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GENERALE AL PARTICOLARE, SCALETTA COERENTE E
CURARE LA FORMULAZIONE DELLE DOMANDE; Libera: E’ la più difficile da condurre, parte da
una domanda molto generale e lascia l’intervistato libero di raccontare il concetto come più
gli pare, il ruolo dell’intervistatore in questo caso è aiutare l’intervistato a non perdere il focus
e di specificare meglio; ne esce una relazione molto vera.
Realizzare un’intervista:
Numero di attori coinvolti
Spazio e tempo dell’intervista (non troppo tempo ne troppo poco e spazio accogliente)
Linguaggio condiviso e non valutativo, mai lasciarsi influenzare dalle proprie idee
Postura corporea, ti guardo spesso ma per poco tempo ti comunico ascolto ma non ti metto
ansia o pressione;
Problematicità dell’intervistato: comportamenti distorti dell’intervistato, chiusura, evasione
non vuole rispondere al focus dell’intervista ma entra in campi per lui più rassicuranti,
Problematicità dell’intervistatore:
aggressività se non accettato o approvato, seduzione.
effetto alone, errore logico (connessioni improprie), pregiudizio, indulgenza.
– EDUCATORE CHE OSSERVA
31.
Quando osservare: L’osservazione è un processo che può essere svolto da più operatori;
Nella fase iniziale (conoscenza del soggetto, raccolta dati, capire come indirizzare il
progetto educativo)
In (raccogliere dati qualitativi e quantitativi)
itinere
In fase di valutazione e riprogettazione
Fonti di errore per l’osservatore:
Condizioni psicofisiche (stanchezza, problemi personali, osservazione carta/matita faticosa
e richiede molta
attenzione)
Competenze e formazione (inesperienza, non sempre è utile avere conoscenze
strutturate pregresse sul tema dell’osservazione e dei suoi strumenti perché
potrebbero condizionare)
Aspettative inconsce (selezione in base a
convinzioni ecc.) Non sempre è utile avere conoscenze
pregresse su ciò che si osserva;
Errori derivanti dai soggetti osservati e dagli strumenti:
Reattività dei soggetti (comportamenti legati al sapere di essere osservati, è maggiore
se l’osservatore è una persona nuova)
Linguaggio non deve essere valutativo e non interpretativo
Contesto deve essere descritto in termini di spazi, arredi, tempo, persone presenti, ciò
che è successo subito prima e dopo il comportamento osservato
Tempo (durata, frequenza, sequenza)
Un buon osservatore sa stabilire la relazione fra strumento, obiettivo e oggetto di osservazione.
– ATTIVITA' LABORATORIALE
32.
Le caratteristiche fondanti: Spazio attrezzato in cui si svolge un’attività centrata su un
oggetto culturale. Nell’accezione ristretta con laboratorio si fariferimento allo spazio in cui si
svolge; nell’accezione allargata ad un atteggiamento mentale riflessivo
Cardine della teoria di Dewey è pensiero riflessivo basato sull’esperienza, l’apprendimento ne
è strettamente dipendente.
Caratteristiche sono:
Organizzazione spaziale (gruppi, setting variabile con aule attrezzate, raggruppamento di
alunni…)
Pedagogica (dinamiche collaborative e cooperative, saper ascoltare e argomentare)
Didattica (modalità di ricerca, pensiero riflessivo, progettuale,
analitico e critico) L’attività laboratoriale utilizza l’errore in termine di
processo;
Categorie per definire il laboratorio: oggettualità (tematica o problema su cui verte che
può essere disciplinare, pluri-disciplinare,), spazialità (dove avviene), attività.
La specificità oggettuale del laboratorio: Esistono molti tipi di laboratori:
Laboratori disciplinari (geografia, scienze…)
Laboratori pluri-disciplinari (unisce più materie)
Laboratori interdisciplinari (deve rispondere a domande e deve aiutare ad elaborare
ipotesi risolutive a problemi) Il laboratorio porta ad un apprendimento attivo, ad imparare
facendo e adottare un atteggiamento investigativo.
Favorisce un approccio alla conoscenza attraverso il manifestarsi di diverse intelligenze.
Attività laboratoriale e cultura democratica: Attività accessibile a tutti, costruzione
condivisa dell’oggetto, confronto, apertura mentale, flessibilità.
L’attività laboratoriale è un’esperienza di convivenza civile. L’attività laboratoriale
permea (si diffonde) in tutto il curricolo o il progetto educativo;
– FOCUS GROUP
33.
Cos’è un focus Group: Stiamo lavorando su un gruppo con un focus preciso;
È una tecnica qualitativa per raccolta di info che riguarda uno specifico argomento di cui i
soggetti hanno esperienza e che puòandare in profondità.
Può avere fini esplorativi o confermativi. A fini educativi può essere usato con educandi e con
stakeholder (soggetti direttamente o indirettamente coinvolti in un progetto o nell’attività
dell’azienda.
È regolato da una traccia che va articolata in situazione. Indaga opinioni, credenze, costrutti
personali.
Conduttore del gruppo non partecipa esprimendo opinioni, ma ascolta e rileva, cerca di far
approfondire, rilancia; tutto questo per non influenzare. Partecipanti max 6-12 px. Il
focus Group viene utilizzato per fini confermativi ed esplorativi.
Come condurre un focus Group: far sentire ai soggetti che le loro opinioni sono
importanti, incoraggia l’apertura, ascolto attivo empatico, equilibrato nel far
circolare la parola, consapevole dei punti di vista.
Fasi: Riscaldamento (fare le presentazioni, mettere a loro agio i presenti)
Background (“allenare” a far esprimere opinioni, cominciare a parlare)
Consolidamento (fase centrale più produttiva, rispetto dei tempi di parola con ascolto
reciproco)
Distacco (rilassamento rispetto all’attività)
Analisi dei dati effettuata da uno o più ricercatori o insieme al gruppo. Report è di tipo
descrittivo/narrativo.
Quando e come usare un focus Group: Si usa per conoscere un nuovo problema, il
linguaggio usato dai soggetti in questione, la prospettiva di un gruppo, per interpretare
dati di tipo quantitativo o quando la popolazione ne viene agevolata (es. anziani,
persone o bambini che avrebbero difficoltà a compilare questionario non sanno
scrivere).
Scopo educativo è imparare a sviluppare i pensieri e ascoltare gli altri.
Non si usa quando le informazioni devono essere in profondità, quando riguardano la
singola persona (no per indagare storie personali), quando vi sono tensioni fra le
persone.
– BRAINSTORMING
34. Cos’è un brainstorming: Tecnica efficace per produrre idee inedite dove le soluzioni
esistenti a un problema non sono soddisfacenti; ai soggetti si chiede di non ripetere
l’esistente, ma di produrre qualcosa di diverso (pensiero divergente). Si attua in gruppo,
c’è un conduttore e un tema stabilito. non esprime una valutazione,
Conduttore ha: postura di ascolto valorizzante e accettante, deve far
emergere più idee possibili.
Come condurre un brainstorming:
Tema ben chiaro e breve presentazione dello stesso, identificare il focus
Accettazione reciproca dei partecipanti
Setting (tavolo rotondo, anche conduttore è in mezzo al gruppo, simmetria
Regole base (ascolto reciproco, regolazione degli interventi)
Non soffermarsi sulla formulazione linguistica a meno che pensiero non sia comprensibile
Curare la connessione fra le idee
La fase produttiva del brainstorming:
• Dare tempo a ciascuno per “metter giù” la propria idea per poi condividerla. Le
successive tornate di idee si nutrono dei primi stimoli che sono per questo i più
importanti in quanto danno il via alle connessioni. Si lascia un po’ di tempo individuale
e poi si inizia.
Iniziare subito (ha vantaggi e svantaggi)
Come organizzare: doppio osservatore raccoglie quanto emerso o registrazione, post-it
ecc, l’analisi di quanto emerso va fatta in gruppo.
Brainstorming sui concetti fa emergere diverse interpretazioni
Brainstorming valutativo: Rivolto a persone con competenze specifiche, si concentra su un
problema da affrontare; individuare tramite indicatori le idee migliori.
– ROLE PLAY
35.
Cos’è un gioco di ruolo= gioco di ruolo che attiva conoscenze precedenti sul ruolo
attribuendogli dei comportamenti. Viene da psicodramma con funzione
ma non ha scopo di esplorare vissuti personali a differenza di
terapeutica,
quest’utlimo.
Usato per far in modo che i soggetti impersonino un ruolo attribuendo dei comportamenti,
dei modi di pensare. In questo modo è possibile, per chi conduce, comprendere le
e far emergere le dinamiche che si creano.
attribuzioni di un soggetto o di un gruppo
Utilizzabile in ambito scolastico (es impersonare personaggi storici come strategia
didattica), aziendale, educativo (per far emergere le relazioni), formativo (per far
apprendere funzioni associate ad un ruolo).
Tipologie di role play:
Per addestramento (altamente strutturato, per far apprendere operazioni
caratteristiche di un ruolo, sapere operativo-tecnico)
Per selezione (ben strutturato, utilizzato in concorsi e selezioni, fa emergere competenze
trasversali)
Di animazione (basso livello di strutturazione, libera espressione di sé, selezionare
ruoli e situazioni simili al reale), si devono selezionare ruoli e situazioni simili al
reale;
Per la formazione (simulazione di situazioni professionali complesse, potenzialmente
trasformativo)
Progettare e condurre un role-play:
Riscaldamento Curare presentazione, conoscenza e clima di disponibilità fra i
membri, rassicurare circa il risultato che è provvisorio;
Gioco/esecuzione
• Tempo di lavoro breve, chiarezza dello scopo
Raffreddamento
• Distanziamento dal vissuto emotivo e ritorno alla dimensione del reale
Analisi e interpretazione Prima si ripercorre quanto avvenuto, poi si interpreta ruolo
conduttore
Il ruolo del conduttore di role-play:
Definire gli obiettivi (chiari sia per conduttore, sia per partecipanti)
Cura del setting che può favorire o meno la partecipazione
Consegna dei ruoli
Indicazioni per gli osservatori
Analisi e interpretazione (evitare di dare spiegazioni al posto dei partecipanti)
Il role-play prevede sia una interazione di gruppo sia la simulazione di un ruolo da parte del singolo;
– AUTOBIOGRAFIA
36.
L’autobiografia e il sé: Recupero della memoria del vissuto di un soggetto che diviene ricercatore
di Sé.
Il Sé si costruisce anche in