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DOMANDE DI TEORIA
1. Formulare l’equazione di Darcy e discutere i limiti al suo utilizzo nelle applicazioni biomediche
o Formulare l’equazione di Darcy, discutendone le condizioni di validità
o Definire le principali grandezze per la definizione del trasporto di una specie chimica in un
mezzo poroso
o Definire i parametri fondamentali che caratterizzano un mezzo poroso
o Definire le principali grandezze per descrivere un mezzo poroso
Con mezzo poroso si intende un materiale costituito da una matrice solida in presenza di spazi vuoti
tra loro variamente connessi che consentono il passaggio di un fluido. Su piccola scala, cioè a
misura dei pori, le grandezze fisiche presentano un andamento irregolare, mentre se valutate su
una porzione di materiale che coinvolge un certo numero di pori mostrano variazioni regolari sia
rispetto al tempo che rispetto allo spazio. Una prima grandezza che caratterizza i mezzi porosi è la
φ =
POROSITA’ , definita come il rapporto tra il volume occupato dal fluido ed il volume totale.
Una seconda grandezza è la VELOCITA’ MEDIA EFFETTIVA DEL FLUIDO ma esiste anche la
VELOCITA’ SUPERFICIALE o di Darcy e la prima è direttamente proporzionale alla seconda di un
fattore che coincide con la porosità.
Per quanto riguarda l’equazione di Darcy viene considerata come il primo modello di trasporto di
∆
=
un fluido in un mezzo poroso e è espresso dalla seguente equazione: con
l spessore del mezzo attraversato dal fluido, k permeabilità del
mezzo (isotropo) dipende solo dalla geometria del mezzo e v è la
velocità di Darcy. Il modello di Darcy ha il limite di ignorare gli effetti al contorno
sul flusso: tale assunzione non è valida quando i confini del mezzo poroso
2
∇ = − + ∇
devono essere considerati. In questi casi è usato il modello di Brinkman: in cui
il primo termine al secondo membro è il termine di Darcy, mentre il secondo termine è analogo al
termine di diffusione della quantità di moto nell’equazione di Navier-Stokes.
2. Illustrare l’effetto della presenza delle grandi proteine nel sangue sull’equilibrio elettrochimico a
cavallo della membrana capillare.
o Illustrare gli equilibri osmotici a cavallo della parete capillare.
o Illustrare sinteticamente l’equilibrio delle proteine plasmatiche a cavallo della membrana
capillare (cioè tra il sangue nel capillare e il liquido interstiziale).
La membrana capillare separa il plasma nel sangue dal liquido interstiziale nei tessuti ed è
permeabile agli ioni Na+ e Cl- mentre è impermeabile agli ioni organici A-. Le pareti dei condotti
capillari del sangue sono costituite da un singolo strato di cellule dello spessore nell’ordine del
micron (100 volte più spesse delle membrane cellulari). Si ritiene che un’importante proprietà della
parete capillare sia l’esistenza di canali di flusso tra le cellule. L’acqua ed i soluti in realtà non
attraversano le cellule dell’epitelio capillare, ma fluiscono attraverso degli interstizi fra le cellule.
L’epitelio dei capillari sanguigni si comporta in una certa misura come una membrana
semipermeabile. Tale membrana risulta infatti essere permeabile ai cristalloidi (sali, acidi e basi) e
impermeabile ai colloidi (proteine del plasma). Fra il plasma nei capillari e il liquidi interstiziale
esiste pertanto una differenza di pressione di natura osmotica. La pressione osmotica derivante
dalla sola componente proteica viene chiamata anche pressione oncotica.
I valori della pressione oncotica sono piuttosto piccoli poiché, a causa del grande peso molecolare
delle proteine, il numero di molecole proteiche presenti in soluzione è piccolo rispetto al numero di
molecole cristalloidi.
3. Definire la distensibilità di un vaso sanguigno e discutere il suo ruolo nel fenomeno del collasso
della parete.
o Definire la distensibilità di un condotto deformabile e illustrarne l’andamento qualitativo al
variare della pressione transmurale.
o Definire la distensibilità di un condotto deformabile e illustrarne l’andamento qualitativo al
variare della pressione transmurale.
o Definire le grandezze distensibilità di un vaso sanguigno e celerità dell’onda di pressione e
illustrarne i legami.
o Illustrare il legame tra la distensibilità di un vaso sanguigno e la celerità dell’onda di
pressione che si propaga al suo interno.
o Definire la distensibilità di un vaso sanguigno e illustrarne qualitativamente l’andamento al
variare della pressione transmurale.
o Definire e illustrare il significato della celerità per i vasi sanguigni arteriosi.
In condizioni fisiologiche nei vasi arteriosi il collasso delle pareti non si verifica, perché la pressione
interna è sempre maggiore della pressione esterna. Nei vasi venosi il collasso può, invece,
verificarsi; in realtà è spesso limitato dal fatto che la parete dei vasi è vincolata al tessuto
circostante e dall’esistenza di un certo grado di pretensionamento in direzione longitudinale.
Con riferimento a tubi elastici in generale, e ai vasi sanguigni in particolare, si definisce distensibilità
la seguente grandezza: con A area corrente della sezione del condotto e pi-pext
pressione trasmurale.
La distensibilità, quindi, è la misura della capacità del vaso di
cambiare la forma della propria sezione trasversale e non è una proprietà del vaso, in quanto non
dipende solo dalla sue caratteristiche, ma anche dalla condizione del carico.
Al decrescere della pressione transmurale si individuano tre regioni:
- pressione transmurale positiva: la variazione di area è costante e la sezione trasversale è circolare
ma dilatata;
- pressione transmurale vicina allo zero: la variazione di area è circa nulla e la sezione trasversale
prima torna alla configurazione scarica e poi diventa ellittica;
- pressione transmurale negativa: la variazione di area è costante e la sezione trasversale assume la
tipica forma ad 8, coi due lobi via via più piccoli.
Nel momento in cui, per valori negativi della pressione transmurale, la distensibilità rimane
costante si ha il collasso della sezione trasversale. In particolare, introducendo la celerità ovvero la
velocità di propagazione dell’onda di pressione del vaso si ha collasso quando c=v del sangue.
=
La celerità si definisce come: con raggio interno del condotto, α parametro legato alla
√
compliance della parete e ρ densità del fluido. Nel caso di vasi arteriosi è interessante collegare la
celerità con la distensibilità della parete:
4. Illustrare le principali caratteristiche del trasporto osmotico di una specie chimica.
o Descrivere il meccanismo che governa i flussi osmotici attraverso una membrana
semipermeabile.
Il trasporto osmotico è la diffusione di un solvente attraverso una membrana semipermeabile
(permeabile al solvente ma non al soluto) che separa due compartimenti.
Nel caso di un compartimento 1 con solvente puro e un compartimento 2 con soluzione, in assenza
di gravità, il processo osmotico continuerebbe fino al passaggi in 2 di tutte o quasi le molecole di
solvente.
Se inizialmente il compartimento 1 invece di solvente puro avesse contenuto una soluzione con
concentrazione C1<C2 (con C2 concentrazione della soluzione presente nel compartimento 2), il
passaggio di solvente continuerebbe fino a C1=C2 ovvero all’equilibrio tra le concentrazioni nei due
componenti. Quindi il passaggio di solvente procede sempre nel senso del livellamento delle
concentrazioni.
Ogni soluzione possiede una pressione osmotica che dipende dalle caratteristiche della soluzione
stessa ed è calcolabile con le 3 leggi di van’t Hoff: =
- per soluzioni diluite e a temperatura costante vale: quindi la pressione osmotica è
proporzionale alla concentrazione della soluzione mentre la costante k dipende dalla temperatura e
dalla natura della soluzione.
- per soluzioni diluite a concentrazione costante invece la pressione osmotica cresce linearmente
=
con la temperatura: dove è la pressione osmotica a 0 °C.
0 0
273
- per soluzioni diluite, a temperatura costante e con uguali numero di particelle di soluto nello
stesso volume di solvente, le pressioni osmotiche sono uguali.
5. Illustrare gli ambiti di studio della farmacocinetica e quelli della farmacodinamica.
o Definire il significato di farmacocinetica e di farmacodinamica e descriverne le principali
caratteristiche.
o Definire il significato di farmacocinetica e di farmacodinamica e descriverne le principali
caratteristiche.
o Definire il significato di farmacocinetica e di farmacodinamica e descriverne le principali
caratteristiche.
o Definire il significato di farmacocinetica e di farmacodinamica e descrivere le principali
caratteristiche.
La farmacocinetica (PK) studia la cinetica dei processi responsabili della variazione temporale dei
livelli dei composti esogeni nell’organismo e quindi ciò che il corpo fa al farmaco.
La farmacodinamica (PD) studia gli effetti biochimici ed il meccanismo d’azione dei farmaci e quindi
ciò che il farmaco fa al corto. L’andamento temporale dei livelli del farmaco nel sito recettore o
effettore rappresenta l’elemento fondamentale per prevedere il comportamento
farmacodinamico, ma questi dati sono di difficile ottenimento.
Per questo motivo sempre più spesso vengono condotte analisi integrate PK/PD.
Per prevedere l’effetto di un farmaco su un tessuto e stabilirne il corretto dosaggio occorre definire
i livelli di efficacia e di tossicità: il livello di efficacia è il livello minimo sotto il quale il farmaco non è
efficace mentre il livello di tossicità è il livello massimo sopra il quale il farmaco è tossico. Il livello di
un farmaco e la sua farmacocinetica in un tessuto sono governati da quattro importanti fasi di
trasporto: l’assorbimento, la distribuzione, il metabolismo e l’eliminazione del farmaco.
6. Descrivere e illustrare il significato del numero di Knudsen.
o Definire il numero di Knudsen e illustrarne il significato fisico.
o Definire il numero di Knudsen e illustrarne il significato fisico.
o Definire il numero di Knudsen e illustrarne il significato fisico.
o Illustrare il significato del numero di Knudsen.
o Definire il numero di Knudsen e illustrarne il significato fisico.
o Illustrare il significato del numero di Knudsen
L’ipotesi del continuo postula che gli elementi fluidi siano distribuiti in modo continuo. Per i gas
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