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Semplificando possiamo dire che quando il contenuto gastrico passa nel duodeno è un
contenuto acido ma, poiché il duodeno non è attrezzato con la mucosa, il pancreas per
tamponare manda ioni bicarbonato.
Se questo tamponamento non è perfetto ( anche perché c’è un’eccessiva produzione
gastrica) possiamo avere ulcera duodenale, prodotta dalla lesione della parete.
endopeptidasi
Ancora una volta il pancreas fornisce delle peptidasi che sono dello .
A livello intestinale abbiamo la presenza di enzimi che sono le ammino- o carbossi-
peptidasi, in grado di staccare progressivamente amminoacidi dall’ estremità
carbossilica della catena amminoacidica.
A questo punto bisogna assorbire.
L’assorbimento degli aminoacidi ha un meccanismo analogo a quello dei carboidrati:
c’è il trasportatore sodio dipendente che determina il trasporto degli aminoacidi
insieme con il sodio.
C’è anche un altro trasportatore che, in accoppiata con H+, riesce a trasportare dei
peptidi formati da due amminoacidi.
Se invece ci sono contenuti più grandi, possiamo assorbirle soltanto formando delle
vescicole, tramite il processo di transitosi passeranno poi a livello ematico dove una
parte andrà per la sintesi proteica e una parte andrà trasferito alle cellule .
Il problema più grosso per quanto riguarda i processi digestivi è dato dalla digestione
dei grassi perché il contenuto luminare è fatto più che altro da acqua, da un succo che
contiene acqua, e vari enzimi digestivi.
I grassi alimentari sono in prevalenza trigliceridi, quindi sono formati da una molecola
di glicerolo esterificata da tre catene di acidi grassi .
Le catene di acidi grassi sono date dalla successione di atomi di idrogeno e carbonio
uniti tra di loro da singoli o doppi legami, quindi possono esserci dei punti di
insaturazione che determinano dei piegamenti nella catena: di conseguenzai i
trigliceridi possono essere formati da acidi grassi tutti saturi ( che sono
prevalentemente di origine animale) o da acidi grassi insaturi ( forniti essenzialmente
dai vegetali); questo facilita notevolmente l’attività enzimatica.
Inoltre, la presenza di acidi grassi insaturi a livello della membrana cellulare determina
la fluidità essenziale per le funzioni cellulari.
Lo zampino per la digestione dei grassi è dato, dal punto di vista enzimatico, dagli
enzimi pancreatici, come la lipasi pancreatica, attivata dalla colipasi , che scinde i
trigliceridi in digliceridi, monogliceridi, acidi grassi e glicerolo.
Ma perché questi possano agire, i grassi dovrebbero essere sciolti nell’acqua, ovvero
sciolti nel succo pancreatico intestinale.
I grassi sono idrofobici quindi ( grazie alla colicisti, che determina la produzione del
succo che viene mandato al duodeno tramite un dotto) si formano delle goccioline
( emulsione, come quando noi sbattiamo l’olio con l’acqua e si formano tante piccole
goccioline): questo è dovuto alla attività meccanica e al fatto che la bile è formata da
sali biliari i quali, essendo molecole anfipatiche (ovvero con una faccia polare e una
faccia antipolare) cominciano ad interagire con i lipidi, circondandoli e formando
queste goccioline in cui abbiamo nella parte esterna i sali biliari con la faccia polare
che può reagire con l’acqua e all’interna il cuore.
A questo punto all’interfaccia sale biliare-acido grasso può agire la lipasi.
Quindi una volta in acqua gli acidi biliari si addensano per ridurre la tensione
superficiale e interagire meno con l’acqua formando grandi gocce di grasso.
L’attività meccanica, e soprattutto l’intervento di sali biliari, determina delle strutture
sempre più piccole di emulsione dei grassi fino a formare delle particelle molto
piccoline chiamate micelle.
Una volta che arriviamo sulla faccia luminare della membrana la attraverseranno
facilmente.
Poiché dall’altra parte abbiamo il citoplasma, si riaddensano di nuovo e per fare ciò
delle proteine li circondano formando delle particelle che all’ esterno possono
interagire con acqua. Queste particelle si chiamano chilomicroni.
Quindi abbiamo questo cuore proteico e poi queste particelle in cui c’è da una parte
esterna tutte le porzioni che possono essere solubili mentre sulla faccia interna si
trovano tutte le zone insolubili e idrofobe.
A questo punto per esocitosi passano nello spazio interstiziale dove non possono
essere accolte dai capillari, perché sono grossi.
Quindi , per portare questi chilomicroni al sangue, intervengono i vasi linfatici che
iniziano a livello dei tessuti e hanno grandi pori attraverso i quali possono entrare le
gocce per essere riversate poi nel sangue.
Allora i chilomicroni sono prodotti a livello intestinale e consentono il trasporto dei
lipidi all’esterno.
La nostra macchina ( il fegato) è in grado di costruire i lipidi in maniera endogena.
Per essere trasferiti alle cellule, questi lipidi devono essere collegati a proteine
trasportatrici chiamate lipoproteine. A seconda della loro composizione proteica,
queste proteine vengono chiamate VLDL (lipoproteine a molto bassa densità),
LDL( lipoproteine ad elevata densità ) e HDL (con densità proteica ancora maggiore).
A parte i chilomicroni che determinano il trasporto dei grassi, quando il fegato produce
acidi grassi questi vengono coniugati ad altre proteine che sono le VLDL. A livello dei
capillari vengono estratti questi grassi e quindi la proporzione di proteine aumenta
rispetto ai grassi e abbiamo in circolo le LDL . Le LDL presentano anche un elevato
contenuto di colesterolo una volta che si formano.
Le LDL quindi trasportano grassi e colesterolo a tutte le cellule dove c’è un recettore
che innesca un processo di endocitosi per cui le LDL possono essere inserite e
acquisite dalla cellula che separa le proteine dagli acidi grassi e il colesterolo che li
utilizza per la formazione della propria membrana ecc …
Questo è un processo altamente regolato: se la cellula ha grande una quantità di
colesterolo e acidi di riserva allora esporrà meno recettori sulla superficie, se invece
ha una bassa concentrazione di entrambe esporrà recettori in grado di catturare LDL.
I recettori sono proteine quindi ci possono essere alterazioni nel recettore che non
riconosce efficacemente le LDL. Di conseguenza c’è un aumento di questo tipo di
proteine.
Le LDL incominciano a insinuarsi tra le cellule epiteliali della parete dei vasi e quindi,
staccandosi, formano delle zone che vanno attirando macrofagi e altre cellule. Di
conseguenza, l’endotelio comincia a staccarsi dalla parete muscolare e si forma la
stria lipidica o placca aterosclerotica in cui c’è questo accumulo tra l’endotelio e la
parete.
Come dovremmo sapere, queste sono zone in cui, siccome si restringe il volume del
vaso, aumenta la capacità e possono esserci moti vorticosi e quindi il cuore deve
pompare di più per consentire il corretto flusso ematico.
Può succedere anche che è talmente elevata la quantità di LDL che la membrana si
rompe. La rottura della parete, esponendo nel sangue delle cellule, innesca il processo
di coagulazione del sangue (emorragia) e la formazione di coaguli, ovvero di
aggregati di sangue coagulato che possono determinare l’occlusione, essendo grossi.
Una volta digeriti tutti i condensati , una parte di questi viene assorbita e la restante
parte passa dall’intestino tenue al colon o intestino crasso.
Anche qua c’è una valvola che separa intestino tenue, duodeno, digiuno e ilio ( dove
avviene l’assorbimento) dal colon.
Nel colon continua il riassorbimento di alcuni sali minerali ma soprattutto il
riassorbimento dell’acqua e quindi si formano le feci.
Il riassorbimento di acqua è così importante perché tutti i succhi e i secreti delle
ghiandole annesse all’intestino ( es. pancreas ilio fegato)e delle ghiandole intestinali
contengono acqua, quindi abbiamo all’incirca 8 litri e mezzo di acqua che verrà
assorbita nell’intestino tenue e una ulteriore quota che verrà assorbita nel colon.
Questo riassorbimento di acqua avviene a livello del colon.
L’acqua è sempre trasportata per osmosi in quanto abbiamo che un elevata quantità
di sodio (ovvero l’i ingresso di sodio a livello della cellula) determina un accumulo di
sodio dal lato vaso laterale con richiamo osmotico dell’ acqua e questo determina la
formazione delle feci.
Noi mangiamo perché abbiamo bisogno di nutrimento per:
- apportare contenuto energetico
- apportare contenuto plastico
- introdurre dall’esterno quelle sostanze che noi non siamo in grado di sintetizzare,
come le vitamine
-piacere elevato dato da alcuni piatti
La quantità di energia richiesta è il fabbisogno calorico.
Una quota dobbiamo prenderla perché è necessaria per vivere e l’altra per l’esercizio
fisico.
A diverse età abbiamo diversi fabbisogni calorici.
Come tutte le regolazioni, Il bilancio deve essere di pareggio: il fabbisogno calorico
deve essere in pareggio l’introito con il dispendio. Questo bilancio deve essere in
equilibrio ed è controllato anche da fattori genetici.
Nell’ ipotalamo (centro regolatore di eccellenza delle attività della vita vegetativa)
abbiamo due centri: centro della fame e centro del piacere.
Questi centri si influenzano a vicenda e sono controllati dalle info che vengono dalla
periferia o dal centro per mantenere il bilancio energetico.
Uno dei fattori più importanti del bilancio energetico è sicuramente la concentrazione
di carboidrati.
A livello dei centri ipotalamici arrivano informazioni dalla periferia, informazioni
nervose e informazioni attraverso ormoni, ad esempio l’insulina e la leptina (ormone
rilasciato dalle cellule adipose e agisce sul circuito ipotalamico per il controllo della
fame/obesità).
La leptina, una decina di anni fa, ha fatto sperare in un miracolo: si vide che animali
che avevano alterazioni genetiche della leptina o dei recettori che lo riconoscevano
sviluppavano la obesità; quindi si pensò che fosse il fattore della obesità. In realtà è
uno solo dei fattori, infatti ci sono animali leptina-esistenti che non sono obesi.
Il centro del piacere è in relazione al centro ipotalamico, quindi il centro del piacere
può controllare l’assunzione del cibo determinando sia la scelta del cibo stesso sia la
quantità.
Questi fattori controllano e ad un certo punto bloccano il centro della fame: il centro
della fame si può staccare perché c’è l’incombenza del piacere che determinerà lo
stesso