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RITIRO DEI CV
I certificati Verdi rilasciati per le produzioni da fonti rinnovabili degli anni dal 2012 al
2015 - eventualmente eccedenti quelli necessari per il rispetto della quota d'obbligo
sono ritirati trimestralmente dal GSE ad un prezzo di ritiro pari al 78% del valore
risultante dalla differenza tra 180 €/MWh e il valore medio annuo del prezzo di
cessione dell'energia elettrica registrato nell'anno precedente e ARERA (prezzo di
offerta dei Certificati Verdi da parte del GSE definito dal comma 148 dell'articolo 2 della
Legge Finanziaria 2008). Il GSE ritira altresì i Certificati Verdi, rilasciati per le produzioni
dal 2012 al 2015, relativi agli impianti di cogenerazione abbinati a teleriscaldamento.
Profilo di domanda di energia elettrica nel nostro paese? Come si copre tale
richiesta?
Terna è un soggetto che ha funzioni nell’ambito del settore elettrico e sulla sua web-
page, la pagina d’ingresso del suo portale presenta ogni giorno una sorta di grafico
in cui in ascissa ci sono le ore giornaliere e in ordinata la potenza, in cui una curva
(verde) indica la domanda prevista e su base di aggiornamento di 15 minuti una
curva che dice quanto effettivamente in Italia si sta assorbendo in termini di potenza
nelle varie ore della giornata. Queste due curve sono molto vicine e ciò significa che
la domanda elettrica su base nazionale è prevedibile in maniera abbastanza
affidabili in conformità a dati storici.
Se si guarda il profilo odierno, solitamente presenta una valle notturna di domanda,
spesso un picco in prossimità delle 12 circa, con un secondo piccolo picco
pomeridiano (più basso del primo) verso le 16-17. Il picco della domanda vale circa
40 GW mentre il minimo giornaliero vale circa 26 GW.
Se invece si valuta un grafico annuo dell’assorbimento di potenza, si ottiene:
In cui sono presenti due curve a forma di sinusoide che rappresentano l’iniviluppo
dei picchi giornalieri su tutto l’anno (quella superiore) e l’inviluppo delle valli
giornalieri su tutto l’anno. Gli andamenti sono sinusoidali perché si alternano periodi
in cui è richiesta più energia (tipicamente i periodi caldi e freddi) e periodi in cui è
richiesta meno energia (tipicamente primavera e autunno).
Questo grafico ci indica che sotto i 20 GW in pratica non si scende mai, cioè per
tutto l’anno i minimi giornalieri di domanda risultano sempre attestarsi sopra i 20
GW in media; questo perché ci sono una miriade di utilizzatori dell’energia elettrica
industriali che operano con ciclo di assorbimento sulle 24 ore all’anno per sette
giorni settimanali.
L’area sottesa alla curva, cioè l’integrale della potenza su tutto l’anno, indica il
consumo elettrico italiano che è circa 300TWh. Calcolando l’area del rettangolo
sotteso alla curva di inviluppo delle valli giornaliere, cioè di base 8760h e altezza 20
GW, si ottiene una potenza di 175.2TWh che rappresenta il 60% del consumo
elettrico nazionale ed è il livello costante di domanda assicurato.
Per coprire questa base di fabbisogno di energia (20-22GW) bisogna sfruttare al
massimo gli impianti a più alta efficienza e con una buona capacità di regolazione
che funzionino in modo continuo, in particolare si parte con quegli impianti che
hanno un efficienza elevata e hanno una scarsa regolazione, mentre man mano che
andiamo a coprire i picchi entreranno in gioco tutti quegli impianti che hanno un
efficienza minore ma una capacità di regolazione maggiore.
Soddisfatta la domanda costante, bisogna esaudire la parte di domanda più alta e
fluttuante durante l’anno, quindi è necessario un impianto con una buona capacità
di regolazione per poter dare un contributo diverso alla copertura della domanda a
secondo se sono presenti incrementi o decrementi della domanda. Quindi l’ultimo
impianto che si utilizza nell’ora più critica dell’anno, sarà un impianto con un
rendimento inferiore (fà innalzare leggermente il costo) che potrà funzionare
soltanto in quell’ora di picco di domanda e rischia di rimanere senza lavorare per le
altre ore dell’anno.
L’efficienza è commisurata al consumo quindi a noi interessa che consumino poco gli
impianti che nel corso dell’anno lavorano più ore e quindi il beneficio dell’efficienza
si traduce in molta energia risparmiata e quindi vantaggio economico; per questo
motivo all’aumentare della domanda si usano via via impianti meno efficienti.
Mentre la potenza prelevata è più o meno predicibile, fra le variabili della potenza
immessa c’è ne sono alcune non prevedibili quali il rinnovabile di natura aleatoria
(solare ed eolico). Allora per assicurare un equilibrio, oltre a guardare la domanda
da parte degli utenti, gli impianti termoelettrici devono guardare anche quanto
stanno momentaneamente producendo gli impianti rinnovabili.
Quindi la domanda di energia elettrica nazionale viene coperta in ordine dalle
centrali che riescono a rispondere in maniera più efficiente senza il rischio che non
funzionano. Pertanto si parte dal ciclo combinato che si tiene in riserva calda (ci
copro il blocco di domanda base 20/22GW), poi si usa il turbogas (ci sta una
mezzoretta per accendersi) ed in fine Solare/Eolico/Biomasse e l’idroelettrico che
sono di natura aleatoria e dipendono da molte variabili tra cui condizioni meteo e
dalla piovosità)
Il ciclo combinato è costituito da un primo ciclo turbogas, i cui gas di scarico vengono
utilizzati in un HRSG (scambiatore di calore) per cedere calore ad acqua che andrà ad
alimentare un ciclo a vapore RANKINE.
Cosa si intende per riserva di sostituzione? Riserva Calda?
La centrale termoelettrica a vapore si basa sul funzionamento di ciclo Rankine in cui
si trovano una pompa, una caldaia, una turbina e un
condensatore. La pressione di condensazione e circa un
centesimo di bar e essendo che non si può scendere a
pressioni prossime allo zero perché si ha il vincolo del
pozzo a cui il condensatore cede calore sfruttando il ΔT tra
loro, pertanto la T non può essere più alta del vapore
pozzo
all’interno del condensatore.
Il condensatore che è l’organo più lento del ciclo perchè ci
vuole tempo affinchè si riesca a fare passare quell’unica
portata condensante tale che quel (mΔh) che il vapore vuole cedere all’acqua che si
riscalda di (Q = m2 Cp ΔT) funzioni perfettamente. Affinché man mano che aumenta
il vapore nella turbina è possibile farla condensare tutta per rimandarla alla pompa,
c’è bisogno che questo scambiatore, secondo le regole dello scambio termico, faccia
passare proprio la potenza termica necessaria a quella condensazione; allora
l’organo condensatore è l’organo vincolante dei transitori degli impianti a vapore
perché non basta cambiare la portata circolante in turbina per cambiare la potenza,
c’è bisogno anche che nel frattempo il salto termico al condensatore sappia evolvere
in modo da condensare quella stessa portata; cambiando l’angolo di incidenza di
ingresso del vapore nella turbina si è in grado con regolazione pressoché istantanea
di imporre questi salti termici e conseguenti salti di pressione mentre al
condensatore la regolazione non è istantanea per la presenza del transitorio e
questo va ad incidere sull’accensione di questi impianti termoelettrici a vapore.
Quindi si fa circolare all’interno dell’impianto a vapore una minima portata, che
serve per tenere attivo il condensatore ed evitare tempi molto lunghi di accensione
(circa 8 ore), in modo tali che funzioni come riserva calda e quindi possa trovarsi
pronto nel caso questo debba entrare in funzione.
Chiamiamo “riserva calda” gli impianti termici a vapore che hanno condizioni di più
pronto accesso alla regolazione in virtù del fatto che sono o funzionanti o talvolta si
fanno operare gli impianti con piccolissima portata, giusto per gli autoconsumi di
centrale.
Per riserva di sostituzione si intende, quindi, l’ordine che TERNA utilizza per la
priorità di interventi che devono aiutare la rete; Tale ordine viene stilato in base al
rischio di mancata risposta da parte dell’impianto, per cui un impianto di riserva
calda che è già acceso viene considerato rischio minimo di mancata risposta in
termini di protezione; l’impianto turbogas che deve partire da fermo può avere
qualche problematica nel momento di avviamento per cui viene considerato un po’
meno certo a livello di affidabilità ( in ogni caso non ha un condensatore e quindi il
problema del transitorio termico, pertanto i tempi di avviamento a freddo sono
brevi, circa mezz’ora); infine, essendo la produzione idroelettrica limitata
dall’afflusso di fluido, viene considerata un livello ancora più residuale di priorità di
contributo alla regolazione della rete.
Cosa ci dà il rapporto riserva su produzione quando si parla di giacimenti petroliferi?
La Riserva rappresenta la disponibilità di greggio tecnicamente ed economicamente
estraibile riferito ad un dato anno nei vari paesi. Negli ultimi anni grazie a nuove
tecnologie si è riusciti ad accedere a nuovi giacimenti sotterranei, per cui la riserva è
aumentata. Sono presenti grandi riserve in Medio Oriente, Venezuela, Canada e
Arabia Saudita.
La Produzione è l’indicatore di quanto petrolio estrae e immette sul mercato per
unità di tempo ogni paese. L’unita di misura è migliaia di barili al giorno. I primi paesi
produttori sono Arabia Saudita, Russia, Cina e Stati uniti.
Il rapporto tra Riserva e Produzione ci dà una grandezza tempo espressa in numero
di anni, che rappresenta l’arco temporale di esaurimento delle riserve al ritmo di
produzione considerato. Questo numero di anni non deve essere né troppo piccolo
né troppo grande, ma equilibrato, perché se fosse troppo grande indicherebbe un
sottosfruttamento delle risorse del paese per esempio il Venezuela ha molto molto
petrolio ma non ha come utilizzarlo perché il PIL del paese è molto basso e non è
neanche facile venderlo vista la posizione in cui si trova), se invece fosse troppo
basso indicherebbe un sovrasfruttamento delle risorse che sicuramente non può
andare avanti per molto tempo. Un buon rapporto è di 60/70 anni.
Osservando il rapporto riserve su produzione è possibile evidenziare due strategie.
Innanzitutto va precisato che le riserve non posso essere decise mentre la
produzione può essere stabilita a seguito di un piano strategico per garantire un
determinato orizzonte temporale. Le due macro-strateg