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L'importanza degli aggregati nel calcestruzzo è dunque legata sia alle proprietà
tecniche che essi conferiscono al materiale, sia ai vantaggi economici e
ambientali derivanti dal loro impiego.
3. Classi di Esposizione
La normativa UNI EN 206 definisce per le strutture in cemento armato
l’ambiente di esposizione, attraverso classi e sottoclassi di cui indica il rapporto
a/c massimo, l’Rck del calcestruzzo, il minimo dosaggio di cemento e lo
spessore del copriferro.
La prima classe di esposizione X0 rappresenta un’ambiente asciutto con
assenza di rischio di corrosione.
La classe XC rappresenta ambienti in cui può avvenire la carbonatazione,
come ambienti urbani ricchi di CO2, è divisa in 4 sottoclassi con umidità
crescente.
La classe XD rappresenta un ambiente con corrosione indotta da cloruri
esclusi quelli provenienti da mare, è suddivisa in 3 sottoclassi sempre con
umidità crescente.
La classe XS rappresenta un ambiente con corrosione indotta da cloruri
provenienti da mare, è suddivisa in 3 sottoclassi:
XS1 moderatamente umido,
o XS2 bagnato,
o XS3 ciclicamente asciutto e bagnato.
o
La classe XF rappresenta un ambiente con attacco gelo disgelo con o
senza sali disgelanti, è suddivisa in 4 classi con saturazione dei pori
crescente,
con le classi XF2, XF3, XF4 che devono avere un volume d’aria
o minimo del 3% (additivi aeranti).
La classe XA rappresenta ambienti chimici aggressivi, è suddivisa in 3
sottoclassi con esposizione ad acqua aggressiva (pH, SO42-, CO2, NH4-,
Mg--) o a terreno aggressivo (SO42-).
Quindi in fase di progettazione, mix design, è importante considerare, non solo
la resistenza meccanica, ma anche la durabilità quindi l’esposizione della
struttura.
4. Rapporto acqua/cemento, perché è importante definirlo, a seconda del
rapporto cosa cambia
Mi va ad incidere sulla Presa, Lavorabilità del mio calcestruzzo
• Presa:
Il contenuto d’acqua nell’impasto influenza le proprietà del calcestruzzo
allo stato fresco, in particolare il tempo di presa e la lavorabilità
dell’impasto. La presa di un impasto cementizio è la perdita di lavorabilità
dell’impasto, la resistenza meccanica però è ancora molto bassa. Gli
alluminati C A e C AF sono i responsabili della presa, perché si idratano
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più velocemente, il gesso è un regolatore di presa, rallenta la reazione,
altrimenti il tempo di lavorabilità sarebbe troppo breve. È importante
sapere il tempo di presa per rimuovere i casseri, in particolare a basse
temperature, in inverno, dove la reazione d’idratazione del cemento è più
lenta. Le pavimentazioni industriali in calcestruzzo sono caratterizzate da
uno spolvero superficiale, applicato tra il tempo di inizio e fine presa. Se
viene applicato anticipatamente si formano lenti d’acqua sotto lo
spolvero, al contrario se si applica in ritardo lo spolvero non aderisce
adeguatamente. Lo spolvero è un materiale a base di cemento e filler
silicatici, che aumenta la resistenza all’usura delle pavimentazioni.
L’elevata percentuale di cemento crea un ambiente alcalino, che causa la
reazione alcalino-aggregati. I tempi di presa, ovvero inizio di perdita di
lavorabilità e fine, si misurano con l’apparecchio di Vicat con una prova
standard. L’ago cade ripetutamente in caduta libera, nel momento in cui
l’ago penetra fino a 3mm abbiamo inizio presa; invece, quando l’ago
penetra solo per 0.5mm abbiamo fine presa. Per normativa, l’inizio presa
deve avvenire non prima di 45 minuti, mentre la fine presa deve avvenire
entro 12 ore.
• Lavorabilità
La lavorabilità è la capacità di essere deformato durante il getto. Maggior
fluidità corrisponde ad una maggiore lavorabilità. Si misura attraverso il
cono di Abrams, la prova consiste nel riempire il cono di pasta cementizia,
alzarlo lentamente e misurare la differenza di altezza tra il cono e lo
slump, ovvero la pasta cementizia che si è abbassata. In base
all’abbassamento si individuano 5 classi di lavorabilità o di consistenza, in
ordine crescente, S1, S2, S3, S4, S5. Per calcestruzzi con lavorabilità
molto bassa si usa la prova Vebè, in cui si misura il tempo impiegato dal
calcestruzzo, posto su una tavola vibrante e coperto da un disco
trasparente, a costipare coprendo tutta la superficie del disco. Il tempo
esprime la consistenza V dell’impasto, all’aumentare del tempo impiegato
aumenta la classe di consistenza V1, V2, V3, V4. Pe calcestruzzi con
lavorabilità molto alta si utilizza sempre il cono di Abrams, misurando
però lo spandimento, ovvero il diametro della “pizza” che si spande dopo
15 scosse della tavola vibrante. Maggiore è lo spandimento maggiore
sarà la lavorabilità, F1, F2. F3, F4. Un calcestruzzo si dice
autocompattante, attraverso lo slump flow test, se dopo 12s il diametro
supera i 50cm, e dopo 15 scosse supera i 60cm. Più la geometria è
complessa più il materiale dovrà essere fluido, analogamente maggiori
sono le armature poste maggiore dovrà essere la lavorabilità del
calcestruzzo. La classe di lavorabilità dipende anche dalla strumentazione
e dalle maestranze disponibili, in caso di deficit per la posa in opera è
opportuno utilizzare calcestruzzi con lavorabilità maggiori. Anche la
distanza che il calcestruzzo deve percorrere all’interno dei casseri è un
criterio di scelta della lavorabilità del calcestruzzo. Un calcestruzzo più
lavorabile è molto più costoso rispetto uno con classe di costipazione
inferiore.
• Requisiti dell’acqua
Per confezionare calcestruzzi si utilizzano acqua dolci, con contenuto di
sali inferiore a 1000ppm o mg/kg, e di cloruri inferiore 500ppm. I cloruri
sono acceleranti di presa e causano la corrosione delle armature. Per
acqua di origine industriale possiamo avere un contenuto di sali superiore
a 1000ppm, di cloruri inferiore a 500ppm per calcestruzzi armati
precompressi, a 1000ppm per calcestruzzi armati ordinari. Il contenuto di
solfati deve essere inferiore a 1000ppm, ed il pH dell’acqua deve essere
superiore a 4. L’acqua di mare contiene ioni cloro e solfato, oltre
all’indurimento accelerato e alla corrosione delle armature, si crea il
fenomeno dell’efflorescenza e subflorescenza.
5. Cosa usare per aumentare la durabilità? Senza però diminuire la
resistenza meccanica. Info sul Diametro massimo
La durabilità è la capacità di una struttura di conservare la propria funzionalità
per la vita utile di progetto, senza manutenzione straordinaria.
La vita utile è di 50 anni per opere ordinarie, 100 anni per grandi opere, 10 anni
per opere provvisorie.
Una struttura si dice durabile quando non vengono fatti interventi straordinari
durante la vita utile di progetto.
Secondo l’NTC2018 l’obiettivo di durabilità viene raggiunto definendo:
• la vita utile di progetto;
• l’ambiente in cui la struttura opera;
• il materiale;
• i particolari costruttivi ed il dimensionamento;
• protezioni aggiuntive;
• monitoraggio;
6. Regola di Lyse
La lavorabilità del calcestruzzo dipende da due fattori,
• il dosaggio d’acqua
• la tipologia e granulometria Dmax degli inerti.
La regola di Lyse dice che la lavorabilità aumenta: aumentando il rapporto
acqua/calcestruzzo kg/m3 o L/m3, aumentando il diametro massimo
dell’aggregato. Il diametro degli inerti influenza la lavorabilità del calcestruzzo,
perché con inerti più piccoli si ha una maggiore superficie specifica
dell’aggregato, che causa un assorbimento maggiore di acqua da parte
dell’aggregato, sottraendola all’impasto. Un calcestruzzo è costituito da
cemento, aggregato e acqua, il cemento è il più costoso; quindi, un calcestruzzo
meno lavorabile è meno costoso perché, a parità di volume, contenendo
aggregati più grandi, contiene meno cemento ed è sufficiente meno acqua
nell’impasto. Le dimensioni massime dell’aggregato sono stabilite dell’NTC2018,
per evitare l’eterogeneità del materiale e l’ostruzione del calcestruzzo tra i ferri,
e tra i ferri e i casseri, a causa di aggregati troppo grandi.
7. Ritiro del Cls, Tipi di Ritiro, Cosa fare per ridurre i vari ritiri
Il calcestruzzo perdendo acqua subisce il fenomeno del ritiro, che dipende dalla
contrazione volumetrica della pasta cementizia, mentre gli inerti generalmente
non si deformano per variazioni igrometriche. L’acqua presente nei pori capillari
ha una tensione superficiale, ovvero una tensione di aderenza con le fibre di C-
S-H e C-A-H, evaporando la tensione di aderenza tende ad avvicinare le fibre del
calcio silicati idrati e calcio alluminati idrati. A livello macroscopico l’effetto
dell’avvicinamento delle fibre è il ritiro del calcestruzzo. A causa dei vincoli
volumetrici o del ritiro differenziale, si creano sollecitazioni interne di trazione
che dipendono dalla deformazione e dal modulo elastico: σt=E•ε; per σt>Rt,
ovvero per sollecitazioni interne maggiori della resistenza a trazione, si ha
fessurazione del calcestruzzo e decadimento delle prestazioni meccaniche.
Il consumo di acqua in una malta o in un calcestruzzo può avvenire con 3
processi:
• Ritiro autogeno, è la contrazione volumetrica del calcestruzzo o
malta, causata alla reazione di idratazione del cemento. È importante
in calcestruzzi con un rapporto a/c basso, come calcestruzzi ad alte
prestazioni. È necessario fornire acqua al calcestruzzo mediante
nebulizzazione per evitare ritiri importanti.
• Ritiro plastico, è una contrazione volumetrica del calcestruzzo,
causata dall’evaporazione dell’acqua prima dell’indurimento. Si creano
fessure con “effetto ragnatela”, la resistenza a trazione e il modulo
elastico sono molto bassi ed è facile che le sollecitazioni interne siano
maggiori. Le strutture sottili sono più esposte al ritiro perché offrono
elevate superfici all’ambiente esterno. Per evitare l’evaporazione si
utilizzano fogli e membrane antievaporanti, si umidifica con acqua
nebulizzata, si utilizzano fibre polimeriche molto leggere che legano i
lembi delle microcricche evitando la propagazione, oppure ancora si
aggiungono additivi SRA che modificano la tensione superficiale
dell’acqua diminuendo l’effetto suzione che avvicina le fibre di C-S-H e