Questa visione e la crescita economica
Questa visione è quella che tiene conto di shock tecnologici esogeni. Inoltre, suggerisce che la crescita della produttività e della produzione non sarebbero completamente endogeni nel senso di Rebelo. Ci dovremmo aspettare che i cambiamenti tecnologici associati alla rivoluzione industriale tenderebbero a promuovere un periodo di crescita costante della produzione e della produttività poiché l'apprendimento e la diffusione hanno avuto luogo, seguiti da una diminuzione della produzione e della crescita della produttività quando la microinvenzione ha avuto rendimenti decrescenti. C’è stato l'aumento dell'accumulo di fattori durante la rivoluzione industriale, ma questo non spiegherebbe completamente la crescita né sarebbe sufficiente a sostenere un aumento permanente del tasso di crescita al livello di picco. In effetti, Mokyr sostiene esplicitamente che "il cambiamento tecnologico ha influenzato la crescita sostenuta".
La logica di Mokyr nella rivoluzione industriale
La rivoluzione industriale nella logica di Mokyr (piuttosto che Rebelo) ha avuto le seguenti caratteristiche:
- Imprevedibilità delle macroinvenzioni e significato non apprezzato all’epoca, shock tecnologico che richiede tempo per svilupparsi completamente;
- Learning by doing e apprendimento sono una parte fondamentale del processo;
- L’esperienza di eventuali rallentamenti della crescita della TFP nelle industrie di base del periodo vittoriano è un tema ricorrente nella storia economica britannica e riflette l'ultimo, graduale, esaurimento delle possibilità delle tecnologie della rivoluzione industriale e il fatto che l'apprendimento è un processo limitato piuttosto che illimitato.
C’erano, quindi, alcuni problemi nel modello di Grossman-Helpman:
- La ricerca e sviluppo era sviluppata in una scala molto piccola rispetto a oggi;
- L’apprendimento non guidato da una scienza formale ha giocato all’epoca un ruolo molto importante;
- La ricerca non era sostenuta da fondi governativi o dipartimenti universitari;
- La protezione dei brevetti era molto costosa e soggetta a incertezza giuridica;
- Nei modelli Grossman-Helpman-Young mancano le misure della "dimensione effettiva del mercato", del "potere di monopolio dell'impresa innovatrice rappresentativa", del "costo del lavoro dell'invenzione" e così via.
Infine, come già evidenziato, l'innovazione (endogena) è avvenuta in un contesto di shock tecnologici. "Se l'Inghilterra ha guidato il resto del mondo nella rivoluzione industriale", riassume Mokyr, "è stato non grazie al suo sistema di istruzione formale, ma grazie ai vantaggi nelle competenze e esperienza della forza lavoro, vantaggio difficilmente imitabile dagli altri paesi. La chiave del successo britannico è il vantaggio nelle microinvenzioni."
Differenze tra prima e seconda rivoluzione industriale
Nella prima rivoluzione industriale, che ha avuto inizio nel 1750, si è assistito a un punto di svolta fondamentale nella storia economica e tecnologica. Questo periodo è stato caratterizzato da un cambiamento lento ma profondamente significativo. Questa era di trasformazione ha portato con sé miglioramenti tecnologici che hanno aperto nuove prospettive per l'industria. Tecnologie come Omega e Lambda hanno cominciato a diventare più affidabili e compatte, stabilizzando sia la società che i processi produttivi. Inoltre, durante questo periodo si è sviluppato un feedback positivo tra diverse tecnologie, in particolare tra Lambda e Omega, favorendo ulteriori progressi tecnologici.
È stato un periodo in cui la tecnologia ha superato i limiti degli incrementi marginali, garantendo guadagni costanti o addirittura crescenti con l'adozione di nuove tecniche. Questo ha portato a una selezione delle tecniche in modo meno darwiniano, basata su una base più ampia di conoscenza tecnologica, piuttosto che sulla competizione incivile. Un aspetto interessante di questa rivoluzione industriale è stato il suo processo di innovazione informale, basato sull'esperienza degli inventori, senza formalità come codifiche o manuali prescrittivi. Inoltre, si preferiva mantenere le innovazioni segrete piuttosto che brevettarle.
Un elemento centrale di questa trasformazione è stata l'introduzione della macchina a vapore di James Watt, una tecnologia versatile che ha trovato applicazione in tanti settori. I settori chiave che hanno guidato questa rivoluzione includono il tessile e la siderurgia, che sono diventati i pilastri su cui si è basata la crescita industriale. In definitiva, la prima rivoluzione industriale non è stata solo una serie di miglioramenti tecnologici, ma una trasformazione profonda che ha segnato il passaggio da un'economia basata su risorse organiche fisiche a un'economia inorganica, liberando la produzione industriale dalle limitazioni della disponibilità fisica di risorse. Questo periodo ha gettato le basi per il mondo moderno in cui viviamo oggi.
Nella seconda rivoluzione industriale, assistiamo a un periodo di trasformazione caratterizzato da diversi sviluppi chiave. L'espansione di Omega, tra il 1820 e il 1850, segna un punto cruciale in questo processo. In questo periodo, vediamo l'evoluzione del processo innovativo, che diventa più sistematico con l'introduzione dei primi laboratori di ricerca e lo sviluppo di strutture manageriali più complesse nelle imprese.
Un'altra tappa fondamentale è l'avvio della chimica organica, che porta a due scoperte cruciali: la sintesi dell'alizarina e la scoperta della struttura del benzene. Questo contribuisce a rendere il processo innovativo più complesso, richiedendo sempre di più un maggiore capitale umano specializzato. Di conseguenza, cresce anche l'importanza dell'istruzione, poiché diventa necessario acquisire competenze tecnologiche e matematiche oltre alla manualità.
Tuttavia, alcuni paesi, come l'Inghilterra, mostrano ancora una certa resistenza nel passaggio dalle preferenze umanistiche a quelle scientifiche. Allo stesso tempo, emergono altri paesi, come la Russia e la Germania, come concorrenti della Gran Bretagna, creando una competizione globale nel campo dell'innovazione. In questo periodo, c’è stata una riduzione dei costi di accesso alla tecnologia, rendendo così possibile per un numero più ampio di persone partecipare al processo di innovazione. C'è un coinvolgimento sempre maggiore dell'Europa continentale, creando un ambiente di scambio e apprendimento reciproco.
Nonostante questo, alla fine del XIX secolo, l’Inghilterra ha perso il primato, e questo non solo ha segnato la fine di un'epoca, ma anche l'inizio di una nuova era di competizione e collaborazione internazionale nel campo dell'innovazione industriale. Questa fase ha ridefinito il modo in cui produciamo e innoviamo, ma ha anche plasmato il nostro mondo moderno in modo profondo e duraturo.
Differenze tra New Economy Business Model (NEBM) e Old Economy Business Model (OEBM)
Nel contesto delle industrie delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC), il Vecchio Modello Economico (OEBM) e il Nuovo Modello Economico (NEBM) presentano differenze chiave che riflettono le strategie, i processi operativi, le finanze e l'organizzazione del lavoro delle aziende che li adottano.
Nel modello dell’OEBM le aziende si concentravano sulla stabilità e sulla crescita graduale, puntando a vendere componenti di marca alle aziende esistenti. Investivano in ricerca e sviluppo interni, creando tecnologie proprietarie, e si integrano verticalmente nella catena del valore. La loro forza risiedeva nella sicurezza occupazionale elevata, orari fissi e benefici definitivi per i dipendenti. La finanza era sostenuta da risparmi personali e dividendi costanti, mantenendo un approccio tradizionale.
Mentre, nel NEBM le aziende sono all'avanguardia, mirano a entrare in mercati altamente specializzati e innovare rapidamente. Investono in giovani aziende tecnologiche attraverso acquisizioni, utilizzando tecnologie basate su sistemi aperti e favorendo la delocalizzazione per migliorare l'efficienza. Questo approccio offre maggiore flessibilità lavorativa, incoraggia la mobilità del lavoro e utilizza azioni come valuta di acquisizione.
Il Vecchio Modello Economico può offrire stabilità e affidabilità, ma potrebbe mancare l'agilità necessaria per adattarsi velocemente ai cambiamenti del mercato. D'altro canto, il Nuovo Modello Economico è più incline all'innovazione, ma deve gestire una maggiore incertezza occupazionale e finanziaria. In definitiva, la sfida per le aziende nel campo delle TIC è trovare un equilibrio tra tradizione e innovazione, la giusta combinazione di stabilità e innovazione è la chiave per prosperare in un mercato tecnologicamente avanzato e in continua evoluzione.
Crescita esogena ed endogena della rivoluzione
Con la Teoria della crescita endogena, gli economisti sono riusciti a spiegare la crescita economica dando un ruolo di maggiore enfasi all'uomo, alla società, alla formazione di capitale, alle R-S, alle istituzioni... sostanzialmente a tutte quelle variabili che dipendono più dal contesto e che potrebbero spiegare perché la crescita economica di un paese è maggiore di un altro e perché un periodo storico ha una crescita maggiore di un altro. Perciò possiamo rianalizzare la Prima Rivoluzione Industriale con questi nuovi presupposti, cercando di spiegare perché avvenne un'accelerazione della crescita tra la fine del '700 e la prima metà dell'800.
Per quanto riguarda la crescita esogena per Solow, il capitale ha rendimenti marginali decrescenti. Si possono verificare due condizioni: Una dove l'economia si trova sullo stato stazionario, dove il tasso di crescita è determinato dalla crescita della popolazione. L’altra, fuori dallo stato stazionario, dove l'accumulazione di capitale è importante per la crescita e i tassi di risparmio svolgono un ruolo centrale. Y = AK. I modelli di crescita esogena ci restituiscono il residuo di Solow, questo modello indica convergenza, ovvero tutti i paesi convergono verso lo stesso punto di equilibrio, tutti possono adottare le migliori tecniche disponibili, perché si dice che il processo tecnologico è neutrale. Qualunque sia lo stato di sviluppo di un Paese, tutti utilizzeranno quella tecnica, ma in realtà non è così, perché non tutti adottano la miglior tecnica disponibile.
Se si misura la divergenza dei paesi a livello mondiale nel 1700 e poi la si misura dopo 300 anni, questa divergenza è aumentata, ma se si va nel dettaglio si scopre che in un gruppo di paesi questa convergenza è dimezzata. Ci sono due messaggi importanti da considerare.
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