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Descrizione della DI e dell'IC nella epidemiologia
In base a ciò, la DI viene usata nella descrizione di piccoli focolai in piccoli gruppi di animali (2) mentre quando si deve descrivere ciò che avviene in un territorio si usa l'IC (1).
Zemira Camarrone
Epidemiologia
Tasso di attacco
Il tasso di attacco è la proporzione degli animali che sviluppano la malattia quando, per qualche motivo, il periodo a rischio è breve. I motivi possono essere la breve esposizione alla causa o/e il limitato periodo di sensibilità dell'ospite.
Tasso di attacco secondario (TAS)
Il tasso di attacco secondario è la proporzione di casi di una malattia trasmissibile che si sviluppano a seguito del contatto con il caso primario. Esso è solitamente applicato nelle popolazioni separate ed è utile per misurare la contagiosità. Questo può essere considerato un tipo di incidenza che dà anche l'idea di come un primo focolaio riesca a generare altri focolai da un contatto con il primo (spesso si utilizza per allevamenti di uno stesso territorio).
Più è minore il tasso di attacco secondario piùsi è capaci di riconoscere e limitare il primo focolaio.Che rapporto c’è tra la prevalenza e l’incidenza? Il tipo diinformazione che può fornire la prevalenza piuttosto chel’incidenza varia anche in base al tipo di malattia studiato:lunga durata1. se la malattia è di , si può effettuare ancheun singolo rilevamento ed avere un’informazioneattendibile sulla distribuzione della malattia.breve durata2. se la malattia è di (nuovi casi che pocodopo vanno incontro a morte o guarigione spontanearapida), è probabile che non si riesca ad individuare ilnumero esatto di casi.Per cui paradossalmente queste due malattie (breve e lungadurata) possono avere la stessa prevalenza, che dàun’informazione sulla quantità però non un’idea sulla gravitàdella situazione e della velocità di diffusione della malattia.Quindi laCamarrone
Epidemiologia
In questo caso si può chiamare tasso poiché c'è il tempo nella formula (la cadenza temporale in cui si fa l'osservazione).
In cui si osserva quanti soggetti sono negativi alla prima rilevazione e quanti sono ancora negativi alla seconda rilevazione, con lo stesso principio della cattura-rilascio-probabilità di ricattura. Perciò arrivo alla conclusione con la rimanere sani probabilità di ammalarsi e la mortalità.
La mortalità è un valore assimilabile all'incidenza, poiché definisce quanti soggetti muoiono rispetto alla totalità della popolazione.
Mortalità cumulativa (CM)
Nella mortalità cumulativa come denominatore ci sono solo i soggetti vivi (indipendentemente dai positivi o negativi).
Letalità (CF)
La letalità misura la probabilità di morte nei soggetti malati di una determinata malattia, espressa in percentuale dal numero di morti sul numero di infetti (es. la letalità della rabbia è quasi del 100%).
se non c'è un'intervento). Se il periodo di osservazione è lungo è più opportuno parlare di sopravvivenza. Il tasso di morte è il tasso di mortalità (M) per tutte le malattie presenti in una popolazione, quindi non riferito a un singolo evento morboso. In realtà non si tratta di un vero e proprio tasso, altrimenti andrebbe fatto il calcolo anche per i decessi che vanno considerati vivi per il periodo in cui sono sopravvissuti (denominatore); in genere questo si effettua all'inizio del periodo di osservazione o si fa una media. Per determinare la distribuzione di un fenomeno in una popolazione bisogna effettuare un campionamento, in cui si conteggia la frequenza di un fenomeno in una popolazione. Il rilevamento più usato in epidemiologia è quello in cui si determina la quantità di un evento morboso (infezione o malattia clinica) che si manifesta in una determinata popolazione. I rilevamentiServono per ottenere informazioni sulla malattia, prevedono il conteggio dei membri di un aggregato di unità e la misura delle loro caratteristiche. In epidemiologia il rilevamento più frequente è l'estima della prevalenza.
Quindi ci sono due opzioni per i rilevamenti della prevalenza:
- Censimento - rilevamento della variabile allo studio su tutta la popolazione, che determina esattamente la distribuzione della variabile. Quindi si tratta di uno studio estremamente dettagliato, corrispondente alla realtà (es. distribuzione di cani vaccinati in una regione). Per farlo bisogna individuare i singoli componenti della popolazione, quindi avere la popolazione nota (es. grazie ad un'anagrafe molto efficiente della regione), e chiedere ad ognuno di essi le informazioni di cui si ha bisogno tramite un'intervista (censimento). In questo modo si ha effettivamente un dato reale con pochissimi margini di errore, pur impiegando molto tempo.
Zemira Camarrone
Epidemiologia
- campionamento - rilevamento effettuato su un numero di soggetti rappresentativo della popolazione.
Esso è una stima della distribuzione della variabile. Questo rappresenta un'alternativa più breve e semplice (di solito effettuata nelle indagini di mercato). Per farlo bisogna selezionare un campione, ma la valutazione non può essere ugualmente precisa alla precedente. Esso è casuale poiché viene fatta un' stima, ovvero viene dedotto il valore che più si avvicina al dato reale, perciò ci sarà sempre un certo margine di errore dato che non si lavora sull'intera popolazione.
Il campione per essere corretto deve essere rappresentativo, per cui deve soddisfare alcuni requisiti tra cui l'essere casuale, cioè deve rispettare il principio della casualità. Quando
vengono selezionate le unità della popolazione che devono entrare nel campione. Non ci devono essere vizi di selezione, ogni unità deve avere la stessa probabilità di essere selezionata rispetto alle altre. Senza questo requisito viene persa la rappresentatività sulla popolazione. Coincide quindi statisticamente con il campione, ma in realtà il tipo e le modalità di campionamento sono una delle ultime scelte da fare. Spesso il campionamento è necessario, come per le analisi sulle uova, che prevedevano la distruzione della popolazione in oggetto. Errore casuale: L'errore casuale, un margine di errore per il campionamento, c'è sempre e non si può evitare del tutto, ma si può progettare al meglio il campionamento per ridurre questo al minimo. Nel caso di un fenomeno molto raro in una popolazione e dunque una bassa frequenza della malattia (malattie genetiche, malattie che nel corso degli anni sono state sottoposte a sistemi di controllo o eradicazione,Sotto riporto il testo formattato con i tag HTML appropriati:Come brucellosi e tubercolosi bovine) prendendo in considerazione un campione si rischia di non prendere casi positivi all'interno del campionamento. Spesso si effettuano raccolte attive su campionamenti nelle indagini ad hoc. Il classico studio ad hoc è il confronto tra doppi nei focolai, ad esempio per la valutazione dei fattori di rischio.
Definizione di campionamento dal punto di vista statistico e da quello epidemiologico:
- Popolazione target – popolazione a cui è rivolto lo studio, di cui è richiesta l'informazione, quindi la popolazione a rischio.
- Popolazione studiata – popolazione dalla quale verrà estratto il campione da studiare, costituita da unità elementari indivisibili.
- Strato – insieme delle unità elementari raggruppate per caratteristiche comuni. Si tratta di sottoclassificazioni della popolazione studiata, che possono essere fatte in base a criteri omogenei (età, ...)
Zemira Camarrone
Epidemiologia
Razza, taglia, territorio). Non è detto che si faccia sempre, ma in epidemiologia, soprattutto nelle malattie infettive, molti criteri di stratificazione coincidono con i determinanti di malattia, dell'ospite o ambientali.
- Unità campionaria - rappresenta l'oggetto del campionamento (singoli individui, elementi, allevamenti, regioni). Essa può coincidere con gruppi che hanno le stesse caratteristiche epidemiologiche, soprattutto nei focolai.
Obiettivo del campionamento è fornire una stima senza errori della variabile che si vuole misurare nella popolazione. A seconda del campionamento che si proggetta si avrà il sottobiettivo, ovvero l'obiettivo specifico del campionamento.
Gli errori sono inevitabili ma è possibile in parte compensare con alcuni accorgimenti come la grandezza del campione. Gli errori pregiudiziali che si possono commettere e non possono essere compensati aumentando la grandezza del campione sono:
Legati al settore in cui si procede il campionamento- Legati al grado di conoscenza della popolazione (lista incompleta, informazioni obsolete)- La procedura di campionamento non è casuale Questo è l'iter logico procedurale che bisogna seguire per progettare un campionamento. Per prima cosa bisogna avere le idee chiare su cosa si vuole studiare all'interno del campionamento (per questo motivo bisogna avere anche conoscenze biologiche e non solo statistiche), scrivendo l'obiettivo del campionamento in modo chiaro, e avere una conoscenza approfondita della popolazione target (più si hanno informazioni su di essa, più si riesce ad affinare le attività).