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I COSTI DI UN’IMPRESA
COSTI ESPLICITI COSTI IMPLICITI
Affitto pagato Costo opportunità:
Interessi sui prestiti della terra del proprietario (affitto sacrificato)
dei soldi del proprietario (reddito da
Stipendio dirigenti
investimenti sacrificato)
Salari dei lavoratori
del tempo del proprietario (reddito da lavoro
Costo delle materie
sacrificato)
prime
Se si utilizza un terreno di proprietà vuol dire che si sta rinunciando al denaro che
potrebbe portare quel terreno se venisse affittato.
Il profitto economico, noto anche come profitto puro, è pari ai ricavi totali al netto
dei costi economici totali (impliciti ed espliciti).
Il profitto contabile viene invece fuori dai bilanci, nel bilancio si potranno inserire
solamente i costi contabili, ossia costi per i quali è possibile segnare, in maniera
netta e precisa, la loro entità, quando si va a fare la valutazione dei costi non si può
mettere in conto lo stipendio a cui si rinuncia, nel profitto contabile si tengono in
considerazione solo i costi di cui si ha una fattura, ossia i costi espliciti, però le
decisioni che si prendono non dipendono dal profitto contabile, ma dal profitto
economico.
Quindi il profitto economico è quello che fa prendere le decisioni, il profitto contabile è
quello in base a cui si pagano le tasse.
Tenendo sempre in considerazione il caso dell’autolavaggio:
Quanti
tà Capita Lavor TFC TVC TC MC AFC AVC ATC
prodot le o
ta al
giorno
0 1 0 75 0 € 75 - - - -
30 1 1 75 60 € € € € €
135 2,00 2,50 2,00 4,50
90 1 2 75 120 € € € € €
195 1,00 0,83 1,33 2,17
130 1 3 75 180 € € € € €
255 1,50 0,58 1,38 1,96
155 1 4 75 240 € € € € €
315 2,40 0,48 1,55 2,03
172 1 5 75 300 € € € € €
375 3,53 0,44 1,74 2,18
185 1 6 75 360 € € € € €
435 4,62 0,41 1,95 2,35
Ipotizzando come costo del capitale 75€/giorno e come costo personale 60€/operaio al
giorno.
TFC= costo dei fattori di produzione fissi, il costo fisso rappresenta la spesa totale
che deve essere sostenuta anche se non viene prodotto nulla e non è influenzato
dalle variazioni di quantità di output.
TVC= costo dei fattori di produzione variabili, il costo variabile rappresenta le spese
che variano al variare del livello di output.
TC = TFC + TVC TC = Costo Totale (Total Cost) (es. per ottenere 90 macchine vanno
spesi minimo 195€, non è possibile lavare 90 macchine con un costo totale di 180€)
MC = ΔTC/ΔQ MC= Costo Marginale (Marginal Cost), ossia quanto costa fare un
pezzo in più, per passare, ad esempio, da 30 a 90 macchine lavate si fa: (195-135)/
(90-30) 60/60 = 1.
AFC (Costo fisso medio)= TFC/Q
AVC (Costo variabile medio)= TVC/Q
ATC (Costo totale medio)= TC/Q= (TFC+TVC)/Q= AFC+AVC
Classificazione dei costi in base ai volumi produttivi
Esempi di costi fissi: interesse sui capitali, canoni d’affitto, assicurazioni,
imposte sugli immobili, spese generali, amministrazione, vendite.
Costi variabili: l’entità dipende dal livello di produzione, esempi di costi variabili sono
le maestranze pagate per ora di lavoro o pezzo prodotto, le materie prime e
componenti, l’energia e la percentuale ai venditori (provvigioni).
nel breve periodo
La curva dei costi totali di un’impresa
Gli input fissi nel breve periodo sono, ad esempio, i macchinari, che non possono
essere modificati facilmente, il numero di persone che ci lavorano dietro invece
brevissimo periodo)
possono essere modificati, nell’arco della giornata ( è difficile
cambiare le persone che lavorano (quindi sarebbero un costo fisso).
Nel grafico nelle ascisse (causa) si hanno gli output ottenuti (nella funzione di
produzione stavano nelle ordinate), come effetto si misurano i costi cui si vanno
incontro, come risultato si avrà una curva con un andamento crescente, perché più si
vuole produrre più i costi aumentano, perché dovremmo inserire sempre più
dipendenti.
I costi medi dipendono dalla quantità, quindi non si può dire precisamente quanto è
costato produrre un pezzo perché il costo medio dipende dal livello di Q considerato.
Il costo marginale corrisponde all’aumento del costo totale sostenuto per realizzare
un’unità aggiuntiva di output.
MC = ΔTC/ΔQ
Se ΔQ=1 TC(q+1)-TC(q)
Se ΔQ=dQ (diventa piccolissimo) dTC/dQ (derivata del costo totale rispetto a Q).
Costi medi e costi marginali
Esiste una relazione tra costi medi e costi marginali, il costo marginale è il costo che
va effettuato per produrre un’unità in più, il costo medio è la somma di tutti i costi
divisi per il numero di costi.
Per capire meglio, si ipotizzi di organizzare un viaggio in pullman per andare a vedere
una partita di calcio.
Ai clienti viene proposto di pagare una certa somma per poter pagare sia il viaggio in
pullman che il biglietto per la partita, ipotizzando che il costo di ciascun biglietto sia di
50€ e che il costo del pullman è di 1.000€.
In questo caso il costo fisso è il pullman, che indipendentemente dal numero di
persone che si prenotano resta costante, il costo variabile è invece il costo totale dei
biglietti, che varia a seconda del numero di persone che vogliono vedere la partita.
Una volta saputo il costo del pullman ed il costo dei biglietti si deve decidere il prezzo
da far pagare in modo che anche chi organizza il viaggio possa guadagnarci qualcosa.
Se al viaggio si prenotano 50 persone si avrà un costo totale di 3.500€, 1.000€ legati
al costo del pullman e 2.500€ per il costo dei biglietti (50*50).
Il costo totale va diviso per il numero di persone, quindi 3.500/50 = 70€, i 70€ sono il
costo medio più basso possibile per poter avere un pullman da 50 persone.
Con un prezzo di 70€ a persona e 50 persone interessate a partecipare al viaggio, non
ci sarebbe alcun ricavo perché tutti i soldi guadagnati serviranno per coprire tutti i
costi, ma far partecipare 50 persone ad un prezzo di 70€ è un rischio perché se
qualcuno si ritira all’ultimo momento si va in perdita.
Per questo motivo l’organizzatore decide di mettere un prezzo di 80€ a persona
(guadagnando così 10€ a persona visto che il prezzo medio è di 70€) e che decidano di
venire 50 persone, andando così a guadagnare 4.000€, con un ricavo netto di 500€,
ma se una persona afferma di non avere gli 80€ da pagare ma di averne solo 60, cosa
farà l’organizzatore? È semplice, l’organizzatore accetterà questa persona, perché
ormai il costo fisso è interamente coperto, con 50€ pagherà il costo del biglietto e con
gli altri 10€ andrà ad incrementare il guadagno dell’organizzatore, quindi conviene
accettarlo.
Se, una volta riempito il pullman da 50 posti, arriva un 51° partecipante che ha deciso
di unirsi, questo partecipante non avrà lo stesso costo marginale degli altri 50, perché
bisognerebbe prendere un pullman più grande, da 70 posti, che costa 1.200€, cioè 200
in più rispetto al pullman da 50 posti.
Per cui il costo marginale di questo nuovo partecipante è composto dal costo del
biglietto (50€) più il costo legato al pullman, ma siccome si deve affittare un nuovo
pullman ci saranno i 200€ legati all’affitto del pullman più grande, per un totale di
250€.
Quando arriva il 52° partecipante, il suo costo marginale sarebbe invece di 50€,
perché è stato deciso già con il 51° partecipante di affittare un pullman più grande, il
ragionamento fatto per il 52° partecipante andrà fatto anche per il 53° e così via.
Il costo marginale, che ci dice quanto ci costa fare quel passo in più, non è sempre lo
stesso, ad esempio in questo caso, potrebbe anche trarre in inganno, se infatti viene
considerato che il 51° partecipante ha un costo marginale di 250€, mentre ne paga
solo 80€, allora potremmo anche rinunciare a lui, rinunciando però anche agli altri
partecipanti che ci avrebbero fatto guadagnare in totale circa 900€ (70*50€ del
biglietto=3500€ acquisto biglietti, 3500€ biglietti + 1200€ pullman = 4700€ costo
totale, 4700€ costo totale/70 partecipanti= 67€ circa a persona 80-67= 13€ di
guadagno a persona, 13€*70 persone= 910€ guadagno totale, questo risultato si può
ottenere facendo anche: 80*70= 5600€ 5600-4700=900€).
Il motivo della forma della curva del costo marginale
Quando il costo marginale è inferiore il costo medio diminuisce, quando il costo
marginale è superiore il costo medio aumenta.
Quando il prodotto marginale del lavoro cresce (aumenta la produttività), il costo
marginale diminuisce.
Poiché di solito il prodotto marginale del lavoro prima aumenta e poi diminuisce, il
costo marginale seguirà l’andamento opposto: prima diminuirà e poi crescerà. Così si
spiega la forma ad U della curva del costo marginale.
Ai livelli bassi di produzione la curva del costo marginale si trova sotto le curve AVC e
ATC, quindi queste curve decresceranno.
Ai livelli di alta produzione, la curva del costo marginale supera le curve AVC e ATC e
quindi le curve saliranno.
All’aumentare della produzione le curve dei costi medi avranno prima un andamento
decrescente e poi crescente, avremo cioè una forma a U.
La curva del costo marginale interseca le curve AVC e ATC nei loro punti
minimi. tutti gli input produttivi?
Che succede se si possono modificare
Prima di parlare di cosa succede quando si possono variare tutti gli input produttivi
bisogna fare una precisazione, ragionando in un’ottica di breve periodo si è detto che
l’impianto è un costo fisso e che invece la forza lavoro è un costo variabile, però se
l’arco di tempo considerato è brevissimo, ad esempio una giornata, anche la forza
lavoro viene considerata come un costo fisso perché una volta assunti i lavoratori per
una giornata dovranno essere pagati indipendentemente dalla quantità che verrà
prodotta.
Dalla curva dei costi medi si è visto che, aumentando la quantità che si vuole
produrre, se l’impianto è fisso la curva del costo tende a crescere molto, per cui ci si
dovrebbe accontentare ad un determinato punto in cui la curva è bassa avendo così
un costo medio basso.
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