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EPISODIO IPOMANIACALE DI BREVE DURATA CON EPISODI DEPRESSIVI
episodi depressivi maggiori associati ad almeno due episodi ipomaniacali
EPISODIO IPOMANIACALE CON SINTOMI INSUFFICIENTI ED EPISODI DEPRESSIVI MAGGIORI
episodi depressivi maggiori associati ad almeno un episodio ipomaniacale della durata minima di 4 giorni.
EPISODIO IPOMANIACALE SENZA PRECEDENTE EPISODIO DEPRESSIVO
uno o più episodi ipomaniacali senza che si sia mai verificato un episodio depressivo maggiore. sintomatologia ciclotimica che non ha raggiunto i previsti 24 mesi.
DISTURBO BIPOLARE SENZA ALTRA SPECIFICAZIONE
Diagnosi residuale da adottare quando sono presenti i sintomi caratteristici del disturbo bipolare senza che vengano soddisfatti i criteri diagnostici di uno qualsiasi dei disturbi.
COMPLICANZE
Peggioramento della qualità di vita. Alterazione delle relazioni interpersonali e familiari. Comorbilità con disturbi
dello spettro ansioso. Comorbilità con patologie somatiche, come malattie dismetaboliche (diabete), oncologiche, cardiovascolari (infarto, cardiopatia ischemica) e neurologiche (Parkinson, epilessia temporale, sclerosi multipla, demenze). Attesa di vita ridotta di circa 10-15 anni, legata al problema del suicidio, che è la sesta/settima causa di morte nella maggior parte dei paesi Occidentali, e per i giovani è la seconda causa dopo gli incidenti. I motivi principali sono due: la perdita della speranza di poter uscire dalla sofferenza o la presenza di idee di colpa. Generalmente la persona che si suicida manifesta direttamente o indirettamente le sue intenzioni. Fattori di rischio suicidari: - Demografici - Psicosociali - Clinici Genere maschile Recenti eventi stressanti (lutto, perdita) Stato non coniugale Mancanza di supporto sociale Comorbilità con disturbi d'ansia, abuso/dipendenza, malattie somatiche gravi. EtàavanzataEZIOPATOGENESI.L'approccio più moderno all'analisi delle cause dei disturbi mentali e dell'umore è di tipo biopsicosociale. Meccanismi biologici. - Disfunzione della neurotrasmissione centrale, con riferimento ai sistemi neuronali che utilizzano come neurotrasmettitori chimici le amine biogene e la serotonina (ipotesi monoaminergica), implicate nella regolazione degli stati affettivi-emotivi. Secondo la teoria vi è una disfunzionalità a livello recettoriale che genera i disturbi dell'umore. - Neuroimaging: nella depressione e nel disturbo bipolare si verifica una atrofia cerebrale, soprattutto a livello dell'ippocampo. - Circuito della salienza affettiva: anomalie. Meccanismi psicologici. - Fattori predisponenti genetici. La trasmissione genetica nei disturbi dell'umore non segue un modello di eredità mendeliano, e gli studi di linkage non hannoancora identificato né la mania e l'ipomania sono meccanismi di difesa nella DM né nel DB. Non esiste alcun gene che singolarmente abbia una forte associazione con il disturbo. Il rischio genetico è molto maggiore di tipo "poligenico", probabilmente legato a polimorfismi di singoli nucleotidi. Teorie comportamentiste: la depressione è basata su un senso di impotenza appreso (Learned helplessness di Seligman). Fattori predisponenti non genetici. Teoria cognitiva (Beck): la depressione è frutto dell'organizzazione disfunzionale della conoscenza, basata sulle esperienze di vita precedenti e sull'alterazione dei circuiti cerebrali coinvolti nella regolazione dell'umore, modi cando la qualità e la quantità del funzionamento neurochimico. TRATTAMENTO DEI DISTURBIforme che non rispondono adeguatamente alla psicoterapia. La FT prevede l'utilizzo di farmaci antidepressivi, che agiscono sulle sostanze chimiche nel cervello per migliorare l'umore e ridurre i sintomi depressivi. È importante seguire attentamente le indicazioni del medico riguardo alla posologia e alla durata del trattamento. Psicoterapia: è un trattamento che coinvolge la parola e si basa sulla relazione tra il paziente e il terapeuta. Può essere di diversi tipi, come la terapia cognitivo-comportamentale, la terapia psicodinamica o la terapia di gruppo. La psicoterapia aiuta a identificare e affrontare i pensieri negativi e i comportamenti disfunzionali che contribuiscono alla depressione, fornendo strumenti per gestire lo stress e migliorare il benessere emotivo. In alcuni casi, può essere necessario combinare la farmacoterapia con la psicoterapia per ottenere i migliori risultati nel trattamento dei disturbi dell'umore. È importante consultare un professionista della salute mentale per valutare il tipo di trattamento più adatto alle proprie esigenze.Modalità cognitive alternative più accessibili e psicoterapia interpersonale, adattative, e la che si focalizza sull'identificazione e modifica di eventi e situazioni interpersonali giudicati fondamentali nella genesi e nel mantenimento dell'episodio depressivo (es. lutti, conflitti di ruolo, transizioni di ruolo, deficit interpersonali), in modo da far acquisire al paziente le strategie idonee al loro superamento.
TRATTAMENTO DEI DISTURBI BIPOLARI.
La farmacoterapia degli episodi depressivi e maniacali si basa necessariamente su approcci diversi.
- quetiapina: a rilascio prolungato, un antipsicotico atipico;
- olanzapina;
- antidepressivi (SSRI) seconda scelta poiché il loro uso comporta un rischio di viraggio.
Trattamento acuto dell'episodio maniacale: uso di diversi farmaci tra cui il valproico (carbonato o solfato), il principale stabilizzatore dell'umore, e l'acido valproico.
lungo termine: prevenzione delle recidive sia maniacali/ipomaniacaliche depressive. psicoterapia individualele forme di terapia più adatte sono la Psicoterapia (PT): cognitivo-comportamentale, psicoterapia interpersonale e dei ritmi sociali o psicoterapia familiare di tipo relazionale. Ad ogni modo, è necessaria una psicoterapia di supporto sia nel trattamento dell'episodio depressivo sia nella fase del trattamento a lungo termine, al fine di sostenere il pz nell'accettazione della sua condizione. -------------------------------------------------------------- CAP.6 - DISTURBI D'ANSIA. disturbi d'ansia I sono la patologia psichiatrica più di usa, con una prevalenza lifetime superiore al 31% e una nettaL'età media di insorgenza del disturbo è di 15-35 anni. L'esordio è acuto e facilmente databile: il primo attacco di panico risulta solitamente ben impresso nella memoria del paziente. Il naturale andamento del disturbo è cronico, ma con oscillazioni sintomatologiche e con tendenza allo sviluppo di altre patologie in comorbilità, tra cui:
- Agorafobia.
- Depressione maggiore.
- Fobia sociale.
- Ipocondria.
- Uso di sostanze.
Se trattato in modo adeguato, il disturbo può regredire completamente.
—> EZIOPATOGENESI.
Sul piano neurotrasmettitoriale, il disturbo di panico sembra essere correlato ad un'alterazione del sistema serotoninergico e noradrenergico. In particolare, si ipotizza un'iperattività del sistema noradrenergico e una disfunzione del sistema serotoninergico, che potrebbero contribuire alla comparsa dei sintomi caratteristici del disturbo di panico.