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METAFONESI

Torniamo indietro a riflettere su una cosa. I 4 sistemi vocalici che abbiamo visto sono quelli che popolano l'area della Romània, e sono gli unici 4. Se noi osserviamo tutti e 4 questi sistemi, sono presenti tutti nella penisola italiana (limitandoci allo stivale, senza le isole e il settentrione). Abbiamo il sistema siciliano, che sta anche in Calabria, la zona Lausberg che è presente tra Basilicata e Calabria con il sistema sardo, abbiamo il sistema balcanico in una piccola area lucana e ne abbiamo il sistema comune nel resto delle zone. Questo cosa ci porta a pensare per la storia reale del latino? Partendo dalla zona Lausberg possiamo dire che questa zona è stata schiacciata, da nord dal sistema comune e da sud con il sistema siciliano. Questa cosa va d'accordo con il fatto che il sistema sardo sia il più antico, e stia in Sardegna che è una zona isolata. Dunque i romanici che si sono instaurati in Sardegna andavano nella direzione del...

sistema sardo, areche è anche la più conservativa poiché è ai margini dell'impero. Inoltre il sistema vocale sardo lo troviamo anche nell'Africa del nord, e in ne nella zona Lausbergche è rimasta come zona conservativa. È ragionevole pensare che il sistema comune si sia espanso da nord ma solo no ad un certo punto, anche perché lo troviamo anche in Portogallo. Dunque il vocalismo sardo è il più antico dei vocalismi latini, e probabilmente era quello in uso nell'antica Roma, prima di portarlo in giro per l'Italia come quella traccia che rimane nella zona Lausberg. Invece il vocalismo di tipo balcanico è stato portato là dai romani d'Italia che sono partiti con Traiano alla volta della provincia della Dacia sul Danubio- ultima provincia conquistata dai romani e prima ad essere abbandonata, per una conquista di circa un secolo, all'inizio del III secolo d.C. - per poi portarlo in

quellezone della Lucania. È come se, dei sistemi rimasti oggi visibili nelle lingueromanze, osservassimo una successione del tipo: sistema più antico del sardo, spinta in avanti con il movimento delle vocali palatali che porta al sistemabalcanico, poi assestamento delle vocali velari che porta al sistema comune.

L'unico rimanente a parte è il vocalismo siciliano che è nato dalla mescolanza tra lalingua greca parlata in Sicilia e il latino portato dai romani.

Lezione 6

Mercoledì 22 febbraio - prof. Meliga

Rivediamo la Zona Lausberg, che è interessante in quanto è una piccola area insud Italia a cavallo tra il con ne di Basilicata e Calabria, ed è interessante dalpunto di vista delle norme areali perchè è lo stesso identico spazio che c'è inSardegna. Escludiamo l'ipotesi che siano gli antichi sardi romanizzati, o i nuoviromani sardizzati che abbiano colonizzato quell'area.

bensì la intendiamo come un'area di una parlata che prima era molto più estesa, tanto da sud e da nord non sono arrivate altre influenze che hanno schiacciato questo vocalismo di tipo sardo (con annullamento delle distinzioni di quantità). Dunque possiamo affermare in seguito a delle ipotesi ricostruttive, dunque facendo una CRONOLOGIA RELATIVA (dicendo che una cosa è avvenuta probabilmente prima di un'altra), che nella penisola italica abbiamo avuto un passaggio di quasi tutti i dialetti della Romània. Ci sono stati più vocalismi presenti nello stesso momento, solo che qualcuno è andato perso e altri hanno preso il sopravvento. Vediamo ora la riduzione e trasformazione delle vocali atone, che scompaiono o si riducono perché la nuova natura dell'accento che si fonda sulla potenza articolatoria e non sull'altezza articolatoria le fa sparire, perché se impegno più energia nell'articolare una

determinata vocale, ne impiego meno per articolarne altre che vengono meno. La prova che l'accento latino è cambiato lo vediamo dalla riduzione e trasformazione proprio delle vocali atone. In posizione atona generalmente il sistema è molto ridotto. Per esempio in italiano standard abbiamo 7 fonemi in posizione tonica, ma solo 5 in posizione atona e solo 4 in posizione nale - perché in italiano non esistono parole che iniziano in 'u' - anche se alcuni dialetti come l'umbro in posizione nale ne contano solo 3 ('i', 'a' ed 'o'). In altri casi ci sono solo 2 fonemi in posizione nale o addirittura 1 solo (che è lo 'schwa'). Persino in italiano, che sappiamo essere molto conservativa come lingua, le vocali atone vanno incontro a fenomeni di sincope - cioè la caduta di una vocale all'interno di parola - e apocope - caduta della vocale in nale di parola - o di riduzione in iato. Ad esempio

Vediamo il primo fenomeno importante che è la SINCOPE DELLE VOCALI POSTONICHE nei proparossitoni, cioè nelle parole sdrucciole, cioè con l'accento sulla terzultima sillaba, e seguono questo schema:

  • 3 3(...) 2 1 -> (...) 1, cioè cade la vocale in mezzo (es. 'solidum' lat. > 'soldo' con caduta della 'i' postonica)
  • 3 3,(...) 2 1 -> (...) cioè cadono addirittura 2 vocali da 3-2-1 a solo 3 (es. 'frigida' > it. 'Fredda')

Tutte queste forme sono attestate nell'Appendix testo utilizzato probabilmente a scuola che ci attestava le forme sbagliate e le rispettive forme corrette da utilizzare.

N.B. Il francese è una lingua romanza a parte, perché si distacca di più di tutte le altre al latino.

fi fl fi fi fi fi fi fi ff

Il secondo fenomeno riguarda l'APOCOPE DELLE VOCALI ATONE FINALI, anche se da questo fenomeno sono esclusi

L'italiano (ma non i suoi dialetti) e il sardo che le conservano integralmente:

  • In Gallo romanzo, retoromanzo e catalano -> cadono tutte le vocali nali salvo '-a' (anche se il francese perde questa vocale dal parlato, cioè è scritta ma non si pronuncia)
  • In spagnolo e portoghese vengono conservate, seppur con delle eccezioni, la '-a', la '-e', la '-i' e poi '-o' ed '-u' (dunque A, E ed U, divenendo solo più 3)
  • In rumeno si conserva la '-a', la '-e', la '-i' (dunque A, E ed I)

Questa riduzione è dovuta al fatto che l'articolazione di queste vocali è debole, e la cosa più interessante è che i dialetti gallo-romanzi seguono immediatamente dopo il francese.

Un altro fenomeno che ci interesserà molto, e che riguarda sempre la riduzione delle vocali atone, è la riduzione delle vocali 'i' ed 'e'.

‘e’ breve in IATO. In latino ‘i’/‘e’ breve facevano due sillabe e passano ad essere una serie semiconsonante +vocale. Passando ad una semiconsonante abbiamo delle conseguenze molto grandi per il vocalismo. ‘HODIE’ (= ‘oggi’) in latino aveva 3 sillabe, mentre Isidoro da Siviglia, vescovo, ci dice che non si diceva più ‘hodie’ ma dice che gli italiani dicevano ‘ozie’, in cui la ‘i’ non è più una vocale ma diventa una semiconsonante[j]. Il risultato è che la [d] subirà poi dei processi di palatalizzazione che daranno vita all’italiano ‘oggi’. Questa riduzione delle vocali, prima della scomparsa, ha creato una palatalizzazione nella consonante che segue. In realtà oggi quella vocale originaria latina è scomparsa, ma non prima di aver prodotto degli esiti sulla consonante che segue. Le vocali in posizione atona hanno dunque un destino.

molto diverso rispetto alle vocali in posizione tonica, e questa differenza si riflette molto bene nell'accento che è cambiato dal latino alle lingue romanze. Anche qua non possiamo escludere che fosse anche dinamico in latino e che ci fossero diversi modi per realizzare la lingua latina. Del resto anche fra noi parlanti della stessa lingua non c'è un modo uniforme per parlare la lingua Italiana, perché questo dipende da moltissimi fattori.

Di consonantismo, invece, guarderemo solo due cose. Anzitutto diciamo che il sistema consonantico latino è molto più ridotto rispetto a quello delle lingue romanze. Il sistema romanzo è dunque più ricco di quello latino.

Nello schema vediamo i modi di articolazione, a sinistra, e i luoghi di articolazione in alto. Le occlusive hanno un modo di articolazione per il quale il canale è chiuso e si apre velocemente (dette anche esplosive), poi ci sono le fricative con il canale articolatorio.

semi-chiuso (dette anche sibilanti perché il suono sibila), nasali cioè che l'aria passa anche nei canali del naso, vibranti perché la lingua vibra e in nelaterali perché l'aria passa ai lati della bocca.

Nel passaggio dal latino alle lingue romanze abbiamo due categorie in più che sono le retro esse (presenti solo nel dialetto siciliano per quanto ci riguarda), e le palatali, cioè una serie di consonanti che si articolano verso il palato, oltre ad un modo di articolazione aggiuntivo che è quello delle a ricate, prodotte da un'articolazione che nasce come occlusiva per terminare come fricativa.

fl ff fl ff fi fi

Questi fenomeni di trasformazione sono antichissimi, e magari molti non si sono manifestati neanche nelle lingue scritte, tant'è che magari li troviamo nel latino arcaico e poi solo dopo nelle lingue romanze perché rimangono latenti per secoli.

Dal momento che è improbabile che uno stesso

fenomeno fonetico sia comparso nel latino, poi sparito e poi ricomparso nelle lingue latine, è ragionevole pensare che quel fenomeno sia sempre esistito, solo che la documentazione scritta non l'ha attestato. In latino sono anche presenti due semivocali o semiconsonanti che sono la palatale [j] e la velare [w] (presenti anche nelle lingue romanze da altre basi), che evolvono in consonanti ricate o fricative. Sono due i fenomeni che ci interessano da vicino: 1. La scomparsa di 'H', che è un'evoluzione molto antica e nascosta, e che è rimasta, per esempio in italiano, solo per la sua funzione diacritica (cioè la differenziazione tra 'ghiro' e 'giro'); in altre lingue romanze ha anche una funzione diacritica, oppure è sintomo della caduta di qualcosa (es. 'hijo' in spagnolo che vuol dire 'figlio', e dunque è indice della caduta di 'f'). In latino volgare troviamo

‘Oratia’ (per ‘Horatia’) e al contrario ‘hire’, ‘hoct

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Publisher
A.A. 2022-2023
67 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/09 Filologia e linguistica romanza

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Matty_Car33 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filologia romanza e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Meliga Walter.