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IL RISCHIO BIOLOGICO NEI LABORATORI

In particolare focalizziamo l’attenzione sulle attività di laboratorio, di qualsiasi tipologia, con l’obiettivo di

analizzare i problemi e di suggerire l’adozione di comportamenti e soluzioni tecniche corrette nel rispetto

della normativa vigente.

CLASSIFICAZIONE DEGLI AGENTI BIOLOGICI

Gli organismi viventi o sostanze di natura biologica che presentano un potenziale rischio per la salute a

seguito di un’esposizione in ambito lavorativo vengono classificati in:

• Agenti biologici: Virus, Batteri, Miceti, Protozoi e Metazoi;

• Colture di cellule animali, che possono: Veicolare agenti patogeni o contenere integrato nel

proprio DNA il genoma di virus

• Liquidi biologici o altri campioni clinici potenzialmente infetti

• Tessuti o campioni da animali da esperimento

• Animali da laboratorio (morsi, graffi, allergie a peli)

• Tossine di batteri, animali e piante

I diversi agenti biologici vengono classificati in base alla loro pericolosità, che il DLgs del 2008 valuta sia nei

confronti della salute dei lavoratori sia di quella della popolazione generale, ed in particolare a:

• Infettività: capacità di penetrare e di moltiplicarsi nell’ospite

• Patogenicità: capacità di determinare la malattia in seguito a infezione;

• Virulenza: capacità di determinare malattia grave o mortale;

• Contagiosità: capacità di essere trasmesso da un soggetto suscettibile ad un altro;

• Neutralizzabilità: disponibilità di efficaci misure profilattiche (vaccini, immunoglobuline) e/o

terapeutiche (antibiotici, antivirali).

La valutazione del rischio da agenti biologici deve iniziare con una corretta individuazione dei microrganismi

a cui il lavoratore può essere esposto, i quali vengono suddivisi in quattro classi:

• Classe 1: basso rischio individuale e collettivo: Microrganismi raramente patogeni per l’uomo

E. coli non patogeni

o B. subtilis

o

• Classe 2: medio rischio individuale e collettivo: Microrganismi potenzialmente patogeni, che

raramente costituiscono un rischio per l’individuo e la comunità, pertanto considerati a moderato

rischio individuale e limitato rischio collettivo. Sono possibili infezioni anche gravi, ma sono

disponibili misure preventive e/o trattamenti efficaci. Comprendono generalmente agenti che si

trasmettono per via fecale orale (virus dell’epatite A) e via aerogena (virus influenzali)

• Classe 3: alto rischio individuale e basso rischio collettivo: Patogeni che possono propagarsi nella

comunità ma per i quali, di norma, sono disponibili misure preventive e/o trattamenti efficaci (HBV,

Rickettsia). Un’esposizione in laboratorio può determinare anche gravi conseguenze

• Classe 4: elevato rischio individuale e collettivo: Patogeni che producono gravi malattie e possono

presentare un elevato rischio di propagazione nella comunità; per essi non sono disponibili efficaci

misure profilattiche o terapeutiche. Tutti gli agenti di questo gruppo sono virus non presenti nel

nostro territorio (virus Ebola)

Nel caso in cui l'agente biologico oggetto di classificazione non può essere attribuito in modo

inequivocabile ad uno fra i due gruppi sopraindicati, esso va classificato nel gruppo di rischio più elevato tra

le due possibilità.

VIE DI TRASMISSIONE

• via muco-cutanea (congiuntivale e orale)

• via respiratoria: uso di anse, pipette, siringhe; apertura provette e flaconi; uso di vortex,

sonicazione, omogenizzazione, centrifugazione, formazione di schizzi, aerosol

• via ematica (tagli, punture, ferite, morsi o graffi di animali)

• via orale: è vietato conservare in laboratorio alimenti e bevande, mangiare, bere, fumare e

pipettare a bocca

Il processo di “valutazione del rischio” mira ad identificare i pericoli associati ad un’attività, a stimare la

gravità di questi pericoli ed a fornire delle procedure di lavoro, attrezzature, mezzi di protezione o altre

metodologie per eliminare il rischio o almeno ridurlo ad un livello accettabile:

1. Identificare il pericolo

2. Quantificare il rischio associato

3. Identificare le persone a rischio

4. Individuare le misure di controllo

5. Valutare il rischio residuo

Il laboratorio deve essere tenuto pulito ed ordinato, deve essere evitata:

• La conservazione di materiale non attinente al lavoro che si svolge

• È necessario evitare un affollamento eccessivo di persone o attrezzature

• Deve essere assicurato lo spazio sufficiente per le attività lavorative, per la pulizia, e per la

manutenzione delle attrezzature

• La manipolazione di materiale pericoloso in spazi troppo ristretti aumenta il rischio di incidenti

I sistemi di sicurezza devono comprendere:

• Un sistema antincendio

• Un impianto elettrico di emergenza

• Docce di emergenza e sistemi di lavaggio degli occhi

Ciascun lavoratore deve avere una perfetta conoscenza della collocazione e dell’uso di tutte le attrezzature

di emergenza.

MISURE DI CONTENIMENTO

Il termine di contenimento indica tutte quelle procedure di sicurezza con cui gli agenti biologici devono

essere utilizzati, manipolati e conservati nell’ambiente di laboratorio e si divide in:

• contenimento primario: Comprende la protezione del personale e dell’ambiente confinato del

laboratorio e può essere raggiunto mediante l’applicazione di idonee procedure, l’uso di

attrezzature adeguate e l’adozione di adeguati dispositivi di protezione

• contenimento secondario: Riguarda la protezione dell’ambiente esterno del laboratorio e può

essere raggiunto mediante idonee misure costruttive e procedurali, costituiscono un potenziale

rischio di disseminazione: l’aria, i rifiuti liquidi e solidi generati dalle attività di laboratorio

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE

INDIVIDUALI

Qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro

uno o più rischi suscettibili di minacciare la sicurezza o la salute durante il lavoro. È quindi indispensabile

che le attrezzature in oggetto abbiano una funzione specifica in materia della protezione della salute e della

sicurezza del lavoratore. Sono strumenti per la riduzione del rischio quando il rischio non può essere

eliminato. I dispositivi di protezione individuale non possono costituire solo la difesa dai rischi presenti sul

posto di lavoro ma rappresentano uno dei diversi mezzi e sistemi per la riduzione del rischio.

Comprendono:

• Abbigliamento da lavoro: Gli indumenti di protezione come il camice, devono essere disponibili ed

indossati da tutto il personale, compresi i visitatori, i tirocinanti, gli studenti; vanno indossati prima

di entrare in laboratorio, non vanno tenuti negli stessi armadi degli abiti normali e non vanno

indossati al di fuori.

• dispositivi per la protezione del viso: I dispositivi di protezione della faccia e degli occhi (occhiali di

protezione, visori, schermi, ecc.) devono essere sempre indossati quando è necessario proteggersi

da schizzi, schegge, sostanze pericolose, raggi UV.

• guanti: vanno utilizzati sempre per tutte quelle procedure che possono comportare un diretto

contatto della cute delle mani con microrganismi patogeni, sangue, animali infetti, sostanze

tossiche, o agenti fisici. In alcune situazioni -ad esempio dopo lo spargimento di materiale

contaminato- può essere opportuno indossare due guanti sovrapposti. Non vanno mai riutilizzati o

lavati ma devono essere rimossi attentamente ed eliminati con gli altri rifiuti infetti. È importante

RICORDARSI di lavare sempre le mani dopo aver rimosso i guanti

• calzature: Non si devono indossare calzature aperte (le dita ed i talloni non devono essere scoperti)

le scarpe devono essere, possibilmente con suole anti-scivolo. In alcune situazioni può essere utile

l’uso di copri-calzari per ridurre la contaminazione di un laboratorio o per prevenirne la fuoriuscita

di agenti patogeni

• sistemi per la protezione delle vie respiratorie: La protezione delle vie respiratorie, da fuoriuscita

di aerosol biologici o di gas tossici avviene attraverso l’utilizzo di idonee maschere respiratorie

COLLETTIVI

I dispositivi di protezione collettiva intervengono direttamente sulla fonte del pericolo o rischio andando a

ridurre al contempo l’esposizione del lavoratore al rischio. Non proteggono il singolo lavoratore ma tutti i

lavoratori di un’area esposti al pericolo. Inoltre bisogna considerare l’adozione dei dispositivi di protezione

collettiva come prioritaria rispetto all’adozione dei dispositivi di protezione individuale

CAPPE DI SICUREZZA BIOLOGICA

Le cappe di sicurezza biologica agiscono come barriere, impedendo la diffusione degli aereosol e degli

schizzi verso l’operatore e devono essere utilizzate ogni volta che si eseguono operazioni che possono

comportare un rischio di aereosol da agenti patogeni (centrifugazione, frantumazione, miscelazione,

agitazione, sonicazione, apertura di flaconi, prelievo di tessuti da animali o uova). L’uso della cappa è anche

necessario quando si manipolano elevate concentrazioni o grandi volumi di agenti biologici o di materiale

potenzialmente infetto. Abbiamo 3 classi di cappe:

• Cappe di classe I: Sono adatte per impieghi con agenti biologici del gruppo 1 o 2, anche se

attualmente queste cappe sono poco utilizzate e sono generalmente sostituite dalle cappe di classe

II che garantiscono una protezione anche del campione situato all’interno della cappa. Progettata

per la protezione dell’operatore, ma la sterilità non è garantita.

• Cappe di classe II: Sono quelle più utilizzate nei laboratori biomedici e microbiologici e sono adatte

per la manipolazione di microrganismi di classe 2 e 3. Progettata per la protezione dell’operatore,

dei prodotti al suo interno e dell’ambiente circostante

• Cappe di classe III: Sono completamente sigillate e la manipolazione dei campioni all’interno della

camera avviene mediante guanti di gomma incorporati nella cappa; i campioni vengono introdotti

all’interno della cappa attraverso un sistema di doppi sportelli, permettono una protezione totale

dell’operatore e dell’ambiente e sono indicate per la manipolazione di agenti patogeni di classe 4

ed anche di cancerogeni, genotossici, antiblastici.

Ai vari gruppi di rischio devono necessariamente corrispondere in laboratorio adeguati livelli di

biosicurezza. Al pari di quanto abbiamo visto per gli agenti biologici, anche le misure di contenimento

possono essere graduate in 4 differenti livelli:

• Livello di biosicurezza 1: deve essere applicato quando si lavora con gli agenti del gruppo 1, che

non comportano rischi per il personale di laboratorio e per l’ambiente esterno. Il conte

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
45 pagine
SSD Scienze mediche MED/42 Igiene generale e applicata

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher merylove01 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Igiene e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Barchitta Martina.