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Sintassi: le regole del linguaggio

Le regole del linguaggio non sono regole prescrittive, non ci dicono cosa dobbiamo o non dobbiamo fare. Se le regole prescrittive ci sono state insegnate, prescrivono il modo in cui dobbiamo combinare le parole, anche se spesso vengono violate dai parlanti (es. articolo davanti al nome, dire "ame mi piace"). Le regole del linguaggio non ci vengono insegnate poiché implicitamente conosciute. Quest'ultime riguardano i vari modi in cui si possono combinare le parole per ottenere espressioni ben formate, frasi grammaticalmente possibili, corrette (grammatica come filtro delle combinazioni possibili di elementi primitivi).

Come si imparano le regole linguistiche?

Comportamentismo: secondo il (Skinner) si tratta di un meccanismo di rinforzo dell'associazione tra stimolo e risposta (rinforzo positivo per frasi/parole corrette e rinforzo negativo per frasi/parole sbagliate). Tale approccio non può essere corretto in quanto il bambino non riceve quasi mai

feedback negativi (che in ogni caso non hanno effetto) e produce espressioni che non ha mai sentito e per cui non ha mai ricevuto un rinforzo.

I linguisti e in particolare Chomsky invece sostengono che, data la natura delle regole grammaticali, il linguaggio abbia una componente innata e che ci debba essere una predisposizione genetica per l'acquisizione delle regole sintattiche. Queste infatti sono troppo complesse per essere apprese da un bambino sulla base degli stimoli (troppo poveri) a cui è esposto. La regola di coreferenza non viene appresa, ma fa parte del patrimonio genetico del bambino, si tratta di una nozione preteorica, basata su intuizioni native, difatti è presente in tutte le lingue.

Si parla di coreferenza pronominale e riferimento disgiunto. Si parla di coreferenza pronominale quando il pronome ha lo stesso riferimento di un altro nome (denotano la stessa persona), mentre si parla di riferimento disgiunto se il pronome e il sintagma nominale denotano persone differenti.

1. Charlie dice

Che lui è stanco2. Charlie dice che è stanco

Se nella prima frase “lui” e Charlie coincidono abbiamo una coreferenza pronominal, se invece il pronome “lui” non si riferisce a Charlie si parla di riferimento disgiunto.

Se la frase fosse “Lui dice che Charlie Brown è stanco” avremmo un pronome con un significato disgiunto (può solo riferirsi ad un altro individuo).

Per decidere quando un pronome ed un nome possono avere lo stesso riferimento occorre identificare una struttura gerarchica; le unità gerarchiche di base di una frase sono i costituenti. Questi sono unità, raggruppamenti naturali di parole che possono essere identificati tramite operazioni sintattiche, che compiamo mentre parliamo, trasformando un gruppo di parole (solo gruppi di parole costituenti possono essere pronunciati in isolamento).

Se il risultato della trasformazione è una frase grammaticale allora il gruppo di parole è un

costituente1.Charlie è stanco

È Charlie che è stanco

frase scissaLa seconda frase () è stata generata partendo dalla prima tramite l'applicazione di una regola linguistica e può essere usata come un test di costituenza verbo essere + sequenza fuori posto + che + frase senza test frase scissa:la sequenza fuori posto

Solo i costituenti superano tale test, il costituente più grande di tutti è la frase stessa.

Per capire quando un pronome e un nome possono indicare la stessa persona occorre quindi identificare il costituente. In particolare bisogna identificare il costituente più piccolo che contiene il pronome applicando il test della frase scissa. Quando il più piccolo costituente che contiene il pronome non contiene il nome, il pronome può riferirsi alla stessa persona a cui si riferisce il nome. es: Quando lui è stanco, Charlie ha mal di testa.

frase scissa: È quando lui è stanco che Charlie ha mal di

testa.Nella farse scissa il più piccolo costituente che contiene il pronome è il gruppo di parole “quando lui è stanco”. Se invece il più piccolo costituente contiene il pronome contiene il nome, il pronome NON può riferirsi alla stessa persona a cui si riferisce il nome. es: Lui dice che Charlie Brown è stanco. frase scissa: Lui dice che Charlie Brown è stanco; in questa il più piccolo costituente che contiene il pronome è tutta la frase. Oltre al test della frase scissa ci sono altri test per verificare se un gruppo di parole è un costituente: test della proforma: consiste nel sostituire un gruppo di parole con un pronome, se ciò è possibile allora quel gruppo di parole è un costituente (es. Snoopy vuole cucinare una frittata — Snoopy vuole cucinarla; una frittata è un costituente) test di enunciabilità in isolamento: se un gruppo di parole è un costituente

può essere rappresentata utilizzando i seguenti tag HTML:

può essere pronunciato in isolamento, per esempio come risposta a una domanda (es. Snoopy vuole andare a Parigi in bici — come vuole andare a Parigi Snoopy? In bici, in bici è costituente)

test di non inseribilità: se un gruppo di parole è un costituente non possiamo inserire un costituente al suo interno. (es. Snoopy vuole andare in bici domani — Snoopy vuole andare a in domani bici, NO)

test della coordinazione: solo i gruppi di parole che formano costituenti possono essere coordinati tra loro, per esempio attraverso "e" o "o" (es. Snoopy vuole andare a Parigi in bici o in deltaplano)

test dell'ellissi: possiamo cancellare gruppi di parole che sono costituenti (es: Snoopy vorrebbe andare a Parigi ma forse non vorrebbe andare [a Parigi])

Per identificare i costituenti occorre una struttura gerarchica. Questa introduce una struttura stratificata su diversi piani gerarchici e permette di avere strutture intermedie. Tale struttura

La struttura gerarchica del costituente verbale (struttura sintagmatica) è il sintagma verbale. Le posizioni relazionali sono:

  1. Posizione della testa (parola che comanda, qui è il verbo stesso, NON è un costituente) complemento
  2. Posizione del complemento (a cui la testa è relazionata)
  3. Posizione dell'aggiunto (testa + complemento stanno in relazione con uno o più aggiunti)
  4. Posizione dello specificatore (alla sinistra della struttura ho lo specificatore)

Ad esempio: I poliziotti hanno tutti inseguito il ladro in città

  • Testa del sintagma verbale è il verbo = "inseguito"
  • Complemento del verbo = "il ladro"
  • L'aggiunto = "in città"
  • Alla sinistra della struttura ho lo specificatore = "tutti"

Complemento, aggiunti e specificatori essendo raggruppamenti di parole sono dei costituenti. La testa è etichettata come V.

mentre la testa e il suo complemento come V', questo perché la testa quando entra in relazione con il suo complemento muta le proprietà combinatorie. Gli aggiunti invece non sono obbligatori ma opzionali, si aggiungono alla struttura senza modificarne le proprietà combinatorie. Quando metto in relazione gli aggiunti (gruppo V') con lo specificatore cambio nuovamente le proprietà combinatorie e ottengo proiezione massimale. Il sintagma, ossia la Quest'ultima è un universale linguistico, una struttura chiusa e ben formata oltre la quale non è possibile aggiungere materiale. Ogni parola proietta, ha un sintagma (verbale o nominale). Classifichiamo le parole in base alla loro categoria sintattica, ma per sapere a quale categoria sintattica (articolo, verbo..) appartiene una parola occorre capire con quali altre parole si può combinare (es: una parola appartiene alla categoria articolo se si combina con un nome). Nel modello definito dalla

teoria X-barra, x (testa) richiede di combinarsi con un complemento mentre x' (testa + complemento) non richiede più di combinarsi con un complemento piuttosto con un aggiunto.

Nella frase: I ragazzi hanno tutti ascoltato il concerto in giardino

  • testa = "ascoltato"
  • complemento = "il concerto"
  • aggiunto = "in giardino"
  • specificatore = "tutti"

Anche "il concerto" ha una struttura sintagmatica; in questo caso abbiamo sintagma nominale:

  • testa = "concerto"
  • complemento = non occupato da materiale lessicale (concerto è un nome non relazionale), tuttavia la sua proiezione è SEMPRE presente
  • specificatore = "il"

Se aggiungessi "di Maria":

  • testa = "concerto"
  • aggiunto = "di Maria"

"di Maria" non può essere complemento, in quanto "concerto" non descrive un evento transitivo; se la frase

fosse stata “la fondazione di Roma”, in questo caso “di Roma” è complemento perché “fondazione” deriva da un verbo, è un nome relazionale, ottenuto da un verbo transitivo. Se il nome è un nome relazionale, denota un evento che ha un agente, allora quel nome può prendere un complemento. Tuttavia non è obbligatorio: i nomi, al contrario dei verbi (transitivi), non devono per forza avere del materiale lessicale nella posizione del complemento.

Es: la fondazione dei Romani

  • testa = “fondazione”
  • complemento = /
  • aggiunto = “dei Romani”
  • specificatore = “la”

Es: la fondazione di Roma dei Romani

  • testa = fondazione
  • complemento = di Roma
  • aggiunto = dei Romani
  • specificatore = la “ne”

Il pronome partitivo può sostituire parte del sintagma nominale che è complemento del verbo (questo perché posso raggruppare le parole

chefanno parte del complemento del verbo in sottogruppi, non c'è una struttura lineare ma gerarchica). Nei sintagmi nominali possiamo anche avere nomi propri i quali, come i nomi non relazionali, non prendono il complemento (che è comunque da proiettare).

sintagma determinante: i determinanti (gli articoli) sono teste dei sintagmi del determinante che prendono come complemento un sintagma nominale. All'interno di una frase ogni parola è un sintagma; quindi nella frase "Leo ha visto la sua fotografia di Paolo", "sua" non può essere un specificatore (non è iterabile), sia "la" che "sua" sono testa di un sintagma:

  • testa = la (sintagma del determinante)
  • complemento
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Publisher
A.A. 2023-2024
24 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gretaxbicocca di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Arosio Fabrizio.