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Bisogna ricordare, però, che sono importanti tutti questi livelli: per capire cosa succede in generale bisogna

sapere cosa succede nel particolare, e dall’altra parte il comportamento particolare è un riflesso del generale.

Infatti, un concetto chiave per capire l’ecologia è l’interazione tra livelli differenti.

Una proprietà emergente è una proprietà di un sistema, che non è spiegata dalla somma delle sue

componenti.

Il professor Santini ci parlerà di auto-ecologia.

L’ecologia è una disciplina relativamente giovane. Tradizionalmente

si dice che l’ecologia sia nata nel 1866: Ernst Haeckel in quell’anno

ha pubblicato il libro “Generelle Morphologie der Organismen”, in

cui lui conia per la prima volta il termine ecologia, che deriva dal

greco Oikos + logos = casa + studio/scienza. Dà una definizione: per

ecologia si intende la scienza dei rapporti tra gli organismi e il

mondo esterno. Sostanzialmente è la stessa definizione che viene

data oggi.

Heackel era un naturalista tedesco a cui piaceva tanto viaggiare. Ad

un certo punto della sua vita venne a lavorare a Napoli, dove rimase

folgorato dalla pittura, ma suo padre gli disse di “trovarsi un lavoro

onesto”. Haeckel allora condusse una ricerca di altissimo livello e fu

il primo a descrivere i radiolari (protozoi). Questa sua passione per il

disegno si è concretizzata in quanto i suoi libri sono pieni di disegni,

tanto da avere anche un’influenza sull’arte (oltre alla scienza, avendo

dato un nome all’ecologia e avendone definito i confini), in

particolare sull’Art Noveau. La porta monumentale fatta da Binet per

l’Esposizione Universale di Parigi del 1900 è dichiaratamente ispirata

alle descrizioni dei radiorali di Heackel. Inoltre, Binet disegnò una

serie di lampadari ed interruttori della corrente sempre ispirati ad

Haeckel, fece la stessa cosa anche Roux, che si ispirò al suo disegno della cubo-medusa.

Se si vanno a cercare le radici dell’ecologia, Charles Elton dichiarò: “Ecologia è un nome nuovo per una

scienza molto antica”.

In realtà gli antichi non erano molto illuminati in questa disciplina, dal momento che avevano un pensiero

estremamente antropocentrico, sia Aristotele (“Le piante sono fatte per gli animali e gli animali per l’uomo,

quelli domestici perché ne usi e se ne nutra, quelli selvatici […] perché se ne nutra e se ne serva per altri

bisogni […]. Se dunque la natura niente fa né imperfetto né invano, di necessità è per l’uomo che la natura li

ha fatti, tutti quanti.”) che nella “Genesi” (“Dio disse: - Facciamo l’uomo: sia simile a noi, sia la nostra

immagine. Dominerà sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, sugli animali selvatici e su quelli

che strisciano al suolo”). Quindi nell’antichità non c’è grande interesse per il mondo naturale a sé stante.

Durante l’Umanesimo e il Rinascimento la situazione non cambia tanto, infatti nei famosissimi dipinti come

“La primavera” di Botticelli si nota che c’è un maggior interesse per la natura, questa tuttavia è solo uno

sfondo. Al centro c’è sempre una figura umana.

Un vero cambio di rotta avviene nel 1700, quando Linneo (che inventa la classificazione binomia) inizia ad

avere dei pensieri di tipo ecologico: “Per economia della natura si intende il saggio ordinamento degli esseri

instaurato dal Sovrano Creatore, grazie al quale essi tendono ai fini comuni ed hanno funzioni reciproche”, “È

piaciuto alla Mente Creatrice di determinare la proporzione che troviamo tra erbivori, carnivori, uccelli, insetti

e persino tra i regni vegetale e animale” (il grande difetto di Linneo è infatti che era creazionista). L’idea della

proporzione è molto interessante e si ritrova in natura.

In questo periodo nasce anche la chimica moderna, che si distacca dall’alchimia e magia, ad opera di

Lavoisier, che pone le basi della chimica e delle sue applicazioni allo studio della biologia (“I vegetali

attingono dall’atmosfera l’acqua, dal regno minerale i materiali necessari alla loro organizzazione. Gli animali

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si nutrono di vegetali o di altri carnivori… infine la fermentazione, e la combustione rendono all’aria e al

regno minerale le sostanze che vegetali e animali ne hanno tratto” il ciclo della materia!)

Alexander Von Humboldt (1769-1859) è stato un grandissimo naturalista ed esploratore prussiano del 1700,

nato in una famiglia nobile ma che decise di inseguire la sua passione: lo studio del mondo naturale.

Probabilmente si può considerare uno degli ultimi umanisti: in un’epoca in cui la scienza diventava sempre

più settoriale, lui spazia a 360 gradi. Si trova proprio a cavallo tra due periodi storici: la fine del 1700, quindi

l’Illuminismo (età della ragione), e l’inizio dell’800 con il Romanticismo (età del sentimento) lui prende il

meglio di tutti e due. Fu un uomo poliedrico, infatti nella sua vita scrisse tra 30 e 40 libri e intorno a 25 mila

lettere, parlava 8 lingue ecc…

Questo è un brano tratto da una delle sue lettere dal periodo in cui lui si stava preparando ad intraprendere il

viaggio della sua vita, che centra il nocciolo della questione: “Raccoglierò piante e fossili […] mi sforzerò di

capire l’interazione delle forze della natura e le influenze che esercita l’ambiente geografico sulla vita vegetale

e animale. In entri termini, mi propongo di esplorare l’unità della natura” in un’epoca in cui i naturalisti,

spinti dall’opera di Linneo, si occupavano di descrivere ogni specie in maniera super precisa ed incasellarla

perfettamente, lui invece si propone di esplorare l’unità della natura, e quindi sostanzialmente fa un

ragionamento di tipo ecologico.

Quindi sì, il nome dell’ecologia nasce con Hackel, ma in realtà questa nasce con Von Humboldt.

Il suo primo viaggio fu quello più famoso:

partì dal 1799 dalla Spagna (aveva provato ad

imbarcarsi in Francia, ma trovandosi nel vivo

delle guerre napoleoniche e essendo lui

prussiano non ci riuscì) e arrivò inizialmente

nella Nuova Granada (Venezuela) e si spostò

verso l’entroterra lungo il bacino del fiume

Orinoco. Dopodiché va a Cuba, poi a

Cartagena (Colombia) e da qui parte per

l’esplorazione della Ande colombiane, dove

si trova un’importante catena di vulcani, che

lui scala tutti, ma ce n’è uno particolarmente

interessante Chimborazo, che all’epoca era

ritenuto la montagna più alta della terra.

  

In seguito va a Lima Messico Cuba

Stati Uniti Francia.

Von Humboldt fu il primo a quasi scalare

completamente Chimborazo (6310m) nel

1802, cioè arriva quasi alla cima, e questa esperienza rappresenta il culmine del suo pensiero riguardo certe

osservazioni molto importanti: lui scopre quelli che sono i gradienti altitudinali (variazione delle specie e

comunità, animali e vegetali, via via che si sale verso l’alto) e capì anche che c’era un parallelo con i

gradienti latitudinali (quando ci muoviamo dall’equatore verso i poli, cambiano le specie). Quindi, lui

comincia a fare collegamenti con altre cose che aveva visto facendo altri viaggi.

Alla fine di questi viaggi lui acquisisce una certa notorietà e stabilisce una serie di amicizie e conoscenze con

personaggi chiave dell’epoca, come Wolfgang Goethe (con lui addirittura sono amici fin da giovani), Joseph

Gay-Lussac (chimico e fisico), Simon

Bolivar (il libertador, portò avanti la

liberazione del Sud America dalla Spagna) e

Thomas Jefferson (terzo presidente degli

Stati Uniti) e tanti altri.

Il modo di pensare di Von Humboldt è ben

sintetizzato da una parola tedesca

“Naturgemalde”, che significa

sostanzialmente rappresentazione e pittura

della natura in una famosissima

illustrazione in uno dei suoi libri viene

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rappresentato il monte Chimborazo e sono annotati tutti i nomi di piante che trovato e anche tutti i

cambiamenti che ha rilevato durante la scalata. Quindi è la rappresentazione grafica di un sistema ecologico.

La sua visione della natura è caratterizzata dall’idea di inter-relazione e di unità: la natura è un organismo

unitario, le varie componenti sono legate tra di loro e questa grande associazione si comporta in maniera

omogenea.

L’eredità di Von Humboldt è enorme, ispirò addirittura Darwin, che lo definisce il più gran naturalista di tutti i

tempi. Anche Heackel fu ispirato da lui la sua grande eredità è il nuovo modo di leggere non solo la natura,

ma anche la scienza e la cultura in generale.

Verso la fine della sua vita tenne un ciclo di conferenze all’università che crearono scandalo, in quanto erano

aperte a tutti (non solo agli studiosi) e inoltre tutti erano interessati a partecipare, anche le donne, che per la

prima volta si aprirono alla scienza.

Inoltre, descrisse per la prima volta gli effetti delle comunità umane sulla natura: disse che l’uomo stava

cambiando il clima, con la deforestazione e l’immissione di gas nell’atmosfera (!!!!!) aveva già visto molto

lontano. 

Infine, indentifica il legame che c’è tra i sistemi naturali e quelli politici e sociali nemico dello schiavismo

e del colonialismo (“la barbarie europea”). Quindi getta le basi dell’ecologia della conservazione.

Ma se Von Humboldt è così importante, come mai nessuno lo conosce? Perché è stato riscoperto di recente. In

realtà è stato un uomo popolarissimo (fu addirittura definito come “l’uomo più famoso dopo il diluvio

universale” o “l’uomo più famoso dopo Napoleone Bonaparte”, Goethe lo paragonò ad una fontana che

sprizza conoscenza dappertutto). Nonostante tutto, pochi lo conoscono, forse perché non è legato ad una

singola idea, ma a proprio un nuovo modo di vedere. Inoltre, probabilmente è stato vittima di un pregiudizio

anti-tedesco che si diffuse dopo la Prima Guerra Mondiale.

Se si volesse approfondire la sua vita, il professore consiglia di leggere “L’invenzione della natura” (Andrea

Wulf) e di guardare un documentario su Rai Play fatto da Barbero (<3 <3 <3 <3).

Parallelamente Thomas Malthus, che è stato un demografo scozzese, scrive un libro fondamentale “Saggio

sul principio di popolazione” (1798) comincia a pensare come le popolazioni crescono: lui

Dettagli
A.A. 2021-2022
5 pagine
SSD Scienze biologiche BIO/07 Ecologia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher s1lviav3rdiani di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Ecologia con laboratorio e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Rovero Francesco.