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LA BOMBA ATOMICA E IL PRODUTTIVISMO:
Realisticamente all'Unione Sovietica e a Stalin interessava crearsi un cordone sanitario
nell'Europa orientale e che la neonata ONU non intralciasse i piani e con queste
prerogative Mosca parve collaborare.
POTSDAM
Le decisioni prese nel corso della conferenza di Potsdam diedero luogo
alla Dichiarazione di Potsdam:
Furono stabiliti i confini tra Polonia e Germania sulla linea Oder-Neisse e fu
• deciso che tutta la popolazione tedesca presente nei territori divenuti polacchi,
in Cecoslovacchia ed in Ungheria dovesse essere espulsa e assorbita in
Germania.
La Germania e l'Austria furono suddivise in quattro zone di occupazione,
amministrate dalle tre potenze vincitrici a cui si sarebbe aggiunta la Francia.
Non vi fu accordo sull'ammontare dei risarcimenti: mentre le potenze
occidentali perseguivano una linea più morbida, Stalin insistette per dei
risarcimenti molto elevati. Per questo motivo fu deciso che all'interno della
propria zona di occupazione ogni potenza avrebbe gestito entità e tipologia di
risarcimento in modo autonomo.
Harry S. Truman lanciò un ultimatum al Giappone, dicendo che se non si fosse
arreso avrebbe subito un'“immediata e completa distruzione”.
Le riparazioni a Potsdam fisseranno a 20 miliardi le riparazioni, finendo per dividere la
Germania in 4 zone distinte. Durante questo incontro Truman verrà informato dei test
di successo sorti con il progetto Manhattan. L'utilizzo dell'atomica avrebbe abbreviato
il conflitto e ridotto al minimo le morti americane, avrebbe lasciato una forte
impressione sugli alleati e all'URSS e ultimo avrebbe rallentato l'avanzata sovietica in
Asia.
Non è da escludere che Truman volesse anche ribadire di fronte a Stalin la potenza
americana, ma è plausibile che nelle sue decisioni avessero influito le previsioni dei
vertici militari, secondo i quali la conquista del Giappone sarebbe avvenuta solo con
una lunga e sanguinosa serie di operazioni militari che si sarebbero concluse non
prima del 1946.
La posizione USA ne uscì molto rafforzata, detenendo il primato economico, navale e
nucleare. Washington venne a identificarsi come poliziotto globale, l'unico capace di
fornire sicurezza e benessere materiale in cambio di minore autonomia sulle politiche
nazionali, fondando quindi il precetto di PRODUTTIVISMO.
Secondo gli USA la chiave della prosperità economica è il produttivismo:
L’adozione dei sistemi di produzione di massa propri del
• fordismo/taylorismo, e la specializzazione aumentano la produttività.
Maggiore produttività significa più ricchezza.
Nel «paradiso fordista» dell’abbondanza, capitalisti e lavoratori hanno un
• comune obiettivo: il costante miglioramento del processo produttivo
come chiave dell’aumento del benessere di ciascuno; i loro rapporti sono
perciò improntati alla collaborazione.
Nei rapporti internazionali, l’adozione di politiche economiche ortodosse
• (bilanci in pareggio, cambi fissi, spese sociali moderate) avrebbe aperto i
mercati interni al flusso di capitali esteri, facilitando gli investimenti e
consentito di competere sui mercati internazionali.
Il benessere rappresenta la diga più efficace contro la diffusione del
• comunismo, garantendo pace sociale e stabilità internazionale.
Questo lemma fu il fondamento su cui si resse la ripresa come risposta volta ad evitare
ulteriori conflitti, rendendosi conto che la sicurezza e il benessere materiale fossero
collegate alla crescita economica. L'obbiettivo in primis sarebbe stato quello di
rendere tutti più ricchi, seguendo questo nuovo ordine mondiale capitanato dagli USA.
Il messaggio fu che applicare questa modifica avrebbe reso superfluo il conflitto di
classe. Il produttivismo per essere correttamente applicato necessitava di un mercato
così amplio da poter rendere conveniente la produzione massiccia di materie e
prodotti finiti.
Esistevano tuttavia dei problemi da affrontare lungo il percorso:
1. I paesi dell'Europa Occidentale: Diventano conflittuali le richieste dei cittadini
europei, entrati in guerra speranzosi di ottenere un futuro migliore e prospero
(Richieste circa ammortizzatori sociali e welfare). Molti paesi post guerra videro
votazioni in massa a partiti comunisti e socialisti, con la Germania soprattutto che capì
come il sistema economico precedente fosse stato di detrimento ai tedeschi; serviva
quindi un nuovo ordine fondato dal basso verso l'alto e non viceversa. Questa volta, a
differenza della prima guerra, gli aiuti furono concessi a fondo perduto ma non furono
esenti da condizioni politiche come la ripresa della convertibilità delle valute. In Gran
Bretagna a questa richiesta si sopperì ma venne subito revocata dopo essere stata
oggetto di speculazioni massicce. Ci troviamo quindi in una situazione conflittuale con
spinte dal basso provenienti dall'Europa e spinte dall'alto provenienti dagli industriali
americani).
2. La periferia: prevale instabilità politica nella periferia. In Asia il balance of power
non si poteva mantenere, con un solo player capace di potersi definire sviluppato, il
Giappone. Balenò l'idea di smantellare l'impianto produttivo giapponese delle Zaibatsu
per permettere alla Cina nazionalista di crescere (Piano Dodge) ma falli quando il PCC
sconfisse il KMT nella guerra civile.
3. L'Unione Sovietica: McCornick stesso si chiedeva se gli obbiettivi sovietici fossero
compatibili con la visione americana. Stalin inizialmente seguì la via dell'integrazione,
per ottenere maggiore leva negoziale e crearsi un cordone sanitario importante. In
seguito si preferirà l'isolamento, in particolar modo dopo lo scoppio della bomba
atomica e l'inizio della dottrina Truman, troppo dura nei confronti di Mosca (Primo caso
con la Turchia e il confronto sul diritto di passaggio dei dardanelli e la guerra civile in
Grecia). Si aprì la necessità di armare anche gli alleati con delle atomiche a cagione
dei test di successo che l'URSS compì nel 1949. La questione tedesca si intrecciò nel
marasma, ottenendo in un primo momento (Quando ancora c'era Roosevelt) una
visione bipartisan circa lo smantellamento industriale dello stato ma con Truman le
posizioni si irrigidirono, portando alla fusione delle aree di influenza alleata e
conseguente unione monetaria, cosa che provocò il blocco di Berlino e la effettiva
divisione del mondo in blocchi. A livello politico sarà il telegramma di Kennan a dare
inizio alla guerra fredda, nel febbraio del 1946.
4. Le resistenze interne agli USA: Una parte dell'opinione pubblica continuava a
nutrire dubbi circa il rinnovato ruolo degli USA in questo nuovo sistema internazionale,
con gli internazionalisti (Filo Roosevelt) che si opposero fermamente alla dottrina
Truman. Dalle schiere della destra invece si chiese maggior
isolazionismo, puntando alla creazione di una sfera di cooperazione regionale.
5 Dollar Gap: convertire le loro valute nazionali. La sempre maggiore richiesta, legata
ad una sempre maggiore dipendenza dal mercato statunitense rischiò di incagliare il
sistema del produttivismo su una cosa abbastanza tecnica, con i paesi europei che
fecero di tutto per evitare l'emorragia delle loro casse nazionali, applicando restrizioni
al credito e al commercio. Stock di $ insufficiente a soddisfare la domanda dei clienti
stranieri. Il rischio è il rallentamento del commercio estero che dipendeva dalla
convertibilità delle valute europee in $.
Il commercio con le colonie era diminuito => materie prime soprattutto da USA e
Canada;
L'offerta agricola dall'Europa orientale è scomparsa => prodotti primari da USA e
Canada;
Fornitura tradizionale tedesca fuori dal mercato internazionale;
Durante il conflitto il mercato statunitense è diventato maggiormente autosufficiente
=> difficoltà per gli europei ad esportare negli USA;
Il risultato combinato di queste circostanze è dipendenza europea dalle importazioni
dagli USA, tradotta in un profondo squilibrio della bilancia commerciale.
8 miliardi di dollari nel 1946, 12 nel 1947. «Paradosso dell’egemonia USA». Non
• era problema nuovo, ma la crisi dell’imperialismo europeo dopo il 1945 lo
inasprisce.
I deficit commerciali europei non sono sostenibili, quindi…
• o gli europei aumentano le esportazioni verso l’area del dollaro, o le
• importazioni in dollari devono essere ridotte (deflazione);
Ridurre le importazioni implica:
• - Per l’Europa occidentale: ritardare la ricostruzione e ridurre gli standard di
vita e gli investimenti produttivi (politicamente inattuabile);
- Per gli Stati Uniti: mettere a repentaglio la crescita interna, forse l'inizio
della temuta recessione del dopoguerra;
- Export USA verso l’Europa occidentale nel 1947 solo 5% del GNP, mentre
dollar gap
a fine anni ’20 pari al 10% => se si cancellasse si avrebbe una
crescita fino a 21 miliardi di dollari dell’export statunitense.
- Rischio di distacco economico dell’Europa dagli Stati Uniti (restrizioni al
commercio; controllo sui cambi; riavvicinamento Europa occ.-URSS);
Sia gli europei che gli Stati Uniti sono interessati (economicamente e
• politicamente) a completare la ricostruzione.
Per contenere l’URSS e porre fine alla crisi europea secondo McCornick possiamo
seguire tre step:
Breve termine: Dottrina Truman (1947) Fu la risposta alla crisi egemonica britannica,
piegata dai costi gestionali delle colonie. Per sollevare Londra dalle spese a favore dei
governi antirivoluzionari gli USA entrarono in campo con un loro supporto diretto, la
dottrina Truman. Per la prima volta verrà utilizzata nella guerra civile greca,
globalizzando la dottrina Monroe in un periodo di pace. Per far accettare lo
scostamento di bilancio al congresso Truman esaltò la questione economica,
appellandosi ai sentimenti dei politici.
Medio termine: Piano Marshall (1947-1948) risolse il dollar gap (mancanza di dollari
UK), fornendo un finanziamento di 17 miliardi di dollari in 4 anni ai paesi europei,
garantiti senza vincoli se non politici, ovvero creare una politica di cooperazione (Che
non fece aderire l'URSS). Questo meccanismo permise il ritorno della stabilità
monetaria ma sarà solo il colpo di stato cecoslovacco a convincere il congresso a
perseguire questa via, con i paesi europei che compresero l'importanza della
collaborazione nella ripresa OECE (Seguirà la CECA). Riversa sulle casse europee 13
mld di dollari fra prestiti a condizione di favore e aiuti materiali di ogni genere,
soprattutto macchinari e grano.
Lungo termine: Patto atlantico (1949) Per stabilizzare l'Europa e p