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Struttura del bilancio

ATTIVO

  1. A) Crediti verso i soci per versamenti ancora dovuti
  2. B) Immobilizzazioni
    1. I. Immobilizzazioni immateriali
    2. II. Immobilizzazioni materiali
    3. III. Immobilizzazioni finanziarie
  3. C) Attivo circolante
    1. I. Rimanenze
    2. II. Crediti
    3. III. Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazione
    4. IV. Disponibilità liquide
  4. D) Ratei e risconti

PASSIVO

  1. A) Patrimonio netto
    1. I. Capitale
    2. II. Riserva da sovrapprezzo delle azioni
    3. III. Riserve di rivalutazione
    4. IV. Riserva legale
    5. V. Riserve statuarie
    6. VI. Altre riserve, distintamente indicate
    7. VII. Riserva per operazioni di copertura di flussi finanziari attesi
    8. VIII. Utili (perdite) portati a nuovo
    9. IX. Utile (perdite) dell'esercizio
    10. X. Riserva negativa per azioni proprie in portafoglio
  2. B) Fondi rischi e oneri
  3. C) Trattamento di fine rapporto
  4. D) Debiti
  5. E) Rate e risconti

È una struttura per gradi di analiticità -> a gradini. Il legislatore prevede delle macroclassi (in maiuscolo). Queste macroclassi sono ulteriormente dettagliate in classi.

  1. Macroclasse A -> Include i crediti verso soci derivanti da sottoscrizioni del capitale sociale a fronte- delle quali non è ancora stato integralmente effettuato il conferimento in sede di costituzione dellasocietà o di aumento del capitale sociale.
  2. Macroclasse B -> Accolgono le attività destinate ad un uso durevole, cioè destinate a rimanere nel- patrimonio aziendale anche oltre la chiusura dell’esercizio successivo.
  3. Macroclasse C -> Accoglie quelle attività che non sono destinate ad un utilizzo durevole in azienda.
  4. Macroclasse D -> Rappresentano i proventi
di competenza dell'esercizio esigibili in esercizi successivi (Ratei attivi) e i costi sostenuti entro la chiusura dell'esercizio ma di competenza di esercizi successivi (Risconti attivi). Qual è la logica? I criteri sono due: criterio di destinazione economica e per natura. Quando il legislatore ha pensato quali elementi mettere nell'attivo, aveva in mente un criterio di destinazione economica -> beni destinati a rimanere nell'azienda (si mettono nelle immobilizzazioni), i beni che non rimangono duramente invece nell'attivo circolante. Non è la natura del bene, ma la destinazione economica; è quello che te ne fai. Per quanto riguarda B. Le altre due macroclassi (A e D) vanno in base alla natura di quel determinato bene o diritto. In A ci vanno crediti verso i soci legati a operazioni di aumento di capitale. Il tempo che intercorre tra la sottoscrizione dei soci e l'effettivo versamento è breve; quindi, normalmente questa.

voce è a 0. Specifica è anche la macroclasse D (ratei e risconti). Ratei attivi sono dei crediti che si stanno formando. Gli interessi che la società paga sono un componente attivo. La controllata verserà gli interessi nell'anno nuovo, per esempio. Il diritto a percepire l'interesse si sta formando. È un credito in corso di formazione, come il rateo passivo. I risconti funzionano al contrario: quelli attivi sono costi dell'esercizio successivo che hanno avuto una natura anticipata. L'affitto è un costo passivo. Sono dei costi di ricavi sospesi, legati al fatto che le operazioni sono a cavallo di due esercizi: vado a rettificare o integrare. Macroclasse A e D -> criterio per natura. Se scendiamo nel dettaglio (classi, voci e sottovoci) si combinano il criterio per natura e per destinazione economica. Le immobilizzazioni si dividono in materiali, immateriali e finanziarie per criterio di natura, proprio in base al bene.

C’è un criterio di destinazione economico -> le partecipazioni (azioni) possiamo classificarlesia in B3 che in C3. Entra in gioco il criterio di destinazione economica. Se la partecipazione ha un intentostrategico, allora è in B terzo -> parte dello stato patrimoniale che accoglie i beni di uso durevole. Se lapartecipazione l’hai comprata per finalità di trading la classifichiamo in C terzo, perché non è destinata arimanere. Criterio per natura -> i crediti (regolamento o prestito). Se hai un credito di finanziamento oprestito li metti nelle immobilizzazioni finanziarie, gli altri nell’attivo circolante c secondo. Questoindipendentemente dal fatto che il credito sia breve oppure no. Nei livelli più bassi si combinano questi duecriteri. Attivo: B e C si suddividono in classi. Le immobilizzazioni immateriali sono beni destinati a uso durevole che non hanno tangibilità (i brevetti, icosti del progettista).immobilizzazioni finanziarie, come ad esempio i crediti di finanziamento e le partecipazioni. Le rimanenze, invece, sono costituite da materie prime o sussidiarie e prodotti finiti presenti nel magazzino al 31 dicembre. Le attività finanziarie comprendono sempre partecipazioni e titoli che non sono destinati a una durata durevole. La classificazione del bilancio come B o C dipende dalla decisione del management. Le attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni sono le

Attività finanziarie che non sono destinate ad una permanenza durevole nel portafoglio della società, possono avere opportunità di rendimenti a breve termine (trading).

Disponibilità liquide -> denaro contante, assegni e depositi bancari postali (conti correnti).

I fondi di ammortamento sono fondi rettificativi dell'attivo, il risultato deve essere lo stesso.

Informativa rapporti di gruppo -> partecipazioni ecc.

Passivo:

Qual è il criterio che guida la distinzione in queste cinque macroclassi?

Principalmente la natura della fonte di finanziamento. A fonte interna, capitale di rischio, tutto il resto sono fonti esterne (finanziamenti, passività con soggetti terzi che non sono i conferenti del capitale di rischio). In A fonte interna, B, C e D fonti esterne.

Perché distinguere A e poi B, C e D?

L'idea del legislatore era distinguere le passività in base alla natura del debito in base: esistenza, importo, scadenza e creditore.

Se ci sono tutte queste cose posso dire che è una passività e classificarla in B. In C abbiamo il TFR (non la quota, ma il debito). Principio di prudenza -> della passività possibile ne devi tenere conto. Devi accantonare una certa cifra in fondo rischi, cause legali che è una passività probabile. L'importo e la scadenza non sono definiti. Il creditore è l'unica cosa certa. Fondo oneri -> ammonta una certa cifra ragionevole. Sono passività di natura certa e di esistenza certa, ma incerta nell'ammontare o nella sopravvivenza. I fondi rischi sono creati per passività probabili, quelli oneri sono creati per far fronte a passività certe ma la data o l'ammontare sono incerti. Non sono debiti, sono passività. Non posso metterle in B quindi. In C ci va il debito nei confronti dei dipendenti per il TFR. Il creditore è individuato, il debito, l'importo e l'esistenza sono certe.

scadenza non è certa. Posso stimare quanti dipendenti andranno in pensione, ma non so quanti si licenzieranno. Essendo i dipendenti uno stakeholder rilevanti dal legislatore il debito per TFR merita essere mostrato separatamente.

Ratei e risconti passivi -> ratei passivi sono quote di ricavo di competenza dell'esercizio. Non possono essere creati dei fondi rischi e oneri per dei rischi generici (qui l'azienda è dovuta a segnarlo nella nota integrativa).

Riserve di utili e di capitale. Le prime derivano da: i soci si riuniscono per approvare il bilancio, significa anche decidere cosa farne con l'utile (intascarlo o reinvestirlo). Reinvestire in azienda significa metterlo in riserva di utili. Le riserve di capitale sono versamenti di soci fatti considerando un futuro aumento di capitale. L'utile o perdita dell'esercizio, variazione del patrimonio netto e utili non sanno ancora cosa farci. Gli utili portati a nuovo non si trovano quasi mai, sono

sempre le perdite. Le perdite o vengono coperte o isoci devono integrare di tasca propria.

Anticipi servizi -> C2IVA è un debito/credito a seconda del saldo

Macroclasse A -> Patrimonio Netto

Macroclasse B -> Fondi per rischi e oneri

Macroclasse C -> TFR

Macroclasse D -> Debiti

Macroclasse E -> ratei e risconti passivi

*Le slide 14 sullo Stato Patrimoniale hanno la descrizione di ogni singola macroclasse e classe*

8/11/2023 Il conto economico

Disposizioni normative sullo schema del Conto Economico

  • Il Codice civile prevede schemi rigidi e vincolanti per la redazione del Conto Economico (art. 2425).
  • L'art. 2423-ter consente alcune deroghe agli schemi obbligatori per favorire la chiarezza (possibilità di suddivisione e raggruppamento, obbligo di aggiunta e adottamento voci). Gli adattamenti sono pur sempre marginali, perché si tratta di uno schema rigido.
  • L'articolo 2423-ter Cod. Civ. prevede inoltre che ogni voce del Conto
Economico debba essere confrontata con la corrispondente voce del bilancio del precedente esercizio e siano vietati i compensi di partite.
  • Gli art. 2435-bis e 2435-ter Cod.Civ prevedono alcune semplificazioni agli schemi di Conto economico per le imprese che redigono il bilancio in forma abbreviata e per le microimprese.
  • L'OIC 12 (Organismo Italiano di Contabilità) Composizione e schemi del bilancio d'esercizio integra quanto previsto nel Codice Civile fornendo indicazioni analitiche sul contenuto degli schemi civilistici. In caso di dubbi per il redattore del bilancio, il riferimento è al principio contabile OIC 12. I principi contabili non vanno mai in contrasto con il Codice civile. Il Codice civile stabilisce la regola, i principi contabili possono interpretarla e integrarla ma mai contraddirla.
Il Conto Economico può assumere diverse forme:
  1. A sezioni divise e contrapposte -> da una parte i costi e dall'altra i proventi
La differenza tra il guadagno e la perdita è un concetto fondamentale nel campo dell'economia e delle finanze. Il guadagno rappresenta l'incremento di valore o di ricchezza ottenuto da un'attività economica o finanziaria. Può essere generato attraverso la vendita di beni o servizi, gli investimenti o altre forme di attività economica. La perdita, invece, indica la diminuzione di valore o di ricchezza che si verifica quando il costo o l'investimento supera il ricavo o il guadagno ottenuto. Le perdite possono essere causate da una serie di fattori, come la mancanza di domanda per un prodotto o servizio, l'inefficienza operativa o gli errori di gestione. Scalare è un termine che indica l'azione di aumentare o diminuire gradualmente un valore o una quantità. Può essere utilizzato in diversi contesti, ad esempio nel settore finanziario per indicare l'aumento o la diminuzione graduale di un tasso di interesse o di un prezzo. In conclusione, la differenza tra il guadagno e la perdita è determinata dal risultato finanziario di un'attività economica o finanziaria. Scalare, invece, indica l'azione di aumentare o diminuire gradualmente un valore o una quantità.
Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
94 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/07 Economia aziendale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher martinatama di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia aziendale (modulo excel e applicativi di bilancio) e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Olante Maria Elena.