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Quindi in tutto questo scenario, si prevede che la domanda
di prodotti di origine animale dovrà essere soddisfatta
dall'offerta. Le previsioni stimano che per il 2050 vi sarà
un'esigenza produttiva mondiale che arriverà ai 445 milioni
di tonnellate per la carne suddivisa tra le varie specie di
interesse zootecnico, 1077 milioni di tonnellate per il latte e
102 milioni di tonnellate per le uova, quindi degli
incrementi molto importanti e tali aspetti dovranno
confrontarsi con la disponibilità limitata delle risorse a
livello globale.
Quindi quali sono le possibili soluzioni e strategie a questa
situazione? Prima di tutto è necessario lo sviluppo di un
modello socio economico che garantisca la sostenibilità
ambientale, quindi bisognerà utilizzare le tecnologie
moderne, come per esempio gli OGM, i fertilizzanti,
nell'agricoltura del futuro cercando di limare i limiti dei
sistemi produttivi di tipo biologico convenzionale o misto e
poi sarà necessario priorizzare gli interventi nell'ambito
della produzione di alimenti a discapito della produzione
energetica e dell'urbanizzazione. In generale un aumento
dell'efficienza dei sistemi produttivi agricoli e zootecnici per
un miglioramento della sostenibilità ambientale è
auspicabile, questo proprio perché la pressione
dell'opinione pubblica sul comparto delle produzioni animali
è cresciuta in modo significativo in relazione
all'inquinamento da essa apportata all'ambiente. Infatti i
sistemi di allevamento zootecnico contribuiscono alle
emissioni di CO2 di CH4 e provocano inquinamento dato
dai refluii, si stima che contribuiscono al 14 al 18% delle
emissioni globali e questo fa sì che l'allevamento sia una
tra le principali fonti di emissione, la soluzione a questo
problema sicuramente è un aumento dell’efficienza dei
sistemi di zootecnici.
Capper in un suo lavoro del 2009 ,ha osservato livelli di
anidride carbonica prodotta da allevamenti di bovine da
latte ,per un periodo che andava dal 1944 al 2007 e ha
osservato che l'aumento della produzione di latte ,a causa
di una maggiore ingestione di alimento , era accompagnato
da una produzione di CO2 significativamente ridotta questo
perché erano utilizzati un numero di animali minori e anche
un aumento della produzione unitaria per vacca gli stessi
ricercatori hanno stimato attraverso lo studio
osservazionale che la quantità di gas serra prodotta nello
stesso periodo è significativamente ridotta fino al 30-40%
negli stessi allevamenti di bovine da latte.
In America lo stesso ricercatore in una successiva
pubblicazione ha stimato che la produzione di carne bovina
nel 2007 ha causato il 18% in meno di liquami, rispetto al
1977, quindi anche per il sistema carne, l'intensificazione
del processo produttivo ha rappresentato la migliore
strategia per ridurre l'impronta animale e soddisfare la
domanda crescente di alimenti specialmente nei paesi
emergenti.
Tuttavia questo scenario implica una maggiore richiesta di
materie prime per mangimi dovuta chiaramente agli
aumentati fabbisogni delle vacche ad alta produzione e
anche di una messa in cultura di una maggior quota di
ettari seminativi a discapito però delle superfici di pascolo
o boschive, con una conseguente riduzione della capacità
di sequestro del carbonio da parte del sistema
dell'ambiente e un aumento delle emissioni nette di gas
serra. I ricercatori riportano che buoni risultati in termini di
mitigazione delle missioni si possono ottenere coniugando
le tecniche di alimentazione di precisione, con specifici
programmi di miglioramento genetico, che inseriscano
negli obiettivi di selezione, il miglioramento dell'efficienza
riproduttiva e una diminuzione dell’emissione di metano di
origine ruminale.
Le sfide per una zootecnia sostenibile nel futuro sono ;
sicuramente l'incremento della produzione per soddisfare le