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SCROFA
Ciclica tutto l'anno, non ha fasi in cui non si riproduce, il ciclo dura circa 3 settimane e l'estro dura 2-3 giorni
(molto vaga), il 1° e 2° calore spesso sono silenti e diventano dopo manifesti. L'ovulazione avviene 44 ore
dall’inizio dell’estro, può variare dalle 35-45 ore ma in media è circa 44 ore dall’inizio dell’ovulazione.
L’estro si riconce dalla vulva rigonfia e iperemica, ricca di trasudato e di strutture vascolari superficiali e in
maniera molto meno marcata è presente del muco nella vulva.
La diagnosi di calore dipende dal tipo di allevamento; anni fa le scrofe venivano allevate in un sistema a posta
singola, ogni scrofa aveva una gabbia, ed erano disposte in maniera trasversale. La dimensione del box era di poco
più grande delle dimensione della scrofa, questo per limitare la sua attività, in maniera che convertisse in carne o
suinetti la maggior parte dell'energia. Nella corsia accessibile all’operatore, era rivolta la parte posteriore della
scrofa, in terra c’era una griglia con un pozzetto che raccoglieva le deiezioni e la testa era dall’estremità opposta
dove c’era il beverino e la caduta del mangiare. L'allevatore passando nella corsia centrale vedeva il posteriore
della scrofa. Una cosa che viene fatta tutt’ora è far passare nella corsia centrale un verro vasectomizzato. Il verro
intero ha l'intenzione e la voglia di percepire il richiamo dato dai feromoni della scrofa, questo passava e si
fermava davanti alla posta della scrofa in calore per cui questa veniva marcata con uno spray o, ad esempio, con
un pallino viola tra le scapole come scrofa da fecondare. Questo tipo di allevamento non è più a norma perché
non assicura il minimo benessere per la tutela dell'animale e vengono allevate in paddock raggruppate 5-6 scrofe.
Possono così camminare e dar luogo a interazioni sociali. Una volta che la scrofa viene riconosciuta in calore,
sempre con il passaggio del verro, viene trasferita in un box singolo per procedere poi con l’inseminazione.
Riflesso di immobilità. Se si preme sulla groppa di una scrofa in calore, questa si blocca.
ANESTRO DA LATTAZIONE
La suzione da parte dei suinetti evoca nella scrofa il rilascio di prolattina che è l'ormone che mantiene la
lattazione e inibisce la secrezione di GNRH, per cui fintanto che la scrofa allatta non può andare in calore. Da qui
l'esigenza di svezzare il prima possibile i suinetti.
1- interessa l'alimentazione della specie suina ed è un dato sensibile, l'allevatore che riesce a svezzare il prima
possibile con il costo minore possibile (costi diretti: mangime, costi indiretti: salute dei suinetti) è un momento
qualificante dell'allevamento, dove si gioca la partita redditività/non redditività dell'allevamento. Condiziona la
fisiologia intestinale con i suoi enzimi.
2- il meccanismo di inibizione della prolattina sul GNRH è presente anche in altre specie animale, anche
nell’uomo. Non tanto durante la lattazione ma principalmente in altri casi. La prolattina è l’ormone che sostiene la
produzione del latte ma è complesso, ha una struttura simile al GH che è un ormone che fa tante cose durante la
crescita, modula lo sforzo fisico, etc. Quindi, è intuibile che la prolattina abbia un iterazione molto variegata, è
anche uno degli ormoni dello stress inteso come adattamento ai cambiamenti omeostatici, alcuni cambiamenti
profondi dell'omeostati induce la secrezione di prolattina, ad esempio nei pesci che passano dal mare alle acque
+
dolci. A livello renale è attiva la prolattina. Nella donna la ritenzione idrica, l'aumento del riassorbimento di Na a
livello renale nella sindrome premestruale si pensa dipenda dalla prolattina. Nello stress inteso come problema
psicologico pressante, uno degli ormoni più attivi è la prolattina. In caso di forte stress ci può essere un
rallentamento e una sospensione dell’attività riproduttiva, e se un animale è in una posizione critica, si hanno le
minime possibilità di arrivare al completamento del ciclo riproduttivo. Anche negli animali sociali in cui c’è un
effetto del gruppo sul pattern riproduttivo, spesso è la prolattina che modula l'adeguamento allo stress sociale.
Qualsiasi condizione stressante, avversa che influenza la saluta dell'animale o il suo stato di benessere può
aumentare la prolattina e inibire la sua attività riproduttiva. La secrezione di prolattina da adenomi ipofisari, uno
dei sintomi è la sospensione dell'attività riproduttiva e blocco dell'asse a partire dal GNRH.
Bisogna ricordare questo per:
- Zootecnia suina
- la prolattina aumenta le sue concentrazioni in stati di crisi e taglia l'attività riproduttiva dell'animale.
- PAUSA -
CAVALLA
La cavalla è poliestrale stagionale; in realtà la stagionalità riproduttiva della cavalla è molto particolare, perché
non c’è la sovrapposizione di una tendenza naturale del cavallo a quella dell’uso e del tipo di approccio che viene
fatto nell’allevamento equino. Soprattutto per i cavalli che sono coinvolti in qualche modo nell’attività sportiva,
l’idea è quella di farli nascere il prima possibile nell’arco dell’anno, perché il cavallo corre in gruppi che dipendono
dall’età. Un animale nato a gennaio rispetto ad uno nato a giugno ha 6 mesi in più, quindi chiaramente è più
performante.
Quello che interessa è che l’estro è piuttosto variabile, può variare da 4/5 giorni ad oltre una settimana e il
momento dell’ovulazione è ancora più vago, perché è 1/2 o anche 3 giorni dopo la fine dell’estro. Si può andare
da 4/5 giorni dal momento dell’inizio dell’estro all’ovulazione ad
oltre 10/12 giorni. Questo è un problema nel momento in cui
l’attività della cavalla deve essere gestita soprattutto se si fa
l’inseminazione con il seme refrigerato/congelato che, quindi, ha
un’emivita molto breve. Da qui l’esigenza di predire con una
buona approssimazione l’ovulazione.
Questo si fa attraverso lo studio ultrasonografico dell’ovaio. Il
ciclo è quello normale. L’unica cosa interessante è la necessità di
dar conto dell’attività ovarica facendo il monitoraggio ecografico
dell’ovaio.
Nella cavalla si identifica come preovulatorio un follicolo in
funzione del diametro, in realtà sopra i 3,5 cm si dice che sia
preovulatorio ma si può arrivare a 4/5 cm, ci vuole esperienza
per identificare correttamente il momento che precede
l’ovulazione, che è quello che fa da riferimento per poter gestire
correttamente il tipo di attività riproduttiva.
Anche da un punto di vista della specie equina gli atteggiamenti
particolari sono: maggiore irrequietezza, maggiore attività
motoria, emissione di nitriti, flehmen, a livello vulvare si ha edema, iperemia e presenza di muco. A seconda del
carattere della cavalla può diventare anche “cattiva” nei confronti dello stallone.
GATTA
La gatta ha una frequenza, ogni primavera ed autunno, di periodi di calore. Questo periodo, per esempio, è il
momento in cui tante gatte sono in calore. La differenza rispetto alla maggior parte degli altri mammiferi, ma non
rispetto a tutti i mammiferi, è il fatto che l’ovulazione è indotta.
Il picco di LH non vede come causa efficiente il feedback.
Quest’ultimo è un evento permissivo, ma solo la copula, la
stimolazione meccanica della cervice e della parte distale della
vagina dà luogo ad un riflesso che porta al picco di LH. È una
cosa abbastanza caratteristica.
Nel momento in cui inizia la stagione riproduttiva, inizia il ciclo,
si arriva ad avere il picco di estrogeni. Se contestualmente a
quello c’è la copula si ha il picco di LH, da lì in poi si avrà
l’ovulazione e la gravidanza. Se non c’è la copula e non si arriva
al picco di LH, il sistema regredisce per qualche giorno per poi
ricominciare.
Molti proprietari si lamentano del fatto che la gatta va in
calore, fa le fusa e si struscia, poi smette poi ricomincia e così
via finché non va in anestro stagionale. Il sistema
dell’induzione dell’ovulazione può essere adottato per
interrompere questa situazione, perché ovviamente la femmina così facendo attira gatti da tutto il vicinato, e i
maschi sono rumorosi.
Stimolando meccanicamente la cervice e la parte profonda della vagina (ad esempio, con il bulbo di un
termometro) si può evocare impicco di LH e stoppare questa situazione.
CAGNA
Raggiunge la pubertà ad un’età variabile, dai 6/7 mei per le razze molto piccole fino ai 18/24 mesi per le razze
giganti. Nel momento in cui raggiunge la pubertà spesso e volentieri la femmina è immatura, quindi è
sconsigliabile farla accoppiare al primo calore, in modo che abbia completato l’accrescimento somatico e non
abbia problemi per la sua salute e per assicurare le migliori chance ai neonati.
Ha in genere due calori l’anno, ma anche in questo caso è variabile. Soprattutto i cani piccoli possono averne
anche 3, quelli più grandi possono averne anche 1. Esattamente come in età avanzata, possono avere un solo
calore o possono averli molto rarefatti.
Si definisce monoestrale, poi se sia stagionale o no è, un po’ contorta la definizione. I vari periodi del ciclo della
cagna sono scanditi in maniera un po’ particolare. Il proestro può durare da 0 a giorni a quasi un mese. In genere
la media è sui 9 giorni, ma è molto approssimativa. Tra l’altro lo stesso animale nell’arco della vita può avere dei
cicli estrali di lunghezza diversa, per cui è inaffidabile.
Da un punto di vista endocrinologico, è caratterizzato dall’inizio e dall’acquisizione della piena dominanza da
parte degli estrogeni. Si avrà, quindi, rigonfiamento della vagina, iperemia, aumento della trasudazione, aumento
della produzione di muco e si può avere qualche piccolo spot emorragico. È possibile in questo periodo che il
proprietario veda un pochino di sangue. Chiaramente non sono mestruazioni, ma è semplicemente l’aumento
rapido degli estrogeni che causa un’aumentatissima permeabilità vascolare fino ai piccoli spot emorragici.
Durante questo periodo la femmina diventa sempre più attrattiva per il maschio, produce feromoni e inizia a
comunicare tramite alcuni atteggiamenti che è imminente l’estro, però non accetta la monta, anzi è possibile che
abbia