vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Anche i concetti sono usati in modo diverso dai due approcci. I concetti sono gli elementi costitutivi
della teoria, e tramite la loro operativizzazione (trasformazione in variabili empiricamente osserva-
a controllo empirico. Nell’approccio neopositivista la
bili) permettono alla teoria di essere sottoposta
chiarificazione dei concetti e la loro operativizzazione in variabili avvengono prima ancora di iniziare
la ricerca. Questo metodo, se da un lato offre il vantaggio di poter rilevare empiricamente il concetto,
dall’altro comporta anche lo svantaggio di una forte riduzione e impoverimento del concetto stesso,
con il rischio ulteriore che la variabile sostituisca il concetto (reificazione).
Un ricercatore qualitativo avrebbe invece utilizzato il concetto come orientativo (sensitizing concept),
che predispone alla percezione, ancora da definire non solo in termini operativi, ma anche teorici, nel
corso della ricerca stessa. I concetti diventano quindi una guida di avvicinamento alla realtà empirica,
non riduzioni della realtà stessa in variabili astratte. 6
Per quanto riguarda il rapporto generale con l’ambiente studiato, l’approccio neopositivista non ri-
tiene che la reattività del soggetto possa rappresentare un ostacolo di base, e crede che un certo grado
di manipolazione controllata sia ammissibile. Viceversa, la ricerca qualitativa si basa sull’ approccio
naturalistico, vale a dire che il ricercatore non manipola in alcun modo la realtà in esame. I due modi
e opposte nelle tecniche dell’esperimento e dell’osserva-
di fare ricerca trovano illustrazioni tipiche
zione partecipante.
Se passiamo alla specifica interazione psicologica con i singoli soggetti studiati, il ricercatore quan-
titativo assume un punto di vista esterno al soggetto studiato, in modo neutro e distaccato; inoltre
studia solo ciò che egli ritiene importante. Il ricercatore qualitativo invece si immerge il più comple-
tamente possibile nella realtà del soggetto e quindi tende a sviluppare con i soggetti una relazione di
Ma in questo modo sorge prepotentemente il problema dell’oggettività
immedesimazione empatica.
della ricerca.
Anche l’interazione fisica con i singoli soggetti studiati è differente per i due approcci. La ricerca
quantitativa spesso non prevede alcun contatto fisico tra studioso e studiato, mentre nella ricerca qua-
litativa il contatto fisico è una precondizione essenziale per la comprensione. Il soggetto studiato
quindi risulta passivo nella ricerca quantitativa, mentre ha un ruolo attivo nella ricerca qualitativa.
Quale approccio
A questo punto ci si potrebbe chiedere se uno dei due approcci è “scientificamente” migliore dell’al-
tro. A questo proposito si possono individuare tre posizioni.
1) La prima afferma che i due approcci sono incompatibili tra di loro, e quindi i rispettivi soste-
nitori dei due paradigmi dicono che il proprio è corretto mentre l’altro è sbagliato.
La seconda si ritrova nei neopositivisti, che affermano l’utilità dell’approccio qualitativo, ma
2) solo in una prospettiva preliminare di stimolazione intellettuale (ruolo ancillare).
3) La terza posizione infine sostiene la pari dignità dei due metodi, e auspica lo sviluppo di una
scienza sociale che, a seconda delle circostanze e delle opportunità, scelga per l’uno o per
l’altro approccio. Infatti, contributi importanti alle scienze sociali sono arrivati da entrambi i
tipi di ricerca, che possono essere rispettivamente adatti per differenti situazioni.
Entrambi gli approcci si possono considerare come due diversi modi di fare ricerca che possono con-
tribuire insieme alla conoscenza dei fenomeni, integrandosi vicendevolmente per una migliore com-
prensione della realtà da punti di vista differenti. 7
Il processo di ricerca
Il modo di condurre ricerche segue regole ben precise. Le ricerche psicologiche possono risolvere sia
problemi teorici, si parla quindi di ricerca di base, la quale ha l’obiettivo di aumentare le conoscenze
teoriche di un dato argomento e la ricerca applicata, che utilizza teorie, metodi e strumenti elaborati
nella ricerca pura per la soluzione pratica di problemi concreti. Le fasi del percorso di ricerca sono:
→
1. Problema di ricerca La ricerca scientifica non inizia dalle osservazioni bensì dai problemi,
ovvero dalle contraddizioni tra una teoria e un fatto che hanno potenzialità di suscitare nel
ricercatore un’idea anticipatoria volta a spiegare il contrasto osservato, diventando così il
L’identificazione di un problema permette di definire dei que-
punto di partenza della ricerca.
siti più specifici: le domande di ricerca, le quali guidano l’attenzione del ricercatore su alcuni
aspetti, portando a trascurarne altri. Da queste nasce l’ipotesi di ricerca che il ricercatore in-
tende verificare e che segue generalmente la seguente formulazione «Se accade x, allora si
osserva y». Dall’ipotesi di ricerca vengono generate le ipotesi statistiche, ovvero l’ipotesi
nulla (mancanza dell’effetto ipotizzato) e l’ipotesi alternativa (afferma la presenza dell’effetto
ipotizzato). →
2. Disegno sperimentale Nella ricerca quantitativa il disegno della ricerca (decisioni opera-
tive che sovrintendono all’organizzazione pratica della ricerca) è costruito a tavolino prima
dell’inizio della rilevazione ed è rigidamente strutturato e chiuso. Nella ricerca qualitativa
invece è destrutturato, aperto, idoneo a captare l’imprevisto, modellato nel corso della rileva-
zione. Da queste diverse impostazioni deriva la diversa concezione della rappresentatività dei
soggetti studiati.
Nella ricerca quantitativa il ricercatore è più preoccupato della rappresentatività del fenomeno
piuttosto che della sua capacità di comprendere, mentre l’opposto vale per
che sta studiando
la ricerca qualitativa, alla quale non interessa la rilevanza statistica bensì l’importanza che il
singolo caso sembra esprimere.
Anche lo strumento di rilevazione è differente per i due tipi di ricerche. Nella ricerca quanti-
tativa esso è uniforme o uniformante per garantire la validità statistica, mentre nella ricerca
qualitativa le informazioni sono approfondite a livelli diversi a seconda della convenienza del
momento. Allo stesso modo, anche la natura dei dati è diversa. Nella ricerca quantitativa essi
sono oggettivi e standardizzati (hard), mentre la ricerca qualitativa si preoccupa della loro
ricchezza e profondità soggettive (soft).
→
3. Osservazione o raccolta dati attraverso diverse tipologie di campionamento
→ L’analisi dei dati è completamente differente per le due impostazioni della
4. Analisi dei dati
ricerca, a partire dall’ oggetto dell’analisi. La ricerca quantitativa raccoglie le proprietà indi-
viduali di ogni soggetto che sembrano rilevanti per lo scopo della ricerca (variabili) e si limita
ad analizzare statisticamente queste variabili. Il soggetto non viene quindi più ricomposto
nella sua unitarietà di persona. L’obiettivo dell’analisi sarà spiegare la varianza delle variabili
dipendenti, trovare cioè le cause che provocano la variazione delle variabili dipendenti. La
ricerca qualitativa invece non frammenta i soggetti in variabili, ma li considera nella loro
interezza, sulla base del ragionamento che l’individuo è qualcosa in più della somma delle sue
parti. L’obiettivo è quindi quello di comprendere le persone, interpretando il punto di vista
del soggetto. Le tecniche matematiche e statistiche sono fondamentali per la ricerca quantita-
tiva, mentre sono considerate inutili e dannose nella ricerca qualitativa. I risultati dei due tipi
di ricerca sono naturalmente diversi. Già nella presentazione dei dati notiamo che la ricerca
quantitativa si serve di tabelle, mentre quella qualitativa di narrazioni. Le tabelle hanno il
pregio della chiarezza e della sinteticità, ma presentano il difetto di presentare uno schema
mentale proprio dei ricercatori che può non corrispondere alle reali categorie mentali dei sog-
getti; inoltre impoveriscono inevitabilmente la ricchezza delle affermazioni dei soggetti. Le
8
narrazioni riescono ad ovviare a questi difetti, perché riportano le parole degli intervistati e
quindi si pongono come una “fotografia” dei loro pensieri.
→
5. Interpretazione dei dati Dopo aver analizzato statisticamente i dati il ricercatore procede
con la loro interpretazione; quindi, verifica se i risultati danno una risposta all’ipotesi di ri-
cerca e se questa risposta contribuisce ad approfondire la conoscenza del problema. Questa
procedura confluisce nell’inserimento delle informazioni raccolte in un contesto collegato al
problema iniziale ma anche ad altre tematiche del settore. I risultati di una ricerca, anche di
piccole dimensioni, permettono di sommare le esperienze e le conoscenze inerenti al problema
di ampliare o modificare l’ipotesi di partenza per aumentarne la potenza esplica-
affrontato e
tiva. →
6. Restituzione dei risultati Per quanto riguarda la generalizzazione dei dati, la ricerca quan-
titativa si pone l’obiettivo di enunciare rapporti causali tra le variabili che possano spiegare i
risultati ottenuti. La ricerca qualitativa, invece, cerca di individuare tipi ideali (nel senso we-
beriano), cioè categorie concettuali che non esistono nella realtà, ma che liberano i casi reali
dai dettagli e dagli accidenti della realtà per estrarne le caratteristiche essenziali ad un livello
superiore di astrazione; lo scopo dei tipi ideali è quello di essere utilizzati come modelli con i
quali illuminare e interpretare la realtà stessa.
Un’ultima questione è quella della portata dei risultati. A questo proposito notiamo che la
profondità dell’analisi e l’ampiezza della ricerca sono inversamente correlate, vale a dire che
ad un maggior numero di casi esaminati corrisponde un minore approfondimento dei singoli
casi. Data la maggiore quantità di casi necessariamente esaminati dalla ricerca quantitativa,
risulta indubbiamente una maggiore generalizzabilità dei risultati rispetto a quelli della ricerca
qualitativa.
I principi etici della ricerca: i 5 principi generali stabiliti dall’AIP
La redazione del nuovo codice etico stilato dall'AIP (Associazione Italiana di Psicologia), stilato nel
2015, prende ispirazione dalla Costituzione della Repubblica Italiana, dal Codice deontologico degli
Europea, dalla dichiarazione di Helsinki e
Psicologi, dalla carta dei diritti fondamentali dell’Unione
dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Prevede 5 principi generali, 11 regole di condotta
e le disposizioni attuative. I pr