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COMORBILITÀ

Anche la fobia è in più della metà dei casi associata ad altri disturbi: disturbi d'ansia, disturbo depressivo, disturbo bipolare, disturbi correlati a sostanze, disturbi da sintomi somatici e correlati e disturbi di personalità, in particolare disturbo dipendente di personalità.

Negli anziani è frequente la comorbilità con la depressione.

Diagnosi differenziale

Paure transitorie (bambini) → ci sono delle paure transitorie nei bambini, ma non per questo ci si deve allarmare.

Agorafobia → nell'agorafobia ci sono più situazioni che rendono il soggetto timoroso e pauroso, in più ci sono dei pensieri proprio con la paura di essere intrappolati, pensieri che riguardano la difficoltà del poter scappare e fuggire da una situazione temuta o invalidante o imbarazzante. Non c'è tanto il pensiero che riguarda la fobia specifica, come ad esempio la paura di prendere

l’aereo, nella quale si ha il timore di un disastro aereo più che altro.
 PTSD o disturbo acuto da stress →
 Disturbo di panico → a volte l’ansia è così forte che si può sviluppare un attacco di panico, ma per il disturbo di panico poi ci deve essere la presenza di quest’ansia anticipatoria nei confronti di un altro eventuale attacco di panico.
 Disturbo d’ansia sociale → ci può essere un evitamento di situazioni che però non sono specifiche, ma fondamentali sono il giudizio e la valutazione da parte degli altri.
 DOC → ci potrebbe essere paura della contaminazione e quindi lo sviluppo di pensieri ossessivi nei riguardi, per esempio, del sangue, ma soprattutto come elemento che potrebbe trasmettere delle malattie e non tanto per la paura di poter avere un attacco di panico o ansia forte o per la paura di trovarsi in una situazione imbarazzante.
 Disturbi psicotici → ci possono essere delle

ansie e degli evitamenti che sono in stretta associazione con i deliri, bizzarri o non bizzarri

Disturbo del comportamento alimentare → si può sviluppare la fobia per determinati cibi, ma solo relativa a questo campo e non ad altri. Quando siamo di fronte ad altre problematiche non possiamo aggiungere delle fobie

DISTURBO D’ANSIA SOCIALE (FOBIA SOCIALE)

Criteri diagnostici per disturbo d’ansia sociale

A. Paura o ansia marcate relative a una o più situazioni sociali nelle quali l’individuo è esposto al possibile esame degli altri. Gli esempi comprendono interazioni sociali (per es., avere una conversazione, incontrare persone sconosciute), essere osservati (per es., mentre si mangia o si beve) ed eseguire una prestazione di fronte ad altri (per es., fare un discorso). è sempre un’attività di interazioni sociali

Nota: Nei bambini, l’ansia deve manifestarsi in contesti in cui vi sono coetanei e non solo

A. La persona manifesta una paura o ansia intense in situazioni sociali in cui è esposta al possibile giudizio o all'osservazione da parte degli altri.

B. L'individuo teme di agire in modo tale da manifestare sintomi di ansia che saranno valutati negativamente, risultando umilianti, imbarazzanti, portando al rifiuto o risultando offensivi per gli altri.

C. Le situazioni sociali temute provocano quasi sempre paura o ansia.

Nota: Nei bambini, la paura o l'ansia possono essere espresse attraverso il pianto, scoppi di collera, immobilizzazione (freezing), aggrappamento (clinging), ritiro (shrinking), o l'incapacità di parlare durante le interazioni sociali.

D. Le situazioni sociali temute sono evitate o sopportate con paura o ansia intense.

E. La paura o l'ansia sono sproporzionate rispetto alla reale minaccia posta dalla situazione sociale e al contesto socioculturale.

F. La paura, l'ansia o l'evitamento sono persistenti e durano tipicamente per almeno 6 mesi.

G. La paura, l'ansia o l'evitamento causano disagio clinicamente significativo.

significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.

H. La paura, l'ansia o l'evitamento non sono attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza (per es., una droga, un farmaco) o a un'altra condizione medica.

I. La paura, l'ansia o l'evitamento non sono meglio spiegati dai sintomi di un altro disturbo mentale, come disturbo di panico, disturbo di dismorfismo corporeo o disturbo dello spettro dell'autismo.

J. Se è presente un'altra condizione medica (per es., malattia di Parkinson, obesità, deturpazione da ustione o ferita), la paura, l'ansia o l'evitamento sono chiaramente non correlati oppure eccessivi.

EZIOLOGIA

  • Questo disturbo si ritrova in percentuale maggiore tra i genitori dei soggetti che hanno questo tipo di disturbo
  • Ci sono delle caratteristiche pre-morbose di introversione e timidezza e questa inibizione comportamentale è visibile sin dai primi

4 mesi di età;

Ci sarebbe un coinvolgimento di serotonina e di dopamina, tanto è vero che nei soggetti affetti da disturbo di morbo di Parkinson si potrebbe riscontrare questo disturbo;

Ci potrebbe essere una situazione traumatica, seguita da evitamenti delle situazioni sociali. Questo si riscontra in casi di disturbo d'ansia sociale che emergono in età più adulta.

Per la comprensione dell'acquisizione della paura si fa riferimento al condizionamento classico ma anche a quello operante, perché continua questa paura, l'evitamento non fa altro che andare a cristallizzare un certo circolo vizioso.

Ci sono dei comportamenti di evitamento che non sono così eclatanti ma sono più lievi, sono meno marcati, come per esempio comportamenti di salvaguardia o autoprotettivi. In questo caso non solo gli occhiali scuri (come per i soggetti agorafobici), ma anche l'abbassamento dello sguardo durante la conversazione.

che non fa altro che aggravare il problema, perché chi abbassa molto lo sguardo nel momento in cui l'interlocutore parla farà sì che lui si senta meno seguito nel suo discorso e non avrà piacere di parlare con una persona che non lo guarda in faccia, quindi potrebbero esserci delle reazioni che andranno ad aggravare l'ansia sociale del soggetto; Non è che questi soggetti non abbiano le capacità sociali, le hanno, ma si aspettano di poter essere criticati dagli altri; Possono esserci alla base fattori ambientali e familiari: elementi di attaccamento insicuro, si parla soprattutto di controllo da parte dei genitori più che del rifiuto, nel senso che i genitori comunicano ai propri figli di fare sempre un'ottima impressione nei confronti degli altri, quindi c'è un senso di controllo che viene condiviso; A volte eventi stressanti come conflitto genitoriale, separazione o divorzio, aver vissuto.

Relazioni negative tra pari (possiamo pensare al problema del bullismo a scuola, che potrebbe far sviluppare questa sensazione di autosvalutazione).

COMORBILITÀ

Questo disturbo può presentarsi con tanti altri disturbi, in particolare: disturbo depressivo maggiore, disturbo di panico, agorafobia, fobia specifica, disturbo post traumatico da stress, disturbo d'ansia di separazione, disturbo evitante di personalità e disturbo da uso di sostanze (alcol e ansiolitici) soprattutto nel genere maschile.

Nel 50-60% dei casi disturbi del sonno sono associati.

DIAGNOSI DIFFERENZIALE

• Timidezza normale → una timidezza normale non significa che il soggetto abbia un disturbo d'ansia sociale, non per forza la timidezza deve essere sovrapposta al disturbo.

• Condizioni mediche → potrebbero far sviluppare un'ansia sociale. Un esempio è il tremore nel disturbo di Parkinson; a volte questi due disturbi si presentano insieme. Ci potrebbe essere

Una situazione di disagio sociale che però non corrisponde per forza a un disturbo di ansia sociale in questi soggetti, in quanto hanno un tremore che naturalmente può essere qualcosa di disturbante, ma non a tal punto da diventare un disturbo vero e proprio.

Disturbi dell'alimentazione → il soggetto durante i pasti potrebbe avere la sensazione che gli altri lo possano in qualche modo giudicare in maniera negativa, ma solo per quanto riguarda l'aspetto relativo al mangiare.

Schizofrenia → c'è l'aspetto dell'evitamento delle persone, probabilmente dovuto a delirio di persecuzione.

Disturbo di panico → ci possono essere attacchi di panico attesi durante il decorso del disturbo d'ansia sociale, in particolare nei momenti in cui il soggetto si trova in situazioni sociali. Data l'ansia che monta, potrebbe sviluppare un attacco di panico, ma non significa che per forza ci debba essere un disturbo di panico.

Agorafobia → presenta ansia e timore di potersi sentire intrappolato in situazioni in cui potrebbero comparire sintomi di panico o un attacco di panico completo, oppure situazioni imbarazzanti e invalidanti. Il concetto di imbarazzo c'è anche in questo caso quindi, ma il soggetto con agorafobia non si deve trovare esposto al giudizio degli altri per avere i sintomi. Invece, per chi presenta disturbo d'ansia sociale la situazione dell'osservazione da parte degli altri deve essere presente. GAD → non si riferisce solo agli aspetti sociali Fobia specifica → ci può essere evitamento di situazioni, ma in questo caso per la paura di qualcosa, non per il giudizio altrui. Disturbi dello spettro dell'autismo → c'è deficit di abilità sociale e di comunicazione interpersonale, cosa che non è presente nei soggetti con disturbo d'ansia sociale. Disturbo evitante di personalità → le

situazioni sociali evitate sono più ampie, c'è una maggiorefrequenza di compromissione del funzionamento, c'è un'idea di sé che è molto negativa, un'interpretazione del rifiuto come una totale svalutazione di sé stessi. Nel disturbo d'ansia sociale è però ancora più marcato e presente. Si può pensare che l'evitante inglobi l'ansia sociale, tuttavia si può anche pensare il disturbo evitante di personalità sia terreno predisponente per il disturbo d'ansia sociale e ci potrebbe essere (anche se difficile) una comorbilità.

Disturbo depressivo maggiore → questi soggetti non si sentono degni di essere apprezzati, mentre nel disturbo d'ansia sociale i soggetti pensano che gli altri li valutino negativamente a causa di determinati comportamenti sociali o sintomi fisici. Il disturbo d'ansia sociale è spesso in comorbilità con il

un disturbo depressivo maggiore. Alcuni sintomi da valutare includono: - Tristezza persistente o umore depresso per la maggior parte della giornata, quasi ogni giorno. - Perdita di interesse o piacere nelle attività che solitamente si trovano gratificanti. - Cambiamenti significativi di peso o appetito. - Disturbi del sonno, come insonnia o ipersonnia. - Agitazione o rallentamento psicomotorio. - Affaticamento o perdita di energia. - Sentimenti di inutilità o colpa eccessiva. - Difficoltà di concentrazione o indecisione. - Pensieri ricorrenti di morte o suicidio. Se si sperimentano diversi di questi sintomi per almeno due settimane, è importante consultare un professionista sanitario per una valutazione accurata e una possibile diagnosi di disturbo depressivo maggiore.
Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
172 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher nineehs di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicopatologia differenziale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Rafaneli Chiara.