Félix Tournachon che divenne Nadar fu uno dei più grandi fotografi del suo tempo. Era stato giornalista, scrittore romantico, ammiratore di Victor Hugo e Balzac, e caricaturista di tutti i piccoli giornali di opposizione
che fiorirono sotto il regno di Luigi Filippo e che criticavano il re borghese. Nadar era "un uomo rosso", un avversario di Napoleone III, uno dei soli personaggi illustri dell'epoca a non essere passato davanti alla sua
macchina fotografica.
Con lui entriamo in una società delle immagini in stretta relazione con il mercato e il mondo culturale, con la pubblicità, la stampa e infine la fotografia. Aprì uno studio fotografico in rue Saint-Lazare, tutti i suoi amici
finirono per posare per lui. Prima di lui la fotografia era percepita come una tecnologia piuttosto che un'arte. Con i suoi ritratti vivaci e l’uso della luce, Nadar ne cambiò la percezione culturale e sociale.
Diceva: «La fotografia è una scoperta meravigliosa e la sua applicazione è alla portata dell'ultimo degli imbecilli. Ma ciò che non si può imparare è il sentimento della luce. Ciò che si può imparare ancora meno è
l'intelligenza morale del vostro soggetto. È questo tocco rapido che ti mette in comunione con il modello, ti fa entrare nelle sue abitudini, nelle sue idee, nel suo carattere».
Per che cosa divenne noto Eadweard Muybridge?
Usò più macchine fotografiche disposte in linea per catturare il movimento. Ognuna era attivata da un filo al ‘passaggio del cavallo.
Cos'è lo Zoopraxiscopio?
Un dispositivo usato per proiettare una serie di immagini in fasi successive di movimento
Forse il primo fotoreportage di guerra è italiano. Nel 1849, il “pittore-fotografo” Stefano Lecchi, che era stato allievo di Daguerre a Parigi e sapeva usare
la tecnica del calotipo scattò a Roma le foto dei luoghi che furono teatro degli scontri tra Francesi, forze papaline e patrioti della Repubblica romana: per
motivi geopolitici la sua opera è meno nota ma siamo di fronte alle prime fotografie in assoluto di un evento bellico.
Il suo ruolo pionieristico nella storia del fotogiornalismo è emerso grazie a ricerche d’archivio.
Attraverso le immagini, da quel 1849, i fotografi iniziano a raccontare ogni evento che il mondo ha vissuto e ad indagare ogni risvolto della realtà e
della società che ci circonda. Ed è proprio attraverso i primi reportages di guerra che la fotografia inizia a raccontare la storia.
Realizzò un suo personale ‘Cosmorama’ dove mostrava panorami italiani: l'incendio della Basilica di San Paolo a Roma, Napoli e i suoi dintorni, l'eruzione
dell'Etna a Catania, l'isola di Malta, Gibilterra, l'incendio di Mosca, la città dell’Avana, i sotterranei dell'Inquisizione a Siviglia, Firenze e dintorni, Palermo e
porto di Messina, Reggio Calabria e ovviamente il Vesuvio in eruzione.
Viaggiò moltissimo per presentare il suo spettacolo ottico itinerante.
la fotografia è una funzione celebrativa della borghesia post-unitaria che ha crescente peso politico ed
economico. Si fondono nelle grandi città gli studi di fotografi ritrattisti che non cercano di far emergere
la personalità individuale ma di evidenziarne l'appartenenza sociale.
Recentemente l’agenzia di stampa britannica Reuters ha lanciato un bando per addestrare una nuova generazione di fotogiornalisti offrendo fino a 5 mila dollari
a tutti coloro che sono appassionati alla professione e che intendono avviarsi a questo lavoro. Il bando era rivolto a chiunque fosse interessato non richiedendo
alcuna professionalità da parte di alcun candidato . Questa iniziativa ha fatto sperare a molti che la morte del fotogiornalismo non sia una fine ma una rinascita.
Si riconoscono due premi Nobel, il primo da sinistra è infatti Max Planck, il terzo Albert Einstein. Planck che aveva voluto Einstein all’università di Berlino:
durante gli anni del nazismo non attaccò mai il regime cercando solo e inutilmente di difendere gli scienziati
ebrei. Suo figlio però nel 1945 viene impiccato perché coinvolto nell’attentato contro Hitler. Einstein invece si rifugia in America per sfuggire alle persecuzioni
naziste. A destra di Einstein c’è Hermann Schmitz dirigente della IG Farben, l’azienda che produsse lo Zyklon B, il gas usato nei campi di sterminio e grande
sostenitrice economica di Hitler.
Lo stesso autore di questa foto, Erich Salomon, fugge in Olanda con la salita al potere dei nazisti, ma quando nel 1940 la Germania invade anche i Paesi
Bassi viene catturato e mandato nei campi di concentramento con tutta la famiglia. Muore ad Auschwitz il 7 luglio 1944 ucciso dal gas della IG Farben.
“Le baiser de l’Hotel de la Ville”
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Comunicazione per immagini cinema e fotogiornalismo, Appunti
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Appunti del corso di Storia del giornalismo, della prof.ssa Piazzoni
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The Middle East: Photographic Evidence of four decades of the Israeli-Palestinian conflict