Contatto laterale sulla linea di giunzione: ab, eterologo. Contatto nella
parete: aa/bb, omologo.
Non esistono solo i mt 13:3. In generale variano da 8 a 19 filamenti e
da 2 a 4 eliche di start. Ci sono dei metodi per predire l’esistenza
di un microtub costituito da un tot di protofilam e un tot di eliche
di start, non tutti quelli che potrebbero esistere poi effettivamente sono
stati osservati. Quella che prendiamo di riferimento è la 13:3 perché è
quella tipica e ha anche una peculiarità aggiuntiva, ovvero ho le eliche
che continuano perfettamente con i protofilamenti cioè hanno la
giunzione dritta perfettamente verticale parallela all asse del mt.
Il 13:3. È come se avessi degli strand a-b-a che si avvolgono, ho la
striscia nera che occupa lo spazio di un monomero, quella chiara di due
monomeri. Ho continuità negli strand che si alternano ad ogni
avvolgimento: strand a-strand b-strand a…, sono tutti interfacciati
perfettamente con contatti eterologhi alla giunzione con
sfasamento di 0.92 nm. A e A’ coincidono alla giunzione, ho match
perfetto. Quindi la giunzione 1-13 risulta dritta.
Se uso invece 14 protofilam, vedo un mismatch tra A e A’. Il problema
si potrebbe risolvere in due modi: uso uno sfasamento diverso da 0,92
nm, minore perché dev essere moltiplicato per 14 > 13 es di 0,8 e
qualcosa nm, ma così cambierei i contatti lat tra monomeri che
necessiterebbero un energia superiore rispetto a quelli previsti, quindi
non è la soluzione che la natura adotta; la soluzione consiste nell
inclinare la giunzione tangenzialmente rispetto al cilindro, di un
angolo teta per riallineare A e A’ lungo la giunzione, dove teta
dipende dal numero dei protofilamenti, genero una torsione, così
riottengo la continuità, torsione quindi struttura quinaria.
Consideriamo il MT 13:3.
Ho continuità tra la striscia di a e la successiva di b. Abbiamo
continuità tra le eliche, quindi i protofilam sono paralleli tra loro e
all asse del mt.
R = 0.92 nm è lo sfasamento relativo tra i protofilamenti ed è
indipendente dal numero di protofilam
N0 è il num di protofilam del caso base cioè 13 protofilam.
P0 è lo sfasamento totale che si registra nel caso base alla
giunzione tra il primo e il tredicesimo protofilamento quindi qui 12
nm
S0 è lo sfasamento tot ma in num di monomeri quindi qui di 3
monomeri
a è l’altezza di un monomero ed è di 4 nm
Ora lo disegno con i protofil sul piano. Nel 13:3 la prima elica in basso va
a congiungersi perfettamente con la quarta elica, con contatto eterologo.
Ora ridisegno con un N diverso da 13. Allora non ho continuità tra gli
strand consecutivi, non ho un corretto match. Lo sfasamento associato al
mismatch è deltaN e corrisponde alla differenza tra l altezza dall
orizzontale raggiunta dalla prima elica quando termina il giro
(D_N) e l altezza a cui parte la quarta elica (D).
Il segno non ci importa in realtà per il deltaN.
Come si risolve il problema del mismatch?
1. Posso cambiare R in modo da far coincidere A con A’.
2. Vario l inclinazione dei protofilam rispetto all asse del MT.
Inclinazione rispetto alla verticale della giunzione. Genero una
torsione.
1)
Ipotizzo che per 14, che è vicino a 13, le eliche di start a cui riportare S
siano comunque 3, abbassando leggermente R.
Il deltaR è molto piccolo, quindi le interaz lat cambiano ma gli aa
coinvolti e i leg rimangono gli stessi anche se leggermente
spostati, quindi la struttura si sposta dal minimo energetico
quindi servirebbe dell energia da fornire per raggiungere questo
valore di deltaR. Quindi la natura non lo adotta come espediente.
Il numero di eliche di start a cui correggermi è quello + vicino
cioè quello che comporta il deltaR minimo cioè la variazione
energetica minima. Per esempio con 16, l S migliore è 4 perché
comporta un deltaR piccolo. Per N>N0 cercherò un S pari a S0 o
superiore, al contrario per N<N0 cerco un S<=S0.
2)
Caso base:
Caso con mismatch:
Devo inclinare di tetha in senso antiorario.
Tra B e B’ ho il mismatch di deltaN.
Il delta N è pari a P0*(N/N0 -1) = R0*(N-N0).
Devo ruotare di un theta tc B finisca per coincidere con B’ ovvero
tc che B si abbassi di deltaN. Questo deltaN dev essere pari al
cateto opposto del triangolo che ha ang teta e cat adiacente N
volte la larghezza dei monomeri ovvero deltax.
Il monomero libero ha larghezza di 6 nm 8dal modello atomico),
quando li assemblo nel MT a causa di parziali compenetrazioni
ottengo un deltax sperimentale + basso = 5,15 nm. Oppure posso
fare una stima geometrica considerando il numero di protofilam e la
lunghezza della circonferenza del MT e così otteniamo una stima vicina
al dato sperimentale.
È un angolo molto piccolo, <1°. Questa inclinazione crea un elica, che
si vede percorrendo la giunzione inclinata a causa della torsione,
che ha un ordine di micron cioè un passo molto grande quindi è
visibile solo su MT molto lunghi.
Generalmente per il passo del superavvolgimento (o pitch) si
considera in modulo. Il segno lo si assegna a seconda che l
avvolgimento sia destrorso o sinistrorso, questa è la convenzione.
A un angolo teta maggiore corrisponde un passo minore cioè una
torsione +marcata. Tetha aumenta all aumentare di N fissato un certo
numero di eliche di start.
In natura vengono osservati anche microtubuli con sfasamenti diversi da
0.92 nm. Quelli con R=0.92 nm sono le strutture di tipo A. Le
strutture di tipo B hanno uno sfasamento maggiore, in cui se su un
protofilam ho due dimeri successivi, in quello adiacente ne ho uno che si
mette in mezzo a quei due quindi non ho un contatto omologo a-a o b-b
bensì 1 monomero vs ½ monomero sopra e 1/2 monomero sotto, ovvero
staggered, in cui ho a-b, ho contatto eterologo, ho uno sfasamento
totale ovvero di 4 nm che equivale a un intero monomero. lo sfasamento
definisce la struttura del MT (A o B).
Ci sono poi i tipi di MT, che dipendono dal fatto che il MT sia chiuso o
aperto. MT di tipo A si chiude ed è completo, MT di tipo B non si
chiude ed è quindi incompleto. A deve avere 13 protofil per chiudersi,
sotto i 13 non si chiudono.
I microtub di tipo B hanno sempre struttura B, quelli di tipo A possono
avere strutt A o B.
Trovo questi MT nell’assonema, come in ciglia flagelli e assoni. Ho
due MT centrali di tipo A da 13 protofil, e 9 doppietti in cui un MT
ha 13 protofil ed è di tipo A (con strutt di tipo A o B) e l'altro ha 11
protofil ed è di tipo B.
Polimerizzazione/depolimerizzazione mt
lI microtubulo si forma per il processo di polimerizzazione, ovvero l
aggiunta di dimeri alla +end del MT. A questo punto il gtp della b si
idrolizza a gdp, la tasca si chiude per aggiunta del dimero e passa da
sito E a sito N, si parla quindi di idrolisi accoppiata (alla
polimerizzazione), ovvero l aggiunta di un dimero a quello sottostante
cambia la velocità di idrolisi del gtp rispetto alle condiz normali e la
velocizza. Gli ultimi dimeri che si sono aggiunti hanno ancora il
gtp, quindi questi dimeri hanno contatti lat ancora forti, questi dimeri
+stabili con gtp costituiscono il GTP cap.
Come si forma un microtubulo in vitro:
In soluzione abbiamo delle tub a e b, GTP, ioni Mg++, manteniamo T
a 37° (sotto certe T la polimerizz non avviene più).
Analizzo la polimerizz nel tempo, andando a vedere la [] di dimeri di
tub che si aggiungono al mt nel t. L’ andamento della curva è a
sigmoide, quindi all’inizio è lenta poi è +veloce poi rallenta di nuovo in
modo asintotico.
All’inizio ho un tempo di latenza ovvero la fase di nucleazione,
quando si formano i seed di nucleazione ovvero degli oligomeri stabili
quindi non +solubili che possono fungere da punto di partenza per il mt.
Poi comincia una crescita veloce che è la fase di allungamento.
Quando il mt consuma tutti i dimeri, la sua lunghezza si stabilizza e
entra nella fase di steady state.
Differenze tra polimerizzazione in vitro e in vivo dei mt:
In vitro, se non succede nient’altro, dopo lo steady state il mt
depolimerizza, è destinato a disassemblarsi. Invece in vivo nelle cell
viene stabilizzato, grazie a delle proteine stabilizzatrici che
blocchino gli scambi alla +end, cioè le proteine di capping, che
mantengano la lunghezza del MT raggiunta quindi il MT diventa
stabile.
La pendenza del tratto di crescita dipende dalla fase in cui si trova
la cell, se la cell è stabile in quiete allora la v di crescita è bassa, se la
cell è in movimento o in divisione allora la v è alta, quindi la v non è
fissa in vivo, mentre in vitro si.
In vivo i microtubuli partono dal centro organizzatore dei MT o
centrosoma, quindi alla -end non crescono perché è bloccata lì,
crescono solo alla +end, quindi partendo da una struttura preformata
nel centrosoma non c è la fase di nucleazione perché i seed sono
preesistenti. In vitro invece crescono sia alla +end che alla -end,
con velocità > alla +end.
Quindi la curva in vitro è una sigmoide, con fase di
nucleazione/seeding + allungamento + steady state, che si ripete
ciclicamente a causa del collasso del mt dovuto alla sua instabilità
intrinseca, la pendenza della crescita è fissa.
La curva in vivo invece presenta solo la fase di allungamento +
plateau, il collasso è impedito dalla presenza delle proteine
stabilizzatrici, e la pendenza della crescita dipende dallo stato
della cell.
I MT nella cell partono tutti dal centrosoma e poi si sviluppano a raggiera
e stanno lì, sono stabili e permanenti. Ma si possono osservare anche MT
che si comportano come in vitro, perché se nella cell in un punto si
accumulano dei dimeri, si formano dei MT liberi ma poi si disgregano
dopo tipo 10 min perché non vengon stabilizzati quindi sono labili.
Nello schema c’è la fase di allungamento e di accorciamento. Fase di
allungamento: Stiamo seguendo uno dei protofilamenti del MT. All’inizio
il MT è formato da 4 dimeri, 3 dimeri hanno già idrolizzato (hanno il gdp –
D) e l’ultimo non ha ancora idrolizzato (ha il gtp – T). Il dimero azzurro è
marcato e è quello che sto seguendo. Quando aggiungo un dimero T
alla fila, quello precedente da T passa a D ovvero idrolizza, fatto
che è un’evidenza sperimentale, ovvero la polimerizzazione con
idrolisi accoppiata. E continuano ad aggiungersi dimeri analogamente.
Quando non ho + dimeri in soluzione, anche solo localmente, il MT è
lungo, la crescita rallenta, il MT rimane a qu
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Microtubuli
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Biologia cellulare - microtubuli