A)
Curva di domanda variazione reddito o prezzi contemporaneamente
E’ indifferente se varia
il reddito o se variano i prezzi
(nel caso di variazione dei
prezzi è importante che
varino entrambi e in stessa
proporzionalità in modo tale
da non modificare l’inclinazione
del vincolo di bilancio) →
è importante che aumenti o
diminuisca la capacità d’acquisto.
B)
Curva di domanda dei panini (individuale) → identico per birre (individuale)
R= Qb x Pb + Qp x Pp
Nel caso in cui a diminuire è solo il prezzo
dei panini, la q max di birre non cambia (il
vincolo si sposta facendo perno su R/Pb).
Se il prezzo dei panini diminuisce, ovviamente
la q max di panini aumenta→
varia la quantità domandata (anche quella di
birre) in quanto si ha più potere d’acquisto.
2.5 Domanda complessiva di mercato?
Per ottenere la domanda complessiva di mercato si procede sommando algebricamente ed
“orizzontalmente” le domande individuali di tutti i possibili consumatori.
Es: se abbiamo tre consumatori sarà
3. CURVA DI OFFERTA
La curva di offerta varia in base al variare del numero di imprese, correlato alle diverse forme di
mercato.
Le varie forme di mercato esistenti rappresentano i diversi ambiti organizzativi dove le imprese
operano, si distinguono:
● Concorrenza perfetta o libera concorrenza
● Concorrenza imperfetta
● Monopolio (o monopsonio in riferimento all’acquirente)
● Oligopolio (o oligopsonio in riferimento agli acquirenti)
Nello specifico: A. La concorrenza perfetta
Rappresenta una forma di mercato ideale (conclusioni univoche ed ottimali) e presuppone
molta numerosità. Le caratteristiche sono:
- Atomismo del mercato e molta numerosità (tante piccole imprese e tanti piccoli
consumatori) → di conseguenza i soggetti risultano troppo piccoli per poter influenzare il
mercato e dunque irrilevanti
- Beni omogenei
- Perfetta informazione relativa al prezzo (si conosce il prezzo del bene in tutti i possibili
mercati)
- Assenza di costi di trasporto (non ci sono costi neppure se si acquista a distanza)
- Libertà di ingresso ed uscita dal mercato (senza alcun costo)
concorrenza monopolistica
La
B.
E’ la forma di mercato che più si avvicina alla realtà. Le caratteristiche sono tutte uguali a quelle
già descritte nella concorrenza perfetta, l’unica differenza è che non è presente l’omogeneità
del prodotto (o almeno di questo sono convinti i soggetti, infatti non è importante che il prodotto
sia davvero differenziato). C. Monopolio
E’ una forma di mercato non concorrenziale o di concorrenza imperfetta, il presupposto
è la presenza di una sola grande impresa. Le caratteristiche sono:
- Unico produttore
- Potere di mercato (si intende solo la decisione del prezzo, la quantità è decisa
dal mercato) D. OLIGOPOLIO
E’ una forma di mercato non concorrenziale o di concorrenza imperfetta, il presupposto
è la presenza di poche grandi imprese. Le caratteristiche sono:
- Poche grandi imprese
- Prodotti omogenei o differenziati
- Interazione strategica: ci si domanda quale sarà la reazione dei concorrenti alla
propria strategia di mercato → Game Theory (Von Neumann, Morgenstern,
John Nash)
3.1 Concorrenza perfetta e funzione di produzione
Q= f (T,L,K) all’aumentare dei vari input, aumenta l’output
Q = f (L,K) è funzione di produzione aggregata, cioè una funzione in cui i valori di più righe
sono sintetizzati in un unico valore sommativo.
Qual è la quantità di impiego ottimale da assumere ? ed indirettamente la
quantità prodotta ottimale
Come fa l’impresa a scegliere quale sia la quantità ottimale del fattore variabile? Consideriamo
il breve periodo, dove appunto il fattore variabile è il lavoro ed analizziamo la funzione di
produttività totale di un fattore.
(Produttività=incremento di produzione) Il fattore fisso (cioè dato) rimane sempre tale,
dopo un tot. potrebbe diventare decrescente
ma analizziamo solo il tratto crescente
detto “tratto significativo”.
Come abbiamo analizzato utilità totale e
marginale, anche in questo caso possiamo
parlare di prodotto marginale del lavoro.
Il prodotto marginale del lavoro è l’incremento di
quantità associato all’incremento di un’unità
di lavoro (quindi +10,+9,+8,+7…)
La produttività marginale è come abbiamo detto la variazione della quantità
che si ottiene facendo variare il fattore
lavoro in modo infinitesimo (delta Q/delta L)
e rappresenta l’inclinazione della curva.
La “L” che leggiamo sull’asse delle ascisse
rappresenta il tempo di lavoro erogato.
Quanto più diminuiamo
la variazione del fattore lavoro
(quanto più infinitesima diventa)
tanto più precisa sarà l’
inclinazione della curva→ o si ha in
generale l'inclinazione in un pt.
approssimabile a quello della curva.
Quest’analisi però non basta poiché l’impresa ha un unico obiettivo che è massimizzare il
profitto()→ ricordiamo di star analizzando il modello della concorrenza perfetta ed
un’implicazione del modello è che l’impresa venda tutto ciò che produce (e tutto ciò che ha si
ipotizza sia in affitto) max = ricavi totali- costi totali
Consideriamo il prezzo del prodotto venduto ad es. il prezzo=2, se il primo lavoratore produce
10, i ricavi totali dati dal primo lavoratore saranno 10x2=20; se i primi due producono 19
saranno 19x2=38 e così via.. si forma dunque una nuova curva che rappresenta il prezzo dato
dal mercato in funzione della quantità→ (se il prezzo fosse 1 coinciderebbe con curva Q)
Analizziamo il grafico che vede insieme costi fissi, variabili e ricavi totali Leggendo il grafico
si comprende che la scelta
ottimale è tra il pt.A e PT.b
cioè dove la curva dei ricavi
si trova al di sopra dei costi totali.
L* indica la quantità di lavoro ottimale
per massimizzare i profitti→ coincide con il
punto in cui le curve sono più distanti tra loro
che corrisponde al punto in cui le curve sono
parallele (e dunque hanno uguale inclinazione cioè
w=p x pmg)
i
n.b:
1) la curva dei costi totali è data sommando verticalmente la curva dei costi variabili alla
semiretta dei costi totali
2) la curva dei costi variabili (W x L) parte dall’origine in quanto si presuppone che se non
si produce, non si assumono lavoratori ecc. (ovviamente anche se non si produce vanno
però pagati i costi fissi) → quando si inizia a produrre invece aumentano i costi variabili
ma anche i ricavi
Nel seguente grafico sono riportate rispettivamente le inclinazioni delle due curve:
(20-10 che è il salario
dà 10 cioè quanto ricavo
dà il primo operaio.. 18-10=8
che aggiunto ai 20 dà 28 come
ricavo tenuto conto del primo e
secondo operaio,16-10=6 e quindi
34 in totale ecc.. dunque fino a 6 operai
si è ancora in quantità di lavoro
ottimale, subito dopo la curva di ricavo
si posiziona sotto il salario minimo e non
è più massimizzante assumere. Se si sposta il
salario allora il discorso cambia→ Un’impresa massimizzante quindi qualora diminuisca il
salario deve assumere più dipendenti.
.. ma se varia in maniera infinitesima il salario, l’impiego di quanto cresce? se il salario scende,
l’impresa aumenta l’occupazione e viceversa se il salario aumenta, l’impresa diminuisce
l’occupazione.
3.2 Domanda di lavoro totale nel mercato concorrenziale
Per trovare la domanda di lavoro totale esercitata dalle imprese si somma orizzontalmente la
domanda di lavoro delle singole imprese.
Il salario viene misurato in relazione al tempo libero, vuol dire di fatto che con il salario viene
retribuito il tempo libero a cui il lavoratore rinuncia (es: se il salario è di 10 euro l’ora, il
lavoratore accettando di lavorare un’ora in più perde un’ora del suo tempo libero che verrà
appunto pagata 10 euro) .. si può paragonare allora il tempo libero ad un bene normale.
Quindi, essendo il tempo libero un bene normale se il prezzo , la quantità di domanda ↓.
↑
Se il salario ↑, domanda di tempo libero ↓ e l’offerta di lavoro ↑.
3.3 Concorrenza tra lavoratori e concorrenza tra impresa
Secondo la teoria Neoclassica (no Keynes) i disoccupati volontari sono tutti coloro che
decidono di non lavorare poiché il salario minimo è minore del salario di riserva (cioè è il salario
più basso al quale un lavoratore sarebbe disposto ad accettare un particolare tipo di lavoro).
Vi sono poi i disoccupati involontari che vorrebbero lavorare ma non vengono assunti, ad un
certo punto pur di lavorare essi accettano anche salari più bassi rispetto al salario di riserva
(tendenza alla riduzione del salario) → di conseguenza :
- le imprese tendono ad assumere di più
- alcuni disoccupati involontari diventano volontari in quanto non vogliono piegarsi al
salario più basso Concorrenza tra lavoratori
Aumenta la domanda di lavoro ma diminuisce l’offerta di lavoro
Se il sistema è lasciato libero di funzionare si raggiunge comunque il pieno impiego dove coloro
che non lavorano saranno i disoccupati volontari .
Nel caso inverso le imprese invece aumentano i salari poiché vogliono massimizzare i profitti e
servono di conseguenza più lavoratori. In questa situazione vi sono ovviamente soggetti che
vogliono lavorare ed imprese che non sono disposte ad assumere ad un salario più alto.
Concorrenza tra imprese
Qual è la quantità ottimale da produrre? Ed indirettamente la quantità di
impiego da assumere
Il grafico in questo caso è ben diverso da quello analizzato precedentemente→ la curva
precedente dei ricavi era curvilinea perchè teneva conto che qualora vi fossero + lavoratori vi
era sempre - incremento di produttività. Nel grafico analizzato attualmente è la curva dei costi
totali ad essere crescente a tasso crescente (produttività marginale del lavoro)
L’inclinazione delle curve è anche la grandezza marginale (ad esempio: il prezzo è inclinazione
della curve di ricavo e sarà anche uguale al ricavo marginale). → corrisponde all’incremento di
ricavo (prezzo) che si ottiene vendendo un’unità del bene in più → quanto cresce in relazione
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