Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
INTRODUCIAMO CON LA DIETA.
Una percentuale che va dal 45 al 60% dei carboidrati digeribile che introduciamo con la dieta è
presente sottoforma di amido. L’amido è un polimero del glucosio che è presente nel regno
vegetale. L’amido si può presentare sottoforma di amilosio e amilopectina: queste due forme di
amido sono distinte dal fatto che l’amilosio è una catena lineare di monomeri di glucosio che sono
uniti tra loro attraverso legami alfa (1-4) glicosidici per la posizione dei gruppi funzionali che
interagiscono; l’amilopectina, oltre che presentare la struttura lineare costituita sempre da legami
alfa 1-4 glicosidici, possiede anche delle ramificazioni che hanno legami alfa 1-6 glicosidici.
L’amilopectina sembra essere contenuta in maggiori quantità nell’amido rispetto all’amilosio.
Il 45-60% dei carboidrati digeribili quindi è presente nella dieta sottoforma di amido, polimero
vegetale del glucosio.
Altre fonti di carboidrati che noi possiamo ottenere dalla dieta sono rappresentate da disaccaridi:
il lattosio, che ritroviamo nel latte (zucchero del latte); il saccarosio, che deriva dalla barbabietola
e dalla canna da zucchero. Questi disaccaridi possono essere presenti nella dieta in una
percentuale variabile, che va dal 30 al 40%.
Chi non assume latte ovviamente non avrà la possibilità di introdurre lattosio.
Altre fonti di carboidrati sono poi rappresentate dai monosaccaridi, che ritroviamo come tali: il
glucosio, il fruttosio nella frutta, nella verdura o anche nel miele.
Abbiamo anche un altro carboidrato simile all’amido, che è il glicogeno, ma è di origine animale
non vegetale: il glicogeno, però, nella dieta è scarsamente rappresentato per il processamento cui
va incontro il cibo che lo contiene, perciò possiamo dire che il quantitativo di glicogeno che viene
assunto con una dieta normale è di scarso significato, quindi non ci soffermiamo su questo.
Dopo aver visto i principali carboidrati introdotti con la dieta, entriamo nel merito di quali sono gli
enzimi preposti alla digestione di questi carboidrati.
Di fondamentale importanza per la digestione intraluminale dei carbo (digestione intraluminale è
quella operata da enzimi presenti nelle secrezioni del tratto gastrointestinale che si trovano nel
lume del tratto stesso) è l’alfa 1-4 amilasi: questa la ritroviamo sia nella secrezione salivare (perciò
è il primo enzima che inizia ad aggredire i carboidrati nel momento in cui introduciamo l’alimento
nella cavità orale) e la ritroviamo anche nella secrezione pancreatica, dove questo enzima è più
abbondante. L’alfa 1-4 amilasi (sia quella salivare sia quella pancreatica) è codificata da geni
presenti sul cromosoma 1; questi geni si chiamano rispettivamente ami-1 per l’amilasi salivare e
ami-2 per quella pancreatica. Amilasi salivare e amilasi pancreatica sono definiti come endoenzimi,
ovvero enzimi che vanno a scindere legami che si trovano interni alla macromolecola. Questo
endoenzima viene attivato dal cloro presente nella secrezione salivare, e una volta attivato va a
scindere i legami alfa 1-4 interni alla macromolecola, ovvero alla catena polisaccaridica.
L’enzima si chiama amilasi, perciò dei carboidrati che abbiamo precedentemente elencato, quello
su cui agisce è l’amido; l’alfa amilasi salivare e pancreatica sono in grado di scindere i legami
interni alfa 1-4 della catena polisaccaridica sia dell’amilosio sia dell’amilopectina (i legami alfa 1-4
glicosidici sono quelli che tengono insieme le molecole di glucosio a formare la catena lineare
dell’amilosio e dell’amilopectina). Poiché amilasi salivare e pancreatica scindono i legami alfa 1-4
interni alla catena polisaccaridica, i prodotti della digestione non saranno rappresentati da singoli
236
monomeri di glucosio; infatti, dall’amilosio (che è solo una catena lineare) l’alfa amilasi salivare e
pancreatica andrà a determinare la produzione di maltosio (disaccaride) e maltotriosio.
Quando invece agisce sull’amilopectina, l’alfa amilasi salivare e pancreatica va a determinare la
formazione sempre di maltosio e di maltotriosio, ma si formano anche altri prodotti della
digestione perché sia l’amilasi salivare sia quella pancreatica non sono capaci di scindere i legami
1-6 presenti nei punti di ramificazione della macromolecola amilopectina. Pertanto, laddove sono
presenti i legami alfa 1-6, il prodotto della digestione che ne deriva prende il nome di destrina alfa-
limite. La destrina alfa limite è un oligosaccaride ramificato; il maltosio è un disaccaride, mentre il
maltotriosio è un oligosaccaride non ramificato.
Sia l’alfa amilasi salivare sia quella pancreatica quindi operano una digestione intraluminale
sull’amido, andando a produrre questi prodotti della digestione.
L’alfa amilasi pancreatica ha la particolarità di svolgere non solo una digestione intraluminale
(prevalentemente nel lume), ma poiché l’alfa amilasi pancreatica è in grado di poter aderire
all’orletto a spazzola degli enterociti può svolgere una digestione anche a questo livello, digestione
che non si chiamerà però intraluminale, ma sarà una digestione microvillare, anche se non è un
enzima transmembrana, però aderisce transitoriamente all’orletto a spazzola continuando ad
agire sul suo specifico substrato.
Dalla digestione prevalentemente intraluminale operata dall’amilasi salivare e dall’amilasi
pancreatica, si ottengono dei prodotti della digestione che sono disaccaridi, oligosaccaridi lineari e
oligosaccaridi ramificati che non possono essere assorbiti come tali; pertanto, è necessaria la
presenza di altri enzimi che possano completare la digestione dei carboidrati.
Questi altri enzimi si trovano come veri e propri ectoenzimi, ovvero proteine transmembrana con
il sito attivo rivolto verso il lume dell’intestino (parliamo di orletto a spazzola, quindi di membrana
microvillare, infatti questi enzimi sono presenti nella membrana microvillare), e sono in grado
attraverso una digestione microvillare o di membrana di completare la digestione dei carbo
principali introdotti con la dieta, rappresentati essenzialmente dall’amido.
La digestione di membrana quindi si deve a enzimi microvillari come per esempio la maltasi (anche
detta glucoamilasi), che agisce sul maltosio andando a determinare la produzione ultima di 2
monomeri di glucosio; abbiamo anche l’alfa destrinasi, che è in grado di agire sulle destrine alfa
limite, ovvero su quegli oligosaccaridi ramificati che derivano dalla digestione della pectina, in
quanto l’alfa destrinasi è capace di scindere i legami in posizione alfa 1-6 glicosidici. L’alfa
destrinasi fa parte di un dimero (e prende anche il nome di subunità isomaltasica) con un altro
enzima che si chiama saccarasi.
Saccarosio e lattosio nella cavità orale non subiscono alcun tipo di digestione, perché la secrezione
salivare presenta solo l’alfa amilasi che agisce sull’amido per il tempo che ha a disposizione (che è
poco perché comunque mastichiamo e poi deglutiamo, e sappiamo che la deglutizione è tanto più
rapida tanto più abbiamo fretta di mangiare); il soggiorno del bolo e quindi dell’amido nella cavità
orale è limitato, perciò l’amilasi salivare può digerire l’amido formando prodotti della digestione,
ma è una digestione solo parziale, iniziale (parzialmente digerisce l’amido presente negli alimenti
che introduciamo, ma non tutto l’amido). Sicuramente però nella cavità orale non c’è nessuna
digestione di saccarosio e di lattosio; la digestione principale dell’amido avviene nell’intestino ad
opera dell’alfa amilasi pancreatica (che oltre che essere più abbondante nella secrezione
pancreatica rispetto a quella nella secrezione salivare, ha anche più tempo per agire perché qui il
contenuto luminale si sofferma più a lungo e quindi l’amilasi pancreatica ha più tempo per digerire
237
quello che l’amilasi salivare aveva lasciato indigerito); nell’intestino finalmente sono digeriti anche
i disaccaridi come il saccarosio grazie alla presenza della saccarasi, e il lattosio grazie alla presenza
della lattasi, la cui densità a livello della membrana microvillare si riduce allo svezzamento nel
momento in cui si cambia la modalità di alimentazione, o meglio il tipo di alimentazione.
Quindi, ectoenzimi dell’orletto a spazzola operano una digestione di membrana per andare sia a
completare la digestione dell’amido attraverso la maltasi ma anche attraverso oligosaccaridasi
(per quanto riguarda il maltotriosio) e attraverso alfa destrinasi (per le destrine alfa limite), ma a
livello degli ectoenzimi dell’orletto a spazzola vengono anche digeriti quei disaccaridi che fino ad
allora sono rimasti integri.
Riassunto digestione dei carboidrati: la digestione dei carboidrati inizia nella bocca ad opera
dell’amilasi salivare (endoenzima cloro attivato) che scinde i legami alfa 1-4 glicosidici dell’amilosio
e dell’amilopectina, portando a formazione di maltosio, maltotriosio e per quanto riguarda
l’amilopectina anche di destrine alfa limite (oligosaccaridi ramificati). A causa del breve soggiorno
che il cibo ha nella cavità orale, l’amilasi salivare ha un’azione limitata; infatti, il bolo viene
deglutito, e durante il percorso del bolo lungo l’esofago l’amilasi salivare continua a lavorare fino a
che il bolo non giunge nello stomaco.
Nello stomaco l’amilasi salivare continua a lavorare fino a che il pH dello stomaco non diventa
troppo acido; nel momento in cui il ph gastrico raggiunge i 3,5, l’amilasi salivare viene inattivata,
cambiando di conformazione. Abbiamo visto che la secrezione gastrica non contiene alcuna
amilasi gastrica, infatti nello stomaco la digestione dei carboidrati si ferma momentaneamente,
per riprendere nell’intestino; infatti, il chimo passa dallo stomaco all’intestino, e nell’intestino
viene riversata la secrezione pancreatica che contiene l’amilasi pancreatica (che è sempre alfa 1-4
amilasi) e che va a determinare gli stessi prodotti della digestione lipidica che abbiamo ricordato
per l’amilasi salivar (unica differenza è quella di avere più tempo per digerire tutto l’amido che noi
introduciamo nella cavità orale, entro i limiti ovviamente).
L’amilasi pancreatica riesce quindi a digerire l’amido ma produce sempre gli stessi prodotti della
digestione che non sono assorbibili; a questo punto, entrano in gioco gli ectoenzimi microvillari,
che vanno a completare la digestione intraluminale dei carboidrati attraverso una digestione di
<