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DUE PRINCIPALI EFFETTI DI MERCATO DA OPERAZIONI DI FUSIONE:
Effetti Unilaterali:
1. La concentrazione implica che l’impresa che si forma viene a detenere
potere di mercato (capacità di alzare i prezzi). Sono effetti diretti che riguardano l’impresa stessa.
Effetti procollusivi
2. (dominanza collettiva): Le nuove condizioni di competizione che si
vengono a creare a causa della concentrazione potrebbero favorire la collusione. Sono effetti
indiretti che si hanno sull’intero mercato.
FUSIONI: EFFETTI UNILATERALI
1. EFFETTI UNILATERALI IN ASSENZA DI GUADAGNI DI EFFICIENZA (ovvero senza effetti sui
fattori produttivi).
Analizziamo in primo luogo l’effetto di operazioni di concentrazione che non modificano i costi delle
imprese.
La diminuzione del numero dei concorrenti in un mercato comporta l’attenuazione del vincolo
competitivo e di conseguenza aumenta il potere di mercato della singola impresa. Comporta di
conseguenza l’aumento della quota di mercato
Indice di Lerner in oligopolio cresce meccanicamente:
• Se cresce mi: cresce HHI per un maggiore mi. Si ha quindi un aumento della
concentrazione di mercato.
• La maggior concentrazione aumenta il potere di mercato sia nei modelli dove le imprese
competono in prezzo (con prodotti differenziati) sia in quelli dove competono in quantità;
• Se non ci sono guadagni da efficienza, le imprese outsider beneficiano della fusione di due o più
concorrenti (perché px su e/o q.tà giù).
• La concentrazione tende quindi a ridurre il surplus dei consumatori (in assenza di guadagni in
efficienza) sia con Bertrand che con Cournot, in quanto ci aspettiamo un aumento del potere di
mercato meccanico grazie alla riduzione del numero di imprese.
FUSIONI: EFFETTI SUL POTERE DI MERCATO
Numerose variabili influenzano la misura in cui le imprese concentrate saranno in grado di esercitare
in misura maggiore il potere di mercato, aumentando i prezzi e i margini rispetto ai costi:
A) Concentrazione: a parità di altri fattori, più numerose sono le imprese indipendenti dopo la
fusione, meno probabile che la concentrazione danneggi i consumatori (minor potere di mkt).
Questo suggerisce che l’indice di Herfindahl-Hirschman (HHI) può essere usato come primo
strumento per misurare gli effetti della concentrazione.
È giusto preoccuparsi se una fusione avviene in un mercato con elevato HHI, cioè già altamente
concentrato prima della fusione (valutare il livello di concentrazione).
Occorre dedicare maggiore attenzione ad una concentrazione che modifichi sensibilmente il grado
di concentrazione: oltre a valutare il livello di concentrazione prima della fusione, bisogna valutare
anche le variazioni rispetto alla concentrazione di mercato in corrispondenza di una fusione di 2
attori che dovevano competere tra loro.
Quindi occorre valutare sia il livello di concentrazione di partenza, sia l’incremento di concentrazione
in seguito alla fusione, ovvero ΔHHI= HHIPOST-HHIPRE (valutare l’incremento di concentrazione).
Fusioni: potere di mercato e linee guida Usa (DOJ&FTC)
Sono emerse alcune linee guida comunemente accettate:
• 1.Se HHIPOST <0.1, fusione OK
• 2.Se 0.1<HHIPOST <0.18 fusione OK se
∆HHI<0.01
• 3.Se HHIPOST >0.18, fusione OK se
∆HHI<0.005
• 4.Negli altri casi, “forti timori
anticompetitivi”: occorre procedere a
investigazione
Il potere di mercato delle singole imprese viene valutato analizzando gli indici di concentrazione pre
e post fusione. Per prima cosa si considera l’indice HHI dopo la fusione.
Se il livello di concentrazione che si ottiene dopo la fusione è basso (< 0,1), non esistono problemi
da parte dell’AA a concedere la fusione.
Se invece la fusione comporta un indice < a 0,01 essa viene autorizzata. Si è in allerta se l’indice è
compreso tra 0,01 e 0,18 e la variazione è > a 0,01.
Se il mercato è caratterizzato da una elevata concentrazione dopo la fusione, questa viene
autorizzata solo se la variazione dell’indice è < a 0,05.
Se invece la variazione è > 0,01, si è in una situazione di allerta, mentre vi è uno stop se >0,18.
ALTRI FATTORI CHE INFLUENZANO POTERE DI MERCATO:
B) Capacità produttiva: maggiore è la capacità produttiva delle imprese rivali inutilizzata, meno
dannosa sarà la fusione per la concorrenza.
Se l’impresa che si concentra alza i prezzi, alcuni consumatori possono spostare la propria
domanda verso imprese rivali, per sfruttare la capacità produttiva inutilizzata (contendibilità). Ma se
le rivali hanno capacità produttiva limitata, non possono soddisfare domanda aggiuntiva. In questo
caso la concentrazione è più probabile abbia effetti negativi sui prezzi e sul surplus dei consumatori.
C) Facilità di Entrata: Se l’ingresso è relativamente semplice, l’abilità delle imprese di esercitare il
potere di mercato è limitata dall’esistenza di potenziali entranti (i quali entrerebbero se P crescesse
post fusione). Maggiore è la facilità di entrata di imprese al di fuori del mercato in caso di aumento
dei prezzi causato dal maggior potere di mercato dell’impresa che viene a crearsi, minore sarà la
voglia dell’impresa di aumentare i prezzi oltre misura.
D) Variabili che influenzano la domanda: maggiore è la rigidità della domanda, maggiore è il
potere di mercato che ogni singola impresa può esercitare. Es: presenza di switching costs, etc. che
rendono domanda rigida.
Maggiore è il livello di legame dei consumatori con i produttori attuali, maggiore è la difficoltà post
fusione che hanno i consumatori di spostarsi verso produttori concorrenti. In generale più rigida la
domanda, maggiore l’incentivo ad aumentare i prezzi e il potere di mercato dell’impresa post
fusione.
E) Potere dei compratori: Acquirenti con elevato potere di contrattazione riducono il potere di
mercato dell’impresa post fusione, non accettando aumenti di prezzo e minacciando spostamenti
della domanda verso altri produttori.
F) Fusione come difesa dell’impresa dal fallimento: per giudicare la (non)ammissibilità occorre
valutare cosa sarebbe successo senza fusione. Se una impresa si salva dal fallimento non è corretto
valutare pre/post fusione, specie se altrimenti l’impresa uscirebbe dal mercato.
In alcuni casi la concentrazione è la miglior alternativa possibile al fallimento (sono permesse in
questo caso fusioni altrimenti vietate).
Questa idea è espressamente indicata nelle US merger guidelines (Linee Guida FTC/DOJ) e adottate
anche a livello europeo nel caso di fusione di imprese che stanno per uscire dal mercato a causa di
fallimento.
Concentrazioni altrimenti vietate sono accettabili se sono la miglior alternativa possibile al
fallimento. Ricorrono alcune condizioni particolari affinchè si possano accettare fusioni vietate per
far si che l’impresa non esca dal mercato:
• L’impresa in sofferenza non sarebbe altrimenti in grado di soddisfare le sue obbligazioni
finanziarie a breve termine (la crisi dell’impresa deve quindi essere grave). Ciò comporterebbe un
danno sul mercato anche per i consumatori di altre imprese.
• L’impresa in sofferenza non sarebbe in grado di riorganizzarsi nel medio periodo per evitare
il fallimento
• Non vi sono altri compratori che manterrebbero l’impresa operante sul mercato con minori
effetti di riduzione della concorrenza
• In caso di mancata fusione l’impresa uscirebbe dal mercato: di conseguenza l’ampiezza del
mercato si ridurrebbe, portando all’aumento della quota di mercato e della concentrazione di
mercato.
2. EFFETTI UNILATERALI IN PRESENZA DI GUADAGNI DI EFFICIENZA:
Vi sono molte ragioni per cui una concentrazione può comportare delle diminuzioni nei costi delle
imprese. I più ovvii sono le economie di scala e di scopo (determinano una crescita dei costi meno
che proporzionale all’aumento dei volumi):
–riorganizzazione della produzione, benefici dalla produzione congiunta, etc.
–sinergie nella R&D, razionalizzazione della rete distributiva, delle attività di marketing, diminuzione
dei costi di amministrazione, etc.
E’ desiderabile distinguere fra effetti della fusione sui costi variabili ed effetti sui costi fissi:
• una diminuzione nei costi variabili (e costi marginali) ha un impatto diretto sui prezzi, mentre non
necessariamente la diminuzione dei costi fissi comporta una diminuzione dei prezzi (può
semplicemente aumentare i profitti).
• le concentrazioni che comportano diminuzione dei costi fissi sono viste con assai meno favore da
parte dell’AA perché hanno un impatto sui profitti dell’impresa invece che sui prezzi, quindi possono
portare beneficio più all’impresa che si fonde rispetto al mercato. In questo senso l’AA preferisce
che le imprese diano risalto ai risparmi dei costi variabili che hanno un impatto più immediato sui
prezzi rispetto ai costi fissi.
I vantaggi di efficienza devono essere valutati positivamente solo qualora essi si possano ottenere
solamente attraverso la concentrazione. In caso opposto la concentrazione perde “giustificazione” e
strategia di efficiency defence,
qui rientra la ossia la strategia di fusione da parte delle imprese
con motivazione di vantaggi di efficienza produttiva, distributiva o in relazione al progetto di
concentrazione e senza questa difesa molto spesso perde la sua giustificazione.
Esiste però un forte problema di asimmetria informativa, perché grazie alla maggiore disponibilità di
informazioni dall’interno delle imprese queste tendono a sovrastimate i vantaggi in termini di
efficienza della fusione e pongono l’accento sul fatto che la fusione sia l’unico strumento che
consente di ottenere questi vantaggi in termini di efficienza.
Poiché è probabile che una concentrazione comporti sia vantaggi in termini di efficienza, sia un
aumento del potere di mercato le autorità sono chiamate ad una valutazione “bilanciata” degli
effetti.
IL CASO DELL’EFFICIENCY OFFENCE: efficiency offence,
Nel caso estremo si potrebbe osservare la cosiddetta ossia il problema dei
guadagni di efficienza così elevati da poter addirittura nuocere al benessere sociale creando
addirittura situazioni di quasi monopolio ed elevatissimo potere di mercato per l’impresa che si
viene a fondere.
Se i guadagni di efficienza sono molto elevati, le imprese rivali possono essere costrette a uscire dal
mercato, riducendo il potere di competizione invece che migliorare il funzionamento del mercato e il
benessere dei consumatori. Ci