Legge di Kirchhoff: p p
∂T ¿
Integrando tra T2 generico e T1 si ottiene l’equazione di Kirchhoff:
T 2
∫
( ) ( )
=∆ +
∆ rH T rH T ∆ CpdT consente di calcolare ΔrH ad una generica T se si conosce
2 1 T 1
ΔrH alla T1 e se si conosce il ΔCp del processo
Per calcolare la variazione di entalpia associata al riscaldamento o al raffreddamento di un
T 2
∫ ( )
: ∆ H= Cp T dT
sistema a dp=dn=0 vale la relazione e quindi, per Cp ≠ f(T), si ha:
T 1
∆� = ��∆�
Tuttavia questa equazione non contempla i passaggi di stato. Infatti durante ogni passaggio di
stato viene coinvolto uno specifico ΔH (calore se p=cost!) senza variazione di temperatura del
sistema (T=cost)
Considerare 1mol di ghiaccio a T=-30°C, iniziare a
fornire calore. La T comincerà a salire. ΔH
dipenderà dal Cp dell’acqua solida (ghiaccio) e dal
ΔT. Arrivati a T=0°C la temperatura si fermerà
nonostante si continui a fornire calore. Il calore
fornito rompe i legami a idrogeno portando al
passaggio di stato solido liquido. Il calore
coinvolto in questo processo è detto entalpia di
fusione Δ H o calore latente di fusione. Solo al
fus
completamento della fusione la riprenderà ad
aumentare la T
Una situazione analoga si verifica per l’ebollizione:
la T si ferma e resta costante a 100°C fino alla
completa evaporazione dell’acqua. Il calore
coinvolto in questo processo è detto entalpia di
vaporizzazione Δ H o calore latente di vaporizzazione
vap
Ad ogni passaggio di stato corrisponde un determinato calore latente specifico per ciascuna
specie
Valori medi dei Cp per l’acqua nei suoi tre stati di aggregazione:
-1 -1
Cp gh = 37.7 J·mol ·K
-1 -1
Cp acq = 75.3 J·mol ·K
-1 -1
Cp vap = 34.9 J·mol ·K
Approssimazione valori di ΔH° relativi ai processi di fusione (solido liquido) e vaporizzazione
(liquido gas)
-1
ΔfusH° = 6 kJ·mol
-1
ΔvapH° = 40.7 kJ·mol
Per i processi opposti, ovvero solidificazione e condensazione, i valori di ΔsolH° e ΔcondH°
saranno uguali in valore assoluto ma con segno opposto
Esercizi:
Quando un liquido puro viene lasciato a libero contatto con l’ambiente esterno (sistema
aperto), le molecole che lo costituiscono cominciano ad abbandonare la superficie del liquido
per passare allo stato di vapore fino a quando tutto il liquido non sarà evaporato. La velocità
con cui il liquido si esaurisce dipende dalla natura del liquido stesso (forze intermolecolari) e
dalla temperatura
Invece, se lo stesso liquido puro viene introdotto in un contenitore munito di manometro in cui
prima era stato praticato il vuoto e la pressione viene mantenuta costante, si osserva una certa
pressione sul manometro dovuta all’evaporazione del liquido. Nello specifico le molecole che
riescono a sfuggire dalla superficie del liquido evaporano, ma man mano che le molecole in
fase vapore aumentano, anche queste cominceranno a colpire la superficie del liquido rimasto,
condensando: si origina un equilibrio evaporazione-condensazione che avviene all’interfaccia
che separa le due fasi (liquido e gas). In tale condizione di equilibrio, il numero di molecole che
sfuggono dalla superficie è uguale a quello delle molecole che condensano, mantenendo la
pressione delle molecole in fase vapore costante. Questa pressione si osserva sul manometro
ed è detta pressione di vapore o tensione di vapore. La pressione di vapore di un liquido
dipende solo dalla temperatura (no dalla massa e dalla forma del recipiente)
Grafico delle pressioni di vapore alle varie temperature per un liquido, si ottiene una curva
esponenziale la
Dato che l’ebollizione si verifica quando
pressione esterna equilibra la pressione di vapore, i
punti appartenenti alla curva evidenziata
rappresentano le temperature di ebollizione del
liquido esposte alle diverse pressioni
La curva di equilibrio liquido-vapore fa parte del
diagramma di stato, in cui tutte le curve di confine
tra una fase e un’altra sono descritte
dall’equazione di Clapeyron:
dp ∆H
=
dT T ∙ ∆ V
ΔH = entalpia coinvolta nel passaggio dalla fase α alla fase β (calore latente)
ΔV = Vβ-Vα
La legge di Clapeyron può essere semplificata per gli equilibri eterogenei in cui una delle due
fasi è gassosa (liquido ⇌ vapore e solido ⇌ vapore) applicando tre approssimazioni:
1. il volume della fase condensata (solido o liquido) è trascurabile rispetto a quello del vapore
Vv-Vc ≈ Vv
2. il vapore si comporta come un gas ideale e quindi si considera che, per una mole, Vv = RT/P
3. il ∆� coinvolto nella transizione (di evaporazione o sublimazione) è costante
p 2 ∆ H 1 1
= ( − )
ln
Equazione di Clausius-Clapeyron: p 1 R T 1 T 2
Esercizi:
L’energia libera di Gibbs è una funzione di stato definita come � ≡ � – �� � = �(�, �,
��, ��, … )
in condizioni dT=dp=0:
�� = �� − � ( �� )
�� = �� − ��� – ���
�� = �� − ���
integrando ∆� = ∆� − �∆�
Ogni reazione/processo tende a raggiungere il proprio minimo
energetico e la variazione di energia libera ΔG è indice della
spontaneità di una reazione e dell’eventuale raggiungimento
dell’equilibrio. ∆� = ��������� – ���������. Per una generica
reazione A ⇌ B:
se ΔG < 0, la reazione è spontanea
se ΔG = 0, la reazione è all’equilibrio
se ΔG > 0, la reazione spontanea è quella inversa
∂∋¿
∂G
¿
�� ≡
Potenziale chimico: ¿
¿
¿
Il potenziale chimico rappresenta l’energia libera molare di Gibbs per un determinato
componente mantenuti costanti T, p e il numero di moli di eventuali altri componenti.
Il potenziale chimico serve per lo studio termodinamico delle reazioni. Se due componenti A e B
in una reazione A ⇌ B hanno μA≠μB, la reazione procederà fino a quando μA=μB condizione
che corrisponde al raggiungimento dell’equilibrio. Quindi la differenza di potenziale chimico tra
i due stati muove l’intero processo fino al raggiungimento dell’equilibrio
�� = � �
* + �� �� �� o �� = � �
° + �� �� ��
μi = potenziale chimico della specie i nelle condizioni di interesse
μi* = potenziale chimico di i puro a valori di p e T costanti
μi° = potenziale chimico di i puro a valori di p=1atm e T costanti
�� = attività termodinamica della specie i (termine adimensionale tra 0 e 1)
Dato che il potenziale chimico è l’energia di Gibbs molare relativa ad un certo componente, è
possibile scrivere: �� = �� ° + �� �� �� (Gi° = energia di Gibbs di 1mol di i puro a valori di
p=1atm e T fissati)
Considerando la generica reazione aA + bB ⇌ cC + dD
energia libera di Gibbs complessiva: ∆� = �� + �� − (�� + �� )
� � � �
per ogni componente si ha: ∆� = ���� + ������� + ���� + ������� −(���� + �������
+ ���� + �������) c d
a ∙ a
C D
forma compatta: ∆� = ∆
� ° + �� ��
a b
a ∙ a
A B
all’equilibrio ΔG=0: ∆ � ° = −�� �� � costante termodinamica di equilibrio � ≡
c d
a ∙a
C D (dipende solo da T)
a b
a ∙a
A B
Si parla di Q = quoziente di reazione se la reazione non ha raggiunto l’equilibrio
Per l’attività e la concentrazione di un componente vale la relazione �� = �� ∙ [�]
[i] = concentrazione del componente i
γi = coefficiente di attività c d
c d γ ∙ γ
[C] ]
∙[ D C D
∙
Sostituendo si ottiene: � = con costante stechiometrica di equilibrio K =
a b a b
[ ] [
A ∙ B] γ ∙ γ
A B
c d
[C] ]
∙[ D
a b
[ ] [
A ∙ B]
La costante stechiometrica è valida solo per soluzioni molto diluite
La costante di equilibrio mostra la direzione verso cui è spostata una reazione:
K > 1: equilibrio verso destra (è favorita la formazione dei prodotti)
K = 1: equilibrio non è spostato né a destra né a sinistra
K < 1: equilibrio verso sinistra (è favorita la formazione dei reagenti)
d ln K ∆ H ° (T
K 2) ∆ H ° 1 1
= = ( − )
ln
Equazione di van’t Hoff: integrando
dT 2 (T
K 1) R T 1 T 2
RT
se ΔH°>0 (reazione endotermica), la K aumenta all’aumentare della temperatura, cioè la
reazione è favorita dall’incremento di T
se ΔH°<0 (reazione esotermica), la K diminuisce all’aumentare della temperatura, cioè la
reazione è sfavorita dall’incremento di T
Proprietà colligative sono proprietà del solvente ma dipendono solo dal numero di particelle di
soluto presenti nella soluzione e non dalla natura stessa del soluto
elettrolita = specie che, se disciolta in acqua, si dissocia in ioni di carica opposta
+ - + - 3+
es. NaCl Na + Cl KNO K + (NO ) Al (SO ) 2Al +
3 3 2 4 3
2-
3(SO )
4
non-elettrolita = specie che, se disciolta in acqua, non si dissocia in ioni e le molecole
costituenti restano tali (es. saccarosio)
Queste proprietà dipendono dalle frazioni molari di soluto o solvente a seconda dei casi. Inoltre,
l’eventuale dissociazione di elettroliti viene espressa mediante l’indice di van’t Hoff (i) che
corrisponde al numero di particelle generate dal soluto non volatile B,l una volta esposto al
solvente A (es. KCl i=2, Al (SO ) i=5, glucosio i=1). Le frazioni molari di A e B in soluzione
2 4 3
sono: n n ∙ i
A B
= =
X X
A ,l B ,l
+ +n
n n ∙ i n ∙ i
A B A B
��∙� = ��,� = n° moli di B dopo l’eventuale dissociazione
Proprietà colligative:
1) Abbassamento della pressione di vapore
La presenza di un soluto non volatile in una soluzione porta ad un abbassamento della tensione
di vapore della soluzione rispetto a quando si è in presenza solo del solvente puro. Questo
fenomeno è regolato dalla legge di Raoult: la tensione di vapore
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