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DIAGNOSI E TERAPIA
L'occlusione dell'arteria centrale della retina è un'emergenza sistemica per cui risulta essenziale, oltre al tentativo di ripristino dell'acuità visiva, indagare le cause che hanno determinato l'occlusione.
Si esegue sempre una visita cardiologica e un doppler dei vasi epiaortici per escludere eventuali cause emboliche. Se si vede l'embolo nell'albero arterioso, devo cercare la causa dell'embolo.
Se sospetto di forma arteritica ci orientiamo verso gli indici di flogosi (VES, PCR) e tutta l'autoimmunità (ANA, anticorpi antifosfolipidi etc.).
È opportuno richiedere anche un holter pressorio in quanto può verificarsi un deep notturno soprattutto negli anziani, con un abbassamento notturno della pressione importante che porta a un calo improvviso visivo al risveglio. In questo caso si può somministrare un antiaggregante e eventualmente degli ipotonizzanti oculari.
Migliorare la pressione di perfusione oculare. Nelle forme arteritiche si suggerisce di instaurare immediatamente terapia steroidea sistemica per risolvere la componente infiammatoria e per cercare di evitare il coinvolgimento del controlaterale; se si tratta di una forma di branca, la terapia consente di evitare l'evoluzione verso una forma centrale. L'area colpita prima della terapia resterà, comunque, con tutta probabilità, irreversibilmente danneggiata.
Nelle forme non arteritiche non vi è una terapia universalmente accettata. Risulta importante sicuramente somministrare antiaggreganti e cercare di ridurre la pressione intraoculare (mannitolo e.v.).
Arrivato in Pronto Soccorso un'ora dopo, la professoressa racconta di un paziente giovane con l'insorgenza del calo visivo. Aveva perso la metà nasale del campo visivo ma, dopo due somministrazioni di mannitolo (200 cc) e di antiaggreganti, ha guadagnato una riapertura seppur riduzione.
Dell'acuità visiva a un decimo. Con una Il paziente non aveva placche carotidee né cardiopatie, perciò è difficile risalire all'eziologia.
Domanda incomprensibile di uno studente. La professoressa risponde che, in acuto, va ripristinata in ogni modo la vascolarizzazione e ciò si ottiene in primis riducendo la pressione intraoculare. La terapia steroidea, da sola, agirebbe troppo lentamente. In passato veniva addirittura fatto un massaggio oculare per favorire la fuoriuscita di umor acqueo attraverso il trabecolare, riducendo la pressione, oggi non si fa più e si usa il mannitolo.
Altra domanda incomprensibile. Quando si abbassa la pressione, spesso il ripristino del flusso spinge più distalmente l'embolo, se presente, il che riduce l'area ischemica e quindi il danno finale. Più è terminale, meglio è dall'evento. La professoressa dice che in realtà la terapia è efficace entro le 6 h.
(nella slide 40 minuti)ischemico. Chiaramente più ci si allontana dall'evento ischemico e più la possibilità di ripresa visiva è scarsa.
OCCLUSIONE DELL'ARTERIA CILIORETINICA
Si denota lo sbiancamento della sola zona lungo il decorso dell'arteria cilioretinica. Il paziente perde infatti la visione centrale e conserva quella periferica.
La professoressa non si spiega perché nei pazienti con questa variante anatomica perdano la visione centrale in caso di occlusione di questa perché normalmente, e anche nei pazienti con questa variante, la zona centrale è fornita dai rami arteriosi superiori e inferiori dell'arteria centrale della retina. Però evidentemente l'arteria cilioretinica è una grossa arteria si verifica un furto ematico in questa arteria e se si occlude si verifica un difetto centrale.
OABR: OCCLUSIONE ARTERIOSA DI BRANCA
Si presenta con un'interruzione di vascolarizzazione arteriosa inuna porzione limitata retinica. Siparla di "branca" per ogni biforcazione dell'arteria centrale. È per lo più legata all'ipertensione arteriosa o più raramente ad altri eventi non vasculitici. La causa (piccoli emboli che si incuneano più a valle) o vasculitici. Ovviamente nelle forme di branca ci sarà lo sbiancamento della porzione di retina irrorata dal ramo arterioso. In questo caso si andrà ad approfondire nello stesso modo delle OACR, quindi approfondimenti sistemici di malattie ematologiche, tromboemboliche e cardiovascolari. VASCULITI Le vasculiti sono fenomeni infiammatori che interessano la parete dei vasi retinici siano essi venosi, arteriosi o capillari. Rientrano però nel grande gruppo delle uveiti posteriori, che in base alla sede comprendono: vasculiti pure (che riguardano solo la parete dei vasi) o vasculiti associate a retiniti e coroiditi. Ciò che succede è che spesso il processo infiammatorio
È tale da determinare un’alterazione di parete che poi determina un’occlusione del vaso stesso e quindi si avrà necrosi del tessuto che viene irrorato dal vaso. Può essere dovuto a un danno primitivo legato ad esempio a malattie autoimmuni che portano a infiammazione della parete vasale, o secondaria a una infiammazione intraoculare retinica o coroideale. Esistono varie forme vasculitiche associate a malattie sistemiche come la sarcoidosi, lupus, poliarterite nodosa, oppure forme idiopatiche come la malattia di Eales, che è una vasculite retinica in genere monolaterale. Sono state viste delle associazioni tra la malattia di Eales e la sclerosi multipla. Le patologie che si presentano con un interessamento delle arterie sono la poliarterite nodosa e il LES, mentre possono portare a un coinvolgimento venoso e quindi flebiti come: la malattia di Eales, TBC, sarcoidosi, infezioni da HIV, malattia di Behcet.
Questa immagine è di una fluorangiografia.
retinica: è possibile osservare una tipica impregnazione più iperfluorescente della parete dei vasi dovuta proprio all'infiammazione. Generalmente c'è una iperfluorescenza settoriale, ossia segmenti di vaso che si impregnano. Nell'immagine è possibile osservare come nel fondo dell'occhio siano visibili dei manicotti perivasali infiammatori. Si vede il vaso rosso e il manicotto biancastro perivasale.