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WAITING FOR GODOT
Le nuove sfide per un libro di testo scolastico digitale di storia in
Italia.
Il processo di digitalizzazione ha toccato un ambito dell’istruzione,
particolarmente quello scolastico. Una legge del 2011-2012
fissava la finalità di ridurre il costo dei libri di testo che è il
passaggio necessario ai libri misti e online.
Per libro online si intende una versione del manuale scaricabile o
fruibile in rete, per libro misto invece un manuale cartaceo a cui
su aggungono i materiali supplementari digitali.
Il libro digitale è composto da tre componenti: software(il
programma che interpreta e visualizza il file),
hardware(componente fisico con il sistema operativo), il
contenuto. Nel 2017 70% dei titoli del mercato editoriale
scolastico risultava disponibile anche online. Questo formato si è
diffuso tra giovani tra 15 e 24 anni.
In italia non sono presenti organi di censura e di validazione dei
libri. La complessità del ambito scolastico risiede nella struttura
stessa del manuale, in quanto combina in sè un oggetto di
conoscenza di cui è portatore, e quello di strumento di lavoro per
gli insegnanti e di apprendimento per gli studenti. È uno
strumento ambivalente: da un lato contribuisce alla
stabilizzazione di istituzione educativa, ma al contempo la sfidano
e la costringono a evolvere.
In italia il libro digitale non ha ancor ottenuto autonomia da libro
cartaceo, è sempre solo calco di esso con materiali multimediali
aggiunti, di cui esempio è l’uso di QR codice sulle pagine di libri
cartacei. Con inserzione dell’ultimo si unduce la Realta Aumentata
che aumenta e potenzia il contenuto.
2. Carta sempre più digitale.
Attualmente si afferma la tendenza di riprodurre la logica
ipertestuale, ma nel supporto cartaceo. Lo si vede dall’uso
abbondante di accorgimenti grafici e testuali, la comparsa di
rimandi di glosse, l’impiego del codice colore, cioè tutto ciò che è
indirizzato a cambiare la contituità di testo.
Col cambiare l’apparenza visiva cambia anche materialità del
libro. È cambiato anche il modo di leggere. Lettore di oggi
costruisce significato proprio del testo dall’ipertestualità dello
spazio manuale, perciò si trova più nella posizione di ricercare
l’informazione da individuare piuttosto che leggere. La domanda è
se l’ipertestualità non porta a un allievo scolastico al punto di
vedere “le infinite possibilità di significato”.
Questo tocca anche la modalità di apprendimento e di
reperimento d’informazione. La lettura non lineare risultà più
naturale per un digital native. Alcuni sostengono la presenza di
diversità antropologica tra nativi digitali e i migranti digitali.
La pagina tradizionale e la pagina web si differiscono
profondamente, e questa differenza è condizionata
dall’organizzazione dello schermo, che si riprende nei libri
cartacei contemporanei. Prima la lettura codificava un persorso
chiaro da segiure perche tutto era chiramente organizzato. la
pagina web o organizzata in modo web è aperta e priva di
itinerario previsto.
Il compito di lettore ora è quello di stabilire l’ordine con i principi
di rilevanza di lettura e a cosrtuire il sognificato a partire da ciò.
Il manuale rappresenta il sistema più complessa. Conservando la
struttura definita, una direzione di lettura ben precisa, lascia al
lettore scegliere il punto di saltare o approfondire.
Cos’è la digital public history?
Si utilizza questa espressione in differenti modi all’estero rispetto all’Italia. È
un settore di ricerca che pratica una storia digitale di non solo addetti ai
lavori che diviene attore protagonista della struttura della storia. Il focus è
posto sull’aspetto della partecipazione del pubblico.
Partecipa alla costruzione di ponti metodologici tra gli storci di professione e
il pubblico generalista. Ci muoviamo in un campo che gli storci di
professione, si trovano a interagire con il pubblico generale. Sappiamo che
pure il pubblico con il web produce contenuti e a questo punto lo storico
deve porsi come mediatori rispetto a questi autori, facendo* autorialità è per
chiunque può scrivere nel web e autorità è lo9 storico*
Il concetto dell’autorità condivisa, che si chiama share autority è stato
coniato da Michael Fish nel 1990 e quando è stato coniato, Fish lo ha
applicato alla storia orale.
Quando un intervistatore interroga l’intervista, in un modo partecipa alla
costruzione alla narrazione, la sua presenza media quello che viene detto
dall’intervistato e Fish, in questo testo, dice che noi non siamo solo degli
interpreti, ma interrogando chi narra noi ci troviamo in un processo di
condivisone.
Cauvan prende questo concetto e lo applica alla storia in cui
autorità/autorialità è quella che lo storico condivide con il pubblico attraverso
pratiche, come lo storico condivide l’autorità con i pubblici.
18/10/2021
Chi sono i public historian?
Abbiamo visto i manuali di public history come quello di Cauvan e abbiamo
visto com’è un settore di disciplina con una lunga storia che parte dagli anni
70’, quando si avvio una riflessione ambientale grazie a Robert Kelley
quando scrisse un articolo nel 1968.
Nella metà degli anni 70’ la PH è una storia praticata da storici di professioni,
ma fuori da ambito accademico.
La prima fase della public history l’attenzione era rivolta sull’interesse da
parte di un pubblico non addetti ai lavori. C’è poi un passaggio successivo,
già negli anni 2000, con un manuale che introduce un novo elemento della
pubblic histoy di Cauvan, quindi, non è solo una storia per un pubblico non
addetti ai lavori, ma anche una pratica della partecipazione del pubblico
nella storia.
Questo dice Cauvan, che è anche una storia con, rappresentando la
partecipazione dei pubblici.
Questo è un testo che dice dell’importanza che lo storico deve avere
un’autorità parlando di storia in sede pubblica, che è una cassa di risonanza,
che lo storico può intervenire in altre social media.
Questa definizione si può trovare nelle slide.*
In questa conferenza nel 2016, c’è stata la volontà di aprirsi con l’estero con
l’AIDH con molti progetti.
Hipotes in cui include blocchi scientifici*
Il presidente della AIDH, ha lavorato ad un istituto universitario europeo e ha
arricchito la sua biblioteca.
Cauvan, con l’autorità condivisa, ed è il presidente internazionale
dell’associazione di Public History (IFPH), insegna un progetto sull’C2PH.
Fare public history fa pensare su l ruolo dello storico, la sua autorità, e adotta
un concetto coniato da Michael Frish, che aveva creato un concetto quando
partecipa le narrazioni di quando intervista e condivide l’autorità con il
pubblico e Cauvan, con questo volume, insiste la PH con un insieme di
pratiche e qui applica il concetto di Sherpert Autority dicendo che gli storici
deve condividere con il pubblico autorità e autorialità.
Autorità è il ruolo dello storico che ha per presentare la propria ricerca
scientifica mentre l’autorialità è*
Ma come si fa a condividere l’Autorità con i pubblici?
Possiamo invitare a chi visita a commentare a ciò che vedono in varie
modalità oppure possiamo avvalerci di tutte le testimonianze dei pubblici
possono diventare le nostre fonti o anche sviluppare progetti di Croud
Sourcing.
Ci spostiamo in un concetto digitale sempre più, e la digital public history
come la interpretiamo?
La PH non è nuova, pensare fuori accademia c’è sempre stato, ma con il web
consente ad ognuno di noi di essere protagonista con la storia. (everyone is
an historian). Ognuno di noi può essere il protagonista della storica, cercare
le fonti e lo può fare chiunque e comunicare le proprie testimonianze. In
questo caso si tratta di una storia che è vissuta, ricerca, rielaborata vissuta
sulla propria pelle o dei propri cari rielaborandola, dovrebbe essere condivisa
in cui partecipo.
È uno strumento di gestione collaborativa di progetti. Questa modalità
consente di fare progetti multimediale, intertestuale e intermediale. Questa
forma di wiki è indicata se volgiamo avviare un progetto che va nella
direzione tracciata dalle citizen scienze science humanities. Può servire come
collante tra digital pubblic history e citizen sciences.
Per comprendere i principi alla base di wiki è tracciare le origini di wiki e con
quali utenti:
Wikiwiki vuol dire superveloce dette da Cunningham, programmatore
americano e in viaggio di nozze, sente questo wikiwiki per indicare di essere
superveloce sennò perdeva l’autobus per l’aeroporto.
Nel 1995 ripescò questo termine e formulò il concetto di scrittura
collaborativa a wiki dando vita al software wiki wiki web, che al principio
nasceva per facilitare lo scambio di informazioni tra programmatori ed
informatici, sito di società di consulenza di un altro sito gestito da
Cunningham.
Quando fu creta wikiwikiwec2, invitò a fare modifiche e contributi al sito a chi
visitava il sito e lo fece bypassando lo step della registrazione, ossia non era
necessario che l’utente non necessitasse di un account escludendo un
controllo centralizzato e non voleva imporre una gerarchia di gestione del
processo. Propose se vi fosse stato un apparato centralizzato, avrebbe
ostacolato la risoluzione di un problema qualunque fosse e lo rese semplice.
Wikiwikiweb, con questa modellazione, si modificava il materiale con il tasto
“Edito”. L’intervento avveniva nello stesso browser dell’utente, non c’era
intermediazione ed era semplice e all’interno del linguaggio del markup si
facevano collegamento con altri siti.
Un’altra cosa, è relativa alla funzionalità di osservare le modifiche attraverso
una cronologia, che poteva preservare i contenuti e mantenere la storicità
degli stessi.
Diventa uno strumento di controllo dei contenuti e di verificare i contenuti
messo a disposizione nella comunità dei distributori non perdendo
distributori*
Questa esigenza fu avvertita da un gruppo di programmatori informatici che
guardavano con estrema curiosità che stava prendendo un nuovo concetto di
programmazione delle pagine web.
Cummingham si propose di modificare l’intero processo di modifica
consentendo di creare collegamenti in maniera velo