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ASPT (abbondanza specie tolleranti all’inquinamento), Log10
[Sel_EPTD+1] (abbondanza gruppi di invertebrati), 1-GOLD
(abbondanza relativa di gasteropodi, oligogheti e ditteri),
Numero Famiglie di EPT (efemerotteri, plecotteri e tricotteri),
Numero totale di Famiglie e Indice di diversità di Shannon-
Weiner. Vista la complessità maggiore rispetto all’indice IBE si
è deciso di introdurre una semplificazione: il livello di
identificazione tassonomica richiesto per il calcolo dell’indice
STAR_ICMi è limitato alla Famiglia per tutti i gruppi faunistici.
Alcune delle 6 metriche, per poter essere calcolate correttamente,
necessitano di dati relativi all’abbondanza delle singole famiglie di
organismi bentonici. A differenza del campionamento per calcolare l’IBE, il
campionamento per calcolare l’indice STAR è di tipo multihabitat
proporzionale: il prelievo quantitativo di macroinvertebrati viene effettuato
su una superficie nota in maniera proporzionale alla percentuale di
microhabitat presenti nel tratto campionato (limo/argilla, sabbia, ghiaia,
microlithal, mesolithal, macrolithal, megalithal, artificiale, igropetrico); per
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esempio, per coprire un’area campionaria di 1 m si devono effettuare 10
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campionamenti da 0,1 m ; se l’area campionaria fosse costituita dal 70% da
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sabbia e 30% limo, si dovrebbe coprire un’area di 0,7 m su sabbia e 0,3 m su limo. Ne segue, che prima di effettuare
il campionamento si dovrebbero anche in questo caso individuare i microhabitat nell’area di studio. Inoltre, il
campionamento prevede l’individuazione nel tratto di corso d’acqua monitorato della sequenza riffle/pool,
riconoscibile dalla presenza di due aree contigue con caratteristiche di turbolenza, profondità, granulometria del
substrato e carattere deposizionale ed erosionale diversi. In relazione al tipo fluviale, il campione biologico deve
essere raccolto nella sola area di pool o nella solo area di riffle. Qualora fosse impossibile individuare la sequenza
riffle/pool, il campionamento viene effettuato in un tratto di torrente definito “generico”. Lo strumento utilizzato
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per il campionamento è un retino immanicato modificato e la superficie di campionamento è di 0,1 m . Ogni
campione prelevato è costituito da 10 repliche distribuite proporzionalmente tra i microhabitat e le tipologie di
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flusso, con una superficie totale di campionamento di 1 m . Terminato il campionamento, si effettua un primo
riconoscimento e conteggio del materiale raccolto; poi ci si sposta in laboratorio per completare il riconoscimento
attraverso chiavi dicotomiche, microscopio stereoscopico o microscopio ottico qualora ritenuto necessario (la
determinazione viene effettuata a livello di famiglia e in alcuni casi a livello di genere); infine vengono compilati
elenchi faunistici e riportate le abbondanze dei taxa rinvenuti. In seguito è possibile calcolare l’indice STAR_ICM-i, un
indice multimetrico composto da 6 metriche che descrivono i principali aspetti su cui la 2000/60/CE pone
l’attenzione (abbondanza, tolleranza, diversità). Le metriche, una volta calcolate, devono essere normalizzate: il
valore osservato deve essere suddiviso per il valore della metrica che rappresenta le condizioni di riferimento
(fornito dal D.M. 260/2010). Il risultato, espresso tra 0 e 1, è chiamato RQE (Rapporto di
Qualità Ecologica) e deve essere moltiplicato per il peso attribuito ad ogni metrica.
L’indice multimetrico finale è ottenuto dalla somma delle 6 metriche normalizzate e
moltiplicate per il proprio peso. In base al valore di RQE si possono identificare 5 classi di
qualità da cattivo a elevato, associate ad un colore riportabile sulle carte tematiche.
L’indice STAR è attualmente richiesto dalla Direttiva Acque dell’UE per valutare la
qualità delle acque correnti; l’RQE richiesto per definire un corso d’acqua “di buona qualità” è RQE > 0.71.
Zonazione ittica: il concetto di river continuum concept è applicabile
anche ai pesci, infatti in base al tipo di substrato, corrente, ossigenazione
e prede disponibili in una certa porzione del fiume (macroinvertebrati,
plancton, alghe, ecc.) si possono predire le specie ittiche riscontrabili in
quella porzione. La zonazione ecologica, a differenza della successione
che ha una connotazione temporale, si riferisce esclusivamente alla
valutazione della distribuzione delle specie nello spazio: da monte verso
valle la comunità ittica varia in maniera prevedibile per fattori ecologici
abiotici (substrato, habitat, corrente) e fattori biotici (prede, comunità
presenti). In Nord-Italia si possono identificare 4 generiche porzioni di un
fiume (da monte a valle), che ovviamente non hanno confini netti, bensì
zone di transizione: Trota Fario (alpina), Trota Marmorata e Temolo (pedemontana), Ciprinidi reofili (tanta corrente:
Barbo), Ciprinidi limnofili (poca corrente: Carpa). In realtà, le 4 zone possono essere ridotte a 3 per calcolare NISECI:
tratto a salmonidi, tratto a ciprinidi litofili e tratto a ciprinidi fitofili. La Trota Iridea è alloctona in tutta Italia, invece la
Trota Fario è alloctona in alcune regioni; dal punto di vista genetico si possono distinguere la Trota Fario Atlantica,
che è autoctona dei corsi d’acqua montani d’oltralpe e quindi alloctona in tutta Italia, e la Trota Fario Mediterranea,
che è autoctona in centro Italia e probabilmente (non si sa ancora) anche nei fiumi alpini; la Trota Fario Atlantica è
una delle 100 specie più invasive del mondo, ma in Italia molti pescatori (non curanti della conservazione) ne
sostengono l’immissione e tutela.
Dal punto di vista ecologico, l’ideale sarebbe rimuovere il ceppo Atlantico dai nostri corsi d’acqua e sostituirlo con il
ceppo Mediterraneo, ma questo obiettivo è pressochè irrealizzabile, anche a causa dell’ibridazione tra le due
sottospecie. Nonostante esista una legge che vieta l’immissione di specie alloctone nei corsi d’acqua italiani, essa
viene spesso derogata; inoltre, la gestione della fauna acquatica dovrebbe essere competenza di regioni e province,
ma spesso alcuni corsi d’acqua sono dati in concessione a piccole associazioni di pesca, che possono farci quello che
vogliono. La Trota Marmorata, unico salmonide endemico dell’area padana, è minacciato di estinzione anche a causa
della competizione con gli altri salmonidi alloctoni e dell’ibridazione, che peggiora la qualità genetica delle
popolazioni e ne riduce la riproduttività (gli ibridi fario-marmorata sono sterili). Un altro salmonide a rischio
d’estinzione è il Temolo Adriatico. Tra i ciprinidi reofili troviamo il barbo comune, il barbo canino, il vairone, il triotto,
il gobione e altre specie. Tra i ciprini limnofili troviamo specie che vivono a contatto con i sedimenti, ovvero tinca,
carpa, carassio e altri, a cui si contrappone il luccio italico come super-predatore e altri percidi alloctoni (persico
reale, persico sole, lucioperca, persico trota). Il DM 260/2010, in applicazione del D.Lgs. 152/2006, individuava
nell’ISECI (Indice dello Stato Ecologico delle Comunità Ittiche) il metodo ufficiale per l’analisi della componente ittica
nella classificazione dello stato ecologico dei fiumi. Ma in seguito l’indice è stato sottoposto ad un processo di
validazione ed intercalibrazione europea, che ha reso necessario effettuare integrazioni e modifiche. Nel 2018 la
Decisione (UE) 2018/229 ha quindi ratificato la sostituzione normativa dell’ISECI con il Nuovo indice dello Stato
Ecologico delle Comunità Ittiche (NISECI). Così come l’indice STAR, il NISECI è un indice quantitativo e valuta la
qualità ecologica dei corsi d’acqua rispetto a delle condizioni di riferimento; queste ultime sono state definite sulla
base della distribuzione zoogeografica ed ecologica delle comunità ittiche presenti originariamente nei corsi d’acqua
(no specie alloctone o ibride); per quanto riguarda la zonazione ecologica (zonazione lungo il gradiente da monte a
valle), sono state identificate 3 zone: Salmonidi, Ciprinidi litofili e Ciprinidi fitofili; per quanto riguarda la zonazione
zoogeografica si distinguono invece 3 regioni: Regione Padana, Regione Italico-peninsulare e Regione Insulare
(Sardegna e Sicilia); poiché per ogni regione biogeografica si distinguono 3 zone ecologiche, il numero totale di
comunità (condizioni) di riferimento è 9 (es: comunità della zona salmonidi nella Regione Padana, comunità della
zona dei ciprinidi fitofili nella Regione Insulare, ecc); le differenze tra comunità della stessa zona ecologica, ma
diverse Regioni, possono essere consistenti: nella zona salmonidi della Regione Padana troviamo trota marmorata,
trota mediterranea, sanguinerola, scazzone e temolo (5 specie), mentre nella zona salmonidi della Regione Insulare
troviamo trota mediterranea, trota macrostigma e carpione del fibreno; se durante i campionamenti non vengono
identificate le specie autoctone attese e/o ne vengono trovate di altre, allora la qualità ecologica del corso d’acqua
non è buona! Ma la presenza di specie non è l’unico parametro, infatti l’indice NISECI tiene conto di 3 metriche
diverse, chiamate X1, X2 e X3, che possono essere quantificate attraverso apposite formule. Prima di poter misurare
il NISECI si deve campionare la fauna ittica attraverso elettropesca lungo transetti standardizzati (100 m): i pesci
molto vicini all’elettrostorditore vengono storditi e vengono a galla, quelli abbastanza vicini vengono attirati dal
campo elettrico (galvanotassi positiva), mentre quelli più lontani sfuggono dal campo elettrico (galvanotassi
negativa). Poiché si devono identificare tutte le specie della comunità attesa e misurare gli individui, bisogna
effetturare più sessioni di pesca a distanza di 30 minuti e catturare i pesci elettrostorditi. Le metriche sono:
1) X1= Presenza/assenza di specie indigene: confronta la composizione specifica della comunità autoctona osservata
con quella attesa; le specie appartenenti ai Salmonidae, Esocidae e Percidae sono definite come specie di maggiore
importanza ecologico-funzionale e a ciascuna di esse è attribuito un peso del 60% (valore 1.2), mentre a tutte le altre
specie autoctone attese è attribuito un peso del 40% (valore 0.8). Il valore della metrica è dato dalla formula X1=
(1.2ni + 0.8na)/(1.2mi + 0.8 ma), dove “ni” è il n° di specie autoctone di maggiore importanza ecologico-funzionale
osservate, “na” è il n° di altre specie autoctone osservate, “mi” è il n° di specie autoctone di maggiore importanza
ecologico-funzionale attese e “ma” è il n° di altre specie autoctone attese. La metrica può assumere quindi un valore