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PARTE II
Variabile della frequenza e familiarità. Una delle “regole” è quanto più una parola familiare (frequente) tanto più
rapido e semplice sarà l’accesso al lessico – aumentando la probabilità di produrre una risposta corretta. Una volta che
è avvenuto il riconoscimento lessicale (lessico ortografico d’ingresso) si accede a quello semantico – e, all’interno dei
processi di uscita dal sistema semantico – ci sono dei fenomeni interattivi per cui: quanto più la rappresentazione è
forte, concreta e densa tanto più la risposta sarà corretta. Questa idea della rappresentazione concreta, densa, forte con
un referente che ha una rappresentazione ricca e multisfaccettata, ci darebbe conto che ALCUNI (ma non tutti)
pazienti con Dislessia fonologica possono presentare l’effetto astrattezza vs concretezza – nel senso che, a parità di
frequenza (variabile cardine) ci aspettiamo che leggeranno meglio la parola “cane” vs a “gioia”, in quanto la parola
“cane” è sostenuta da una rappresentazione multimodale, acquisita nell’esperienza con tante modalità contenendo al
suo interno tante informazioni (abbiamo interagito con i cani con frequenza e tramite svariate modalità) molto diversa
dalla rappresentazione astratta del concetto di “gioia”.
N.B – il problema è nei processi di uscita dal sistema semantico, alcuni pazienti mostrano una tendenziale preferenza
per gli stimoli concreti – come se “la concretezza” fosse proprio un appiglio nei processi di lettura. In accordo con ciò
che è stato detto circa l’assenza di referenti solidi e concreti a sostegno dei funtori. Il funtore è sì astratto, ma
soprattutto il problema è il non avere intrinsecamente un referente specifico – se non ho un forte nucleo di conoscenze
relativo ad una rappresentazione lessicale e – contemporaneamente – si attivano più referenti semantici – questo
aumenta l’ambiguità semantica e il soggetto non saprà come discriminare, identificare e selezionare la parola (in
questo caso il funtore) corretto. Non viene considerato un errore semantico in quanto non c’è di base un referente
univoco. L’idea che ci siano processi d’interazione tra le vie viene in qualche modo più fortemente evocata quando
parliamo di Dislessia Profonda. 48
(ricordando che questo quadro è stato quello identificato all’origine come completare a quello della Dislessia
Superficiale). Dislessia Profonda
Come si differenzia la Dislessia Profonda da quella Fonologica? Nella Dislessia Profonda si compiono anche
errori semantici. Impossibilità nella lettura delle non-parole (vs grave difficoltà nella dislessia fonologica), meglio
nella lettura di parole – sostantivi (concreti/alta frequenza) > sostantivi (astratti/bassa frequenza) > verbi > aggettivi >
funtori (sostituzione). Errori: visivi, morfologici, derivazionali e semantici [padre-uomo, cane-cuccia o cane-gatto
etc..] e – gli errori semantici possono essere di vario tipo ad esempio – Cane-animale [errore subordinato], Cane-gatto
o cane-cuccia etc ...
Però si riteneva in maniera talmente forte che la Dislessia Profonda potesse essere il quadro complementare di quella
Superficiale che – addirittura si facevano delle ipotesi circa il fatto che la Dislessia Profonda con questa lettura basata
sul riconoscimento globale ed immediato [che però non permette di identificare bene il referente concreto che si
riferisce a quella parola] – potesse essere il residuo o una forma di evidenza di un modo di leggere di uno stile globale
olistico (non analitico). In genere si attribuisce all’emisfero destro – l’elaborazione globale e – a quello sinistro
quello analitico. Per cui addirittura qualcuno affermava che i pazienti di questo tipo leggessero tramite attivazione
dell’emisfero destro, in maniera olistica e globale e facessero errori semantici di questo tipo. Oggi questa ipotesi non è
più sostenuta e cerchiamo di interpretare in funzione del modello.
Allora – se partiamo dal modello standard generale, se un paziente non legge bene le non-parole – si presume abbia un
problema nel lessico ortografico d’ingresso (riconoscimento globale), però – questo è un sistema preservato nella
Dislessia fonologica e il problema della sostituzione dei funtori è intrinseco nel fatto che – non ci sia un referente
univoco e specifico per ogni funtore. Gli errori derivazionali e morfologici (esempio i verbi, aggettivi etc ...) sono
dovuti al fatto che il riconoscimento permette di leggere bene la parte invariante (la radice), ma non quella flessa (letta
solo attraverso meccanismi di conversione). Ma gli errori semantici non possono essere spiegati in questi modi. Gli
errori semantici su parole con referenti concreti, astratti etc etc ... non sono effettivamente previsti in una persona che
abbia un integro funzionamento della via globale. Allora – un modo per spiegare questi errori è immaginare che i
pazienti che hanno questa Dislessia Profonda – mostrino un doppio deficit: un deficit della via di lettura
sublessicale + una qualche forma di deficit o:
1) nell’accesso o;
2) proprio all’interno del sistema semantico o;
3) nell’uscita dal sistema semantico
(non necessariamente tutte e tre nello stesso paziente) tale per cui riconoscono e comprendono la parola cane, sanno
più o meno a quale referente semantico si riferisce, ma poi hanno difficoltà a selezionare la parola che corrisponde
esattamente a quel concetto – in quanto c’è un rumore. Questo è il motivo per cui la Dislessia Profonda non è
esattamente complementare a quella Superficiale, lo è maggiormente quella Fonologica. Mentre per la Dislessia
Profonda – dobbiamo presumere che ci sia qualche altra cosa in più (oltre ad un danno dei meccanismi di elaborazione
sublessicale), una sorta di rumore che oltre alle problematiche che emergono nella Dislessia Fonologica, genera anche
confusione semantica. Quindi un doppio deficit – per questa ragione non è complementare a quella superficiale. Caso
diverso tra Dislessia Fonologica e Superficiale – da ritenersi effettivamente complementari in quanto, una forma di
dislessia presenta un deficit selettivo in una componente diversa dal danno selettivo presente nell’altra. 49
A questo punto però c’è da chiedersi – perché sono previsti tre possibili danni? Perché i pazienti si comportano in
maniera diversa. Alcuni di loro (un po’ tutti in realtà) hanno buona prestazione al compito di decisione Lessicale –
poiché riconoscono visivamente le parole (soprattutto quelle ad alta frequenza). Il problema sorge in altri compiti che
non richiedono al paziente di produrre una risposta, si può iniziare a vedere se dopo il riconoscimento lessicale delle
parole, c’è o meno l’identificazione del corretto concetto correlato ad esse. Compiti – ad esempio – di decisione
semantica [“x” è un animale o un oggetto? Oppure – più difficile: “x” è un animale che cammina, uno che nuota o che
vola? Oppure “quante zampe c’ha?” “ha la coda o no?”]. Altri compiti più semplici sono i Compiti di indicazione –
che però si cerca di rendere il più sensibili possibili [nel senso – una cosa è riconoscere il “cane” tra 5 oggetti come
ventaglio, treno etc ... in questo caso c’è una maggiore discriminazione semantica. Oppure si chiede di indicare un
cane presentato con altri animali – gatto, gallina, dromedario e rinoceronte etc ... in quest’ultimo caso non basta
categorizzare il “cane” come “animale” ma bisogna anche discriminare di quale animale si tratta, all’interno della
stessa categoria semantica.
N.B – in questo modo si cerca di discriminare se il problema, il rumore – è nell’ingresso o nella rappresentazione –
oppure arriva bene la rappresentazione, ma poi quando deve uscire seleziona male la risposta]
Se in un compito di 80 parole (40 viventi e 40 non viventi) e 80 fogli messi in verticale con 5 figure [che raffigurano
le parole] un paziente commette errori (non dovendo produrre una risposta verbale ma solo indicarla) si può già
ipotizzare che il problema non sia in uscita (lessico fonologico d’uscita) – in quanto non viene richiesta una risposta
verbale (non viene chiesto al soggetto di selezionare e programmare il suono corrispondente alla parola). In sintesi: un
paziente che fallisce al compito di indicazione è un paziente che sicuramente non avrà un problema fonologico di
uscita (nel selezionare la risposta). All’inverso – se un paziente ha buone prestazioni in questi compiti di indicazione,
è presumibile abbia un deficit in uscita.
Tutti i pazienti con Dislessia Profonda sono accomunati dal fatto di produrre errori semantici nella lettura di parole e
non-parole (??). Alcuni tra questi pazienti fanno errori anche quando non devono produrre la risposta verbale,
quest’ultimi (che falliscono nei compiti di indicazione) presumibilmente avranno un problema o di accesso o di
rappresentazione semantica. Altri invece – arrivano senza difficoltà ed esitazione a dare la risposta su indicazione –
quindi questo implica che riescono ad identificare l’adeguato referente semantico (se vedono cane – capiscono cane e
riescono ad indicarlo correttamente (compito di indicazione), ma magari se viene richiesta la risposta verbale,
producono la parola “gatto” – deficit fonologico in uscita, nel selezionare il suono corrispondente all’unità lessicale
che hanno riconosciuto ed identificato correttamente anche da un punto di vista semantico).
In sintesi: se un paziente non fallisce nelle prove d’indicazione vuol dire che sicuramente non avrà deficit in ingresso e
nemmeno deficit nel selezionare e identificare il corretto referente semantico correlato a quell’unità lessicale, ma avrà
necessariamente deficit nella selezione della risposta fonologica in uscita. Al contrario – un paziente che fallisce nei
compiti di indicazione – o ha un problema in ingresso o nella rappresentazione semantica.
Fallisce al compito d’indicazione deficit
1) in entrata
2) all’interno del sistema semantico
Non fallisce nel compito di indicazione deficit in uscita.
Ci si potrebbe immaginare di utilizzare una soluzione di questo tipo: si presenta uno stimolo scritto e si vede se il
paziente riesce ad associarlo ad un altro stimolo scritto. Poi si vuole vedere qualche cosa di più – se lo stimolo scritto
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riesce ad essere associato ad