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PRONTO SOCCORSO OSPEDALIERO
I pronto soccorso ospedalieri sono spesso sovraccaricati da richieste
inappropriate. A livello internazionale, si registra un aumento annuo dell'8%
delle prestazioni. Questo fenomeno è attribuibile a vari fattori: la crisi dei
medici di base, i limiti della sanità territoriale e l’esenzione dal ticket per alcuni
interventi. La conseguenza è l’aumento dei tempi di attesa, con possibili rischi
per i pazienti.
Funzione e Obiettivi del Triage
Per migliorare l’efficienza e ridurre i ritardi per i pazienti più urgenti, è stata
trier,
introdotta la funzione di triage (dal francese scegliere). Nel pronto
soccorso, il triage è un sistema di accoglienza e valutazione dei pazienti per
stabilire le priorità di intervento, distinto da altre forme di triage (come quello
nei disastri o telefonico del 118).
Secondo le linee guida ministeriali, il triage deve essere svolto da personale
infermieristico adeguatamente formato, seguendo protocolli prestabiliti
dal responsabile del servizio.
Attivazione e Risorse Necessarie
Le linee guida specificano che il triage deve essere sempre attivo nei pronto
soccorso con più di 25.000 accessi annui. In strutture con minori accessi, il
triage deve essere garantito durante periodi di picco. Le aziende sanitarie sono
obbligate a fornire le risorse necessarie.
Processo di Triage
Il triage si basa su:
Osservazione visiva del paziente.
Valutazione dei sintomi dichiarati.
Domande mirate per comprendere la gravità della condizione.
Il processo si conclude con l’assegnazione di un codice di gravità che
determina l'ordine di accesso alla visita medica. L'infermiere triagista è
essenziale in questo sistema e deve avere una formazione specifica per gestire
queste responsabilità.
Responsabilità e Supervisione
Il triage è definito come attività infermieristica, seppure svolta secondo
protocolli approvati dal medico responsabile del pronto soccorso. Tuttavia, non
si può considerare l'infermiere "sotto supervisione" medica, poiché l’infermiere
agisce in autonomia professionale in base a competenze definite.
Problemi e Criticità
Tre principali criticità emergono nel sistema di triage:
1. Organizzative: interazione insufficiente tra sistemi sanitari, carenza di
personale, inadeguata disposizione delle aree di attesa.
2. Assistenziali: raccolta dati incompleta, valutazione non adeguata,
mancata rivalutazione del paziente.
3. Relazionali: difficoltà di comunicazione per barriere linguistiche,
culturali o familiari.
Ruolo e Autonomia dell’Infermiere
Il triage è riconosciuto come una funzione infermieristica, centrata
sulla selezione dei pazienti e la prioritizzazione degli interventi. Non
richiede una diagnosi medica, ma un’attenta valutazione dei bisogni immediati
del paziente. L’infermiere triagista svolge un ruolo collaborativo con il medico,
ma con autonomia nell’identificazione dei bisogni assistenziali. Il triage è uno
strumento fondamentale per garantire efficienza e sicurezza nei pronto
soccorso. Tuttavia, la sua efficacia dipende dalla corretta formazione del
personale, dalla disponibilità di risorse e dal rispetto dei protocolli.
Triage, consenso informato e diritto alla riservatezza
Il principio del consenso informato è pienamente integrato nel nostro
ordinamento giuridico. L'articolo 15 del Codice deontologico (FNOPI, 2019)
dispone che l'infermiere "si assicura che l'interessato, o la persona da lui
indicata come riferimento, riceva informazioni precise, complete e tempestive
sul proprio stato di salute, condivise con l'équipe di cura, rispettando le sue
esigenze e adottando modalità culturalmente appropriate". La dottrina medico-
legale riconosce che l'informazione al paziente durante il triage e l'acquisizione
del consenso per pratiche svolte dall'infermiere – anche come anticipazione di
attività successive – siano di competenza dell'infermiere stesso. Questo è
giustificato dal fatto che tali attività rientrano nella sua sfera professionale,
consentendogli di fornire una descrizione esauriente delle caratteristiche delle
procedure. Va inoltre considerato che la raccolta dati da parte dell'infermiere
avviene spesso in strutture come le sale di triage, che, in molti casi,
corrispondono ancora alle vecchie sale d'attesa, non sempre adeguate a
garantire la riservatezza dei dati personali. In tali situazioni, è necessario
adottare tutte le misure possibili per tutelare la privacy del paziente, come
previsto dalle linee guida ministeriali del 2001 ("Linee guida sul triage
intraospedaliero per gli utenti che accedono direttamente in pronto soccorso")
e già richiamato dalla dottrina. Infine, per l'infermiere, la protezione della
riservatezza delle informazioni e dei dati relativi alla persona costituisce non
solo un obbligo giuridico, ma anche deontologico, sancito dall'articolo 19 del
Codice FNOPI (2019).
Scheda infermieristica di triage: obblighi di registrazione
In linea con l'attuale tendenza ad affidare agli infermieri maggiori
responsabilità di registrazione, è essenziale documentare con attenzione
l'attività di triage. La scheda infermieristica di triage è considerata un "atto
pubblico" e, come tale, soggetta alle norme penali sulla falsità documentale.
Per evitare problemi di liceità, è preferibile strutturarla come una "raccolta dati"
piuttosto che come un'anamnesi contenente diagnosi mediche, poiché la
diagnosi è una competenza esclusiva del medico, derivante dall'elaborazione di
dati clinici e diagnostici.
L'uso del termine "diagnosi infermieristica" è possibile ma poco rilevante in
questo contesto. È invece fondamentale riportare l'ora di inizio e fine del triage,
come già avviene in altre attività sanitarie regolamentate (ad esempio,
trasfusioni di sangue o atti operatori). Ulteriori elementi essenziali includono la
documentazione delle domande poste al paziente, l'assegnazione del codice
colore e le eventuali rivalutazioni.
Secondo le più recenti disposizioni ministeriali, la scheda di triage deve essere
chiara, veritiera e completa. Essendo un documento relativamente nuovo,
sorge il dubbio sulla sua conservazione. In caso di ricovero, dovrebbe essere
conservata insieme alla cartella clinica. Anche se il triage è un atto
preterapeutico, può includere interventi diagnostici e terapeutici importanti. È
quindi opportuno conservare le schede di triage per il periodo massimo
previsto per una causa civile di risarcimento danni (dieci anni).
Va infine sottolineato che, pur essendo compilata dall'infermiere professionale,
la scheda di triage deve essere predisposta o almeno approvata dal dirigente
responsabile del pronto soccorso o del dipartimento di emergenza. A differenza
della cartella infermieristica, l'infermiere non ha piena autonomia nella
gestione della scheda di triage.
Profili di responsabilità dell'infermiere
L'infermiere, come ogni professionista, può essere chiamato a rispondere in
sede penale, civile e disciplinare. Di seguito vengono evidenziati alcuni aspetti
rilevanti:
1. Protocolli di triage
La responsabilità della congruità, pertinenza e adeguatezza dei protocolli
di triage spetta al dirigente medico del pronto soccorso, come stabilito
dall’intesa Stato-Regioni del 15 aprile 1996. Questa intesa specifica che il
triage è svolto da personale infermieristico adeguatamente formato,
secondo protocolli definiti dal dirigente del servizio.
I protocolli devono essere basati sulle evidenze scientifiche più
o aggiornate (evidence-based medicine ed evidence-based nursing).
Devono garantire correttezza, applicabilità, chiarezza, trasparenza,
o flessibilità e aggiornabilità.
Gli infermieri possono proporre modifiche ai protocolli in base alla
o loro esperienza pratica.
2. Responsabilità dell’infermiere
L’infermiere è responsabile della corretta applicazione dei protocolli e
risponde di eventuali errori secondo i criteri della responsabilità colposa
(negligenza, imprudenza, imperizia).
I problemi principali sorgono da una sottovalutazione dei codici
o colore di gravità, che può esporre l’infermiere a conseguenze legali
per lesioni personali colpose o, nei casi più gravi, omicidio colposo.
3. Triage out non ammesso
Non è consentito all’infermiere dimettere un paziente senza una
valutazione medica. Ogni paziente che si presenta al pronto soccorso ha
il diritto di essere visitato da un medico.
Tuttavia, si invita a usare ragionevolezza in caso di richieste
o palesemente inappropriate di accesso al pronto soccorso.
Alcuni autori ritengono che, in situazioni eccezionali come le
o maxiemergenze, l’infermiere possa indirizzare pazienti al proprio
medico curante senza visita medica ospedaliera.
Le linee guida aggiornate sul triage di pronto soccorso, pubblicate sulla
Gazzetta Ufficiale, sono riportate nello schema seguente.
Linee guida sul "Triage" intraospedaliero per gli utenti che accedono
direttamente in pronto soccorso*
Considerazioni generali
Il triage è un sistema organizzativo per gestire gli accessi non programmati a
servizi di emergenza. Consiste nella selezione e classificazione dei pazienti in
base alla gravità e all'urgenza delle loro condizioni, definendo le priorità per la
visita medica, senza sostituirla.
Ambiti di Applicazione
Il triage viene utilizzato in diversi contesti:
Centrale operativa
Pronto soccorso
Territorio
Maxiemergenze e catastrofi
Origine del Termine trier
Derivato dal verbo francese (scegliere, classificare), il triage implica la
valutazione immediata per stabilire il grado di priorità nel trattamento.
Applicazione in Ospedale
Secondo le linee guida Stato-Regioni e il DPR del 27 marzo 1992, il triage è
obbligatorio nei dipartimenti di emergenza (DEA) e pronto soccorso con oltre
25.000 accessi annui. In strutture con meno accessi ma flussi irregolari (es.
stagionali), la funzione di triage deve essere garantita proporzionalmente.
Personale
Il triage deve essere effettuato da un infermiere esperto e formato,
presente nell’area di accoglienza del pronto soccorso.
L’infermiere opera secondo protocolli approvati dal dirigente del pronto
soccorso o DEA e sotto la supervisione del medico di turno.
Formazione
Il personale deve avere un diploma infermieristico e almeno sei mesi di
esperienza in