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Valutazione dei risultati.
Definizione degli obbiettivi e programmazione dei relativi interventi: Individuare i bisogni
attraverso l’analisi epidemiologica. Valutare la priorità di intervento sui criteri di frequenza,
urgenza e gravità dei problemi di salute. Valutare il tipo di intervento da attuare a seconda del
contesto in cui ci si trova ad operare. Scelta dell’ intervento che deve essere eseguito ad hoc
a seguito di un’ attenta valutazione della persona/gruppo al quale ci si rivolge in un preciso
contesto. Organizzare l’intervento tenendo presenti fattori economici, logistici e risorse
umane. Attuare l’intervento. Valutare l’efficacia dell’intervento attuato.
Come valutare l’appropriatezza degli interventi di educazione alla salute: - gli interventi
devono prevedere l’impiego di linee guida metodologiche che seguono, i condivisi e
formalizzati criteri di qualità. Devono fare riferimento a modelli educativi e metodologici
riconosciuti. I progetti deve essere formalizzati e redatti secondo criteri riconosciuti (ad
esempio linee guida) e basati su prove di efficacia disponibili. Gli interventi devono avere
obiettivi coerenti con gli obiettivi di salute indicati dal PSN (Piano sanitario Nazionale) e dal
PSR (Piano Sanitario Regionale) vigenti. Gli interventi devono prevede la definizione degli
obiettivi educativi e gli strumenti di misurazione dell’apprendimento e del gradimento.
È difficile cambiare comportamento per le abitudini, gli usi e i costumi, le regole di vita e le
tradizioni.
Il cambiamento ha conseguenze sui dipendenti impattando diverse dimensioni dell’individuo:
motivazione, cognitiva, relazionale, emotiva, operativa, strategica, esperienziale.
Dimensioni del cambiamento:
Dimensione cognitiva: è necessario che le persone capiscano e facciano proprie le
ragioni del cambiamento.
Dimensione emotiva: costituisce il primo fattore ostacolante il cambiamento.
L’insoddisfazione per lo status quo deve essere superiore all’investimento emotivo
necessario a metterlo in discussione
Dimensione strategica: capacità di rappresentarsi degli obiettivi e di concepire la strada
che conduce a tali traguardi
Dimensione motivazionale: insieme di stimoli che rendono il traguardo motivante
Dimensione operativa: capacità di tradurre il traguardo in azioni concrete necessarie al
suo raggiungimento
Dimensione esperienziale: esigenza di trovare riscontro concreto delle proprie azioni
nell’esperienza
Dimensione relazionale: contesto organizzativo e sociale che assume significato nella
propria rete di relazioni
L’assistito deve essere guidato a maturare riguardano:
la comprensione di sé stesso;
la comprensione della malattia e del relativo trattamento;
le capacità di auto-sorveglianza;
le capacità di autocura;
le capacità di adattamento della terapia al proprio stile di vita
Talvolta gli operatori della salute hanno l’impressione che i loro sforzi siano inutili perché le
persone non cambiano le loro abitudini nonostante le sollecitazioni e i suggerimenti forniti.
Cambiare è difficile perché richiede uno sforzo ed utilizzo di molteplici processi e spesso le
persone hanno una limitata quantità di risorse per l’autogestione o sono impegnate altrove; è
difficile inoltre distinguere tra cosa accettare e cosa cambiare, e la maggior parte degli
interventi non riesce ad incorporare aspetti motivazionali che sollecitino la scelta giusta ed i
processi del cambiamento. Anche gli operatori della salute possono essere più o meno
motivati, pronti e capaci nell’accompagnare il cambiamento dei loro assistiti.
Le competenze infermieristiche consentono di:
Gestire relazioni integrate con altre professionalità;
Garantire continuità assistenziale;
Utilizzare metodi e strumenti multi professionali (PAI, scale di valutazione
multidimensionale,...)
Promuovere il self care;
Sostenere e educare il cittadino e la sua famiglia.
L’approccio educativo: Le “6A” DEL COLLOQUIO MOTIVAZIONALE BREVE (Whitlock et al, 2002):
1. 1.Addressing(stabilire)
2. 2.Asses (valutare)
3. 3.Advise (consigliare)
4. 4.Agree(concordare)
5. 5.Assist (identificare)
6. 6.Arrange (follow up)
accertamento/raccolta informazioni;
o formulazione della diagnosi educativa;
o negoziazione del contratto;
o pianificazione (contenuti, metodi, strumenti, valutazione);
o erogazione;
o valutazione (di apprendimento, di processo, di ricaduta, di gradimento);
o eventuale ulteriore raccolta di informazioni e revisione dell’intero processo.
o
Educazione auto-formazione alla cura di sé o “self care”: La cura di sé (self-care) riguarda il
mantenimento della salute personale nelle varie età della vita. Consiste in ogni attività
intrapresa da individui, famiglie e comunità con l’intento di migliorare o rigenerare il
benessere, prevenire rischi o trattare disagi, affezioni e malattie. La cura di sé comporta
esercizio al fine di mantenere la forma fisica e una buona salute mentale. La cura di sé
richiede un atteggiamento attivo e responsabile che permette di fare scelte salutari, di far
fronte alle difficoltà di salute e di poter utilizzare le risorse di cura disponibili nel proprio
ambiente di vita.
Caregiver è la persona di riferimento (familiare o non familiare) per l’ utente che per la
maggior parte dell’ attività e del tempo si fa carico dell’ammalato. Scopo del caregiver: è
mantenere la migliore qualità di vita possibile, con il massimo grado possibile di
indipendenza, autonomia, partecipazione, realizzazione personale, e dignità umana. Compito
dell’infermiere è valutare la presenza di un caregiver e le sue caratteristiche.
La presa in carico: ha preso avvio, il nuovo modello di presa in carico dei cittadini affetti da
patologie croniche e/o in condizioni di fragilità. Un medico gestore programma e organizza
annualmente tutti i servizi sanitari e sociosanitari per rispondere ai bisogni del singolo
paziente, garantendogli un’assistenza continuativa. programmando prestazioni ed interventi
di cura specifici, prescrivendo le cure farmacologiche più appropriate, alleggerendo così il
paziente dalla responsabilità di prenotare visite ed esami.
Il Paziente cronico è un cittadino che si trova nella condizione di dover convivere nel tempo
con una o più patologie che, se ben controllate, permettono una buona qualità della vita. Le
malattie croniche più diffuse oggi sono quelle cardio-cerebrovascolari, respiratorie,
oncologiche, i disturbi neurologici ed il diabete. Per ogni paziente viene definito un percorso
individuale che va dall’ accoglienza , alla valutazione delle necessità , all’individuazione del
medico di riferimento (Clinical Manager), alla sottoscrizione del “Patto di Cura”, stesura del
Piano Assistenziale Individuale (PAI), programmazione e prenotazione di visite specialistiche e
di esami, monitoraggio proattivo del paziente, raccordo con i servizi sociali comunali. Dopo
aver ricevuto la lettera dall’ATS Regione Lombardia, potrà scegliere da chi farsi “prendere in
carico”. La presa in carico prevede che il cittadino scelga il soggetto (Gestore) al quale
affidare la cura della propria patologia, l’organizzazione e la gestione del relativo percorso
terapeutico, dichiarando la propria formale adesione al nuovo precorso di cura con la
sottoscrizione del patto di cura, con validità annuale. Niente più code agli sportelli o lunghe
attese al telefono. Saranno sempre gli Operatori del Centro Servizi a ricordare gli
appuntamenti per evitare dimenticanze.
L’assistenza a livello domiciliare permette di evitare l’allontanamento della persona dalla
casa, dalla famiglia, dall’ insieme delle sue relazioni sociali, riducendo così il rischio di
ospedalizzazione o all’ istituzionalizzazione in strutture protette. Deve assicurare un costante
livello di erogazione delle cure, sulla base delle necessità assistenziali, quale snodo della rete
dei servizi, in grado di attivare risorse diverse quando e se il caso lo richiede. L’ ADI è un
servizio organizzato e offerto dall’ ATS (servizi sanitari) in collaborazione con il Comune
(servizi sociali).Hanno diritto all’ assistenza domiciliare gratuita tutti i cittadini senza limiti di
età non autosufficienti che non sono in grado di raggiungere i luoghi di cura a causa di gravi
deficit cognitivi, sensoriali, motori o che si trovino in condizioni abitative tali da rendere
impossibile o molto difficile lo spostamento o il trasporto. A seguito della richiesta di
intervento del MMG, l’ ASL mette in atto una valutazione multidimensionale, attraverso l’Unità
di Valutazione Multidimensionale (UVM). Figure che partecipano alla valutazione: medico dell’
ASL, infermiere, MMG, e altri professionisti quali fisioterapista, fisiatra, assistente sociale, ecc.
Livelli di assistenza domiciliare: Sono diversificati in base alla loro maggiore o minore
intensità assistenziale, al numero e alla competenza professionale specifica degli operatori
coinvolti, al profilo della persona a cui si rivolgono. 1° livello: bassa intensità assistenziale
fornita soprattutto dagli assistenti sociali che sono i responsabili del caso; 2° livello: media
intensità assistenziale, fornita sia dagli assistenti sociali, sia dagli infermieri (es. anziani
seguiti al domicilio perché portatori di malattie croniche e/o invalidanti) che sono anche i
responsabili del caso; 3° livello: alta intensità assistenziale che vede la collaborazione
continua del medico di famiglia, infermieri, assistenti sociali. Il responsabile del caso è il MMG.
L’infermiere di famiglia è un professionista sanitario che:
progetta, attua, valuta interventi di promozione, prevenzione, educazione e formazione,
o aiuta gli individui e le famiglie ad affrontare la malattia e la disabilità, trascorrendo
buona parte del suo tempo a lavorare a domicilio dei pazienti e con le loro famiglie;
è in grado di consigliare, informare ed educare riguardo agli stili di vita ed i fattori
o comportamentali di rischio ed assistono le famiglie in materia di salute;
osserva, e attraverso la diagnosi precoce, può facilitare l’ individuazione dei problemi
o sanitari delle famiglie cosicché possano essere curati al loro insorgere;
é in grado di agire sul territorio, conoscendo la mappa dei servizi sociali e attivandoli
o qualora ve ne sia la necessità;
identifica gli effetti dei fattori socioeconomici sulla salute della famiglia ed indirizza
o quest’ ultima alle strutture più adatte;
facilit