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L'inesistenza d'attività solidaristiche, La mancanza di pressioni sulle autorità

Banfield per spiegare l'assenza di azioni collettive orientate a cambiare la situazione assume che i Montegranesi agiscano come se seguissero questa regola: massimizzare il vantaggio materiale di breve periodo del nucleo familiare, con la certezza che tutti gli altri facciano lo stesso. Banfield per descrivere questa situazione conia il termine di "familismo amorale", cioè l'incapacità degli abitanti di agire insieme per il loro benessere collettivo.

Quali critiche sono state rivolte al concetto di familismo amorale?

Etnocentrismo: per aver utilizzato la piccola comunità (St. George Utah) come modello di democrazia, considerando l'antagonismo di classe un fattore di per sé negativo.

Comunocentrismo: le ipotesi di Banfield sono basate su una mitizzazione della comunità che appare superata dalla storia anche nel mezzogiorno. Infatti,

non solo il familismo, ma anche il villaggismo amorale ostacolerebbe lo sviluppo. Pizzorno gli critica la sua idea sulla presunta irrazionalità dei Montegranesi, poiché il cittadino scegliendo il proprio interesse individuale si comporta come un qualsiasi homo oeconomicus. Inoltre Pizzorno ricorda a Banfield che in tutti i paesi di tradizione giuridico - romanistica il diritto amministrativo non contempla la trattativa tra il privato e il pubblico. Conclude Pizzorno che il familismo amorale non c'entra. Perché se i Montegranesi si dessero da fare, i funzionari non li ascolterebbero e avrebbero dalla loro il diritto. Inoltre, Montegrano non può essere considerata, non essendoci solidarietà interna, una comunità, ma solo un'unità amministrativa. Soprattutto Montegrano si trova in una situazione di marginalità storica quel luogo cioè dove non c'è progresso autogenerantesi. Un luogo dove giungono da altrove.

pagati a caro prezzo, i prodotti patinati della società industriale. In questa situazione non c'è comunità né società, né solidarietà associative. Si aspetta che lo sviluppo economico possa venire dall'esterno o si "emigra" altrove.

Quali sono, secondo Putnam, gli effetti delle virtù civiche dei cittadini sul rendimento delle istituzioni e sulla politica?

I 4 indicatori per misurare il grado di civismo di una comunità sono la partecipazione associativa, la lettura di giornali, la partecipazione elettorale al referendum e l'utilizzazione del voto di preferenza.

Il civismo influenza la percezione della politica e delle istituzioni pubbliche. In generale, dove le virtù civiche appaiono come molto presenti, la politica viene descritta come poco clientelare. I dirigenti del partito sono relativamente onesti, le leggi non vengono infrante, le associazioni politiche e sociali sono organizzate in modo

orizzontale e non gerarchico. Nelle regioni civiche, la cooperazione volontaria sarebbe favorita dalla presenza sia di un controllo sociale sia di meccanismi informali per la soluzione dei conflitti. La cooperazione è più facile in una società dotata di capitale sociale, inteso come fiducia, norme che regolano la convivenza, reti di associazionismo civico, elementi che migliorano l'efficienza dell'organizzazione sociale. Il capitale sociale implica buon governo nella misura in cui esso genera fiducia negli altri incluso il governo. Quali sono state le critiche a Putnam? La presenza di capitale sociale non sempre facilita il buon governo, infatti esso è composto da tutte quelle risorse sociali che facilitano l'azione. Il capitale sociale può quindi favorire il conflitto e non porta automaticamente all'armonia. La cooperazione non migliora automaticamente il rendimento di un governo democratico. Può esistere anche uncattivocapitale sociale, tipo il capitale di reticoli associativi usato dai nazisti nella Germania degli anni 20, dai gruppi terroristinegli anni 70, dalla mafia oggi. Poi la fiducia generata dentro una associazione non si espande facilmente ad altricontesti. Infatti di per se, i reticoli sociali densi sostengono il localismo, che è spesso resistente al cambiamento. Essopromuove la fiducia in coloro che conosciamo e sfiducia in coloro che non conosciamo. Infine le associazioni nonhanno il monopolio della formazione del capitale sociale, ma anche famiglia, scuola, gruppo di pari, partiti e governi.La fiducia nel governo può, dunque, derivare dal rendimento istituzionale invece che viceversa.Quale è stata l'evoluzione storica delle subculture politico-territoriali in Italia.Le concezione di subcultura fa riferimento in genere a gruppi, che condividono alcune caratteristiche etniche eoccupazionali e dotati di atteggiamenti e orientamenti comuni rispetto alla

politica. L'assunto di fondo è che in Italia come in altri paesi gli orientamenti politici sono caratterizzati da rilevanti variazioni territoriali. (PCI in Italia centrale, DC nord/est).

Queste due subculture nascono come una particolare forma di integrazione politica di gruppi sociali emergenti. Gli strati sociali mobilitati dalla crisi agricola della fine del secolo non vennero integrati in un sistema politico nazionale fragile. I movimenti socialisti e cattolici rappresentarono questi strati integrandoli a livello locale. E riempiendo in parte il vuoto istituzionale lasciato dallo stato centrale. Nelle zone bianche la subcultura si era costruita intorno alle istituzioni della chiesa cattolica, nelle rosse già nell'800 vi era stato un insediamento del PSI. Dopo la prima guerra mondiale la subcultura si era rafforzata nelle grandi mobilitazioni contadine guidate dai mezzadri contro proprietari terrieri. Entrambe le subculture riemergeranno nel secondo dopoguerra.

Nel clima della guerra fredda l'attività della rete comunista e cattolica è prevalentemente orientata a diffondere e riprodurre un'identità. Socializzazione familiare, casa del popolo, cooperative, feste dell'unità, ARCI, unipol, riproducevano il sistema di valori tipico della subcultura rossa. La subcultura bianca era organizzata intorno alla chiesa e le sue associazioni collaterali, azione cattolica, COLDIRETTI, ACLI. Crisi e sopravvivenza delle subculture politico-territoriali in Italia. Comunque, le due subculture avevano tratti in comune, quali un alto grado di partecipazione, sul piano politico, un buon livello d'informazione, e valori quali la famiglia, l'etica del lavoro, la comunità locale. Negli anni '70 la DC inizia il suo declino che concluderà negli anni '90 lasciando il posto alla Lega. La secolarizzazione mette in crisi il sistema di legittimazione spingendo la DC a cercare di sostituire al modello di integrazione.quello del doroteismo, come tutela particolaristica di interessi locali, presentandosi come mediatore tra centro e periferia. La subcultura territoriale tende a scindersi da quella cattolica e a perdere la connotazione "bianca". Inoltre, la , partito al governo nazionale, ha risentito del conflitto tra centro e periferia. La globalizzazione economica unita al rafforzarsi dell'Unione Europea hanno messo in crisi vecchie identità e stimolato alla ricerca di nuove. Nelle zone rosse il centro del mondo associativo è costituito dal partito e dagli enti locali. Mentre nelle regioni bianche si privilegia la logica della mediazione con lo stato, in quelle rosse si valorizza l'intervento autonomo dell'azione pubblica sul territorio, a sostegno e indirizzo delle economie e delle società locali. Inoltre nel momento di maggior difficoltà della politica a livello nazionale, il PCI tradizionalmente escluso dal governo nazionale, si

È legittimato nelle istituzioni del governo locale, riuscendo a raccogliere i consensi di chi dal governo centrale era deluso. La crisi però giungerà alla fine degli anni 80, con il crollo del socialismo reale, che ne era stato un mito unificante. Ad ogni modo, nelle elezioni del 1994, c’è stata una vittoria progressista che fa sperare per i suoi elettori.

Cosa si intende con localismo? Come interagiscono localismo e subculture.

Il discorso sulle subculture è sfumato in quello di localismo, prendendo le mosse dal ruolo assunto nell’economia nazionale, a partire dagli anni 70, dai sistemi delle piccole imprese, monoculturali, localizzate nel centro/nord dell’Italia. Una serie di risorse socioculturali permettendo lo sviluppo di questo modello economico: la famiglia, la comunità locale che riproducono l’etica del lavoro, la solidarietà la trasmissione di conoscenze professionali, la stabilità e l’integrazione sociale.

"Localista" è anche il tipo di regolazione seguito dalle forze politiche che governano gli enti locali, di queste regioni. Le amministrazioni locali, i parlamenti orientano la loro azione al sostegno delle istituzioni tradizionali e dei loro attori. Tutelano gli interessi locali in rapporto contrattuale e talora conflittuale con il centro (lo stato, le regioni). Definizioni e tipologie del clientelismo Il Clientelismo definisce una relazione di potere tra individui o gruppi in posizione diseguale. Esso è sinonimo di patronage. Le relazioni patrono-cliente sono interazioni sociali basate su uno scambio personale di favori, e sono reciproche e volontarie. Lo scambio è diretto e la restituzione non è imposta da un'obbligazione contrattuale ma da un senso di gratitudine e lealtà. È opportuno distinguere tra clientelismo dei notabili e di partito: - nel primo, le relazioni sono diadiche, verticali e faccia a faccia; - le seconde

Sono relazioni poliadiche, orizzontali, e coinvolgono spesso attori collettivi, come i partiti nel ruolo di patrono e le organizzazioni degli interessi nel ruolo di clienti. I notabili usavano il loro denaro e prestigio per costruirsi reti di protetti, quando la struttura dello stato si espande al centro, i notabili assolvono alla funzione di mediare tra centro e periferia. Con i processi di modernizzazione e democratizzazione, comunque, i notabili tendono a perdere il loro potere. Infatti il clientelismo dei notabili è sostituito da quello dei partiti. In questa situazione, le relazioni si affinano diventando impersonali. I clienti del nuovo tipo di scambio dispongono d'informazioni e possono valutare e comparare i benefici offerti dai differenti patroni. Si afferma tra loro la tendenza a negoziare continuamente il loro appoggio per elevare le pretese. La principale risorsa per il funzionamento della macchina clientelare sono i contributi che provengono da privati e sono.

gestiti assicurandosi consenso in cambio della distribuzione di posti di lavoro e welfare. Le principali cause dello sviluppo del clientelismo sono: 1. Disuguaglianza economica: quando esiste una grande disparità di ricchezza e opportunità, i patroni possono sfruttare la situazione offrendo favori e benefici ai clienti in cambio di sostegno politico. 2. Mancanza di trasparenza e accountability: quando le istituzioni pubbliche sono deboli o corrotte, i patroni possono facilmente manipolare il sistema per ottenere vantaggi personali e favorire i propri clienti. 3. Scarsa partecipazione politica: quando i cittadini si sentono esclusi dal processo decisionale e non hanno fiducia nelle istituzioni, possono essere più inclini a cercare protezione e sostegno da patroni clientelisti. 4. Cultura del favoritismo: in alcune società, esiste una cultura radicata di favoritismo e nepotismo, in cui le relazioni personali e familiari sono considerate più importanti delle regole e dei meriti. 5. Mancanza di opportunità economiche: quando le opportunità di lavoro e di sviluppo economico sono limitate, i cittadini possono essere costretti a dipendere dai patroni clientelisti per ottenere sostegno e benefici. Utilizzando i tag html, il testo formattato sarebbe il seguente:

Gestiti assicurandosi consenso in cambio della distribuzione di posti di lavoro e welfare. Le principali cause dello sviluppo del clientelismo sono:

  1. Disuguaglianza economica: quando esiste una grande disparità di ricchezza e opportunità, i patroni possono sfruttare la situazione offrendo favori e benefici ai clienti in cambio di sostegno politico.
  2. Mancanza di trasparenza e accountability: quando le istituzioni pubbliche sono deboli o corrotte, i patroni possono facilmente manipolare il sistema per ottenere vantaggi personali e favorire i propri clienti.
  3. Scarsa partecipazione politica: quando i cittadini si sentono esclusi dal processo decisionale e non hanno fiducia nelle istituzioni, possono essere più inclini a cercare protezione e sostegno da patroni clientelisti.
  4. Cultura del favoritismo: in alcune società, esiste una cultura radicata di favoritismo e nepotismo, in cui le relazioni personali e familiari sono considerate più importanti delle regole e dei meriti.
  5. Mancanza di opportunità economiche: quando le opportunità di lavoro e di sviluppo economico sono limitate, i cittadini possono essere costretti a dipendere dai patroni clientelisti per ottenere sostegno e benefici.
Dettagli
Publisher
A.A. 2005-2006
10 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/04 Scienza politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Amoon di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Governo locale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Baccetti Carlo.