vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Hobbes attribuisce una centralità moderna allo studio dell'uomo come soggetto, mettendo
in evidenza il ruolo delle passioni, degli impulsi e delle azioni nella costruzione
dell'ordine politico. Nel *Leviatano*, Hobbes discute dello Stato solo dopo aver dedicato
ampio spazio all'analisi dell'uomo, evidenziando che l'ordine sociale deriva e si fonda sul
soggetto. Questo ordine può essere compreso e regolato solo se indagato attraverso il
metodo della vera filosofia, che consiste nel cercare le proprietà partendo dalle cause.
Hobbes adotta un metodo scientifico, simile a quello della geometria, per comprendere la
politica. Questo metodo richiede di scomporre l'oggetto politico nei suoi elementi
semplici per poi ricomporlo attraverso un ragionamento sintetico. Hobbes sottolinea che
"le cause della giustizia, le leggi e le convinzioni sono cose che abbiamo fatto noi stessi",
sostenendo che prima della creazione delle leggi non esistevano tra gli uomini né
giustizia né ingiustizia.
La sensazione, per Hobbes, è il punto di partenza da cui si sviluppano le passioni. La
realtà esterna, attraverso il contatto con i sensi dell'uomo, provoca una reazione interna,
un movimento che si dirige verso o lontano dall'oggetto che lo ha causato. Questo
movimento incipiente, che Hobbes chiama *conato*, è alla base delle passioni: il
desiderio nasce quando il *conato* si dirige verso l'oggetto, mentre l'avversione nasce
quando si allontana dall'oggetto.
Queste passioni, sebbene condivise da tutti gli uomini, non sono universali negli oggetti
che le provocano. Ogni individuo giudica il bene e il male in base alle proprie esperienze
e desideri, e Hobbes afferma che "la distinzione tra bene e male non è mai tracciata una
volta per tutte". Questo porta a una situazione in cui ogni individuo, pur essendo simile
agli altri nelle passioni, percepisce il mondo in modo unico.
Hobbes esplora la condizione dello stato di natura, una situazione ipotetica in cui gli
uomini vivono senza un'autorità politica che regoli i loro comportamenti. In questo
contesto, ciascun individuo è uguale agli altri nella capacità di preservare la propria vita
e, di conseguenza, nel diritto di fare qualsiasi cosa ritenga necessaria per la propria
sopravvivenza. Questo è il diritto di natura, definito anche come "il diritto di tutti a tutto".
Questa situazione conduce inevitabilmente al conflitto, poiché i desideri spesso
convergono verso gli stessi beni. La diffidenza reciproca porta a una condizione di guerra
di tutti contro tutti, in cui ogni individuo si trova in competizione con gli altri per le
risorse. Hobbes descrive questa condizione come una situazione di pericolo costante,
brutalità e isolamento, in cui la vita è "solitaria, povera, sgradevole, brutale e breve".
Per uscire da questa condizione, Hobbes individua due facoltà umane: le passioni-
interesse e la ragione strumentale. Le passioni-interesse spingono gli uomini a desiderare
la pace; la ragione suggerisce le clausole di pace, note come leggi di natura. La prima
legge di natura è cercare la pace e seguirla; la seconda è rinunciare al diritto su tutto per
garantirla; la terza è mantenere i patti.
Il patto sociale di Hobbes si fonda quindi su una rinuncia reciproca dei diritti naturali da
parte degli individui per uscire dallo stato di natura. Tuttavia, poiché nello stato di natura
non esistono criteri oggettivi di giusto e sbagliato, il rispetto del patto non può essere
garantito solo dalle promesse. Per questo motivo, Hobbes introduce la necessità di un
terzo garante, creato dalla moltitudine e dotato del potere di far rispettare l’accordo: il
sovrano.
I membri della moltitudine cedono i loro diritti naturali in favore di questo ente terzo, che
può essere una persona o un’assemblea. Questo processo dà vita allo Stato, un’entità
capace di imporre l’osservanza dell’accordo. Tuttavia, il patto implica la scomparsa della
soggettività individuale nell’esercizio del potere politico. I contraenti, una volta stipulato
il patto, perdono la loro indipendenza.
Il potere sovrano deve essere legittimato attraverso l’autorizzazione, in cui i membri della
moltitudine cedono i loro diritti a un rappresentante che agisce in nome di tutti. Questo
rappresentante incarna l’unità politica, un’entità artificiale e simbolica. Il popolo,
secondo Hobbes, non esiste in natura ma emerge attraverso il patto sociale. Il sovrano
non è vincolato dagli obblighi dei singoli se non quello di garantire protezione.
Attraverso la teoria della rappresentazione, Hobbes concilia l’unità politica con la
molteplicità delle volontà. Il sovrano diventa il simbolo dell’unità politica, che
rappresenta l’interesse generale. Carl Schmitt aggiunge che il sovrano hobbesiano è un
“nuovo Dio”, evocato ma non creato, che rappresenta giuridicamente l’unità del popolo.
In conclusione, Hobbes delinea un modello di ordine politico moderno fondato sulla
rappresentazione, la rinuncia e la centralità del soggetto. Il sovrano, entità artificiale
creata dal patto sociale, garantisce l’unità, la pace e la stabilità, rendendo visibile un’unità
politica che non esiste in natura ma viene costruita concettualmente.
**L'ordine politico moderno in Hobbes: tra soggetto, patto e sovranità**
Hobbes attribuisce una centralità moderna allo studio dell'uomo come soggetto, mettendo
in evidenza il ruolo delle passioni, degli impulsi e delle azioni nella costruzione
dell'ordine politico. Nel *Leviatano*, Hobbes discute dello Stato solo dopo aver dedicato
ampio spazio all'analisi dell'uomo, evidenziando che l'ordine sociale deriva e si fonda sul
soggetto. Questo ordine può essere compreso e regolato solo se indagato attraverso il
metodo della vera filosofia, che consiste nel cercare le proprietà partendo dalle cause.
Hobbes adotta un metodo scientifico, simile a quello della geometria, per comprendere la
politica. Questo metodo richiede di scomporre l'oggetto politico nei suoi elementi
semplici per poi ricomporlo attraverso un ragionamento sintetico. Hobbes sottolinea che
"le cause della giustizia, le leggi e le convinzioni sono cose che abbiamo fatto noi stessi",
sostenendo che prima della creazione delle leggi non esistevano tra gli uomini né
giustizia né ingiustizia.
La sensazione, per Hobbes, è il punto di partenza da cui si sviluppano le passioni. La
realtà esterna, attraverso il contatto con i sensi dell'uomo, provoca una reazione interna,
un movimento che si dirige verso o lontano dall'oggetto che lo ha causato. Questo
movimento incipiente, che Hobbes chiama *conato*, è alla base delle passioni: il
desiderio nasce quando il *conato* si dirige verso l'oggetto, mentre l'avversione nasce
quando si allontana dall'oggetto.
Queste passioni, sebbene condivise da tutti gli uomini, non sono universali negli oggetti
che le provocano. Ogni individuo giudica il bene e il male in base alle proprie esperienze
e desideri, e Hobbes afferma che "la distinzione tra bene e male non è mai tracciata una
volta per tutte". Questo porta a una situazione in cui ogni individuo, pur essendo simile
agli altri nelle passioni, percepisce il mondo in modo unico.
Hobbes esplora la condizione dello stato di natura, una situazione ipotetica in cui gli
uomini vivono senza un'autorità politica che regoli i loro comportamenti. In questo
contesto, ciascun individuo è uguale agli altri nella capacità di preservare la propria vita
e, di conseguenza, nel diritto di fare qualsiasi cosa ritenga necessaria per la propria
sopravvivenza. Questo è il diritto di natura, definito anche come "il diritto di tutti a tutto".
Questa situazione conduce inevitabilmente al conflitto, poiché i desideri spesso
convergono verso gli stessi beni. La diffidenza reciproca porta a una condizione di guerra
di tutti contro tutti, in cui ogni individuo si trova in competizione con gli altri per le
risorse. Hobbes descrive questa condizione come una situazione di pericolo costante,
brutalità e isolamento, in cui la vita è "solitaria, povera, sgradevole, brutale e breve".
Per uscire da questa condizione, Hobbes individua due facoltà umane: le passioni-
interesse e la ragione strumentale. Le passioni-interesse spingono gli uomini a desiderare
la pace; la ragione suggerisce le clausole di pace, note come leggi di natura. La prima
legge di natura è cercare la pace e seguirla; la seconda è rinunciare al diritto su tutto per
garantirla; la terza è mantenere i patti.
Il patto sociale di Hobbes si fonda quindi su una rinuncia reciproca dei diritti naturali da
parte degli individui per uscire dallo stato di natura. Tuttavia, poiché nello stato di natura
non esistono criteri oggettivi di giusto e sbagliato, il rispetto del patto non può essere
garantito solo dalle promesse. Per questo motivo, Hobbes introduce la necessità di un
terzo garante, creato dalla moltitudine e dotato del potere di far rispettare l’accordo: il
sovrano.
I membri della moltitudine cedono i loro diritti naturali in favore di questo ente terzo, che
può essere una persona o un’assemblea. Questo processo dà vita allo Stato, un’entità
capace di imporre l’osservanza dell’accordo. Tuttavia, il patto implica la scomparsa della
soggettività individuale nell’esercizio del potere politico. I contraenti, una volta stipulato
il patto, perdono la loro indipendenza.
Il potere sovrano deve essere legittimato attraverso l’autorizzazione, in cui i membri della
moltitudine cedono i loro diritti a un rappresentante che agisce in nome di tutti. Questo
rappresentante incarna l’unità politica, un’entità artificiale e simbolica. Il popolo,
secondo Hobbes, non esiste in natura ma emerge attraverso il patto sociale. Il sovrano
non è vincolato dagli obblighi dei singoli se non quello di garantire protezione.
Attraverso la teoria della rappresentazione, Hobbes concilia l’unità politica con la
molteplicità delle volontà. Il sovrano diventa il simbolo dell’unità politica, che
rappresenta l’interesse generale. Carl Schmitt aggiunge che il sovrano hobbesiano è un
“nuovo Dio”, evocato ma non creato, che rappresenta giuridicamente l’unità del popolo.
In conclusione, Hobbes delinea un modello di ordine politico moderno fondato sulla
rappresentazione, la rinuncia e la centralità del soggetto. Il sovrano, entità artificiale
creata dal patto sociale, garantisce l’unità, la pace e la stabilit&agr