COLLUSIONE E ACCORDI ORIZZONTALI
La collusione è una pratica adottata da imprese che si mettono d’accordo, in maniera
esplicita o tacita, per ridurre la concorrenza tra di loro. L'obiettivo della collusione è
massimizzare i profitti delle imprese coinvolte. Questo va contro i principi di concorrenza
libera e può penalizzare i consumatori, che si trovano a pagare prezzi più alti o a subire una
riduzione nella varietà di scelta.
Tre sono le principali forme di accordi collusivi:
1. Accordi sui prezzi: le imprese concordano i prezzi di vendita dei loro prodotti o
servizi. Questo impedisce ai consumatori di beneficiare di prezzi più bassi, dato che
le imprese coinvolte evitano di competere sul prezzo;
2. Accordi per spartirsi il mercato: le imprese si dividono il mercato, sia a livello
geografico che per segmenti di consumatori, riducendo la concorrenza diretta. Così
facendo, evitano di rubarsi clienti a vicenda;
3. Accordi su quote produttive: le imprese stabiliscono delle quote di produzione,
limitando l’offerta per mantenere elevati i prezzi.
Collusione esplicita: è una collusione formalizzata tramite accordi, riunioni o contratti. Le
imprese si incontrano e prendono decisioni strategiche congiunte. Esempio classico di
collusione esplicita è il cartello, come l'OPEC per il petrolio, dove i membri stabiliscono
quote di produzione e prezzi. Questa forma di collusione è illegale nella maggior parte dei
paesi, poiché viola le leggi antitrust.
Collusione tacita: non c'è un accordo esplicito, ma le imprese coordinano le proprie azioni
osservando il comportamento dei concorrenti e rispondendo in maniera “cooperativa”. Per
esempio, se un’impresa aumenta i prezzi e le altre la seguono, si ha collusione tacita. È più
difficile da dimostrare legalmente rispetto alla collusione esplicita, ma può comunque
limitare la concorrenza.
Ogni prezzo superiore al costo marginale è un possibile prezzo di collusione.
Il vincolo di incentivo: riguarda le condizioni che devono essere soddisfatte affinché le
imprese abbiano convenienza a rispettare l’accordo collusivo.
Quando le imprese colludono, ciascuna di loro potrebbe essere tentata di rompere l’accordo
e guadagnare di più nel breve periodo, magari abbassando i prezzi per attirare i clienti dei
concorrenti. Tuttavia, se tutte le imprese facessero questo, la collusione fallirebbe, poiché
tornerebbe la concorrenza con effetti negativi sui profitti complessivi.
Nella pratica, il vincolo può essere rappresentato in termini matematici, consuderando il
valore attuale dei profitti futuri derivanti dalla collusione (scontati al presente), rispetto ai
profitti ottenibili deviando dall’accordo:
Se il valore attuare dei profitti superiori della collusione è superiore al profitto
- ottenibile rompendo l’accordo, l’accordo sarà sostenibile;
Se la tentazione di deviare è più forte, allora la collusione potrebbe non essere
- sostenibile nel lungo periodo.
MODELLO DI COLLUSIONE
FATTORI CHE FACILITANO O RIDUCONO LA COLLUSIONE
Fattori strutturali:
1. Numero di imprese: a parità di altri fattori, minore è il numero delle imprese più è
facile colludere:
2. Regolarità degli ordinativi: un’impresa che riceve ordinativi regolari collude con
maggior facilità;
3. Entrata: più è facile l’entrata (basse barriere all’ingresso) più è difficile sostenere la
collusione;
4. Proprietà e partecipazioni incrociate: legami fra rivali;
5. Grado di concentrazione degli acquirenti: un grosso acquirente può indurre la
rottura dell’accordo del cartello;
6. Evoluzione della domanda: la stabilità della domanda accresce l’osservibilità delle
startegie dei rivali;
7. Ritardi informativi: relativi a prezzi, profitti ecc. non permettono di mantenere
accordi stabili;
8. Contratti multimercato: tra imprese che si incontrano su vari mercati, attenzione ai
ritardi informativi;
9. Simmetria: la simmetria, somiglianza tra imprese favorisce la collusione.
Trasparenza nei prezzi e scambio di informazioni:
1. Osservabilità delle azioni dei rivali: sapere cosa fanno i concorrenti aiuta a
raggiungere accordi collusivi. Gli annunci sulle intenzioni di prezzo possono essere
un mezzo di coordinamento, tali annunci possono essere privati, annunci diretti ai
concorrenti sulle strategie di prezzo che adotteranno in futuro, e pubblici, rivolti a
tutti, ad esempio attraverso comunicati stampa, di per sè questi ultimi non
potrebbero essere vietati in quando possono avere effetti benefici anche per i
consumatori (maggior informazione, minore incertezza sull’andamento dei prezzi),
ma possono essere usati per fini collusivi;
CLAUSOLE CONTRATTUALI o REGOLE DI PREZZO
Spesso le imprese offronto clausole contrattuali come:
Prezzo minimo garantito, presuppone l’impegno del venditore verso un acquirente di
- applicare le stesse condizioni da lui offerte agli altri clienti;
Clausole cosiddette di meeting competition, se l’acquirente riceve un’offerta
- migliore, il venditore si impegna ad applicare le stesse condizioni del rivale;
MISURE PER PREVENIRE LA COLLUSIONE
Affermiamo in primo luogo che gli accordi di collusione sono forse il più grave danno alla
concorrenza e per questo sono spesso puniti pesantemente, per prevenire queste pratiche,
le autorità adottano le seguenti misure:
Viene stilata una lista nera di pratiche vietate (scambio di informazioni, annunci
▪ privati ecc.);
Vigilare sulle fusioni;
▪ Ispezioni improvvise nelle sedie delle imprese;
▪ Programmi di leniency.
▪
ALTRI ACCORDI ORIZZONTALI: LE JOINT VENTURES
La joint venture è un accordo attraverso il quale due o più imprese collaborano per
realizzare un progetto specifico, spesso attraverso la creazione di una nuova entità
giuridica, mantenendo però la loro indipendenza in altre aree di business. Se parliamo di
imprese rivali, ad esempio nello stesso settore, una joint venture può aprire la porta a
comportamenti collusivi in quanto favorisce una maggiore comunicazione e cooperazione
tra le aziende coinvolte.
Ciò attraverso lo scambio di informazioni sensibili, il coordinamento delle politiche di prezzo
o produzione, attraverso un accordo sulla segmentazione del mercato ecc.
ALTRI ACCORDI ORIZZONTALI
Il cross licensing avviene quando due imprese mettono a reciproca disposizione tecnologie
protette da brevetti da loro detenuti. Lo scambio di licenze tra imprese concorrenti è una
pratica abbastanza diffusa a livello internazionale e in particolar modo, tra imprese che
operano in settori oligopolistici: ad esempio, nel campo farmaceutico.
I procedimenti per la definizione di uno standard: si riferiscono ai processi attraverso i quali
le imprese di un determinato settore collaborono per stabilire criteri comuni o standard
tecnici. Questi standard possono riguardare, ad esempio, la qualitò dei prodotti.
CONCENTRAZIONI ORIZZONTALI
Si definiscono concentrazioni orizzontali le operazioni di fusione o acquisizione di imprese
che operano nello stesso mercato. Due sono i principali effetti di mercato da operazioni di
fusione:
1. Effetti unilaterali: si verificano quando, a seguito di una concentrazione, l’azienda
risultante acquisisce un potere di mercato tale da poter influenzare i prezzi, la
produzione o altre condizioni di mercato. Questi effetti emergono se la
concentrazione elimina un concorrente importante o riduce significativamente il
numero di concorrenti, aumentando la quota di mercato dell’azienda risultante;
Strettamente collegato agli effetti unilaterali è l’indice di Lerner che misura il potere di
mercato di un’azienda, dunque, la capacità di un’impresa di fissare il prezzo al di sopra del
costo marginale. La formula è la seguente:
Dove P è il prezzo di vendita e MC è il costo marginale. Valori più alti indicano maggiore
potere di mercato.
Dal punto di vista della concentrazione: Più aziende rimangono indipendenti dopo una
fusione, minore è il rischio che la concentrazione (la riduzione del numero di concorrenti)
danneggi i consumatori. Se una fusione riduce troppo la concorrenza, sono più probabili
aumenti di prezzi o riduzione della qualità offerta.
Introduciamo a tal proposito l’indice HHI (Herfindhl-Hirschman), strumento utile per capire
quanto un mercato sia concentrato (dominato da poche aziende). Un valore alto significa
molta concentrazione, dunque un’ulteriore fusione potrebbe avere effetti negativi sulla
concorrenza e sui consumatori. E’ importante valutare l’incremento dell’indice dovuto alla
fusione, se è rilevante o no.
Ecco alcune linee guida:
HHIPOST < 0,1: se l'HHI post-fusione è inferiore a 0,1 (bassa concentrazione), la
- fusione è considerata accettabile;
0,1 < HHIPOST < 0,18: se l'HHI post-fusione è compreso tra 0,1 e 0,18
- (concentrazione moderata), la fusione è accettabile solo se l’aumento di HHI (ΔHHI) è
inferiore a 0,01;
HHIPOST > 0,18: Se l'HHI post-fusione supera 0,18 (alta concentrazione), la fusione è
- accettabile solo se l’incremento di HHI è inferiore a 0,005.
In altri casi: Se le condizioni sopra non sono soddisfatte, esistono "forti timori
- anticoncorrenziali" e potrebbe essere necessario procedere con un’indagine più
approfondita.
Dal punto di vista della capacità produttiva: più è elevata la capacità produttiva delle
imprese concorrenti, meno dannosa sarà la fusione per la concorrenza. Maggiore possibilità
per i consumatori di soddisfare la propria domanda da altri concorrenti.
Dal punto di vista della facilità di entrata: la facilità con cui nuove imprese possono entrare
nel mercato influisce sulla capacità dell’impresa fusionata di esercitare potere di mercato.
L’ingresso di nuovi competitor aumenterebbe la pressione concorrenziale.
Dal punto di vista di altri fattori:
Più è rigida la domanda, maggiore sarà l’incentivo ad aumentare i prezzi;
- Acquirenti con elevato potere di contrattazione riducono il potere di mercato;
- La fusione è anche la miglior alternativa possibile al fallimento.
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Dal punto di vista dei costi: vi sono diversi motivi per cui una concentrazione può portare ad
una riduzione dei costi per le imprese coinvolte: accesso ad economie di scala e di scopo,
sinergie nella ricerca e sviluppo, nella distribuzione e nel marketing. Quindi, una diminuzione
dei costi variabili e fissi è possibile, la riduzione dei costi variabili (come quelli marginali)
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Economia manageriale
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Appunti di Economia manageriale
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Appunti completi del corso di Economia manageriale e industriale (parte di manageriale)
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Economia manageriale e industriale II