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Diritto e Democrazia

Locke è un fermo sostenitore della democrazia come sistema politico che permette la massima libertà

individuale, pur garantendo l'ordine sociale attraverso leggi condivise e riconosciute dalla collettività.

• Democrazia e Libertà: Il sistema democratico consente la partecipazione attiva dei cittadini e la

salvaguardia dei loro diritti fondamentali.

• Partecipazione Civica: La partecipazione dei cittadini alla vita politica è essenziale per il

mantenimento di una democrazia sana e funzionante. Il governo trae la sua legittimità dal consenso

dei governati, e la partecipazione attiva garantisce un controllo effettivo sul potere.

Immanuel Kant (1724-1804)

Immanuel Kant (1724-1804) è uno dei filosofi più influenti del periodo moderno, noto per la sua teoria

deontologica del diritto e per il suo approccio razionale alla morale e alla giustizia. Le sue idee hanno avuto

un impatto duraturo sulla filosofia politica, etica e giuridica.

Diritto e Morale

Kant sostiene che il diritto deve essere fondato su principi morali universali, indipendenti dalle circostanze

contingenti. Secondo lui, le leggi devono essere rispettate non solo perché imposte dall'autorità, ma perché

sono giuste in sé e derivano dalla ragione pura. La sua concezione del diritto si basa sull'idea che ogni

individuo debba essere trattato come un fine in sé e mai solo come un mezzo, principio espresso nella sua

celebre formula dell'imperativo categorico.

Critica della Ragione e Fondamenti del Diritto

Kant critica l'idea che il diritto possa essere derivato esclusivamente dall'esperienza quotidiana o dalle

consuetudini sociali. Egli sostiene che la ragione è fondamentale per determinare ciò che è giusto,

indipendentemente dalle inclinazioni soggettive. Il diritto, secondo Kant, deve essere oggettivo e universale,

regolato da principi razionali che garantiscano la libertà di tutti gli individui all'interno della società.

Nella sua opera "Metafisica dei costumi", Kant distingue tra diritto privato (relativo ai rapporti tra individui,

come la proprietà e i contratti) e diritto pubblico (che riguarda la struttura dello Stato e le sue leggi). Egli vede

nello Stato di diritto il mezzo per garantire l'autonomia e la dignità di ogni cittadino, in un quadro di giustizia

formale basata su norme universali.

Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831)

Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831) è noto per la sua filosofia dello Stato etico, in cui vede lo Stato

come l'incarnazione suprema della ragione e della moralità. Il suo pensiero ha avuto un impatto significativo

sulla filosofia politica e sulla teoria dello Stato moderno, influenzando successivamente sia il liberalismo che

il pensiero marxista.

Stato Etico

Hegel sostiene che lo Stato rappresenta l'espressione più alta della vita etica, in quanto è l'istituzione che

permette agli individui di trovare la loro realizzazione attraverso la partecipazione alla comunità. Egli rifiuta la

concezione individualistica del diritto e della politica, sostenendo che la libertà non è un mero diritto

soggettivo, ma qualcosa che si realizza all'interno di un ordine collettivo. Solo nello Stato, inteso come

manifestazione dello Spirito oggettivo, gli individui possono esprimere pienamente la loro libertà in un

contesto di giustizia e razionalità.

Famiglia, Società Civile e Stato

Hegel descrive un processo dialettico attraverso il quale si sviluppano le istituzioni sociali, articolato in tre

momenti fondamentali:

1. Famiglia: rappresenta il primo nucleo della vita etica, basato sull'affetto e sulla solidarietà naturale.

Tuttavia, la famiglia da sola non è sufficiente a garantire la realizzazione della libertà individuale.

2. Società Civile: caratterizzata dall'interazione economica e dal perseguimento degli interessi

particolari. Sebbene la società civile permetta lo sviluppo dell'autonomia individuale, genera anche

disuguaglianze e conflitti che devono essere mediati.

3. Stato Etico: rappresenta la sintesi delle due fasi precedenti. Lo Stato non è semplicemente un

apparato burocratico o repressivo, ma una realtà etica in cui gli individui riconoscono la loro

appartenenza a un tutto più grande e si realizzano pienamente come cittadini.

Jeremy Bentham (1748-1832)

Jeremy Bentham (1748-1832) è ampiamente riconosciuto come il fondatore dell'utilitarismo, una corrente

filosofica ed etica che valuta le azioni umane in base alla loro capacità di produrre felicità o benessere per il

maggior numero di persone possibile. Secondo Bentham, l’utilità di un'azione è direttamente legata alla sua

capacità di generare piacere e ridurre il dolore, e la morale di un’azione è determinata dal bilancio

complessivo di questi effetti.

Bentham propone un principio che diventerà fondamentale per la filosofia utilitaristica: "Il maggiore bene

per il maggiore numero". Egli riteneva che le leggi e le politiche dovessero essere misurate in base alla loro

capacità di promuovere il benessere collettivo, spingendo così a una valutazione razionale e scientifica delle

azioni umane e delle scelte politiche.

L’approccio utilitarista di Bentham è spesso associato alla valutazione quantitativa dei piaceri e dei dolori che

un'azione può produrre, un concetto che egli ha formalizzato attraverso la "calcolatrice del piacere" (o

"felicità calcolabile"), un metodo teorico per misurare gli effetti di un'azione in termini di intensità, durata,

certezza, prossimità e probabilità di piacere.

Il Panopticon

Un altro concetto fondamentale proposto da Bentham è il Panopticon, una particolare progettazione

architettonica per strutture carcerarie, ma anche applicabile ad altre istituzioni, come ospedali e scuole. L’idea

alla base del Panopticon era quella di creare un edificio a forma circolare con una torre centrale da cui un solo

sorvegliante poteva osservare continuamente tutti i detenuti, senza che questi ultimi sapessero se fossero

sotto osservazione in quel momento. La sorveglianza costante, ma invisibile, avrebbe spinto i prigionieri a

comportarsi in modo conforme alle regole, poiché non avrebbero mai potuto essere certi se qualcuno li stesse

osservando.

Questa proposta di Bentham va oltre l’architettura e suggerisce una riflessione profonda sul controllo sociale

e sulle dinamiche di potere. Il Panopticon simboleggia il passaggio verso una società più disciplinata, in cui

l'auto-monitoraggio diventa una forma di controllo, con un impatto sulla concezione della libertà e della

privacy. La sua influenza si estende anche alla filosofia e alle scienze sociali moderne, in particolare nel

pensiero di Michel Foucault, che ha analizzato il Panopticon come un simbolo della società disciplinare.

Critica al Common Law

Bentham fu anche un critico feroce del sistema giuridico tradizionale inglese, il Common Law, che si basava

principalmente su precedenti giuridici, consuetudini e interpretazioni dei giudici. Secondo Bentham, il

Common Law era una struttura legale confusa, incoerente e non sistematica, che difficilmente poteva

garantire giustizia in modo equo e razionale. La sua critica si focalizzava sulla mancanza di trasparenza e sulla

difficoltà di prevedere le decisioni giuridiche.

Bentham proponeva un sistema giuridico basato su principi razionali e codificati, in cui le leggi fossero scritte

in modo chiaro e comprensibile per tutti, con l’obiettivo di ridurre l’incertezza e favorire una giustizia più

efficiente. Egli sosteneva la necessità di una Codificazione delle leggi, che avrebbe permesso una

regolamentazione chiara e universale delle normative, facilitando l’applicazione della legge in modo oggettivo

e senza arbitri interpretativi.

La visione di Bentham anticipa quella di molti riformatori legali successivi, che hanno cercato di rendere il

diritto più razionale e accessibile attraverso la codifica, come avvenne in Francia con il Codice Napoleonico.

John Stuart Mill (1806-1873)

John Stuart Mill (1806-1873) è uno dei più importanti filosofi e teorici politici del XIX secolo, noto per il suo

contributo allo sviluppo del liberalismo e della teoria dei diritti individuali. Mill sostiene che gli individui

debbano godere della massima libertà possibile, ma solo a condizione che le loro azioni non danneggino gli

altri. La sua concezione di libertà è strettamente legata al rispetto dei diritti e alla protezione della sfera

personale di ciascun individuo.

Mill riteneva che la libertà individuale fosse essenziale per il benessere della società, poiché permette agli

individui di esprimere se stessi, di prendere decisioni e di perseguire la propria felicità in modi che potrebbero

non essere previsti dalla collettività. Tuttavia, egli pone un importante limite alla libertà individuale: la libertà

di una persona finisce dove inizia il danno agli altri. Questo principio di non danno è fondamentale nel

pensiero di Mill, in quanto stabilisce una barriera etica all'azione individuale quando le sue conseguenze

danneggiano altre persone.

Il Principio del Danno

Il Principio del Danno, una delle teorie più influenti di Mill, afferma che l'unica giustificazione valida per

limitare la libertà di un individuo è prevenire un danno a terzi. Questo principio distingue chiaramente la

sfera privata dell’individuo da quella pubblica della collettività. Mill riteneva che lo Stato non dovesse

interferire nelle scelte personali, come le opinioni o i comportamenti privati, finché tali azioni non avessero

conseguenze dannose sugli altri. Un esempio tipico che Mill esamina è la libertà di espressione: un individuo

dovrebbe essere libero di esprimere le proprie opinioni, anche se impopolari, a meno che non inciti

direttamente alla violenza o provochi danni ad altri.

Questo principio diventa un criterio fondamentale per la regolazione delle leggi e delle politiche pubbliche in

una società democratica, influenzando il concetto di tolleranza e il dibattito su come bilanciare la libertà

individuale con l'ordine pubblico.

Critica a Bentham e all’Utilitarismo

Mill è stato fortemente influenzato dalla teoria utilitaristica di Jeremy Bentham, ma ha anche espresso alcune

critiche rilevanti. Sebbene Mill condivida con Bentham l'idea che l'utilità (intesa come la capacità di

promuovere il benessere o la felicità) sia il criterio fondamentale per giudicare le azioni morali, egli riteneva

che la versione di Bentham fosse troppo meccanicistica e riduttiva.

Bentham aveva infatti sviluppato un modello di utilitarismo che si conce

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
21 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/20 Filosofia del diritto

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alemeinee di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia del diritto e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Torrente Giovanni.