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TIPOLOGIE DI TRACCIA - CONTINUAZIONE
Il proiettile entra, determina un piccolo foro d’ingresso e, in base alla sua conformazione, all’interno incontra
organi e ossa e subisce delle deviazioni; ma ha ancora una notevole forza cinetica, per cui si porta via tutto.
Per questo, quando fuoriesce, il foro di uscita non ha più la dimensione di ingresso ma è molto più grande.
Ad esempio un foro di uscita alla testa, dove ci sono ossa piatte, può determinare anche lo scoperchiamento
di una parte del cranio. Dal foro di uscita fuoriesce molto più materiale che non è più solo sangue; se la vittima
è stata colpita alla testa, è possibile ritrovare anche materia cerebrale oppure frammenti di pelle o di ossa.
Poi nella parte del foro di uscita si trova una nebulizzazione maggiore.
I proiettili quando impattano possono compiere anche centinaia di metri quindi, soprattutto quando ci si trova
in campo aperto è possibile non riuscire a ritrovarlo. Nonostante questo, gli studi sulle tracce che produce un
colpo da arma da fuoco permettono di risalire al calibro, alla distanza tra volata (origine della traiettoria) e
bersaglio, al numero di colpi, alla ferita e alla posizione della vittima.
Altre tracce a spruzzo sono quelle dovute ai meccanismi di proiezione.
Le tracce di proiezione sono dovute ad una forza tipica e, come
esempio, viene riportata quella relativa alla carotide recisa. Avendo la
carotide recisa, il sangue si muove a impulsi pari ai battiti cardiaci, fin
quando il soggetto mantiene vitalità. Si può notare la descrizione di una
traiettoria pari ad una sinusoide discendente, perché il battito cardiaco,
in presenza di una forte emorragia, tende a scemare. Per cui si rileva
non solo che la traccia è tipica di una recisione della carotide, ma anche
il movimento dato: la parte più alta della curva corrisponde sempre al punto di partenza, mentre nella parte
dove la curva tende a ridursi sempre di più, fino a diventare una linea e poi a sparire, il battito cardiaco tende
a cessare. La conformazione tipica, relativa a tracce a spruzzo dovute a meccanismi
di proiezione e in particolare all’espirazione (cioè quando il sangue è misto
ad aria), assume una forma caratteristica. Un classico caso è quello in cui
i polmoni sono pieni di sangue oppure quando la bocca è piena di sangue.
Nell’immagine è possibile vedere come se il sangue formasse delle
bollicine, che sono dovute all’aria. Pure in questo caso le formazioni
restano fissate anche dopo che il sangue si secca. Infatti, anche dopo che
spariscono le micro-bollicine e si asciuga tutto il materiale, quando
l’impronta si è sclerotizzata, comunque la si ritroverà con dei vuoti che
indicano le bolle. Proprio grazie a questo è possibile discriminare le tracce da espirazione nonostante il
passare del tempo.
È poi possibile definire le tracce alterate, che sono tracce che subiscono l’intervento di qualcosa di esterno
che ne cambia la forma oppure che acquisiscono e conservano la forma della cosa che ha prodotto
l’alterazione. In generale derivano dall’alterazione dello stato originario della macchia di sangue.
L’alterazione si può distinguere in:
- Alterazione di tipo naturale, che può essere rappresentata dalla
coagulazione, perché essa tende a separare la componente sierosa e
corpuscolata del sangue; ad esempio su una superficie verticale, la
componente sierosa del sangue tende ad assumere una forma
allungata; la parte più corposa della traccia di sangue si asciuga e si fissa
in quella posizione, mentre la parte più sierosa tende a fare una sorta
di colatura; questo è un tipo di alterazione dovuto alla degradazione
della traccia;
- Alterazione dovuta all’evidenziazione con il luminol, che provoca una diluizione della traccia;
- Alterazione dovuta a scheletrizzazione, in cui la traccia di sangue si può dire
che abbia vissuto due momenti; la traccia in origine è stata a lungo tempo in
una formazione originale con determinate caratteristiche e in seguito una
parte è stata asportata; quindi si rinviene sia il disegno della parte
sclerotizzata che quello della parte asportata; in questo caso l’alterazione
fornisce informazioni anche dal punto di vista temporale, cioè indica la
sovrapposizione di due azioni sullo stesso punto; difatti c’è prima la goccia che cade e poi l’alterazione
dovuta a qualcosa che ha rimosso la parte ancora liquida;
- Wipe, si forma quando un oggetto viene fatto passare su una superficie
sporca di sangue, causando la rimozione di una parte della macchia e
alterando il suo aspetto, come nel trascinamento di un corpo o nello
strofinio;
- Scheletrizzazione a scaglie, il processo di scheletrizzazione è
progredito e si nota frattura nella continuità della macchia; è
sempre visibile il disegno originale, ma anche la conformazione
che assume fa capire l’inclinazione del piano e la tipologia di
supporto; l’organizzazione interna della macchia permette di
capire anche quanto era inclinata la traccia originale;
- Mediate da insetti, caratterizzate da pattern molto simili a quelli prodotti da meccanismi cast off; sono
molto difficili da individuare e identificare, soprattutto se manca
l’insetto;
- Da vuoto, caratterizzate dalla mancanza di sangue rispetto
all’immediato ambiente circostante; la traccia è significativa
soprattutto per la parte di sangue mancante, perché in quella precisa
posizione doveva esserci un oggetto, qualcosa o qualcuno che ora
manca, ma che nella formazione del sangue ha fatto da barriera
finché il sangue non ha definito la propria forma.
RICOSTRUZIONE DEL PUNTO DI ORIGINE
L’area di convergenza è l’area contenete le intersezioni generate dalle
linee passanti attraverso l’asse maggiore della macchia. Rappresenta il
punto comune di origine in uno schema bidimensionale.
L’area di origine invece è il punto nello spazio che identifica l’area
tridimensionale che ha dato origine ad un determinato spatter. È
necessario calcolare l’angolo di impatto, cioè l’angolo acuto descritto dalla
macchia che impatta una superficie.
Di seguito sono elencati i limiti al calcolo delle traiettorie:
- Il calcolo dell’angolo di impatto viene effettuato approssimando le traiettorie come lineari;
- La traiettoria del moto di una goccia di sangue è parabolica;
- La reale area di origine è sempre pari o al di sotto dell’area di origine calcolata;
- Ove la distanza tra il soggetto sanguinante e la superficie d’impatto è elevata, l’errore di
approssimazione può essere notevole.
RICOSTRUZIONE DELL’EVENTO
Nella ricostruzione dell’evento, ci sono degli elementi che devono essere considerati prima dell’esame della
BPA, come:
- Le ferite della vittima (fonti di sanguinamento attive);
- Le ferite o le lesioni del sospettato (fonti di sanguinamento attive);
- Gli oggetti insanguinati (fonti di sanguinamento passive);
- Le posizioni e i tipi di ferite;
- Gli elementi di ostruzione al sanguinamento (es. oggetti o indumenti in grado di assorbire eventuali
fuoriuscite di sangue);
- Le macchie e le lacerazioni sugli indumenti;
- Le operazioni condotte dalle unità di pronto soccorso.
Inoltre la BPA, in quanto strumento di ricostruzione di un evento, necessita di un’accurata analisi che tenga
ben presente:
- Le informazioni già possedute, ricavate nel primo intervento;
- La scena del crimine nel suo complesso, con tutti gli elementi raccolti.
REPERTAMENTO BALISTICO
Nel repertamento balistico si possono impiegare modalità diverse e particolari. Quello che incide sulla scelta
della tipologia è la meccanica, la dinamica, l’utilizzo di un’arma, come agisce l’arma stessa e come colpisce il
bersaglio.
Le armi da fuoco si dividono in:
1) Armi lunghe, quali i fucili e in generale tutte quelle armi che richiedono l’utilizzo di entrambi gli arti
superiori per imbracciarle;
2) Armi corte, quali le pistole.
Le armi da fuoco hanno rilevanza perché si possono ottenere da esse varie informazioni.
MECCANICA DELL’ARMA
Le armi si possono suddividere in automatiche, semiautomatiche e a tamburo. Il meccanismo dipende dal
sistema e dalla modalità di caricamento. Ad oggi si hanno e si usano tutte armi con sistema di retrocarica,
mentre le armi avancarica, create e usate in epoca napoleonica, non esistono più.
Le armi avancarica erano armi lunghe, monocolpo, che si caricavano da davanti e richiedevano di portarsi
dietro, separatamente, le palle da esplodere, lo stoppino, cioè l’innesco, e la polvere da sparo. La polvere da
sparo veniva inserita nella canna, da davanti, poi pressata con il bastoncino attraverso lo stoppino ed infine
venivano inserite le palle di piombo; spingendo si determinava la formazione di un’adesione fra le palle e la
polvere. Il cane e l’innesco erano invece posizionati sul retro.
Il sistema di esplosione era determinato dalla sollecitazione e dalla combinazione di due materiali: una carica
esplosiva detonante e una deflagrante posta nel fondello. La differenza tra le due cariche è nella velocità con
cui si espandono i gas. Le esplosioni che avvengono a velocità inferiori sono le deflagrazioni, dette anche
esplosioni di primo grado, in cui l’espansione del gas a seguito del surriscaldamento è rapida (dai 700
millisecondi in su); mentre le esplosioni che avvengono a velocità inferiori sono le detonazioni, dette anche
esplosioni di secondo grado. Oltre che per la velocità, deflagrazione e detonazione differiscono per il fatto
che si tratta di due sistemi di propagazione diversi. La deflagrazione è un fenomeno esplosivo che si propaga
per conduttività termica. La detonazione invece si propaga con il meccanismo dell’onda esplosiva: nell’onda
sono associati un fenomeno fisico (onda di pressione o onda d’urto) e un fenomeno chimico (reazione di
combustione) che coesistono e si sostengono a vicenda.
Le armi a tamburo sono le tipiche armi western. L’arma ha un tamburo che contiene
il munizionamento. Il tamburo, a seguito della pressione esercitata sul grilletto, ha
due funzioni: fa scattare il sistema di abbattimento del cane, che è la parte che si
arma e sta dietro. Sono armi a retrocarica.
L’attuale meccanismo che determina il funzionamento dell’esplosione è il seguente: si sollecita la carica
attraverso il percussore, che batte sulla capsula che, essendo compressa, crea riduzione di spazio, si
surriscalda, incendia ed esplode, bruciando quindi l’altro esplosivo, compresso dalla parete della cartuccia.
La cartuccia è composta da materiale resistente, come l’ottone, e dall&rsqu