strutturate = non ho nessuna informazione o esperienza precedente, per cui devo
raccoglierle dai mercati, intervistando ecc.
Sull’altro asse abbiamo i tre livelli tipici di una piramide
- controllo operativo
- controllo direzionale
- pianificazione strategica (decisioni prese dai livelli più alti dell’organizzazione = top management)
mixando le tipologie decisionali con il livello organizzativo in cui vengono prese, Scott-Morton e Gorry
mettono in evidenze nuove tipologie di processi decisionali 17
CSCW- COMPUTER SUPPORTED COOPERATIVE WORK
È una disciplina che nasce negli anni 80 e iniziò a studiare le dinamiche di gruppo contestualizzate in una
realtà gestita da remoto, ecco che la tecnologia può aiutare la presa di decisioni. Emergono tutta una serie
di soluzioni software dette groupware servono a fornire interfacce degli ambienti condivisi per far
lavor