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28. LINGUAGGIO E NONSENSO IN WITTGENSTEIN
RIPENSAMENTO DEL TRACTATUS:
- Tutti i grandi filosofi hanno pensato di aver risolto definitivamente i grandi problemi
filosofici.
- Per Wittgenstein non si tratta solo di rivendicare l’ valore della sua
eccezionale
opera, rispetto alle precedenti, ma di eliminare un equivoco secolare chiamato
“filosofia”. —> Lo scopo del libro è di ricondurre i grandi problemi filosofici
della storia del pensiero a un banale fraintendimento della logica del
linguaggio.
- La storia della filosofia non ha nessun valore per risolvere i problemi filosofici. Di
conseguenza, i problemi filosofici possono essere affrontati solo sul terreno della
logica rigorosa, la logica matematica di Frege, Russell e dello stesso Wittgenstein.
- Ma poi succedono alcune cose, tra le quali la costituzione del Circolo di Vienna
(detto anche “Associazione Ernst Mach”) nel 1925 da parte di Moritz Schlick,
filosofo e fisico. Wittgenstein non vi prese parte, anche se intrattenne rapporti
amichevoli con alcuni esponenti del Circolo,
che tra le altre cose si richiamavano proprio al come a un testo
Tractatus
fondamentale per svolgere il lavoro chiamato neo-positivismo o positivismo logico.
È chiaro che Witgenstein vi si riconosceva solo in parte, e che ciò – tra le altre
cose - lo condusse a un ripensamento delle tesi di fondo del Tractatus.
LA CONFERENZA SULL’ETICA:
- Nel 1929 Wittgenstein fu invitato dal circolo culturale “The Heretics” a tenere una
conferenza a
Cambridge. Scelse di parlare di etica - ossia di una delle cose che, nel Tractatus
veniva considerato insensata. Wittgenstein comincia dando la seguente
definizione, tratta da un libro di Moore, dell’etica: “Etica è la ricerca generale su ciò
che è bene”.
- “Bene” può essere usata: in modo relativo o in modo assoluto
- Ogni giudizio riferito ai fatti è un giudizio relativo; L’etica usa le proprie parole in
modo assoluto, solo che – per Wittgenstein – nessuna circostanza effettiva,
nessun’asserzione di fatti, può mai implicare un giudizio assoluto. I fatti sono
sempre e solo relativi, mai assoluti.
- Fatto assoluto = privo di senso
- Etica = sovrannaturale
ETICA E LINGUAGGIO:
- Etica: esiste
- Dimensione della meraviglia (si tratta di fatti descrivibili). L’espressione che
diamo a queste esperienze (di meraviglie) non ha senso, Se dico “mi meraviglio
per l’esistenza del mondo” faccio un cattivo uso della lingua.
- Wittgenstein parla di “esperienze” al plurale perché, oltre alla meraviglia per
l’esistenza del
mondo, ne cita altre due: l’esperienza di sentirsi e, al contrario, il
al sicuro
sentimento di sentirsi assolutamente colpevoli. (Assoluto non ha senso)
- L’etica e la religione, come la filosofia analizzata nel sono dei non-sensi,
Tractatus,
anche se
corrispondono ad esperienze che non solo gli uomini religiosi ma Wittgenstein
stesso dichiara di aver provato.
- Le metafore hanno senso solo se possono essere tradotte in pure espressioni fattuali
- “Luce della verità” (es. Illuminismo)—> L’etica e la religione usano le parole in
modo assoluto (il “bene”, il “giusto”, il “peccato”, la “salvezza” ecc.), ossia senza
alcun riferimento a dei fatti oggettivi, esponendosi dunque all’accusa di essere
semplicemente insensate.
- Ci sono delle espressioni il cui senso coincide/consiste nella loro mancanza di
senso; quindi il non senso non è semplicemente l’indice di un errore, perché tal
volta il non senso è qualcosa che va custodito.
- Viene da pensare che il Tractatus non ha risolto i problemi filosofici
- Platone riteneva che il linguaggio dovesse andare oltre il mondo, mentre per W.
Questo non è possibile.
- Etica e religione, per Wittgenstein, rappresentano qualcosa di essenziale, più
importante della stessa vita biologica. Eppure sono in sé stesse insensate.
Vorrebbero scardinare la gabbia logico-linguistica che costituisce il nostro Logos,
ma questo tentativo è del tutto disperato perché gli enunciati da loro formulati
sono dei puri nonsensi.
29. RICERCHE FILOSOFICHE DI WITTGENSTEIN
L’IMPORTANZA DELLE RICERCHE FILOSOFICHE:
- Come testimonia la dal 1927 in poi – anche in seguito alle
Conferenza sull’etica,
discussioni con i membri del “Circolo di Vienna” – Wittgenstein manifesta una
crescente insoddisfazione per il
non solo per la sua forma espressiva o per i risultati a cui era giunto, ma
Tractatus,
per i suoi stessi presupposti. Il ripensamento diventa radicale negli anni
dell’insegnamento a Cambridge, ossia dal 1930 al 1947.
- É soprattutto il linguaggio l’oggetto quasi ossessivo dello scavo wittgensteiniano,
come si vede
dall’altro libro che avrebbe voluto pubblicare dopo il ma che uscì solo nel
Tractatus,
1953, dopo la sua morte, col titolo apparentemente modesto di Ricerche filosofiche.
- Ricerca—> Skepsis = scettico (per cercare = mettere tutto in dubbio)—> W.
mette in dubbio tutta la filosofia del linguaggio
- Testimonianza autobiografica di Clifford Geertz, uno nei maggiori antropologi degli
ultimi
decenni. Dopo aver parlato di Wittgenstein come il suo “maestro” e della svolta che
le impressero sul suo lavoro, Geertz nota: le ricerche filosofiche
Ricerche filosofiche
danno una diversa immagine del pensiero (pensiero che avviene nella pubblica
piazza, che manifesto)
- Il pensiero è tale se rispecchia la sua forma logica: principale errore che ora
Wittgenstein rileva
nel suo precedente lavoro: che il senso coincida con la forma logica.
- W. Aveva voluto/costruito una forma logica che poi si rivela una "lastra di
ghiaccio”, superficie apparentemente ideale, ma in realtà catastrofica.
- Il (ma potremmo dire: l’intera filosofia del linguaggio, dal Seicento a Frege,
Tractatus
Russell e il
primo Wittgenstein) intendeva costruire un linguaggio perfetto, e a questo scopo si
affidava alla forma logica. Se non c’è logica, non c’è ordine e dunque non c’è senso.
Le rovesciano il ragionamento, perché partono dalla constatazione
Ricerche filosofiche
che il linguaggio effettivo ha senso perché serve allo scopo dei parlanti. E dove c’è
un senso, c’è un ordine perfetto.
L’ordine, dunque, si ricava dalla pratica del linguaggio effettivo, non dalla purezza
della logica.
- Qual è il tuo scopo in filosofia? – Indicare alla mosca la via d’uscita dalla trappola.
LA TEORIA DEL SIGNIFICATO:
- Il primo punto che Wittgenstein deve affrontare è il problema del significato delle
parole. Le cominciano con una lunga citazione in latino (per i
Ricerche filosofiche
lettori di Wittgenstein la cosa sorprende, perché nel non vi sono citazioni,
Tractatus
tanto meno in latino) tratta dalle
dove Agostino – in un passo che abbiamo già incontrato – spiega il
Confessioni,
modo in cui, da bambino, imparò a parlare, ovvero prestando attenzione al fatto
che le parole usate dagli adulti si riferivano sempre ad alcuni oggetti.
- La parola nomina un’oggetto e le proposizioni sono connessioni di tali
denominazioni
- Giochi linguistici = situazioni effettive nelle quali avvengono degli scambi linguistici
tra persone
- 1º Gioco linguistico: Parole = etichette per oggetti concreti la cui realtà prescinde
dalle parole
- “Ogni segno, sembra morto” la vita viene conferita dal suo uso; Da solo, il
da solo,
segno è morto, perché se viene ricondotto, ripeto orizzontalmente, al designato, il
linguaggio non ha più
alcun senso. Contrariamente alla filosofia del nelle Ricerche il
Tractatus, filosofiche
senso del linguaggio non può essere ridotto all’oggetto designato. Tant’è vero che
il nome “Alessandro Manzoni” continua ad avere un suo preciso significato anche
se la persona designata non esiste più da decenni. Il nome continua ad avere un
preciso significato, anche se l’oggetto designato non ha più alcun riferimento
ontologico.
- Il linguaggio è innanzitutto “Nomi”= concezione nominale del linguaggio
- Significato di una parola = è il suo uso nel linguaggio (non è più la denominazione
degli oggetti)
- Trasformare la semantica (studio del linguaggio) in scienza del significare
- Linguaggio = strumento ; il significato = saper usare lo strumento
SEGUIRE UNA REGOLA:
- Comprendere il significato di una parola = conoscere le circostanze in cui
possiamo utilizzare quella parola
- Seguire una regola è una prassi, ha senso solo in un contesto comunicativo,
non esistono regole private
- Seguire una regola è analogo a obbedire a un comando
- Cos’è il gioco? Qual è l’essenza del gioco? Non c’è nessun essenza, per
comprendere cos’è un gioco basta conoscere le regole, come si gioca
- Comprendere un linguaggio equivale dunque a conoscere un’intera forma di vita.
Posso capire il gioco linguistico che sto giocando solo se ho cognizione del contesto
vitale in cui mi trovo inserito.
RELATIVITÀ DEI GIOCHI LINGUISTICI:
- Linguaggio e mondo sono isomorfi perché hanno in comune la forma logica
- L’immagine dell’anatra-coniglio ( proposta nel 1892 dallo
duck-rabbit illusion),
psicologo statunitense Joseph Jastrow. Si tratta di un’immagine che può esser vista
sia come anatra, sia come coniglio, a seconda della prospettiva con cui la si
osserva.
- Wittgenstein se ne serve per sostenere che la rappresentazione è il modo in
cui l’uomo organizza il mondo per certi scopi determinati
- L’unico criterio di giudizio è il modo in cui abbiamo imparato a usare una certa
parola per un determinato uso.
30. GLI ENUNCIATI PERFORMATIVI
LINGUAGGIO ORDINARIO:
- Tra coloro che più hanno sviluppato le riflessioni del “secondo Wittgenstein” sul
linguaggio effettivo, vi fu certamente il filosofo inglese John L. AUSTIN (1911-1960),
docente ad Oxford dal 1952. Presentatosi accademicamente come esperto di
Aristotele e di Leibniz, Austin annuncia il
suo metodo filosofico – molto debitore a Wittgenstein – nel saggio “ Una
del 1956-57.
giustificazione per le scuse”
- Problema di Filosofia morale: per studiare questioni morali molto astratte (es. libertà,
responsabilità) convenga analizzare il modo in cui gli uomini giustificano le loro
azioni = Atto Linguistico
- Logos = organon = s