Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
A E,U U E,L U U D
dunque che il costo del capitale dellʹequity è una funzione lineare della leva finanziaria dellʹimpresa
(trascurando il fattore che tiene conto delle tasse). Una maggiore leva finanziaria (ovvero più debito rispetto
al capitale netto) implica un più alto costo del capitale proprio, a causa del maggiore rischio (ad es. di
insolvenza) a carico degli azionisti dellʹimpresa. Un azionista può dunque investire 10$ in un’azienda
unlevered ottenendo un profitto minore ma più sicuro, oppure in quella levered ottenendo profitti maggiori
(EPS più elevato) ma più rischiosi.
Entrambe le proposizioni sono valide sotto lʹipotesi che non sussistano imposizione fiscale e costi di
transazione, nonché che investitori e imprese possano indebitarsi allo stesso tasso. Se da un lato queste
condizioni non sono in genere verificate nei mercati reali, come fatto rilevare dagli stessi Modigliani e Miller
nel loro contributo originale, lʹimportanza del teorema sta nel fatto che la struttura del capitale ha rilevanza
precisamente perché una delle condizioni è violata. Il teorema fornisce dunque delle indicazioni circa quali
fattori possano determinare la struttura del capitale.
Vediamo come modificare il teorema di Modigliani e Miller a seconda che cambino le ipotesi per rendere il
modello più reale. Vediamo con un esempio il caso in cui siano presenti le imposte. Si possiede l’intero CN di
Alpha&Co, un’azienda unlevered, con un flusso di cassa annuale pari a 1000$ al lordo di interessi e tasse
(EBIT, Earnings Before Interest and Taxes).
Si ha la possibilità di scambiare metà del
CN con obbligazioni al 10% con un
valore nominale di 1000$. Le imposte
sono al 40% e il rendimento delle attività
è pari al 15%. Converrebbe? Perché? La
risposta è affermativa, come possiamo
vedere in figura a fianco. Assumendo una rendita perpetua possiamo calcolare il VA del beneficio fiscale del
⁄ ⁄
. . 1000 0.1 0.4 40$ , . . 0.1
debito come: . Nel nostro esempio
400$. Risulta che il valore dell’impresa è pari alla somma del valore V di questa se fosse finanziata totalmente
U
da capitale netto e del valore attuale (pari a Dr ) del beneficio fiscale. Nel nostro caso calcoliamo:
T
600 4000$ → 4400$
0.15
Il significato dellʹespressione sopra è che le imprese possono trarre vantaggio dallʹindebitamento, dal
momento che possono dedurre dal pagamento delle imposte sugli utili i pagamenti di interessi, così che
lʹindebitamento riduce il livello di tassazione; per contro, i pagamenti di dividendi agli azionisti, che
costituiscono interamente il costo del capitale per unʹimpresa che non ha debito, non sono di norma deducibili
ai fini fiscali.
Quando vengono introdotte le imposte personali, lʹobiettivo dellʹimpresa non è più quello di minimizzare
solamente il suo debito dʹimposta, bensì quello di minimizzare il valore attuale di tutte le imposte sul reddito
della società, ovvero bisogna includere anche le imposte personali pagate dagli obbligazionisti e dagli
azionisti. Le imposte personali e quelle sulla società vengono influenzate dalla leva. Lʹobiettivo dellʹimpresa
dovrebbe essere quello di fissare la sua struttura finanziaria in modo da massimizzare il reddito al netto delle
imposte. Per ogni 1$ di reddito operativo, se T è lʹimposta personale sugli interessi, il reddito al netto delle
p
imposte è dato da 1 – T . Per ogni 1$ di reddito operativo, se T è lʹimposta sul reddito della società e T è
p C pE
lʹimposta personale sui dividendi, allora il reddito dellʹimpresa al netto delle imposte è dato da (1 – T )(1 –
C
T ). Allora lʹassunzione di debito da parte della società è vantaggiosa se 1 – T è superiore a (1 – T )(1 – T ),
pE p pE C
ovvero se risulta:
18 1 1
1 1
che indichiamo come formula del vantaggio relativo. Se tale condizione non risulta rispettata allora sarà
svantaggioso per l’azienda indebitarsi nel caso di rapporto minore di 1, indifferente se pari ad 1. In particolare,
se T =T (in Italia di solito è così) la condizione di cui sopra risulta sempre verificata e il vantaggio fiscale
p pE
dell’indebitamento delle imprese è esattamente uguale a quanto calcolato da M&M.
Aggiungiamo ora l’ipotesi di dissesto finanziario. Il
dissesto si manifesta quando non si mantiene fede
alle promesse fatte ai creditori, oppure le si rispetta
con grande difficoltà. Il dissesto può talvolta portare
al fallimento. Altre volte invece, indica solo che la
società sta vivendo una situazione molto rischiosa.
Il dissesto comporta dei costi. Gli investitori sanno
che unʹimpresa indebitata può trovarsi in difficoltà
finanziarie e se ne preoccupano. La preoccupazione
si riflette nel valore corrente di mercato dei titoli
dellʹimpresa indebitata. Ciò aggiunge costi diretti e
indiretti derivanti dal fallimento o dall’assunzione
di decisioni distorte prima che intervenga il fallimento. Il risultato è che il valore di mercato di un’azienda
indebitata sarà pari a: con VA valore attuale dei costi legati al dissesto finanziario. I
diss
costi connessi al dissesto dipendono dalla sua probabilità di verificarsi e dallʹammontare dei costi che
andranno affrontati nel caso in cui si verifichi. A livelli di debito moderati, le probabilità di dissesto sono
insignificanti, di conseguenza il VA dei relativi costi sarà minimo e dominano invece i vantaggi fiscali. Ma a
un certo punto, contraendo ancora più debito, la probabilità del dissesto aumenta rapidamente e i relativi costi
cominciano a incidere sul valore dellʹimpresa. Secondo la teoria del trade‐off (o teoria dei costi del dissesto),
lʹottimo teorico è raggiunto quando il valore attuale dei risparmi fiscali (beneficio fiscale) dovuti a un maggiore
indebitamento viene compensato dallʹincremento del valore attuale dei costi legati al dissesto. Inoltre tale
teoria riconosce che i rapporti dʹindebitamento ottimi possono variare da impresa a impresa. Le società con
attività tangibili e sicure e abbondante reddito imponibile dovrebbero tendere verso alti rapporti
dʹindebitamento. Le società in perdita, con attività intangibili e rischiose dovrebbero fare affidamento
principalmente sul capitale netto. Se la modifica della struttura finanziaria non comportasse alcun costo, il
rapporto dʹindebitamento reale di ciascuna impresa coinciderebbe con quello ottimale. I costi invece esistono
e vi sono quindi dei ritardi nellʹavvicinarsi al rapporto ottimale. Le imprese non possono compensare
immediatamente gli eventi casuali che contribuiscono ad allontanarle dalla loro struttura finanziaria obiettivo.
Con informazione asimmetrica indichiamo che i manager conoscono più degli investitori esterni, le
prospettive, i rischi e i valori delle loro imprese. Lʹinformazione asimmetrica influenza la scelta tra
finanziamento interno ed esterno e tra indebitamento ed emissione di azioni. Questo porta alla teoria dell’ordine
di scelta, secondo la quale lʹinvestimento è finanziato prima con fondi interni, soprattutto utili reinvestiti, poi
con nuove emissioni di debito e infine con nuove emissioni di azioni. Il direttore finanziario ottimista deve
convincere gli investitori: questo comporta unʹesposizione dettagliata dei piani e delle prospettive
dellʹimpresa, che includa le notizie esclusive su nuove tecnologie, progettazione del prodotto, piani di
marketing e così via. Arrivare a questo è costoso per lʹimpresa e prezioso per i concorrenti. Il tentativo di
vendere le azioni dimostra che devono valere meno. Unʹimpresa può emettere debito perché il suo direttore
finanziario è ottimista e non vuole emettere azioni sottovalutate. Ciò spiega come lʹinformazione asimmetrica
favorisca le emissioni di debito piuttosto che lʹemissione di azioni. Se i manager sono informati meglio degli
investitori ed entrambi i gruppi sono razionali, allora lʹimpresa che può indebitarsi lo farà, piuttosto che
emettere nuove azioni. Tuttavia vi sono casi in cui l’informazione asimmetrica non è l’unica forza in gioco. Per
esempio, se lʹimpresa fosse già indebitata pesantemente, e rischiasse il dissesto indebitandosi ulteriormente,
allora avrebbe un buon motivo per emettere azioni. Un altro esempio sono le imprese ad alta tecnologia e ad
alta crescita: esse sono credibili emittenti di azioni poiché le loro attività sono per lo più immateriali, e il
fallimento o il dissesto sarebbero particolarmente costosi (pertanto è naturale che tali imprese adottino
politiche conservatrici). 19
Un fattore molto importante in tali argomenti è la dimensione aziendale: questa è una “proxy” delle sue attività
tangibili che allontanano i rischi di dissesto; inoltre, a parità di redditività, fa aumentare i flussi finanziari e
quindi riduce la necessità di ricorrere a finanziamenti esterni. Altro fattore fondamentale è il ruolo delle riserve
aziendali. In poche parole esse sono un polmone di fonte di finanziamento sempre accessibile: avere riserve
significa avere contante, titoli negoziabili, beni immobili prontamente cedibili e pronto accesso ai mercati del
debito o al finanziamento bancario. Il “lato oscuro” delle riserve è che averne troppe potrebbe incoraggiare i
manager a prendersela comoda, ad aumentare i propri compensi o a costruire imperi, utilizzando contante
che dovrebbe essere restituito agli azionisti. Per incentivare i manager si può utilizzare il debito. Le scadenze
degli interessi e il rimborso del capitale sono obblighi contrattuali per lʹimpresa. Il miglior livello di
indebitamento dovrebbe lasciare contante appena sufficiente in banca, dopo il rimborso del debito, per
finanziare tutti i progetti con VAN positivo.
Vediamo alcune mosse generali per modificare la struttura finanziaria di un’impresa. Se un’azienda decide di
adeguarsi all’indice ottimale, deve in primis scegliere se farlo utilizzando nuove fonti di finanziamento su
attività già esistenti o investendo in nuovi progetti. La decisione circa l’innalzamento del livello di
indebitamento è influenzata da fattori come: fiducia della stima dell’indice target, comparabilità con imprese
simili del settore, probabilità di scalata e necessità di flessibilità finanziaria. Se l’azienda è sottoindebitata può
raggiungere il livello ottimo prendendo in prestito denaro per riacquistare azioni proprie, scambiando capitale
netto contro debito (Debt for Equity Swap) oppure vendendo una parte delle attività per finanziare il riacquisto
di azioni proprie. Viceversa se l’azienda è sovra indebitata pu&og