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ORGANIZZAZIONE SANITARIA
Le organizzazioni sono entità sociali, cioè vuol dire che le organizzazioni esistono perché ci sono delle persone che la compongono. Queste persone hanno degli obiettivi da raggiungere, degli obiettivi individuali che poi sommati devono dare l'obiettivo organizzativo; o se volete al contrario un obiettivo organizzativo che viene diviso e spaccettato tra tanti obiettivi individuali, la cui somma deve dare l'obiettivo organizzativo. Le entità sociali, guidate da obiettivi, sono progettate come sistemi di attività deliberatamente strutturate e coordinate. Cioè ciascuna organizzazione non funziona a caso, non funziona sulla base dell'anarchia, ma funziona perché ci sono delle attività previste a priori da svolgere, assegnate a ciascuna persona e perché ci sono degli strumenti e dei modi per far agire queste persone in maniera coordinata gli uni con gli altri. Ci sono delle regole, ci sono deimeccanismi che fanno sì che chi si occupa degli acquisti oppure chi si occupa delle prenotazioni parli con chi si occupa della produzione, perché se io non ho le materie prime non posso avviare la produzione, per esempio, o chi si occupa appunto della gestione operativa dei reparti ospedalieri parli con chi si occupa invece dell'acquisto di farmaci, per fare in modo che non manchino mai i farmaci da somministrare ai pazienti. Se queste due persone che svolgono attività differenti non si parlano, ci sarebbe il caos dentro l'organizzazione. Quindi le organizzazioni sono entità sociali che sono guidate da obiettivi, sono progettate deliberatamente come sistemi di attività strutturate e coordinate tra di loro e infine il tutto è influenzato, interagisce con l'ambiente di riferimento; cioè che prevede un sistema di attività, gli obiettivi ecc. Tra le problematiche di un organizzazione, nell'ambito del contesto sanitario.Troviamo il fatto che ci sono più specialisti che spesso hanno conoscenze frammentate tra di loro, ma complementari; il fatto che nel contesto sanitario ci sono delle forti interdipendenze, tra i diversi attori, i diversi componenti di un'organizzazione e richiama il fatto che le tecnologie versano un ruolo molto importante.
Quello che però è un concetto chiave è il paradosso organizzativo che si sta vivendo attualmente nelle organizzazioni sanitarie. Un paradosso è un qualcosa che evidentemente va contro la logica, cioè è qualcosa che in realtà causa qualcos'altro. Il paradosso fondamentale che affronta oggi il settore della sanità è il fatto che consiste nel richiedere al tempo stesso la specializzazione e l'integrazione tra i vari servizi. È stato uno studioso che si chiama Scott ad avere questa intuizione e che sostanzialmente pone una sfida dal punto di vista della progettazione.
Dell'organizzazione sanitaria perché il contesto sanitario oggi al tempo stesso richiede da un lato la specializzazione, cioè vuol dire conoscere bene, in profondità una cosa (io sono specializzato vuol dire che so fare molto bene una cosa, invece il generalista è quello che sa fare un po' di tutto però niente diciamo al dettaglio è un po' come il medico di famiglia. Il medico generalista non opera, non mi fa un intervento perché per quella cosa c'è il medico specialista, quello che ha studiato alla scuola di specializzazione). Allora quindi da un lato nel contesto della sanità sempre di più c'è questo bisogno, questa richiesta, questo trend verso un'eccessiva specializzazione. Man mano più andiamo avanti, più le scoperte scientifiche, le nuove tecniche eccetera fanno sì che si creino nuove specializzazioni, nuovi settori (per esempio di recente è stata introdotta la scuola di specializzazione).
invece è unire, combinare diverse competenze per ottenere un risultato migliore. Nel caso della specializzazione in medicina d'urgenza, è fondamentale che i medici siano in grado di gestire situazioni di emergenza e di prendere decisioni rapide e accurate sulla base di pochi sintomi. Questa specializzazione permette loro di acquisire le competenze necessarie per affrontare queste situazioni critiche. Tuttavia, la specializzazione comporta anche una frammentazione delle competenze. Infatti, diventando specialisti in un ambito specifico, i medici si differenziano da quelli che si occupano di altre aree della medicina. Questo può portare a una mancanza di integrazione tra le diverse specializzazioni e a una visione parziale del paziente. Il paradosso è che, nonostante la crescente specializzazione, c'è sempre più bisogno di integrazione. Infatti, per fornire una cura completa e di qualità, è necessario combinare le competenze di diversi specialisti e lavorare in equipe multidisciplinari. Solo attraverso l'integrazione delle conoscenze e delle competenze è possibile ottenere una visione completa del paziente e garantire un trattamento efficace. In conclusione, la specializzazione in medicina d'urgenza è fondamentale per formare medici preparati a gestire situazioni di emergenza. Tuttavia, è importante anche promuovere l'integrazione tra le diverse specializzazioni al fine di garantire una cura completa e di qualità per i pazienti.ècondividere mettere insieme i pezzi. Quindi la sfida di chi si occupa di organizzazionesanitaria oggi è quella di cercare di combinare tra di loro specializzazione e integrazione,che sono due concetti opposti, perché uno divide e l'altro mette insieme. Perché oggi c'èsempre più maggior bisogno di integrazione poiché il quadro epidemiologico sta ponendodavanti delle sfide che riguardano la diffusione di patologie cronico degenerative, ovveropatologie dove non c'è una vera e propria cura ma dove semplicemente si tratta di gestire,di monitorare, di migliorare le condizioni di vita del paziente senza però andarlo a curaredefinitivamente a farlo guarire da una patologia e in genere sono patologie sistemiche(ad esempio il diabete che è una patologia che può causare danni a diversi organi, ildiabete può causare danni al rene, può causare danni agli arti inferiori, ad esempio il
Il piede diabetico è il fatto che i pazienti che hanno diabete in stato avanzato possono andare incontro all'amputazione degli arti perché sostanzialmente il sangue non arriva fino in profondità, fino alla punta dei piedi e quindi il piede può andare in cangrena. Ma il diabete può portare anche a problemi alla vista, infatti il paziente diabetico ha una maggiore probabilità di andare incontro a un distacco della retina oppure il diabete può portare a problemi di cuore, infatti il paziente diabetico, soprattutto con un'età avanzata ha una maggiore probabilità di avere un infarto rispetto a chi non ha questo tipo di patologia. Quindi come vedete curare questo tipo di problema di salute, è un problema complesso per cui immaginatevi un paziente diabetico che inizia a manifestare un problema di salute che riguarda per esempio il piede, inizia a notare, a perdere la sensibilità alla punta dei piedi e inizia a notare che
Inizia a cambiare colore, la punta del piede inizia a diventare viola. Va a fare una visita dallo specialista e dice beh sì c'è un problema perché il sangue non arriva in tutti i capillari fino alla fine della punta del piede e questo probabilmente è tipico della patologia che hai che si chiama diabete.
Allora questo medico potrebbe essere portato a dire al paziente bene guarda siccome è un problema di articolazione di sangue che non arriva prendi questa pillola, questa pillola aumenta pressione così in questo modo il sangue riesce ad arrivare anche dove attualmente diciamo ha difficoltà ad arrivare, però se quel povero paziente si prende la pillola sarà molto probabile che non morirà per la posizione del piede però quasi sicuramente si beccherà un infarto perché come abbiamo detto prima dal punto di vista cardiologico, il paziente diabetico deve stare molto attento ai farmaci che prende.
perché un livello della pressione troppo alto potrebbe causare o il distacco della retina oppure direttamente un infarto. E quindi come il processo di cura di quel determinato paziente viene deciso da più persone contemporaneamente, ci sono più medici che si devono incontrare fisicamente, che si devono parlare che si devono scambiare informazioni e insieme devono decidere qual è la cura migliore, questo è quello che andrebbe fatto. Perché per quel paziente la risposta al suo problema di salute non è la risposta che può dare il medico A non è la risposta che può dare il medico B non è la risposta che può dare il medico C ma è una risposta di frutto del confronto, dell'adattamento reciproco che nel corso di una riunione hanno avuto ABC insieme parlando tra di loro, cercando la combinazione che permette di curare al meglio quel paziente evitando di aggiustare una cosa e sfasciare.un'altra). Il paradosso si risolve perché io ho più attori specializzati, ciascuno sul proprio ambito, sulla propria disciplina che sono costretti, devono collaborare, devono integrare la loro conoscenza all'interno di team e devono mettere insieme le loro competenze e arrivare insieme a determinare quello che è il percorso di cura migliore per il paziente. Questo vuol dire integrare. Ecco il paradosso è questo, quindi specializzazione che sta diventando sempre maggiore ma al tempo stesso sempre maggiore necessità di mettere insieme diversi attori specializzati a collaborare tra di loro, ci sono delle strutture sanitarie che stanno sperimentando dei modelli organizzativi dove mettono insieme creano questi team multidisciplinari, dove per esempio per la cura di determinate patologie non c'è un solo un medico di riferimento ma c'è un team di persone che affronta il caso clinico, discute, parlano tra di loro e cercano insieme diarrivare a un percorso di cura per quel determinato paziente. INTERDIPENDENZE E COORDINAMENTO Per affrontare questo tema, ricordiamo un modello che ha proposto uno studioso di organizzazione che si chiama Thomson che ha sviluppato una classificazione delle forme di interdipendenza, cioè quando i singoli componenti dipendono gli uni dagli altri per realizzare le proprie attività. Quindi sostanzialmente prevede la classificazione in tre forme di interdipendenza che si chiamano: - generica: l'interdipendenza generica che è quel tipo di interdipendenza molto bassa tra le differenti unità operative di un'organizzazione, il tipico esempio che si fa è quello dei servizi di diagnostica, per esempio il laboratorio analisi o l'anatomia patologica e così via, cioè c'è bisogno che il medico di laboratorio lavori fianco a fianco con il chirurgo ecc. No di solito per la natura delle attività svolte e per quello che fanno, inQuesto caso il grado di interdipendenza tra le novità operative è molto molto basso. Il medico che vuole fare un esame istologico fa il prelievo, lo manda al laboratorio, il laboratorio analizza le cellule, fa un referto e lo rimanda indietro al medico.