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DUNQUE

Parlando di insediamenti in zone residenziali (dunque A-B-C)

Dovrebbero avere una quantità minima per ogni abitante che varia in base alla popolazione

presente nel comune.

Se la popolazione è inferiore a 10.000, gli standard urbanistici complessivi non devono essere

2

inferiori a 12 m per abitante. La questione aumenta se la popolazione è superiore a 10.000, in

2

quel caso gli standard urbanistici complessivamente dovrebbero essere 18 m .

Nelle zone artigianali-industriali (D), la superficie da destinare agli spazi pubblici, attività

collettive, a verde pubblico o a parcheggi non può essere inferiore al 10% dell’intera

superficie destinata a tali insediamenti. 2

Nelle zone agricole (E) la quantità minima è fissata in 6 m per istruzione e servizi di quartiere.

Nelle zone per attrezzature e impianti di interesse generale (F) abbiamo dei parametri di 1,5

2 2

m ad abitante per l’istruzione superiore comprese le università, 1 m ad abitante per le

2

attrezzature sanitarie, 15 m ad abitante per parchi e zone urbane.

elaborati

Ora vediamo velocemente quali sono gli del piano regolatore generale:

- le norme tecniche di attuazione ci danno le zone d’uso, i parametri urbanistici in

relazione a ciascuna destinazione d’uso, e le modalità di intervento rispetto a ciascuna

destinazione d’uso.

- Un altro elaborato molto importante è la relazione illustrativa perché intanto fissa gli

obiettivi del piano (che di solito sono obiettivi dell’amministrazione comunale), le

principali strategie, il dimensionamento dei fabbisogni (per esempio: l’andamento della

popolazione, l’andamento del costruito, tutta questa lettura in modo tale che si possa

fare il dimensionamento dei fabbisogni del piano. Un piano se ha durata decennale devi

dire che da qui a 10 anni non solo abbiamo questi obiettivi e strategie, però per quanto

riguarda il sistema del costruito c’è bisogno di fare X ma devo giustificare. Cioè se io ho

una popolazione a crescita 0 io non posso dire che devo fare migliaia di case, ne

introdurrò una quantità minima che è quella fisiologica del ricambio e poi avrò strategie

diverse che sono recupero e riqualificazione degli immobili esistenti, ma capirò anche

quanto può essere incentivato il privato al recupero). E poi il calcolo degli standard che

sono quelli che abbiamo già visto.

- Altri elaborati riguardano la relazione geologica, idrogeologica e geotecnica. Questa si

fa anche quando si costruisce un edificio, ma quando si fa un piano la relazione si deve

tener conto aree che vanno definite a priori. È inutile pensare a edificarle, ci sono aree

da edificare con determinati accorgimenti ecc... Questi elaborati racchiudono:

microzonazione, carta delle criticità, sondaggi sulle aree di intervento, rimozione

edilizia abusiva a rischio.

- Poi ci possono essere altri elaborati richiesti dalle leggi regionali come: lo studio

agricolo-forestale, il piano del rumore, il piano di mobilità e traffico, descrizione

fondativa, ecc. (Ci possono essere una serie di relazioni che dipendono da quelle che

sono le caratteristiche dei territori che stiamo studiando. Un’area dove c’è una

fortissima presenza di aree archeologiche ecc. logicamente si avrà bisogno di una

relazione relativa a questo; un’area che rappresenta le caratteristiche paesaggistiche

eccezionali perché probabilmente aveva bisogno anche di una relazione paesaggistica

ecc. Ci sono cose obbligatorie e altre eccezionali che possono essere più utili di quelle

obbligatorie).

Ora guardiamo l’iter di approvazione del piano.

Quando si fa il progetto del piano si aspettano tempi molto lunghi per i consensi e i vari

portatori di interessi che possono essere privati o collettivi, ma il processo è sempre

abbastanza lungo.

1. Una volta presentato il piano, il primo step da seguire è la discussione in consiglio

comunale che porta all'adozione del piano,

2. poi questo piano viene pubblicato per 30 giorni dove tutti i cittadini possono prendere

visione del piano.

3. In tanto scattano le misure di salvaguardia che sono quelle di compatibilità con il

documento tra il vecchio e il nuovo piano, perché è vero che il nuovo è stato adottato

però ancora non è vigente, alcune norme ci devono essere; quindi, sono quelle del

piano già presente.

4. Poi dopo questi 30 giorni di pubblicazione di questo piano ci sono altri 30 giorni in cui i

cittadini possono fare delle osservazioni per chiedere delle modifiche.

5. Dopo di che a ciascuna di queste osservazioni bisogna controdedurre, cioè nessuna di

queste osservazioni può restare senza risposta.

6. Successivamente si invia il piano alla regione o provincia per l’approvazione.

7. Questa può approvare il piano senza alcuna riserva oppure può chiede o imporre

eventuali modifiche d’ufficio

8. Dopo essere stato approvato il piano è vigente.

Parlando ora delle proposte di riforma urbanistica abbiamo avuto quella del 62 e l’altra del

95.

In particolare, quella del 62 promossa dal ministro dei lavori pubblici era una proposta

rivoluzionaria perché Fiorentino Sullo proponeva:

l’esproprio preventivo

- pubblico delle aree edificabili,

diritto di superficie

- cessione ai privati di queste aree in che era una sorta di affitto di

periodo lungo che lascia la titolarità dei suoli al pubblico.

Tolto il ruolo di ministro, poi ci sono stati altri tentativi di riforma, come la proposta del 95.

Questa è stata denominata proposta di riforme INU e proponeva:

- gli strumenti della pianificazione,

- i livelli di competenza,

- l’assetto istituzionale,

- il sistema fiscale, l’ordinamento locale,

- il regime dei suoli.

I principi della stessa erano:

- rifiuto della tradizione concezione a cascata,

- separazione tra scelte strategiche e scelte operative,

- il concetto di perequazione urbanistica.

La riforma del 95 in particolare, rispetto alla vecchia forma di piano, introduce questa doppia

natura strutturale;

natura del piano: una quindi, il piano prefissa:

- le principali strategie urbanistico ambientali individuando le problematiche e gli

obiettivi da raggiungere

- sistemi di competenza, individuati: le infrastrutture, servizi, idrogeologia e smaltimento

rifiuti.

- e previsione da attuare con valenza decennale e non sono immediatamente vincolanti

ma lo diventano attraverso l’approvazione dei piani operativi o per effetto

dell’approvazione dei progetti esecutivi individuati dallo stesso piano strutturale

natura operativa:

e una

- del piano del sindaco, ha per oggetto gli interventi pubblici e provati che

l’amministrazione intende approvare nel corso del suo mandato

- la valenza politica, cioè il bilancio consultivo dell’operato del sindaco e della sua giunta

in sintonia con la legge elettorale. Non vengono assegnate semplicemente le

edificabilità, ma sulla base del bilancio comunale di generalizzano gli interventi

- l’iter approvativo con valenza quinquennale viene adottato tramite il principio della

responsabilizzazione

Poi in particolare negli anni 70 abbiamo visto un trasferimento delle missioni amministrative

e dei poteri dallo stato alle regioni. Viene data un’interpretazione tradizionale della legge del

42 senza modificarne l’impianto e vengono aumentati gli standard urbanistici rispetto ai

minimi del decreto del 68.

Negli anni 90 fino al 2000 in particolare, a seguito della proposta di riforma nazionale

(INU), molte regioni cominciano a redigere le loro leggi regionali ricevendo molto di quello che

c'era nella proposta del 95, infatti la maggior parte delle regioni recepiscono questa doppia

natura del piano. Avremo un rifiuto della tradizionale concezione “a cascata” degli strumenti

urbanistici, separazione tra scelte strategiche e scelte operative, concetto di perequazione

urbanistica.

Quindi la natura strutturale e la natura operativa, in un certo modo cambia.

5 NOVEMBRE

Gli strumenti di pianificazione attuativa

strumenti di attuazione

Abbiamo visto che il piano regolatore si attua tramite gli che hanno

due modalità di applicazione, una modalità di attuazione diretta e una indiretta.

Noi l’attuazione diretta la possiamo avere soltanto nelle zone in cui i lotti sono da edificare e

quindi il piano ti dà parametri e indici con cui intervenire in queste zone. Questi strumenti

comportano un intervento diretto da parte dell’autorità pubblica, che agisce direttamente per

realizzare un obiettivo.

Per tutte le altre zone di espansione si ha l’attuazione indiretta perché (zona A,C,D) c’è

bisogno di avere un altro passaggio, non si può andare ad intervenire direttamente. Il

passaggio è quello del piano attuativo, lo strumento di scala più dettagliata che ci detti le

norme specifiche per agire all’interno di queste zone.

Già questa legge 1150 del 42, conosciuta come legge urbanistica nazionale, prevedeva che ci

fosse uno strumento attuativo in alcune zone particolari. Lo strumento attuativo previsto dalla

legge è il piano particolareggiato e doveva essere l’unico strumento di attuazione del piano

regolatore di iniziativa pubblica. Causa di questa impostazione, cioè del fatto che il piano

doveva essere di iniziativa pubblica, questo strumento fu adottato in maniera scarsa perché

l’ente pubblico non aveva i soldi disponibili per farsi carico, non tanto della progettazione

quanto la realizzazione delle opere.

La legge 1150 del 42 infatti pur concedendo ai comuni dotati di PRG la facoltà di esproprio,

non definisce le modalità con cui determinare gli indennizzi e non stabilisce quali siano le fonti

di finanziamento.

Per questo motivo di fatto non ha mai avuto attuazione e per quanto riguarda i contenuti

dovevano indicare:

✓ le masse e le altezze delle costruzioni lungo le principali strade e piazze;

✓ gli spazi riservati ad opere o impianti di interesse pubblico;

✓ le suddivisioni degli isolati in lotti fabbricabili secondo la tipologia indicata nel piano;

✓ gli elenchi catastali delle proprietà da espropriare o da vincolare

Dunque, che cosa succede?

Per quanto riguarda l’ambito di iniziativa pubblica, nel 1962 viene varata la legge 167. In

particolare, questa legge definisce uno strumento che si chiama piano per l’edilizia e

l’economia popolare, conosciuto come PEEP.

Siamo agli inizi degli anni 60 e non è finita la necessità di abitazioni. In questi anni siamo

entrati nel periodo del “boom” economico, periodo dell’industrializzazione, è il famoso periodo

del grande piano industriale (Milano, Torino, Genova) dove si c

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A.A. 2024-2025
23 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/20 Tecnica e pianificazione urbanistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher studente00600 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Laboratorio di progettazione urbanistica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Mediterranea di Reggio Calabria o del prof Pucinotti Raffaele.