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SEI PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE

• 1921 ci fu la prima dell’opera, ma non viene accolto molto bene dal pubblico. Nel 1925 lo

riprende aggiungendo la prefazione per far capire al pubblico il significato che voleva dare, e

da qui ebbe grande successo. Tanto che ancora oggi viene messo in scena.

• quella di Pirandello fu un'opera molto innovativa per l’epoca. Ha portato così tante

conseguenze nel mondo del teatro moderno che ora appaiono normali.

L’innovazione di Pirandello non è solo la rottura della quarta parete (cioè la parete invisibile

che divide il palco dal pubblico: con sfondare intende mettere in comunicazione il palco con

la sala), ma anche la trama, la storia della sua commedia che prende il nome di sospensione

di incredulità => mentre guardiamo uno spettacolo dovremo essere increduli perché stiamo

guardando qualcosa di non reale; ma sospendiamo la nostra incredulità e ci lasciamo

affascinare e emozionarsi dagli attori come se fossero veri.

PREFAZIONE

• nella Prefazione spiega la nascita del testo: ci racconta di questa serva, che è la Fantasia,

che è un po’ giocherellona. La fantasia gli porta davanti una famiglia per scrivere un

romanzo. Inizia a presentarci i sei personaggi che troveremo nell’opera. Non sa perché e

come siano nati questi personaggi nella mente dell’autore. L’autore assorbe i dettagli della

propria vita e fa diventare questi personaggi vivi (lo paragona alla nascita di un bambino). I

personaggi hanno una loro vita, ma per entrare nel mondo dell’arte hanno bisogno

dell’autore. <<Nati vivi, volevano vivere>> = non esistono quei personaggi finché non

vengono scritti sulla pagina, per esistere (per vivere) hanno bisogno dell’autore.

1) Esistono scrittori che, trovando un personaggio che li affascina, li seguono e li

mettono subito sulla carta: questi sono scrittori di natura storica.

2) Altri che non si accontentano di pedinare un personaggio, ma vogliono ricavare

da lui un valore universale, un significato. Quindi il ruolo dell’autore diventa più

importante: questi sono scrittori di natura filosofica. E Pirandello si riconosce

tra questi ultimi perché non gli basta che il personaggio gli si compaia nella

fantasia per portarlo alla pagina scritta.

3) Esiste un terzo tipo: è l’arte simbolica che pensa a un’idea e una volta fatto ciò

costruisce un personaggio che rappresenti quest’idea in modo astratto.

Pirandello odia l’arte simbolica perché pensa che non sia autentica, perché l’arte

non fa i conti con il personaggio vivo è solo un’idea, e lui non è d’accordo.

Pirandello non riusciva a capire il senso, non trovava un significato universale di quei sei

personaggi, e quindi perché metterli in una pagina. Non riusciva a scacciarli perché questi

ricomparivano, ormai avevano vita propria. Diviene ossessionato da questi personaggi, ma

mancava sempre qualcosa. A un certo punto Pirandello risolve la situazione: pensa che in

effetti la storia del fatto che un autore continui a scacciare dei personaggi che volevano

raccontare la loro storia può essere proprio questo il significato. Quindi il significato

universale per Pirandello è: la storia dei personaggi che vengono abbandonati dall’autore.

Ha capito che per metterli sulla pagina deve dargli il significato di conflitto tra l’autore e

personaggio; infatti parla di una lotta tra autore e personaggio: non è quindi un rapporto

semplice.

C’è il tentativo di rappresentare i personaggi ma l’impossibilità nel farlo.

Ecco che ora il senso universale che aveva cercato invano prima, è proprio nel fatto del

dramma di questi personaggi che non sono compresi dal capocomico ma anche dagli attori

perché non sono in grado di metterli in scena: il valore universale è proprio questo conflitto.

Pirandello parla di lotta tra autore e personaggio: perché quest’ultimo vuole avere vita e non

necessariamente condivide la stessa opinione con l’autore. Nel significato che si vuole dare

al testo c’è bisogno che i personaggi facciano determinate cose, altrimenti se il personaggio

non fa quello che l’autore vuole perde il significato e per questo entra in conflitto.

• Sempre nella prefazione nel capoverso che inizia: <<non so immaginare…>> Pirandello

scrive che il Padre è una figura ingombrante che si finge l’autore. L’elemento in più non è

solo il fatto che il padre è ingombrante, ma anche il fatto che il suo travaglio, cioè la sua

situazione familiare, sia un riferimento alla vita di Pirandello. Pirandello riconosce questo e

dice che è normale, ma che non significa niente: perché appartengono a due mondi diversi.

Un conto è l’uomo-Pirandello (quello che può dare o non dare delle cose della sua vita al

personaggio) e un conto è l’autore-Pirandello (il cui unico scopo è far funzionare il testo, e

quindi non gli interessa altro). Ma Il nucleo della commedia non c’entra nulla con il Padre, è

solo un personaggio abbandonato dal suo autore, che subisce la storia e non la crea,

perché appunto è solo un personaggio.

• Il ruolo di Pirandello all’infuori del testo è quello dell’autore; all’interno del testo ci interessa

la figura dell’autore in senso astratto, non importa chi sia, è solo una figura; quello che è

importante è il conflitto che sorge tra autore e personaggio. All’interno del testo Pirandello

appare solo come autore della commedia che gli attori stanno rappresentando (è l’unica

volta che compare il suo nome nel testo - importante sarà poi fare un paragone con gli altri

libri che dobbiamo leggere, dove il nome dell’autore compare come personaggio interno alla

storia).

• Il dramma del padre è quello di volere un autore, perché si rende conto di essere

personaggio; ma non è lo stesso per la madre che non si pone il problema di cercare un

autore, e prova le emozioni che vive come se fosse una vita vera. È talmente dentro la sua

vita che non acquista consapevolezza di essere un personaggio. La madre che sviene è

l’esempio perfetto che ci fa capire come non sia cosciente di essere personaggio. Quando

lei chiede dal capocomico qualcosa, non lo fa per creare qualcosa di scenico, ma perché

vuole vivere un momento in più della sua vita, ma non può farlo perché non c’è nella sua

storia. <<Ella non può che vivere la sua vita fissata in una forma>>. (Per Pirandello la vita

deve avere una forma per avere significato). La madre assiste alle scene del padre e della

figlia che chiedono di avere un autore, ma lei rimane passiva perché non lo capisce. Vuole

specificare e fare la sua versione dei fatti, ma non ragiona come se guardasse dall’esterno.

<<è insomma natura. Una natura fissata in una figura di madre>> (altro elemento tipico di

→ intende natura come stare dentro la vita,

Pirandello è la Natura) la madre è natura

come fosse una vita vera. D’altra parte la cultura ci porta ad avere coscienza della

vita, ed è quella che hanno il padre e la figlia che hanno consapevolezza di essere

personaggi.

• Capoverso: <<ma i critici..>>: il dramma della madre è non sapere di essere un

personaggio, e ciò lo rende un personaggio vivo estremamente poetico. Costretta a vivere

quella tragedia diventa un personaggio drammatico. Anche la vita della madre è forma,

anche se non ne ha coscienza. La differenza è nel fatto che gli altri personaggi si ribellano a

questa condizione; mentre la madre è natura che subisce e piange.

• Capoverso: << il conflitto immanente..>>: la madre continua a vivere e percepire la vita

come vera, come se il conflitto della vita e forma in lei non fosse presente.

Pirandello è un uomo di teatro più che un autore: ciò significa che l’opera teatrale dipende

dalla regia, dagli attori e da tutti quei meccanismi che stanno dietro l’opera. Non è quindi

scontato che un autore di teatro conosca le meccaniche del teatro, di solito è il regista che

sceglie come portare in scena il testo dell’autore. Normalmente i testi sono fatti solo da

dialoghi senza nessun riferimento a come si dispongono gli attori o come sono vestiti;

mentre Pirandello che è un grande uomo di teatro e lo conosce scrive per la prima volta

anche come deve essere messo in scena.

Prima nota

Già da subito Pirandello ci fa capire che la sua è un’opera molto strana. Di solito un’opera

teatrale è suddivisa in atti; ma già dalla prima nota iniziale del testo si vede la rivoluzione di

Pirandello che non divide l’opera in atti e il sipario non si chiude mai. Nonostante ciò crea

delle situazioni che ci fanno capire che l’opera è divisa in atti, quando ad esempio i

personaggi escono o cade il sipario per sbaglio: l’autore fa finta che sia casuale e

dissimulato ma c’è.

Ogni opera è divisa obbligatoriamente in tre atti per la sua buona riuscita (lo stesso succede

anche nel cinema). Un primo atto in cui si presenta la storia; nel secondo avviene il colpo di

scena; e infine nel terzo atto si sistemano le cose. Quindi Pirandello fa finta che non ci sia

questa struttura, ma c’è perché è necessaria.

Continua nella nota a spiegare come si presenta la scena: il sipario aperto, con un palco

senza quinte e senza luce per dare proprio l’impressione di entrare in un teatro dove si sta

provando. Poi ci sono due scalette che mettono in comunicazione la sala con il

palcoscenico. C’è il suggeritore: ora non esiste più, ma un tempo era molto utile perché

suggeriva agli attori una battuta quando non se la ricordavano. Vi era poi un tavolino e una

poltrona rivolta dalla parte opposta del pubblico.

Gli attori devono mettere in scena Il giuoco delle parti, un’opera di Pirandello: quindi siamo

dentro uno spettacolo che sta provando per uno spettacolo scritto dallo stesso Pirandello.

Da un effetto un po’ straniante.

- Pirandello solitamente è molto preciso quando spiega, ma in alcuni punti del testo non lo è:

ad esempio quando dice <<nove o dieci…>> perché vuole dare l’impressione al lettore di

fare qualcosa di non preparato, qualcosa di casuale che non è importante.

- Con Goldoni si è iniziato a mettere per iscritto i testi teatrali (intorno al ‘700), prima gli attori

improvvisavano al momento.

- Gli attori della compagnia sono vestiti in maniera gaia (importante notare la differenza con i

sei personaggi tutti vestiti di

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
40 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/14 Critica letteraria e letterature comparate

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher GiuliaPez_ di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letterature comparate e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Ca' Foscari di Venezia o del prof Cinquegrani Alessandro.